Famiglia Parrocchiale Giugno 2024 -pag.2

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Segreteria Parrocchia Botricello


In tale passo, molto simile a Ef 1,12-13 , il riferimento può essere all'ufficio apostolico, conferito a Paolo con tutta l'abbondanza dei doni dello Spirito; ciò è certamente vero, ma la prima espressione ("Dio stesso ci conferma insieme a voi") rimanda ad una esperienza che l'apostolo condivide insieme agli altri cristiani. Oltre che essere stato unto (chrísas), egli ha ricevuto il sigillo (sphraghisámenos), con in più la caparra dello Spirito, che già lo fa cittadino della città futura. C'è qui tutta la gamma delle operazioni dello Spirito: dalla prima unzione battesimale fino al conferimento del suo sigillo, che ormai designa il cristiano come peculiare proprietà di Dio, il quale perciò esige che compia le opere della sincerità e della verità in maniera degna dello Spirito. E di nuovo il tema della 'testimonianza', che è tipico del sacramento della Confermazione.

2.Lo sviluppo successivo

Cessati i carismi che avevano accompagnato l'effusione dello Spirito Santo nell'epoca apostolica, i successori degli Apostoli continuarono a conferire lo Spirito mediante un rito speciale, distinto da quello del Battesimo. Ciò appare dalle più antiche testimonianze letterarie dell'iniziazione cristiana[11]:

  • Tertulliano, al principio del III secolo, nota, senza equivoci, dopo il rito strettamente battesimale, l'imposizione delle mani a implorare la discesa dello Spirito Santo: Dehinc manus imponitur, per benedictionem advocans et invitans Spiritum Sanctum ("quindi viene imposta la mano, chiamando e invitando lo Spirito Santo per mezzo della benedizione")[12];
  • contemporaneamente, la Traditio Apostolica di Sant'Ippolito, la più antica descrizione liturgica a noi pervenuta, mostra i battezzati che, dopo essere stati immersi nell'acqua del Battesimo, indossano di nuovo le loro vesti e rientrano in chiesa per ricevere dal vescovo l'imposizione delle mani.

In seguito l'uso di questo speciale conferimento dello Spirito Santo è documentato in tutte le Chiese: a Milano e a Roma, a Gerusalemme e a Cartagine, in Gallia e in Africa. Le Catechesi di San Cirillo di Gerusalemme[13] e quelle di Sant'Ambrogio[14] ne illustrano ai neofiti il significato. Gli abbondanti documenti dei primi secoli ci fanno concludere che allora nella Chiesa Latina era cosa comune rivolgersi al vescovo per ricevere lo Spirito Santo, come del resto testimoniano i Sacramentari antichi, i quali contengono una descrizione minuziosa delle cerimonie relative.

In realtà non risulta che un tale coronamento dell'iniziazione cristiana venisse considerato come indispensabile[15]: i malati battezzati in pericolo di morte, ad esempio, non lo ricevevano affatto, e San Cipriano non tollera assolutamente che si metta in dubbio l'efficacia del Battesimo così amministrato[16]. Tuttavia si faceva tutto il possibile perché ai battezzati non mancasse quello che Pietro e Giovanni avevano fatto per i cristiani di Samaria e che è testimoniato in At 8,14-27 :

« Coloro che sono stati battezzati vengono presentati ai capi della Chiesa e mediante la nostra preghiera e l'imposizione delle nostre mani ricevono lo Spirito Santo e il sigillo del Signore che dà il coronamento alla loro iniziazione. » (San Cipriano, Epistola, 73, 9)

Lo stesso Cipriano, d'altra parte, fa una distinzione molto netta tra questo dono dello Spirito Santo e la rigenerazione del Battesimo:

« Non si nasce allorché si riceve lo Spirito Santo mediante l'imposizione delle mani; la nascita avviene nel Battesimo, ma si riceve lo Spirito Santo quando si è già nati. » (Epistola, 74, 7)

Via via la separazione dei due riti va sempre più accentuandosi, almeno nella Chiesa Latina. Mentre nei primi tempi il Vescovo, quando c'era, procedeva anche al rito propriamente battesimale, prevalse poi pian piano l'uso che il vescovo si riservasse soltanto quello del conferimento dello Spirito Santo. Ne fa testimonianza, all'inizio del V secolo, una lettera di papa Innocenzo I, il quale, accennando al citato brano degli Atti in cui si parla dei battezzati di Samaria, dice espressamente che soltanto il Vescovo ha il potere per quello che egli chiama la consignatio dei fanciulli: De consignandis infantibus manifestum est non ab alio quam ab episcopo fieri licere ("Riguardo alla consignatio degli infanti è chiaro che a nessun altro che al Vescovo è lecito farla")[17]. È della stessa epoca la testimonianza di San Girolamo, secondo la quale i Vescovi usavano andare nei luoghi lontani a dare lo Spirito Santo a coloro che dai preti o dai diaconi erano stati già battezzati[18]. Il Concilio di Orange (441) conferma la stessa usanza[19]: stabilisce che quando uno va dal vescovo per esser cresimato, bisogna preavvisare il vescovo se al tempo del Battesimo fu omessa la crismazione, che normalmente avrebbe dovuto aver luogo[20].

2.1 Il rito dell'unzione e il suo significato nel Sacramento

Troppo presto i riti dell'iniziazione cristiana furono sovraccaricati di unzioni destinate a simboleggiare i diversi effetti della Grazia che da essa si attendevano. Tali effetti erano indicati globalmente nel linguaggio biblico come una unzione spirituale e come opera dello Spirito Santo (Is 61,1 , cfr. Lc 4,18 ; At 10,18 ). Nell'"olio di esultanza" del Sal 45,8 (cfr. Eb 1,9 ) tutta l'antichità riconobbe lo Spirito Santo, perché, al dire esplicito di Sant'Agostino[21], si tratta di un espressione figurata per indicare lo Spirito Santo, il quale viene anche detto l'autore dell'unzione. Anche Sant'Ambrogio parla dello Spirito Santo che "ungeva" Giovanni Battista nel seno di sua madre[22]; abitualmente lo indica con l'appellativo di unguentum spirituale, "unguento spirituale", di signaculum spirituale, "sigillo spirituale"[23]; lo Spirito Santo è il signaculum spirituale, ricevuto nel Battesimo, perduto con il peccato e riacquistato con la Penitenza[24].

In questa concezione il cristiano, come Gesù, è, secondo il linguaggio della Chiesa, un unto dello Spirito. Nel Battesimo il cristiano è oggetto di un duplice intervento dello Spirito Santo, il quale lo strappa al demonio e lo consacra a Dio. È per simboleggiare queste due azioni che nel rito del Battesimo sono state introdotte due unzioni, l'una prima e la seconda dopo il Battesimo. Mentre la prima è legata alla liberazione dal peccato, la seconda, a causa della preghiera che la segue e che richiama il ricordo dell'unzione un tempo ricevuta dai sacerdoti e dai re, ha attratto l'attenzione dei teologi: si è voluto vedere simboleggiato in essa l'inserimento del battezzato nel genus electum ("stirpe eletta"), nel regale sacerdotium ("sacerdozio regale"), nella gens sancta ("gente santa") di cui parla 1Pt 2,9 . Ciò è tanto vero che nella Chiesa greca essa è stata considerata costitutiva del Sacramento della Confermazione: molto presto sarebbe stata sostituita al rito apostolico dell'imposizione delle mani.

Anche nella Chiesa Latina, da quando si è voluto distinguere con precisione i riti propri dei due Sacramenti, alcuni teologi hanno pensato che l'unzione debba collegarsi a quello della Confermazione. Essi sono stati colpiti dalle forme e dai testi che attribuiscono allo Spirito Santo l'effetto simboleggiato da questa unzione, senza notare che un tale intervento dello Spirito Santo è universale e si trova espresso nell'unzione e nei diversi riti che precedono l'abluzione battesimale. Ad esempio, il Messale di Bobbio dice a proposito della insufflatio: Accipe Spiritum Sanctum et in corde teneas ("Ricevi lo Spirito Santo e conservalo nel cuore")[25][26]. Perciò la questione non riguarda l'importanza annessa all'unzione post-battesimale, e nemmeno se essa avesse potuto bastare a costituire un vero e proprio rito sacramentale: non vi è nessun dubbio su ciò. La questione è un'altra: se, cioè, tale unzione con il suo simbolismo spirituale è stata considerata fin dall'inizio, oppure mai, come corrispondente del sacramento della Confermazione. Ora, è proprio su questo punto che tale concezione teologica cozza contro un fatto innegabile, e cioè che nel ripartire i riti dell'iniziazione tra il presbitero e il vescovo[27] la crismazione post—battesimale si trova regolarmente connessa a quelli che spettano al semplice sacerdote e nettamente distinta dall'imposizione delle mani, riservata fin dall'antichità ai vescovi. Sembra dunque che nelle Chiese d'Occidente il dono dello Spirito Santo, corrispondente a quello che gli Atti degli Apostoli ci mostrano come riservato ai Vescovi, sia stato considerato ab immemorabili come comunicabile mediante l'imposizione delle mani.

In Occidente l'unzione che si aggiunge al rito primitivo dell'imposizione delle mani compare la prima volta all'inizio del III secolo nella Traditio Apostolica di Ippolito; né CiprianoAmbrogio, però, ne parlano; o, per lo meno, non vi insistono: nei loro scritti l'imposizione delle mani si conclude con un segno di Croce sulla fronte del novello cristiano, e questo viene chiamato consignatio. Quel segno di croce non tarda, tuttavia, ad esser fatto con il pollice intinto nel Crisma, e così all'imposizione delle mani viene ad aggiungersi una crismazione. Essa, diversamente da quella che segue il Battesimo, la quale viene fatta sulla testa, viene fatta sulla fronte: papa Innocenzo I († 417) pone in rilievo tale diversità, e riserva la seconda unicamente ai vescovi. Dopo papa Innocenzo I questa crismazione la si ritrova dappertutto: la citano i Sacramentari gelasiano e gregoriano; però essa ci appare con il suo carattere originario di un segno di croce conclusivo della cerimonia della Crismazione: Signum Christi in vitam aeternam ("segno di Cristo per la vita eterna"), dice il Vescovo nel farla. Bisogna notare il significato e lo scopo propri del gesto, che è quello di completare l'iniziazione cristiana. La rubrica di uno degli Ordines Romani editi dal Mabillon, precisamente il VII, suggerisce una tale osservazione: vi si legge infatti che, appena finita la preghiera dell'imposizione delle mani implorante l'effusione dello Spirito Santo, il Vescovo, con il pollice intinto nel crisma, fa un segno di croce su ciascuno dei cresimati, dicendo: In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, pax tibi ("Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, pace a te"), a cui si risponde Amen, perché quello è il segno del cristianesimo che pone il sigillo a ogni Battesimo legittimo: Quia tunc omne baptisma legitimum christianitatis nomine confirmatur ("perché allora ogni Battesimo viene confermato come legittimo a nome della cristianità").[28]

Quella crismazione antica accompagnato dal Pax tibi era dunque in origine un semplice segno di saluto. Ma l'unzione che vi si aggiunge gli fa annettere lentamente un'importanza maggiore. Nonostante la persistenza tradizionale dell'imposizione delle mani con l'invocazione dello Spirito Santo, e malgrado che gli scrittori ecclesiastici, fedeli al pensiero e al linguaggio dei Padri, persistano nello scorgere in essa il rito con il quale gli Apostoli avevano conferito lo Spirito Santo, la crismazione che le tiene dietro viene anch'essa posta in relazione con il dono dello Spirito. Piuttosto che considerarlo come un semplice segno di croce, vi si mette in rilievo l'unzione fatta con il crisma, e lo si considera come il rito propriamente detto della Confermazione: Signo te signo Crucis et confirmo te chrismate salutis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti ("Ti segno con il segno della croce e ti confermo con il crisma di salvezza nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo"). È questa la forma usata e prescritta fino al Concilio Vaticano II nella Chiesa Latina; di questa forma è difficile scoprire le origini. Essa è molto simile alla forma della Chiesa Greca: Signaculum doni Spiritus Sancti ("Sigillo del dono dello Spirito Santo"), la quale accompagna la crismazione venuta a sostituire l'imposizione delle mani.

2.2 La sistemazione teologica a partire dal XIV secolo

Quando nel XIV secolo si vollero classificare i riti della Chiesa aventi un vero e proprio valore sacramentale, la Confermazione fu da tutti considerata come un Sacramento distinto dal Battesimo e capace di conferire per se stesso una grazia speciale. Il Concilio di Firenze (1431-1445) consacrò ufficialmente tale dottrina ponendo la Confermazione nel numero dei sette Sacramenti della Nuova Legge, dichiarandola del tempo apostolico[29]. Lo stesso insegnamento fu ribadito di fronte alla negazione dei protestanti del XVI secolo: se Lutero, con la dottrina della giustificazione esterna, escludeva qualsiasi idea di trasformazione interiore dell'anima mediante la Grazia, il Concilio di Trento definì l'esistenza di sette Sacramenti ordinati a conferire la Grazia, e tra essi si trova appunto la Confermazione.[30] Con tre canoni speciali poi, lo stesso Concilio esclude ogni interpretazione protestante della Confermazione[31]:

  • non vuole che si veda nella Confermazione ricevuta dal battezzato una cerimonia superflua (otiosa), ma piuttosto un Sacramento nel senso tecnico della parola; non vuole che la si veda soltanto come una catechesi, durante la quale gli adolescenti darebbero, per così dire, conto della loro fede dinanzi alla Chiesa;
  • condanna coloro che offendono lo Spirito Santo escludendo qualsiasi efficacia dalla crismazione;
  • condanna infine coloro che ritengono che il ministro ordinario della Confermazione sia qualunque semplice presbitero e non il solo Vescovo.

Dal Concilio di Trento in poi la Chiesa non ha avuto altra occasione di ritornare sull'argomento, se si eccettua la proposizione del decreto Lamentabili di Papa Pio X (1907), che ribadisce la distinzione dal Battesimo e dice che ha a che fare con la storia del cristianesimo primitivo.[32]

2.3 Nel Codice Pio-Benedettino

Il Codice Pio-Benedettino fece poi una precisazione sul modo di amministrare la Confermazione. Se il Concilio di Firenze si era limitato a dire che la materia è il Sacro Crisma e la forma sono le parole citate sopra, il can. 780 dichiara espressamente che la Confermazione dev'essere conferita per manus impositionem cum unctione chrismatis in fronte ("per mezzo dell'imposizione della mano con l'unzione del crisma sulla fronte") e mediante le parole prescritte dai Pontificali approvati dalla Chiesa[33]. Da una parte perciò, approva formalmente la "forma" usata dalle Chiese Greche unite, e dall'altra manifesta il proposito di non volersi allontanare dall'uso tradizionale dell'imposizione delle mani, congiungendola con la crismazione sulla fronte. Riguardo però all'imposizione delle mani di cui parla il Codice, ci si chiede se essa si riferisca precisamente a quella effettuata mentre si fa con il pollice l'unzione sulla fronte; dalla rubrica del Pontificale Romano dell'epoca sembrerebbe di sì; in tal caso la forma conservata si applicherebbe a tutt'altro che all'imposizione delle mani alla quale si riferiva al tempo degli Apostoli; essa, pur essendo rimasta accompagnata da una invocazione allo Spirito settiforme, non sarebbe di fatto che una cerimonia preliminare, né farebbe più parte del rito strettamente sacramentale.

2.4 La riforma del Concilio Vaticano II

Nell'ambito della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II viene riformato anche il Rito della Confermazione; la Costituzione Apostolica Divinae consortium naturae di Papa Paolo VI ne stabilisce le modalità di celebrazione attualmente in vigore.

3.Il nome di questo Sacramento

Il nome latino antico di questo Sacramento è Consignatio, "Consegnazione": esso fu usato per molto tempo nella liturgia latina, ed è quello che esprime meglio e con maggior esattezza l'atto sacramentale[34]. Esso indicava il complesso delle cerimonie successive al Battesimo propriamente detto, con le quali il Vescovo completava e rendeva in un certo senso definitiva l'ammissione del battezzato nella Chiesa segnandolo con il segno della Croce.

Il termine Confermazione usato più recentemente in Occidente per questo Sacramento suggerisce il fatto che questo sacramento conferma il Battesimo e rafforza la grazia battesimale. Tale termine esprime l'effetto del Sacramento.

In Occidente il Sacramento si chiama anche Cresima a motivo del suo rito essenziale che è l'unzione[35]; in greco χρῖσμα, chrîsma, esprime tanto l'atto dell'unzione quanto la materia con la quale si fa l'unzione[36]. Il Sacramento ha preso questo nome dal suo rito più visibile. Tale denominazione non è però di uso generale né risale all'antichità.

Anche in Oriente il nome di questo Sacramento proviene dall'importanza che il rito dell'unzione ha assunto in questo Sacramento: esso viene chiamato Crismazione, cioè "unzione con il crisma", o myron, che significa "crisma".

4.Il rito

Può essere considerata parte del rito, anche se lo precede, la consacrazione del sacro Crisma: il crisma è consacrato dal Vescovo il Giovedì Santo durante la Messa Crismale[37].

Quando la Confermazione viene celebrata separatamente dal Battesimo, come avviene nel Rito Romano, la liturgia del Sacramento ha inizio con la rinnovazione delle promesse battesimali e con la professione di fede da parte dei cresimandi; ciò evidenzia il fatto che la Confermazione si colloca in successione al Battesimo[38].

Nel rito romano, poi il Vescovo stende le mani sul gruppo dei cresimandi: tale gesto è, fin dal tempo degli Apostoli, il segno del dono dello Spirito. Le parole con cui il Vescovo invoca l'effusione dello Spirito sono le seguenti:

« Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi tuoi figli dall'acqua e dallo Spirito Santo liberandoli dal peccato, infondi in loro il tuo santo Spirito Paraclito: spirito di sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, e riempili dello spirito del tuo santo timore. Per Cristo, nostro Signore. » (Rito della Confermazione, Libreria Editrice Vaticana, 1989, n. 25, p. 66)

Segue il rito essenziale del Sacramento:

Il bacio di pace che conclude il rito del Sacramento significa ed esprime la comunione ecclesiale con il Vescovo e con tutti i fedeli[42].

Quando viene battezzato un adulto egli riceve immediatamente la Confermazione e partecipa subito all'Eucaristia[43].

Un Vescovo di rito latino amministra la Confermazione effettuando l'unzione sulla fronte dei cresimandi









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