"Gli incidenti nucleari rendono inabitabili intere aree del pianeta per migliaia di … ore?"

"Gli incidenti nucleari rendono inabitabili intere aree del pianeta per migliaia di … ore?"

Avvocato Atomico

Post originale su FB: https://www.facebook.com/AvvocatoAtomico/posts/173169621015903

Una delle obiezioni più curiose che ricevo spesso quando cerco di spiegare che gli incidenti nucleari non sono peggiori di altri disastri è quella secondo cui un evento radiologico crea necessariamente una zona di esclusione dove l'uomo non può più mettere piede per decenni/millenni/ere geologiche.

Si tratta di un argomento debole in partenza, visto che presuppone che sia meglio contare decine di migliaia di morti che avere qualche km quadrato di terreno non calpestabile sulla superficie del pianeta. Il problema è che è anche un argomento falso.

Gli incidenti nucleari che hanno dato origine a zone di esclusione sono quello di Chernobyl e quello di Fukushima dai-ichi - Three Miles Island ha rilasciato una quantità di radioattività all'esterno della centrale pari a quella di uno scan toracico.

Iniziamo dal secondo: la zona di esclusione di Fukushima è stata inizialmente stabilita su tutte quelle aree che presentavano un valore di radioattività dell'aria superiore di oltre 1 mSv annui al fondo naturale, che nel mondo è generalmente compreso tra 2 e 3 mSv/anno (di cui 1-2 dovuto alla radioattività naturale dell'aria e il resto a quella del suolo e delle acque).

Ora, va detto che 1 mSv/anno oltre al fondo naturale è un benchmark abbastanza utilizzato a livello internazionale per definire i limiti di sicurezza sulla contaminazione radioattiva, ma questo non implica che passata quella soglia vi siano pericoli per la salute, anche perché diverse aree del mondo hanno una radioattività naturale molto più elevata e la gente ci abita tranquillamente.

Non ho a disposizione i dati sul fondo di radiazione naturale a Fukushima prima dell'incidente, ma dal momento che non era nota come area particolarmente radioattiva, possiamo supporre che fosse nella media, e quindi intorno a 2-3 mSv/anno. Oggi i radionuclidi dispersi dall'incidente fanno sì che la radioattività sopra il fondo sia compresa tra 3 e 5 mSv/anno, cioè tra 3 e 5 volte il massimo permesso dalla legge. Questo fa sì che la radioattività totale (contaminazione + fondo) sia di circa 5-7 mSv all'anno, che è più o meno il valore del fondo di radiazione naturale a Orvieto.

Al momento non mi risulta che Orvieto sia soggetta a ordini di evacuazione, né che presenti tassi anomali di tumori, sterilità femminile o malformazioni congenite - tutte cose tipicamente associate alle radiazioni, sebbene solo per alcuni tipi di tumore sia effettivamente dimostrata una correlazione causale con determinati elementi radioattivi, e solo per dosi assorbite molto elevate.

D’altra parte, il limite di esposizione alle radiazioni per chi lavora con esse (operatori di centrali nucleari, ricercatori, personale militare etc.) è di 20 mSv/anno, e neanche in queste coorti di popolazione si registrano tassi di malattie radio-indotte superiori alla media, e peraltro qualunque esperto di radio-protezione vi potrà confermare che sotto i 100 mSv non è misurabile alcun effetto delle radiazioni sul corpo umano.

Dunque a Fukushima il pericolo è molto relativo, e il fatto che l'area sia tendenzialmente disabitata non dipende dal fatto che sia pericoloso viverci, ma dall'eccessiva prudenza del governo giapponese e dal fatto che molte persone hanno banalmente paura di tornare - complice il terrorismo psicologico che hanno subito relativamente ai rischi delle radiazioni.

Ad ogni modo, gran parte della prefettura di Fukushima è già stata dichiarata nuovamente abitabile: l'area di alienazione è stata più che dimezzata nel corso dei nove anni e mezzo trascorsi dall'incidente, e a partire dallo scorso marzo sono state dichiarate nuovamente agibili alcune aree situate a soli 3 km dalla centrale nucleare oggi dismessa.

Ma allora era davvero necessario evacuare tutte quelle persone? Assolutamente no.

Se nessun civile fosse stato evacuato, la dispersione di Iodio 131 (oggi completamente decaduto) avrebbe potuto provocare al massimo qualche centinaio di casi di tumore alla tiroide nell'arco dei vent'anni successivi (ricordiamo che il tumore alla tiroide è tra i più trattabili, e in caso di diagnosi precoce ha un tasso di sopravvivenza del 99%). Al contrario, l'evacuazione dei residenti della prefettura di Fukushima, come dimostrano numerosi studi internazionali fatti a posteriori, ha causato la morte di 1200-1600 persone a causa dello stress e del fatto che persone anziane e/o con malattie croniche non hanno potuto ricevere l’adeguata assistenza durante lo spostamento.

Per mettere le cose in prospettiva, il terremoto del Tohoku e il susseguente tsunami hanno causato 16.500 morti.

L'evacuazione della prefettura di Fukushima è stata una decisione politica scellerata, presa in preda al panico indotto da radiofobia, che ha causato danni centinaia di volte maggiori di quelli dell'incidente nucleare stesso.

Uno degli studi fatti a riguardo lo potete trovare qui: https://www.sciencedirect.com/…/artic…/pii/S0957582017300782

Lo stesso studio prende tra l'altro in esame anche il caso di Chernobyl. In quel caso lo spostamento della popolazione non è stato del tutto fuori luogo, ma le proporzioni sono state comunque eccessive: il 75% delle persone evacuate dalle aree metropolitane attorno alla centrale sarebbe potuto rimanere tranquillamente al suo posto; per il rimanente 25% invece è stato opportuno il trasferimento.

Va detto che nel 1986 i pericoli di una contaminazione radioattiva erano meno noti e si trattava in effetti del primo incidente nucleare di quella portata, quindi la reazione spropositata del governo sovietico si può considerare in qualche modo più giustificabile.

L'area di alienazione di Chernobyl oggi è inabitabile? No, non lo è: la radioattività media è attorno ai 6 mSv/anno, di nuovo un valore simile a quello di Orvieto, e inferiore a quello di molti luoghi abitati del pianeta, come Guarapari (pubblicizzato dai giornali italiani come luogo di benessere) e Ramsar.

Tuttavia nella zona di esclusione di Chernobyl sono presenti diversi "hotspot": luoghi che per qualche motivo sono stati maggiormente contaminati, dove la radioattività è molto più alta, e a volte supera abbondantemente i 100 mSv/anno.

Questi valori tuttavia sono dovuti non a contaminazione dell'aria o del suolo, bensì a polveri radioattive e, in alcuni casi, al fatto che i liquidatori hanno seppellito abusivamente materiali utilizzati per la messa in sicurezza della centrale.

Dunque l'area di Chernobyl non sarebbe affatto inabitabile, ma prima di permettere alle persone di tornare a viverci occorrerebbe:

  • mappare con precisione gli hotspot, ed isolarli (si tratta di aree di poche centinaia di metri quadrati);
  • decontaminare gli edifici (che comunque sono vecchi e quindi andrebbero in molti casi demoliti e ricostruiti);
  • disseppellire i rottami interrati abusivamente e smaltirli in siti di stoccaggio appropriati.

Tutte operazioni costose, soprattutto se si considera che la città di Prypjat era essenzialmente un dormitorio per i lavoratori della centrale (e quindi oggi avrebbe comunque poco senso tornare ad abitarci), che il sito di Chernobyl è tra le attrazioni turistiche più visitate in Ucraina, e che l'area di alienazione è oggi tra le zone che presentano i maggiori livelli di biodiversità nel continente europeo.

Quindi no, gli incidenti nucleari non precludono l'accesso a nessun luogo del pianeta. Le decisioni politiche conseguenti ad essi possono rendere alcune zone inabitate, ma non certo inabitabili.

-Luca

Prypjat abbandonata, courtesy of Kateryna Tolmachova
Animali selvatici nella zona di esclusione di Chernobyl, stock photo


Altri articoli su Chernobyl:

Cos'è successo: https://telegra.ph/Chernobyl-darwinite-03-24

Morti legate all'incidente:

Chernobyl, la serie: https://telegra.ph/Chernobyl-la-serie-03-24

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