Famiglia Parrocchiale Giugno 2024

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Segreteria Parrocchia Botricello

Confermazione (Cresima)

Pentecoste, miniatura da Les Très Riches Heures du duc de Berry. L'evento della Pentecoste si rinnova ogni volta che viene celebrato il Sacramento della Confermazione


Fin da quel tempo gli Apostoli, in adempimento del volere di Cristo, comunicavano ai neofiti, attraverso l'imposizione delle mani, il dono dello Spirito, destinato a completare la grazia del Battesimo (cfr. At 8,15-17; 19,5-6 ). Questo spiega perché nella Lettera agli Ebrei viene ricordata, tra i primi elementi della formazione cristiana, la dottrina dei battesimi e anche dell'imposizione delle mani (cfr. Eb 6,2 ). È appunto questa imposizione delle mani che giustamente viene considerata dalla tradizione cattolica come la prima origine del Sacramento della Confermazione, il quale rende, in qualche modo, perenne nella Chiesa la grazia della Pentecoste.
(Paolo VI, Costituzione Apostolica Divinae consortium naturae[1], citato nel Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1288)


La Confermazione (in latino Confirmatio[2]) o Cresima (dal latino tardo chrisma, dal greco χρῖσμα, chrîsma, "unzione") è il Sacramento con cui i battezzati ricevono la pienezza dello Spirito Santo mediante l'imposizione delle mani e l'unzione del Crisma.

« Con il Battesimo e l'Eucaristia, il Sacramento della Confermazione costituisce l'insieme dei "Sacramenti dell'iniziazione cristiana", la cui unità deve essere salvaguardata. » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1285)

La grazia propria della Confermazione in riferimento a quella del Battesimo va nel senso di un rafforzamento, di un perfezionamento: la consacrazione battesimale viene suggellata e reso definitiva con un ulteriore comunicazione dello Spirito Santo.

Se talvolta si parla della Confermazione come del "Sacramento della maturità cristiana", ciò si riferisce all'età adulta della fede, che non coincide con l'età adulta della crescita naturale; e in ogni caso la grazia del Battesimo - e anche quella della Confermazione - è una grazia di elezione gratuita e immeritata, che non ha bisogno di una "ratifica" per diventare effettiva[3].

SOMMARIO


1.Nella Sacra Scrittura

La Confermazione, come il Battesimo, appartiene all'ordine delle grandi opere di Dio, in cui si rinnova qualcosa dei suoi interventi di salvezza. Se il Battesimo si radica nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, la Confermazione si fonda sul mistero dell'effusione dello Spirito Santo a Pentecoste (At 2,1-11 ), che ha inaugurato il tempo della Chiesa e la missione degli Apostoli e di tutti i credenti nel mondo[4].

A differenza però del Battesimo, che nell'insegnamento del Nuovo Testamento ha un'esistenza e consistenza ben definite, la Confermazione è nella Bibbia più fluttuante e dai contorni meno precisi, mancando tra l'altro anche un termine tecnico che ne indichi con precisione l'ambito, le finalità, i contenuti, i diritti e i doveri che essa conferisce in seno alla comunità cristiana[5]. Di fatto l'iniziazione cristiana è nel Nuovo Testamento un fatto unitario che non conosce le distinzioni alla quali siamo oggi abituati[6].


Luca della Robbia († 1482), Colomba dello Spirito Santo


1.1 Lo Spirito Santo che si posa sul Messia e che da lui viene donato

Il Catechismo della Chiesa Cattolica[7] inizia la trattazione biblica sulla Confermazione evidenziando l'annuncio profetico dello Spirito del Signore che si sarebbe posato sul Messia atteso (cfr. Is 11,2 ) in vista della sua missione di salvezza (Is 61,1 , ripreso in Lc 4,16-22 ). E non solo sul Messia: lo Spirito doveva essere comunicato a tutto il popolo messianico (cfr. Ez 36,25-27 ; Gl 3,1-2 ).

La discesa dello Spirito Santo su Gesù al momento del suo Battesimo da parte di Giovanni Battista costituì il segno che era lui colui che doveva venire, il Messia, il Figlio di Dio (Mt 3,13-17 ; Gv 1,33-34 ). E Gesù, concepito per opera dello Spirito Santo (Lc 1,35 ), vive tutta la sua vita e la sua missione in totale comunione con lo Spirito Santo (cfr. Lc 4,1-2.14-21 ) che il Padre gli dà "senza misura" (Gv 3,34 ). Cristo poi ha promesso più volte l'effusione dello Spirito (cfr. Lc 12,12 ; Gv 3,5-8; 7,37-39; 16,7-15 ; At 1,8 ).

1.2 Il dono dello Spirito alla Chiesa

La promessa di Cristo del dono dello Spirito si attua dapprima il giorno di Pasqua (cfr. Gv 20,22 ) e, in seguito, in modo più stupefacente, il giorno di Pentecoste (At 2,1-4 ). Pieni di Spirito Santo, gli Apostoli cominciano allora ad annunziare "le grandi opere di Dio" (At 2,11 ) e Pietro afferma che quella effusione dello Spirito sopra gli Apostoli è il segno della venuta dei tempi messianici (At 2,17-18 . Coloro che credono alla predicazione apostolica e che si fanno battezzare ricevono a loro volta il dono dello Spirito Santo (At 2,38 ).

I segni che si manifestano nella Pentecoste sono di notevole suggestione e affondano le loro radici nell'Antico Testamento:

Anche nel resto degli Atti è ancora lo Spirito a segnare le nuove tappe di espansione della chiesa: soprattutto nell'episodio della conversione di Cornelio e della sua famiglia, dove Pietro stesso equipara la nuova effusione all'evento di pentecoste (At 10,44-47; 11,15-17; 15,7-9 ), come anche in occasione della predicazione in Samaria, dove Simon Mago arriva a chiedere di poter comprare lo Spirito con il denaro (At 8,14-25 ).

Gli Atti testimoniano che lo Spirito continua ad essere donato ai credenti in condizioni sempre nuove: la Pentecoste ha inaugurato il tempo dello Spirito, senza però averne esaurito le potenzialità; è stata l'inizio di tutte le successive pentecosti della Chiesa.

1.3 Un rito di conferimento dello Spirito distinto dal Battesimo

Si potrebbe pensare in prima istanza che il dono dello Spirito Santo si identifichi con il Sacramento del Battesimo, con il quale pure esso ha molto a che fare. In realtà due passi degli Atti degli Apostoli ci testimoniano il contrario. Essi sono l'accettazione nella Chiesa dei credenti di Samaria di cui sopra (At 8,5-17 ), e l'incontro di Paolo con i discepoli di Giovanni Battista a Efeso (At 19,1-7 ). In entrambi gli episodi risulta che, accanto al Battesimo, la Chiesa apostolica conosce un altro Sacramento, che conferiva lo Spirito Santo, il quale si manifestava soprattutto nel "parlare in lingue" e nel "profetare", cioè nella forza dell'annunzio e della testimonianza verso l'esterno della Chiesa. Ci dedichiamo quindi ad approfondire i due testi.[8]

1.3.1 L'accoglienza nella Chiesa dei samaritani (At 8)

Gli Atti ci testimoniano che l'annuncio del Vangelo in Samaria avvenne dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, ad opera del diacono Filippo: molta gente, fra cui anche il mago Simone, credette e si fece battezzare.

Essendosi la cosa risaputa a Gerusalemme, gli Apostoli "inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo" (At 8,14-17 ),

Questo testo pone una netta distinzione fra il Battesimo, che quel gruppo di cristiani aveva già ricevuto per opera di Filippo nel momento dell'adesione al Vangelo, e un rito successivo, fatto di gesti e di preghiere, che conferisce il dono dello Spirito, quasi che il battesimo fosse solo la tappa iniziale di un itinerario più lungo per diventare pienamente discepoli di Cristo.

Anche il fatto che siano gli Apostoli a imporre le mani significa qualcosa di molto importante: il riferimento a quanti sono stati costituiti da Cristo le colonne della Chiesa, e lo stabilire vincoli di comunione tra le varie Chiese che andavano creandosi.

Qui abbiamo la prima traccia di un Sacramento distinto dal Battesimo, e al tempo stesso ad esso intimamente collegato; di un rito che doveva inserire più profondamente nella comunità cristiana, con l'impegno a manifestare anche all'esterno la misteriosa presenza dello Spirito.

1.3.2 I discepoli di Giovanni Battista ad Efeso (At 19)

L'altro episodio significativo ai sensi di rinvenire le basi bibliche del Sacramento della Confermazione è quello narratoci in At 19,1-7 .

Paolo, durante il suo terzo viaggio missionario, arriva ad Efeso, e ivi trova dei discepoli ai quali domanda se avessero "ricevuto lo Spirito Santo" quando erano venuti alla fede. La risposta dei discepoli è sorprendente: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo". Infatti avevano soltanto ricevuto il battesimo di Giovanni. Allora Paolo annuncia loro Cristo, ed essi "si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare" (At 19,5-6 ).

Anche qui abbiamo chiaramente due riti distinti: il Battesimo ("si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù") e la successiva imposizione delle mani con il conferimento dello Spirito ad opera dell'Apostolo.

Le manifestazioni, attraverso le quali si rendeva allora visibile l'opera dello Spirito vengono descritte espressamente: il "parlare in lingue" e il "profetare". A prescindere dal problema di comprendere l'intima natura di questi doni dello Spirito, essi dovevano tendere alla dilatazione dell'annuncio evangelico: qualcosa, dunque, dato oltre che per il singolo, per il bene di tutta la comunità.

1.4 L'azione e il sigillo (sphraghís) dello Spirito nelle lettere paoline

La dottrina di Paolo ha una forte accentuazione pneumatologica; Paolo sembra istituire un rapporto particolare fra lo Spirito Santo e l'iniziazione cristiana in genere[9].

In Paolo la filiazione adottiva prodotta dal Battesimo è garantita dalla presenza nel credente dello Spirito: "Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: 'Abbà! Padre!'". (Gal 4,4-6 ; cfr. Rm 8,15 ). Pur essendo intimamente legato al Battesimo, lo Spirito sembra non identificarsi qui con esso quale suo effetto, dal momento che viene portato come a renderne testimonianza.

In un altro passo afferma poi: "Siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio" (1Cor 6,11 ): i riferimenti al Battesimo sono qui espliciti ("siete stati lavati"); il tutto però è aperto all'opera dello "Spirito del nostro Dio", che non è certamente bloccato nel suo agire, e che tende a configurare a sé tutti coloro che si affidano alla sua opera: è in questo campo che si può attuare tutto quel perfezionamento, che la liturgia e la teologia posteriore hanno attribuito al Sacramento della Confermazione.

San Paolo esprime questo processo di configurazione all'interiore presenza dello Spirito con il verbo sphraghízein ("sigillare") e con il sostantivo sphraghís, "sigillo", normalmente riferiti all'opera di plasmazione dello Spirito:

« In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria. » (Ef 1,11-14 )

Qui il sigillo dello Spirito deriva indubbiamente dal dono della fede e si riferisce anche al Battesimo; ma, data l'ampiezza della sua azione, che si estende fino alla "redenzione completa" dei credenti, cioè fino alla risurrezione finale, di cui lo Spirito costituisce già come una caparra, non può non alludere a successivi interventi della sua operazione trasformante. Ricevere il sigillo di qualcuno significa poi appartenenza a lui, e anche compiere azioni degne di questa appartenenza. Questa ampiezza di interventi dello Spirito fa considerare che il sigillo dello Spirito sia più ampio di quella iniziale assimilazione a Cristo che opera in noi il Battesimo.

Alla stessa conclusione porta anche un altro versetto della stessa lettera agli Efesini, nella sua parte esortativa: "E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale siete stati segnati per il giorno della redenzione" (Ef 4,30 ). La tristezza che si può recare allo Spirito è qui soprattutto quella della divisione dei cristiani fra di loro: il sigillo dello Spirito, dunque, plasma non soltanto i singoli, ma la stessa comunità, perché diventi autentico "corpo di Cristo".

In un altro passo San Paolo presenta una duplice effusione dello Spirito:

« Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. » (1Cor 12,12-13 )

Qui vi sono due espressioni che hanno come termine di riferimento lo Spirito: "Tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito... tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito". La seconda espressione è certamente più forte della prima, designando una specie di inebriamento, e non sembra riducibile al battesimo[10]. Si dovrebbe perciò trattare di una ulteriore consacrazione allo Spirito (il verbo è al passato: "siamo stati"), e potrebbe corrispondere proprio alla Confermazione, la quale apparirebbe in tal modo come la manifestazione più ricca e più clamorosa dello Spirito.

C'è un ultimo passo di Paolo che va tenuto presente in relazione alla Confermazione. Riferendosi alla fermezza del suo ministero apostolico egli afferma: "È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori" (2Cor 1,21-22 ).


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