Disastro di San Juanico

Disastro di San Juanico

Avvocato Atomico

Post originale su FB: https://www.facebook.com/AvvocatoAtomico/posts/112835680382631

"Madre de Dios!"

Il 19 novembre del 1984 alle 5.44 (e 52 secondi) del mattino i sismografi dell'Università di Città del Messico iniziano a bippare tutti assieme uso clacson ad una festa scudetto; i sismologi, tirati giù dal letto ad un orario irriverente - soprattutto nel paese della siesta - tra un'imprecazione e un "puta madre" si precipitano a cercare di capire che diavolo sta succedendo.

"La Magnitudo è di 5 gradi Richter, l’epicentro si trova 20 km a nord di Città del Messico"

"Non è possibile, non registriamo onde di profondità?"

"Que pasa?"

Già, che succede? 20 Km a nord di Città del Messico si trova la cittadina di San Juan Ixhuatepec, detta anche San Juanico, un posto dal panorama urbano più triste di una sigaretta in un bicchiere di whisky: le case sono dei singoli blocchi di calcestruzzo e mattoni forati, i tetti sono in lamiera di ferro qualità scarti dell'Ilva e sull'orizzonte si stagliano sei enormi brutture architettoniche di forma sferica. Nonostante la notevole somiglianza, queste ultime non sono sculture rappresentanti la gioia di vivere in un posto simile: si tratta invece di cisterne, contenenti propano e butano. Quattro di esse hanno un volume di 1600 metri cubi, le altre due addirittura di 2400 metri cubi; attorno a questi sei contenitori enormi si trovano altre 48 cisterne di forma cilindrica, molto più piccole, ma che fanno comunque la loro porca figura in termini di deturpamento del paesaggio. Il tutto costituisce uno dei maggiori siti di stoccaggio e redistribuzione della PEMEX (PEtroleos MEXicanos), multinazionale del settore degli idrocarburi.

Il 18 novembre sera, in qualche bar di San Juan Ixhapetec:

"Pedro, Jose, come va?"

"Alla grande, abbiamo staccato ora dal lavoro"

"Portaci dos cervezas. José, ti sei ricordato di controllare le valvole vero?"

"TRANQUILO PEDRO!"

Purtroppo non ci è dato sapere se qualcuno avesse davvero stretto male una valvola, o se semplicemente la pressione interna fosse troppa, fatto sta che, durante un trasferimento di propano da una cisterna ad un gasdotto che porta verso la città, c'è una perdita.

Dal momento che questa perdita non viene notata - complice il fatto che in tutto l'impianto non era stato installato un singolo rilevatore di gas - nel corso di alcune ore si forma una piccola pozza di GPL, che inizia ad evaporare, visto che è mantenuto in forma liquida all'interno delle cisterne solo grazie alla pressione.

Il propano però è più pesante dell’aria, quindi evapora sì, ma non si disperde: si accumula al livello del suolo, formando una sacca di gas.

Ora, dovete sapere che nel 1984 le raffinerie e i centri di stoccaggio avevano tutti una "flare pit", ovvero un pozzo in cui venivano bruciati i residui gassosi e liquidi della lavorazione degli idrocarburi.

La flare pit è situata lontano dalle cisterne, ovviamente, ma la sacca di gas è libera di andarsene in giro e la legge di Murphy, implacabile, fa sì che il vento la possa spingere in una direzione sola, e cioè verso l’unico punto dello stabilimento dove ci sono fiamme vive.

Il propano prende fuoco intorno alle 5.40 del mattino, formando una specie di grosso fuoco fatuo, che inizia a risalire la scia, affamato di combustibile. La fiamma impiega poco più di quattro minuti a percorrere all'indietro quelle poche decine di metri che la separano dalla perdita liquida, oltre la quale si trovano 11.000 metri cubi di gas altamente infiammabile sotto pressione, con un risultato finale che potete intuire anche voi.

KABOOOM!

L'onda d'urto è così potente che disintegra le case più vicine allo stabilimento e danneggia le altre cisterne di gas, causando ulteriori perdite e ulteriori incendi e dando il via ad una spettacolare escalation di esplosioni. In pochi minuti un terzo delle riserve di gas dell'intera area metropolitana di Città del Messico (20 milioni di abitanti) si innalza verso il cielo in una gigantesca palla di fuoco, portandosi dietro le anime di 400 persone, mentre il resto degli abitanti di San Juanico ha modo di assistere in prima fila ad un simpatico trailer dell'Inferno.

Parte del gas arriva alle case già sotto forma di fiamme, il resto fa in tempo a depositarsi su cose e persone, prima di prendere fuoco incendiando TUTTO, inclusa l'aria. C'è chi muore inalando vapori tossici, chi brucia vivo e chi inala del gas che gli prende fuoco nei polmoni, bruciandolo dall’interno.

Dal cielo piovono i pezzi dello stabilimento, incluse alcune delle cisterne più piccole (30 tonnellate) che vengono scagliate a oltre un chilometro di distanza.

Alla fine di quella che sembra una produzione di Satana con la regia di Michael Bay il conto non ufficiale dei morti si aggira attorno ai 1500, mentre gli intossicati e gli ustionati gravi superano abbondantemente i 6000.

La pioggia di fuoco dura per 24 ore, al termine delle quali la procedura ufficiale di riconoscimento dei cadaveri può essere portata a termine solo sul 2% dei corpi: gli altri sono completamente carbonizzati.

Nel decennio successivo gli abitanti dell'area riportano un numero di casi di malattie del sistema respiratorio superiore alla media, ma nessuno si disturba a verificare se sia vero, né vengono effettuate rilevazioni alla ricerca di sostanze tossiche nell'aria o nell'ambiente.
Dopotutto mica si tratta di radiazioni.

La PEMEX, con una mossa Kansas City di portata leggendaria, riesce a dare tutta la colpa alla ditta locale a cui era subappaltata la gestione del singolo impianto, e non paga mezzo pesos di risarcimento.

In nessuna parte del mondo vengono proposte moratorie contro il gas, come invece verrà fatto due anni dopo per il nucleare in seguito ai 63 morti di Chernobyl.

Il che è curioso, visto che, a differenza degli incidenti radiologici, nell’industria degli idrocarburi eventi del genere continuano ad avvenire al ritmo di uno/due al mese. Certo, non tutti sono così letali, ma parliamo comunque di centinaia di morti ogni anno.

A gennaio del 2019 l'esplosione di un gasdotto della PEMEX - causata da un tentativo di furto di carburante - ha ucciso 137 persone. L'ultimo incendio in una raffineria PEMEX è avvenuto il 17 settembre 2019 a Salina Cruz.

Ad oggi la maggior parte delle persone ritiene che il gas sia molto più sicuro dell'energia nucleare. A voi le conclusioni.

-Luca

📎 FONTI

🏠 HOME

F.A.Q.


Report Page