L’impero invisibile: come Musk e Durov stanno riscrivendo le regole del potere digitale

L’impero invisibile: come Musk e Durov stanno riscrivendo le regole del potere digitale

Lo Scriba disordinato


C’è un momento preciso in cui ogni illusione di ribellione digitale finisce col sedersi al tavolo dei potenti. Per Telegram, quel momento è arrivato nel maggio del 2025, quando Pavel Durov ha stretto la mano a Elon Musk in un accordo da 300 milioni di dollari. Un patto che segna la fine simbolica di un’era: quella in cui credevamo che nel web potesse ancora esserci uno spazio libero dal dominio dei giganti tecnologici.

Tutto era iniziato nel 2013, quando Durov, fuggito dalla Russia dopo aver rifiutato di consegnare i dati degli utenti di VKontakte al governo, lanciò Telegram come "il messaggero che non tradisce". Presentato come antidoto ai social network tradizionali, per anni la piattaforma è stata il rifugio di attivisti, giornalisti e dissidenti politici nei paesi europei e nel resto del mondo.

Niente pubblicità, niente algoritmi manipolativi, crittografia end-to-end. Era un’utopia digitale che attirò dissidenti politici, giornalisti e chiunque cercasse un’alternativa al modello di Facebook e Google.

La narrazione è chiara: anche le piattaforme nate per sfuggire al sistema devono alla fine piegarsi alle sue regole. Mantenere un’utopia ha un costo: già nel 2021, Telegram fu costretto a emettere bond per 1 miliardo di dollari per evitare il collasso. Poi arrivarono gli abbonamenti Premium, gli NFT, le sponsorizzazioni. Ogni passo allontanava Durov dalla retorica anti-sistema degli inizi. L’accordo con Musk, confermato dallo stesso Durov (https://t.me/durov/422), annunciando il sodalizio tra Telegram e xAI (Grok di Elon Musk), inaugura un nuovo capitolo di questa inevitabile metamorfosi.

La strategia di Musk: un colonialismo digitale in quattro mosse

Elon Musk non è un semplice imprenditore, sta completando la sua egemonia silenziosa. È l’architetto di un nuovo tipo di impero, sta tessendo la sua tela digitale con metodo chirurgico: attraverso Starlink controlla l'infrastruttura fisica della rete; con X (ex Twitter) domina il discorso pubblico; grazie a Neuralink e Tesla estende la sua influenza alla sfera biologica; con xAI utilizzerebbe Grok, il chatbot di intelligenza artificiale generativa sviluppato per "la gestione" dei processi cognitivi degli utenti. Telegram rappresenta l'ultimo tassello mancante del puzzle: un miliardo di utenti di nuovi sudditi digitali, molti dei quali attivisti digitali finora refrattari alle sue piattaforme. Non è un’acquisizione, ma un’assimilazione strategica. Il disegno di Musk ricorda da vicino quanto descritto da Yasha Levine riguardo alle origini militari di Internet. La differenza? Mentre la rete originaria era un progetto statale, oggi è dominio privato di un oligarca digitale.

Il vero prezzo dell’accordo: libertà in cambio di sopravvivenza

Durov parla di "partnership vantaggiosa per tutti". Sostiene che gli utenti avranno la migliore IA sul mercato, Telegram riceverà fondi senza dover inserire pubblicità. Ma sotto la superficie, i termini dell’accordo rivelano altri aspetti difficilmente trascurabili:

  • 300 milioni di liquidità e azioni: un salvagente per Telegram, ma anche un cappio. Chi paga, prima o poi comanda.
  • 50% dei ricavi dagli abbonamenti Grok: monetizzazione sì, ma a quale costo? Ogni utente che sottoscrive l’IA diventa parte dell’ecosistema Musk.
  • Server xAI in California: anche se Telegram ha sede a Dubai, i dati processati da Grok risponderanno alle leggi USA.

La Trappola della Convenienza

Come evidenziava Pariser (2012), quando un servizio è: Gratuito, Integrato, di qualità accettabile, si impone come standard inevitabile. Anche se Grok è opzionale, il 93% degli utenti (dati Statista 2024) non cambia le impostazioni predefinite. Prendiamo l’esempio dei gruppi pubblici: oggi sono il cuore di comunità, movimenti politici, scambi culturali. Domani, potrebbero diventare il terreno di addestramento per Grok, i cui algoritmi – sviluppati in California – filtreranno cosa è rilevante e cosa no. Non serve censurare attivamente le opinioni: basta far sì che l’AI le seppellisca sotto una montagna di contenuti "consigliati".

Timeline della normalizzazione

*2013*: Lancio di Telegram come alternativa libertaria ai social tradizionali

*2020*: Ruolo cruciale nelle proteste in Bielorussia e Iran

*2021*: Emissione di bond da 1 miliardo per evitare il fallimento

*2023*: Introduzione degli abbonamenti Premium e primi NFT

*2024*: Prime tensioni con l’UE sulla moderazione dei contenuti

*2025*: Accordo con Musk, integrazione di Grok

Geopolitica dei dati: la nuova guerra fredda

L’integrazione di Grok non è solo una questione tecnologica. È un atto geopolitico che sposta l’equilibrio del potere digitale. Dapprima Telegram era vista dalle masse abituate allo schermo blu di Menlo Park, come una sorta di terra di nessuno, con server sparsi tra Dubai, Singapore e Francoforte. Oggi invece vedrà passare una parte significativa del suo traffico (quello processato da Grok) attraverso gli USA.

Come dimostra Yasha Levine in Surveillance Valley (2018), la presunta libertà di Internet è sempre stata un mito - dall'ARPA militare delle origini al capitalismo di sorveglianza contemporaneo. L'accordo Musk-Durov rappresenta semplicemente l'ultimo capitolo di questa storia, dove ogni presunta alternativa viene progressivamente riassorbita nel sistema.

Il futuro della dissidenza digitale

Cosa succederà ora ai movimenti che su Telegram hanno costruito le loro reti? La crittografia end-to-end resta, ma:

  • Nei gruppi pubblici, Grok potrà analizzare conversazioni, mappare relazioni, suggerire contenuti. Ecco che si presenta il rischio di filtri opachi ("l'AI ti suggerisce cosa leggere"), l’interfaccia stessa diventerà un filtro: cosa vedi prima, cosa viene relegato in secondo piano
  • Mappatura delle reti sociali attraverso l'analisi delle interazioni
  • L’effetto rete: più utenti usano Grok, più diventa difficile farne a meno

Non servirà censurare attivamente. Basterà che l’algoritmo consideri "non rilevanti" certi tipi di informazioni. (Ecco perché questo canale rimane con questi numeri limitati)

Esistono ancora alternative?

Le opzioni ci sono, ma richiedono scelte consapevoli:

  1. Signal: ancora pulito, ma con un’utenza troppo piccola per sostituire Telegram
  2. Matrix: decentralizzato e potente, ma complicato per l’utente medio
  3. Session e Briar: preservano l'anonimato ma pagano il prezzo della marginalità
  4. L'unica via d'uscita? Alternative radicali:
  5. Software federati (Mastodon, Fediverso)esempi di protocolli aperti e decentralizzati
  6. Protocols, not Platforms (Web3)

Come scriveva Pasquinelli (2021): "Il capitalismo della sorveglianza non si combatte con i moralismi, ma con architetture rivali". La posta in gioco è alta, e per chi non accetterà l’ipotesi dell’analisi delle alternative, si presenteranno due scenari/ipotesi: Nello scenario della resistenza digitale, chi troverà la giustificazione logica per restare su Telegram, Grok continuerebbe a rimanere uno strumento neutro, Telegram manterrebbe la sua indipendenza. Suggerendo alle persone di scaricare sempre più fork, versioni derivate di telegram, abbandonando le versioni ufficiali scaricate dagli app store. Ciò consentirebbe di non avere Grok integrato, le versioni Telegram modificate rimuoverebbero l’IA di Musk e altri bloatware. Alcune fork (es. Telegram-FOSS) disabilitano i tracker e riducono la dipendenza dai server ufficiali. Altre fork aggiungono crittografia avanzata, autodistruzione dei messaggi e personalizzazioni. Le fork offrono un respiro temporaneo, non l'asilo politico digitale. Come dimostra il caso di Nekogram (2024), anche le versioni modificate dipendono dall'infrastruttura madre.

L’altro scenario, è quello realista: Entro 5 anni, Musk controllerà l'accesso all'informazione per 1/7 della popolazione mondiale.

Conclusione: la fine dell’innocenza digitale


Quella tra Musk e Durov non è una semplice partnership. È un sintomo della maturità del capitalismo digitale, fase in cui ogni spazio alternativo viene inevitabilmente assimilato. La purezza ideologica della piattaforma viene quindi messa sotto l’attenta lente degli utenti più affezionati. Telegram non morirà domani. Ma smetterà gradualmente di essere quello che era, come è successo a WhatsApp dopo l’acquisto da parte di Facebook.

L'amara verità emerge con chiarezza: nel capitalismo della sorveglianza, non esistono oasi permanenti. Solo pause tra un dominio e l’altro. L’unica vera resistenza è costruire alternative radicali – e, soprattutto, convincere abbastanza persone a usarle. Il problema non è tecnico, è culturale: siamo disposti a rinunciare alla comodità per la libertà?

Bibliografia essenziale


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