La Verità sull’UE e l’Euro

La Verità sull’UE e l’Euro

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La trappola della moneta unica

Nel giorno di ferragosto del 1971 il presidente americano Nixon con uno storico proclama dichiara la cessazione della convertibilità del dollaro in oro, smantellando così ogni rapporto tra denaro e riserve auree e mettendo fine al regime di Bretton Woods.


Nato dalle sue ceneri, il sistema monetario moderno prevede che la moneta – cosiddetta fiat – sia priva di ogni valore intrinseco.


La caratteristica distintiva della moneta è quella di rappresentare l’unità di misura convenzionale del valore dei beni, così come il chilogrammo lo è del peso e il metro della grandezza. Essa inoltre è l’unico mezzo accettato dallo Stato per la riscossione dei tributi, impedendo così alla popolazione la creazione di un eventuale mezzo di compravendita alternativo.


Lo Stato ha il monopolio della valuta, che monetizza attraverso le banche centrali e immette sul mercato per gli investimenti nella spesa pubblica e nei servizi sociali per i cittadini: poiché la carta e i bit elettronici sono risorse illimitate, il suo unico vincolo di spesa dovrebbe essere definito dalle risorse umane e ambientali. A differenza delle famiglie e delle imprese, infatti, essendo detentore della valuta, non è sottoposto all’oneroso vincolo del pareggio di bilancio, per il quale le entrate (tasse) dovrebbero uguagliare le uscite (spesa pubblica), situazione non solo impossibile ma assolutamente deleteria per il benessere della popolazione. Ciò, è evidente, non vuol dire che i governi siano legittimati a sottoscrivere spese folli, emettendo moneta a loro piacimento: l’attenzione alla produttività e al contenimento dell’inflazione, all’innovazione e alla corretta redistribuzione sono vincoli ineludibili, come il rispetto dell’esauribilità di alcune risorse materiali e immateriali.


Quando si realizza un’unione monetaria, ogni Paese che ne prende parte rinuncia alla propria sovranità monetaria, e quindi al monopolio sulla propria valuta, per adottarne una comune. Questo tipo di unioni sono assai infrequenti a livello globale, ad eccezione di alcuni Stati africani e isolette caraibiche: quello europeo, per numero e peso economico dei Paesi coinvolti, rappresenta un caso eccezionale.


Col Trattato di Maastricht del 1992 viene presa la decisione di adottare una moneta unica e si procede alla creazione della Banca centrale europea. I tecnocrati di Bruxelles stabiliscono i criteri economici di convergenza che i Paesi che aspirano ad accedere nell’unione monetaria sono tenuti a rispettare.


L’unione monetaria comporta la rinuncia alla politica di flessibilità dei cambi tra regioni diverse, strumento economico fondamentale per riequilibrare un’economia colpita da un cambiamento imprevisto della domanda/offerta aggregata.


Secondo gli economisti neoliberisti di Bruxelles l’elevata mobilità e l’alto grado di apertura tra regioni sono in grado di garantire la prosperità e la stabilità economica.


Così, il primo gennaio del 2002, i diciannove “virtuosi” d’Europa abbandonano la propria valuta per passare all’Euro. Venuta meno la sovranità monetaria, l’unica autorizzata a emettere moneta diventa la BCE (Banca Centrale Europea), che lo fa ricorrendo ai mercati di capitale privato, ossia le grandi banche di investimenti internazionali.


Al pari di un cittadino comune, lo Stato è costretto a prendere in prestito il denaro da spendere dai mercati finanziari internazionali, che applicano un tasso d’interesse da loro stabilito. Per poter effettuare spesa pubblica, ossia garantire ai cittadini quei servizi essenziali come la sanità o l’istruzione senza dover ricorrere all’offerta privata, è costretto sia a indebitarsi sia a tassare in modo gravoso i cittadini stessi. Così la spesa a deficit, che in un governo responsabile e onesto è funzionale al benessere economico del Paese, con la moneta unica diviene una zavorra, che arricchisce il mercato del capitale privato internazionale togliendo soldi dalle tasche, sempre più vuote, dei cittadini, sempre meno tutelati.


Alimentando con grande abilità retorica il falso assioma secondo il quale il bilancio statale deve seguire gli stessi principi di quello familiare o aziendale, è stato introdotto il cappio del pareggio di bilancio. Per far fronte al pagamento del debito e degli interessi maturati gli Stati, in particolare quello italiano, si sono immessi in una spirale nefasta di tagli alla spesa e (s)vendita degli asset pubblici, che alimentano il circolo vizioso della disoccupazione e della miseria.


Possiamo con cognizione affermare che l’euro è stato uno dei più grandi successi dell’affermazione dei principi neoliberistici.

Fonte:

Ilaria Bifarini, Neoliberismo e manipolazione di massa, Youcanprint, Roma 2018 (pag.89)


Italia, potenza scomoda: dovevamo morire, ecco come (2 maggio 2013)


La caduta del Governo Berlusconi nel 2011 fu un Golpe? di GPG Imperatrice (11 febbraio 2014)


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