The Crisis of Democracy - Trilateral Commission

The Crisis of Democracy - Trilateral Commission

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La Crisi della Democrazia - Commissione Trilaterale

Rapporto sulla governabilità delle democrazie alla Commissione Trilaterale

Traduzione di Vito Messana

Come accade da quasi 30 anni, il partito degli sconfitti esce dalla porta e rientra dalla finestra, anche stavolta il golpe bianco è riuscito in pieno. Per varie cause, ma sempre riconducibili all'azione antidemocratica da parte di amici dei poteri forti e fedeli servitori dei nuovi fascisti della dittatura finanziaria europea. Una volta per un'inchiesta giudiziaria della magistratura politicizzata contro l'avversario politico; una volta per i soliti giochi di Palazzo dove un Presidente se ne frega della volontà popolare; una volta per la truffa dello spread e il ricatto della BCE; stavolta per la truffa politica di un partito fantoccio ai danni dei suoi stessi elettori, con la complicità di colui che in teoria dovrebbe essere il garante della Costituzione, mentre invece troppo spesso diventa il principale attore dell'opposizione nell'agone politico.

Le tesi che agevolano e quasi impongono questo comportamento arrivano, come sempre, dal Cartello finanziario internazionale e dalla massoneria mondialista. Infatti, già nel 1975, la Commissione Trilaterale aveva partorito un report, dal titolo "La crisi della democrazia", dove si auspicava un indebolimento della democrazia a beneficio della governabilità. Come dire che per la sopravvivenza della democrazia, essa stessa deve autolimitarsi, o persino annullarsi ma dando agli elettori la parvenza di essere ancora presente. Questo report teorizza la tesi secondo cui La democrazia non è sempre applicabile e che occorre indurre una certa dose di apatia in certi gruppi di cittadini, probabilmente per allontanarli dal voto. Che è proprio quello che per l'ennesima volta si è verificato.


6. Conclusioni: verso un equilibrio democratico

Il sottinteso della nostra analisi è che, in termini di previsione, la spinta democratica ed il conseguente squilibrio dualistico del sistema di governo col tempo si attenueranno. In termini normativi, essa implica la necessità di questi sviluppi al fine di evitare le conseguenze nocive della spinta democratica e ripristinare l’equilibrio tra vitalità e governabilità nel sistema democratico.


La democrazia non è sempre applicabile


Al Smith osservò una volta che “l’unica cura per i mali della democrazia è una maggiore democrazia”. Dalla nostra analisi traspare che l’applicazione di questa cura oggi equivarrebbe ad aggiungere carne al fuoco. Invece, taluni dei problemi di governo degli Stati Uniti scaturiscono oggi da un eccesso di democrazia – un “eccesso di democrazia”, dando a questa espressione più o meno lo stesso significato che le attribuiva David Donald riferendosi alle conseguenze della “rivoluzione jacksoniana” che avevano favorito il precipitare della Guerra Civile. Ciò che occorre alla democrazia è, invece, un grado maggiore di moderazione. In pratica, questa moderazione ha due principali campi di applicazione. In primo luogo, la democrazia non è che un modo di costituzione dell’autorità, e non è detto che possa essere applicato universalmente. In molte situazioni, le esigenze di competenza, di anzianità, di esperienza e di particolari capacità possono avere la precedenza sulle esigenze di democrazia essendo un modo di costituzione dell’autorità. Durante l’ondata degli anni ’60, però, il principio democratico fu esteso a molte istituzioni, nelle quali, a lungo andare, non può che frustrare i loro scopi. Una università dove le nomine degli insegnanti siano soggette all’approvazione degli studenti, sarà un’università più democratica, ma non è pensabile che sia un’università migliore. Analogamente, gli eserciti in cui gli ordini degli ufficiali siano stati sottoposti al diritto di veto da parte del giudizio collettivamente espresso dai subalterni, sono quasi sempre andati incontro alla disfatta sul campo di battaglia. In breve, le sfere nelle quali i procedimenti democratici vanno bene, sono limitate.


Indurre l'apatia nei cittadini


In secondo luogo, il funzionamento efficace di un sistema politico democratico richiede, in genere, una certa dose di apatia e disimpegno da parte di alcuni individui e gruppi. In passato, ogni società democratica ha avuto una popolazione marginale, di dimensioni più o meno grandi, che non ha partecipato attivamente alla politica. In sé, questa marginalità da parte di alcuni gruppi è intrinsecamente antidemocratica, ma ha anche costituito uno dei fattori che hanno consentito alla democrazia di funzionare efficacemente. I gruppi sociali marginali, ad esempio i neri, partecipano ora pienamente al sistema politico. Però, rimane ancora il pericolo di sovraccaricare il sistema politico con richieste che ne allargano le funzioni e ne scalzano l’autorità. È necessario quindi sostituire la minore emarginazione di alcuni gruppi con una maggiore autolimitazione di tutti i gruppi.


I filosofi greci sostenevano che lo stato più funzionale sarebbe quello che avrebbe associato nella propria costituzione princìpi di governo diversi. La Costituzione del 1787 fu redatta tenendo conto di questa intuizione. Nel corso degli anni, però, il sistema politico americano si è rivelato un caso unico di istituzioni straordinariamente democratiche, accoppiate a un sistema di valori esclusivamente democratici. La democrazia costituisce una minaccia per se stessa più negli Stati Uniti che non in Europa o in Giappone, dove esistono ancora eredità residue di valori tradizionali e aristocratici. L’assenza di siffatti valori negli Stati Uniti causa una mancanza di equilibrio nella società, che, a sua volta, oscilla tra l’impegno appassionato e la passività. L’autorità politica negli Stati Uniti non è mai forte, e in un periodo di passione ideale e di intenso impegno sulle aspirazioni democratiche e ugualitarie è particolarmente debole. Negli Stati Uniti, la forza della democrazia pone un problema alla sua stessa governabilità, in termini che non hanno riscontro altrove.


La vulnerabilità del sistema democratico statunitense, quindi, deriva principalmente, non da minacce esterne, per quanto esse siano reali, né dalla sovversione interna da sinistra o da destra, per quanto entrambe queste evenienze siano possibili, bensì dalla dinamica interna della stessa democrazia in una società altamente istruita, mobilitata e partecipe. “La democrazia non dura mai a lungo”, osservò John Adams. “Presto, essa si logora, si esaurisce e si suicida”. È più probabile che questo suicidio sia il prodotto di eccessiva indulgenza che non di altre cause. Non è detto che un valore che sia normalmente buono in se stesso venga ottimizzato allorché venga massimizzato. Abbiamo finito con l’ammettere che ci sono limiti potenzialmente auspicabili alla crescita economica. E così ci sono pure limiti potenzialmente auspicabili all’ampliamento indefinito della democrazia politica. Con un’esistenza più equilibrata, la democrazia avrà vita più lunga.


(da “The Crisis of Democracy”, Michel J. Crozier, Samuel P. Huntington, Joji Watanuki, pag. 123)


Mattarella riceve la Trilaterale al Quirinale

Intervento Presidente Mattarella - partecipanti alla riunione Plenaria della Commissione Trilaterale (15 aprile 2016) - https://youtu.be/osAOCzCZFM0


Il Presidente Mattarella, con l'invito al Quirinale di una delegazione della Commissione Trilaterale a cui ha espresso le sue lodi, ha manifestato apertamente la sua faziosità, e di essere amico dei poteri forti europei e del Cartello finanziario internazionale, piuttosto che il garante della Costituzione e della volontà popolare. Scegliendo di consentire la formazione di un governo degli sconfitti PD/M5S, piuttosto di sciogliere immediatamente le Camere, Mattarella ha aderito a uno dei princìpi del Cartello finanziario internazionale visto prima, cioè "La democrazia non è sempre applicabile", perciò si è dimostrato amico e servo delle oligarchie plutocratiche e della massoneria finanziaria mondialista. La sinistra e il PD che lo hanno eletto, ha dimostrato ancora una volta di essere, malgrado il nome, un partito antidemocratico, un partito che disprezza l'Italia e il popolo, che ha come unico interesse la dissoluzione dell'identità nazionale e l'asservimento degli italiani ai poteri forti europei. Tutto al solo scopo di favorire la nascita degli Stati Uniti d'Europa, da secoli il sogno delle lobby dei grandi banchieri, soprattutto a partire dal suo operoso attivismo politico del paneuropeista conte Coudenhove-Kalergi (1894-1972) in omaggio di cui è stato istituito il poco conosciuto Premio Carlomagno.


Questo ipotetico Super Stato europeo teorizzato da Kalergi, nascerebbe attraverso le due armi principali di oppressione e di asservimento dei popoli che oggi abbiamo: l'euro (cioè una moneta di cui ciascuno Stato non ha la piena disponibilità) e l'immigrazione di massa, che insieme permettono di conseguire l'impoverimento e la destabilizzazione dello stato sociale di un Paese allo scopo di venire colonizzato senza spargimento di sangue dal Paese più forte economicamente e politicamente (Germania/Francia). Che è esattamente ciò che è accaduto in Grecia dal 2010 in avanti, grazie al governo di un politico populista e antiestablishment quale era sembrato al popolo greco, rivelatosi poi soltanto un bluff, cioè il governo Tsipras. Quasi la fotocopia del nostro Movimento 5 Stelle.


(Fonte: http://www.mauronovelli.it/Trilateral%20La-crisi-della-democrazia%201975.pdf

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Originale: http://trilateral.org//download/doc/crisis_of_democracy.pdf

o

https://drive.google.com/open?id=175QO4wulAHGG28jwmPYFavZ5wZPprOFa)


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