"Non sono contrario all'energia nucleare, ma in Italia finiremmo col farla gestire alla mafia!"

"Non sono contrario all'energia nucleare, ma in Italia finiremmo col farla gestire alla mafia!"

Avvocato Atomico

Post originale su FB: https://www.facebook.com/AvvocatoAtomico/posts/128232672176265

Oggi voglio affrontare quella che è forse l'obiezione più comune ai miei post in cui parlo di energia, ovvero l'idea che il nucleare non sia una cosa brutta e cattiva "di per sé", ma che sarebbe un'idea scellerata introdurre l'energia nucleare in Italia, in quanto:

  1. Non saremmo in grado di gestirla - nemmeno siamo in grado di gestire le scorie di quel poco che abbiamo avuto negli anni '80;
  2. l'incompetenza e il nepotismo - grazie al quale gli incompetenti in Italia spessissimo occupano posti di rilievo - renderebbero un reattore nucleare in Italia ad altissimo rischio di incidente;
  3. c'è un rischio concreto di mala-gestione delle scorie radioattive, se non addirittura di infiltrazioni mafiose negli appalti per la gestione delle stesse;
  4. L'Italia è zona sismica.

Nessuna di queste obiezioni è sensata, ovviamente, ma partiamo dall'inizio.

Prima di tutto, strano a dirsi, ma vero, l'Italia dal punto di vista della tecnologia nucleare è uno dei paesi più avanzati al mondo: il reattore di Trino Vercellese è stato per anni il più moderno del pianeta, con ingegneri che venivano dall'estero a visitarlo per copiare il progetto; sia la centrale di Trino sia quella di Caorso negli anni '80 stabilirono dei record mondiali per quanto riguarda l'operatività dei reattori (il che è indice di una manutenzione non ottima: eccellente); i laureati italiani in Ingegneria Nucleare trovano normalmente lavoro all'estero entro un mese dalla laurea (segno che le competenze tecniche nelle università italiane non mancano); e per finire una delle aziende leader mondiali nella componentistica per reattori nucleari è italiana (Ansaldo).

Inoltre l'ENEL è l'unica azienda elettrica al mondo che gestisce reattori nucleari di ben tre tipologie diverse, grazie alle quote che possiede nelle società elettriche Spagnola e Slovacca.

Che in Italia manchino le competenze, quindi, è banalmente falso.

A questo va aggiunto che l'energia nucleare non è una tecnologia che un paese può realizzare in solitaria: vi sono precise norme internazionali, nonché un'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica preposta alla sorveglianza, che ha il potere di farti chiudere tutto se non rispetti i regolamenti - afferisce all'ONU, quindi può infliggere sanzioni e dichiarare l'embargo per quanto riguarda l'importazione del combustibile.

Un programma nucleare vede sempre una cooperazione internazionale a livello altissimo e una quantità di competenze messe in gioco altrettanto elevate, persino quando riguarda paesi del terzo mondo - figuriamoci l'ottava economia del pianeta.

Anche l'idea che gli italiani, in quanto italiani, farebbero tutto in barba alle regole, va quindi a scontrarsi con quella che è la realtà dei fatti: nessuno può fare niente in barba alle regole perché nessuno può fare niente senza il coinvolgimento di numerosi partner internazionali e di importanti enti di controllo.

Il vero punto a favore del nucleare in Italia, però, è paradossalmente proprio quello della sicurezza del reattore e della gestione delle scorie. Toglietevi quell'espressione attonita dalla faccia e lasciatemi spiegare.

Supponiamo per assurdo che davvero esista una legge divina che fa sì che in Italia le cose si facciano necessariamente "male", e quindi che il rischio di incidente con dispersione di radiazioni e/o di contaminazione dovuta alla mala-gestione dei combustibili esausti sia maggiore che in altri paesi.

Se questa legge divina è valida, allora però deve essere valida per tutto, non solo per le centrali nucleari. Ne consegue che in Italia non dovrebbero esistere:

  • un Ente Nazionale Idrocarburi: gli incidenti legati all'industria degli idrocarburi fanno molti più morti degli incidenti nucleari (es.: San Juanico, 1984: https://telegra.ph/Disastro-di-San-Juanico-03-24), sono molto più frequenti e, a differenza dell'energia nucleare, rendono davvero delle aree del pianeta inabitabili per secoli - vedi Jharia che brucia da 104 anni: https://telegra.ph/Jharia-brucia-03-24;
  • stabilimenti chimici: l'industria chimica è molto più letale dell'energia nucleare (es.: disastro di Bhopal: https://telegra.ph/Disastro-di-Bhopal-03-24);
  • una compagnia aerea: un singolo aereo che si schianta può fare migliaia di vittime, più di tutti gli incidenti radiologici della storia - Alitalia brucia milioni di euro, ma sotto il profilo della sicurezza non le si può rimproverare nulla (sarà che opera, giustappunto, sottoposta a rigidi regolamenti internazionali?);
  • ospedali: diverse tecniche di diagnostica per immagini richiedono materiali radioattivi, e lo stesso vale per le radioterapie; materiali radioattivi implicano rifiuti radioattivi, che vanno smaltiti adeguatamente, e quando non lo si fa può anche capitare che muoiano delle persone (es.: incidente di Goiânia: https://telegra.ph/Incidente-di-Goiania-03-24);
  • qualunque tipo di industria siderurgica, farmaceutica o tecnologica, incluse centrali elettriche solari o eoliche: ognuna di queste industrie produce infatti rifiuti tossici, molto più letali della maggior parte dei prodotti di fissione;
  • dighe per l'energia idroelettrica: il disastro del Vajont ha fatto almeno tre volte i morti di Chernobyl (e sto esagerando le stime dei morti di Chernobyl); il disastro di Banqiao in Cina ha fatto addirittura 85 volte i morti del Vajont (https://telegra.ph/Disastro-di-Banqiao-03-24), è evidente che si tratterebbe di una tecnologia troppo pericolosa per noi.
  • etc.

Stranamente però chi crede nella legge divina per cui "in Italia le cose si fanno male", solitamente si fa andare bene tutte queste cose, e resta contrario solamente all'energia nucleare.

Come mai?

La risposta che viene data, nella maggior parte dei casi, è che un incidente nucleare e/o una mala-gestione delle scorie radioattive sarebbero enormemente più pericolosi rispetto ai rischi relativi ad altre tecnologie.

Peccato che invece sia esattamente il contrario.

Nonostante il terrorismo psicologico che è stato fatto dal 1986 ad oggi, il numero reale di vittime di Chernobyl è stimabile nell'ordine delle centinaia, come abbiamo visto nelle scorse settimane esaminando i dati scientifici dell'UNSCEAR (https://telegra.ph/Chernobyl-morti-03-24) e della Chernobyl Tissue Bank (https://telegra.ph/Chernobyl-morti-03-24-2).

Ma Chernobyl non è solo stato l'unico incidente nucleare che ha causato delle vittime: è anche andato molto vicino ad essere il peggior incidente nucleare possibile. Infatti le radiazioni che possono venire disperse nel fallout successivo ad un incidente possono al massimo coincidere col 100% dei prodotti di fissione generati all'interno del reattore, che possono essere pari al massimo al 100% della massa del fissile iniziale, e quindi al 5% della massa del combustibile totale - il resto può fondere e restare radioattivo e pericoloso, ma non si disperde nell'aria. A Chernobyl la frazione massica del combustibile dispersa sotto forma di prodotti di fissione è stata del 3,5%, il che significa che il "margine di peggioramento" rispetto a Chernobyl può essere al massimo del 40%, non oltre. Se paragoniamo questa eventualità al caso peggiore di incidente in un'industria chimica o al crollo di una diga, è evidente che dovremmo essere tutti a manifestare a favore del nucleare: almeno limiteremmo i danni (e tutto questo al netto del fatto che è fisicamente impossibile che in un reattore moderno succeda quello che è successo a Chernobyl).

Come scriveva Michael Schellenberger sul New York Times un anno fa: proprio la densità di energia del nucleare è la ragione della sua sicurezza intrinseca, perché nello scenario catastrofico di una dispersione di materiali pericolosi, una centrale nucleare è quella che ne contiene sicuramente di meno, visto che un chilogrammo di Uranio fornisce la stessa energia di mille tonnellate di propano.

E Schellenberger non è proprio un cretino: è stato sulla copertina di Times Magazine come "eroe dell'ambiente", è riconosciuto come uno dei più importanti ambientalisti al mondo e scrive sui più accreditati organi di stampa del pianeta.

Lo stesso ragionamento si applica alle scorie radioattive: posto che stiamo sempre ragionando per assurdo, se io dovessi scegliere tra far gestire alla camorra 700 tonnellate di scorie radioattive (quante ne produrrebbe l'intera Italia in un anno se generasse il 75% della sua energia col nucleare), oltretutto solide, o i dieci milioni di tonnellate di rifiuti tossici industriali (molto spesso liquidi) che produciamo adesso, sceglierei sicuramente la prima: se anche infatti ritenessi le radiazioni pericolosissime parliamo comunque di quantità diecimila volte inferiori (e in realtà il combustibile esausto è molto meno pericoloso di molti agenti chimici utilizzati nella raffinazione degli idrocarburi, come ad esempio l'isocianato di metile, l'acido fluoridrico, il propilene, etc.).

Persino le rinnovabili, a parità di energia prodotta, producono un ammontare di rifiuti non riciclabili 300 volte superiore a quello dell'energia nucleare, secondo uno studio di Environmental Progress.

Appare dunque chiaro che la paura del nucleare in Italia è figlia non tanto della diffidenza verso la nostra stessa natura, ma verso la tecnologia in generale: tolleriamo tranquillamente l'esistenza di centrali a gas, ospedali, aerei, industrie e dighe, e il pensiero di un possibile disastro o di una possibile contaminazione ambientale da rifiuti tossici non turba le nostre giornate, perché a tutto questo siamo abituati. Il nucleare invece spaventa perché è una tecnologia nuova e sconosciuta, e questo è il vero problema in Italia: che siamo un paese di NIMBY, conservatori e spaventati dalla scienza - e questo è il motivo per cui anche le scorie di Trino e quelle prodotte dai reparti di radiologia degli ospedali non sappiamo dove metterle: non è che manchino i posti o che siano impossibili da gestire, è che nessuno le vuole vicino a casa propria perché tutti ne hanno un ingiustificato timore.

Ehi, ma aspetta un momento: e la sismicità?

Non me l'ero scordata, ma tralasciando il fatto che in Italia esistono anche zone non sismiche, la risposta a questa obiezione è costituita da una sola parola: Onagawa.

La centrale nucleare di Onagawa è stata costruita in Giappone negli anni '80 e si trova a nord di Fukushima. Rispetto a quest'ultima, Onagawa era più vicina all'epicentro del terremoto del Tohoku, ed è stata investita con una potenza ancora maggiore dallo tsunami, ma non ha subito alcun danno, essendo stata costruita 20 anni dopo Fukushima e quindi con criteri di sicurezza più moderni.

Se consideriamo che dalla costruzione di Onagawa sono passati altri 40 anni, in cui le tecnologie antisismiche sono avanzate ulteriormente, e che la sismicità in Italia non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella giapponese (il terremoto del Tohoku è stato il quarto più potente mai registrato, trentamila volte più violento di quello che ha raso al suolo l'Aquila), è evidente che anche per quanto riguarda i terremoti non abbiamo nulla da temere: oggi un sisma in grado di danneggiare un reattore nucleare dovrebbe essere così potente da spazzare via ogni forma di vita umana nella regione in qualunque caso.

Il nucleare è la forma di energia più sicura che abbiamo a disposizione, nonché la più potente e quella a più basso impatto ambientale. Anche in Italia.

-Luca

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