Famiglia Parrocchiale ottobre 2022

Famiglia Parrocchiale ottobre 2022

Segreteria Parrocchia Botricello

Introduzione

Schema dello Scritto

  • - Spiegazione del mese Mariano: maggio e ottobre.
    - Devozione del Rosario
    - Venerare ed Adorare
  • I tre documenti ultimi su Maria:
    *Lumen Gentium (capitolo 8)
    *Marialia cultus
    *Redemptoris Matris
  • Il Catechismo della Chiesa Cattolica
    - Un video (Power point) semplice sui 4 dogmi di Maria
  • Il mistero di Maria (i dogmi ed anche la Mediazione Universale ed Il Culto) nei documenti dottrinali ufficiali del Magistero (Denzinger).


Maria donna del silenzio, modello di santità

Mese Mariano

Il Mese Mariano è un mese dedicato alla preghiera rivolta a Maria, la Madre di nostro Signore Gesù Cristo.
In effetti i mesi intitolati alla Madonna sono due: il mese di Maggio e il mese di Ottobre.

Mese di Maggio
E’ stato scelto, perché in questo mese la natura rifiorisce e sbocciano le rose, simbolo della bellezza di Maria, il fiore più bello e più profumato del giardino.
Questa tradizione si è sviluppata lungo il corso degli anni: il primo a definire maggio Mese di Maria, è stato un gesuita, vissuto tra il 600-700, il quale invitò i fedeli ad offrire “fiori di virtù” a Maria Vergine.
Questa devozione si è rafforzata con la promulgazione del dogma dell’Immacolata e fu ufficializzata da Paolo VI, con l’Enciclica Mense Maio (1965) con la quale, il Papa invitava i fedeli a rendere devoto omaggio a Maria nel mese di maggio.

La Serva del Signore

Mese di Ottobre
La devozione del “mese di Ottobre” in onore della Beata Vergine Maria del Rosario è da attribuirsi al frate domenicano spagnolo Giuseppe Moran, che si fece promotore presso i vescovi spagnoli di praticare nelle chiese cattedrali e nelle parrocchie tale devozione, perché si affermasse il Rosario come “mezzo” di evangelizzazione, per meditare gli episodi principali del Vangelo, che richiamano le verità della nostra fede cristiana. Dopo la Spagna, tale devozione si diffuse anche in Francia e in Italia, tanto che Leone XIII la raccomandò nel 1883 alla Chiesa universale. (Famiglia Cristiana)


Mese del Rosario

La Madonna del Rosario di Pompei si festeggia il 7 ottobre e l'8 maggio con la recita Supplica solenne.


La diffusione della devozione a Maria

La decisione di estendere la celebrazione della preghiera del Rosario ad un mese intero. nasce dopo la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) ottenuta, secondo San Pio V, per l’intercessione della Madonna invocata con il Rosario. Il Papa, diede l’ordine di suonare le campane in segno di vittoria, prima ancora che l’esito della battaglia giungesse a Roma.

Anche la vittoria della battaglia del 31 luglio 1646 della flotta cattolica delle Filippine contro gli olandesi, venne attribuita alla speciale protezione della Madre di Dio invocata col santo Rosario, vittoria che garantì alle isole Filippine la loro libertà civile e religiosa.

La tradizione attribuisce a San Domenico la formulazione del Rosario, anche se, alcuni sostengono che il rosario fu elaborato da Alano della Rupe.

Paolo VI nella Marialis Cultus afferma, che “I figli di san Domenico sono per tradizione custodi e propagatori di così salutare devozione”.

Bisogna riconoscere come questa preghiera abbia avuto le sue radici negli Ordini religiosi (in primis i Certosini e poi quelli Mendicanti) che promossero preghiere litaniche orali, brevi e facili da imparare e recitare a memoria, per la maggior parte della gente che non sapeva leggere e scrivere. 

La diatriba tra chi vede nel Rosario una preghiera “vecchia, ripetitiva e noiosa” e quindi da mettere da parte, anche perchè rischia di traformarsi in adorazione della Madonna, e i “ferventi sostenitori” che, rimproverano alla Chiesa di essere “poco devota” al Rosario,che in ogni caso fa riflettere sui misteri cristologici, continua ancora oggi.


La devozione del Rosario

In entrambi i mesi si recita il Rosario, parola che deriva da un'usanza medioevale consistente nel mettere una corona di rose sulle statue della Vergine; queste rose erano simbolo delle preghiere "belle" e "profumate" rivolte a Maria.
La devozione del rosario fu diffusa da San Domenico, fondatore dei domenicani, il quale, secondo la tradizione, ricevette nel 1214 il primo rosario dalla Vergine Maria, come un mezzo per la conversione dei non credenti e dei peccatori.
Prima di San Domenico, era diffusa la pratica del "rosario del Padre nostro".

All’origine del Rosario nei monasteri si recitavano i 150 Salmi di Davide (Salterio di Maria).
Non era facile, però, memorizzare 150 salmi, per cui un monaco irlandese suggerì di recitare 150 Padre nostro al posto dei salmi.
Per contare le preghiere si usavano vari metodi, tra cui quello di portare con sé 150 sassolini, che nel tempo, sempre per motivi pratici e per opera dei monaci del deserto, fu sostituito dall’uso delle cordicelle con 50 o 150 nodi.


Da questo metodo deriva il nome paternoster attribuito alla coroncina del rosario.
La struttura del rosario subì moltissime modifiche negli anni. Nell'anno mille al Padre nostro fu aggiunta l'Ave Maria e tra il 1435 e il 1445, Domenico compose per i fratelli certosini fiamminghi, che recitavano il Salterio di Maria, 150 clausole divise in tre sezioni corrispondenti ai Vangeli dell’infanzia di Cristo, della vita pubblica, e della Passione e Risurrezione.

Nel 1470 il domenicano Alain de la Roche, in contatto con i certosini, da cui apprende la recita del Rosario, crea la prima Confraternita del Rosario facendo diffondere rapidamente questa forma di preghiera: chiama Rosario «nuovo» quello con un pensiero all’interno di ogni Ave Maria, e Rosario «vecchio» quello senza meditazione, con solo le Ave Maria. Alain de la Roche riduce a 15 i Misteri (suddivisi in gaudiosi, dolorosi, gloriosi), e sarà solamente con Papa Giovanni Paolo II (un grande apostolo del Rosario), con la lettera apostolica «Rosarium Virginis Mariae» (2002), che verranno introdotti i misteri luminosi sulla vita pubblica di Gesù.

La recita del Rosario è molto praticata ed amata anche perchè in più apparizioni la Madonna stessa ha indicato il Rosario come la preghiera più necessaria per il bene dell’umanità. Nell’apparizione a Lourdes del 1858, la Vergine aveva una lunga corona del Rosario al braccio; nel 1917 a Fatima come negli ultimi anni a Medjugorje, la Madonna ha invitato e ha esortato a recitare il Rosario tutti i giorni.

(Dal libro: Le Litanie)

Come si recita il Rosario


Il culto di Maria occupa un posto particolare nella pietà popolare, tanto da rischiare di degenerare e trasformarsi da devozione in adorazione.

Il fascino della Mamma Celeste, da sempre riconosciuta dalla Chiesa che, come un vascello su di un fiume, collaborò nel trasportare sulla terra il Salvatore e che continua, con il suo modello di fede, a traghettare anime verso Dio.

Purtroppo, durante questa traversata, molti dimenticano la meta a cui devono giungere, e adorano la traghettatrice, violando anche la missione di Colei che, in tutta la vita, ha avuto gli occhi fissi verso il proprio figlio Gesù Cristo.

La Chiesa, allora, quando questo fenomeno rischia di mettere al secondo posto il Salvatore del mondo, interviene per riportare gli occhi dei fedeli verso la vera luce.

Lo fa riconfermando e chiarendo il ruolo della Madre del Signore, il suo valore di Madre della Chiesa, che vuole traghettare anime a Dio e non verso se stessa.

Nei tempi, si sono verificati anche fenomeni, che tendono a disconoscere completamente il ruolo di Maria e l’intervento della Chiesa è stato ed è salutare e raddrizzante anche in questi casi.

Prima di passare a trattare velocemente dei documenti della Chiesa che argomentano di Maria, ricordiamo a noi stessi la differenza tra venerazione e adorazione.


Venerare

Rispettare profondamente, riservare profondo ossequio o religiosa devozione.
I santi si venerano non si adorano.

Tra i santi la Chiesa cattolica venera anzitutto Maria, la madre di Gesù: il culto della Madonna, detto iperdulia (nella teologia cattolica, culto di ‘alta venerazione’ dovuto alla Vergine, a differenza di quello dovuto agli altri santi (dulia) e dell'adorazione diretta a Dio ( latria ).

Un culto particolare è riservato a San Giuseppe lo sposo di Maria. A Lui spetta un culto di protodulia, definito anche di somma dulia (la protodulia o somma dulia, o prima dulia): è un culto dedicato dal Cristianesimo a San Giuseppe, padre putativo di Gesù.

Il culto è la testimonianza dell'onore e dell'eccellenza di San Giuseppe su tutti i santi. La grandezza di San Giuseppe è la maggiore dopo quella di Gesù Cristo e di Maria. (Cathopedia)


Adorare

Il significato della parola greca del Nuovo Testamento più spesso tradotta come "adorare" (proskuneo) è "cadere davanti" o "prostrarsi davanti, inchinarsi, servire, temere, rivolgersi con timore.

Adorare Dio significa quindi pregarlo, riconoscendolo come Padre e Creatore.

Il Santissimo

Il Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica parla dell’adorazione solo in relazione a Dio. Essa è l’atto principale della virtù della religione.
Adorare Dio è riconoscerlo come Dio come il Creatore e il Salvatore, il Signore e il Padrone di tutto ciò che esiste, l’Amore infinito e misericordioso.

«Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai»
(Lc 4,8), dice Gesù, citando il Deuteronomio.

Adorare Dio è riconoscere nel rispetto e nella sottomissione assoluta, il “nulla della creatura”, la quale non esiste che per Dio. Adorare Dio è come Maria nel Magnificat, lodarlo, esaltarlo, e umiliare se stessi, confessando con gratitudine che egli ha fatto grandi cose e che santo è il suo nome.
L’adorazione del Dio Unico libera l’uomo dal ripiegamento su se stesso, dalla schiavitù del peccato e dall’idolatria del mondo; è nell’Adorazione che ammettiamo la superiorità di Dio, la sua grandezza.


I tre documenti più importanti del nostro tempo sulla Vergine Maria

Il culto mariano, come già detto, ha sempre tenuto desto l’interesse della Chiesa, sia per scongiurare atteggiamenti, che possono scadere nell’adorazione di Maria, sia per evitare che la devozione per la Madonna si svuoti del suo significato ed assuma fisionomia sentimentalistica. La Chiesa ha sempre tentato di incanalare la venerazione per la Madre di Dio, in una visione di Lei come modello di virtù, di fedeltà agli insegnamenti di Cristo.
In questa prospettiva sono stati prodotti diversi documenti, ma i più importanti e più vicini al nostro tempo sono considerati i seguenti:

  • *Lumen Gentium
    *Marialia cultus
    *Redemptoris Matris


Lumen Gentium

Il Vaticano II, ha tentato di risvegliare il culto mariano, che sembrava essersi affievolito, concentrandosi sulla figura di Maria quale parte costitutiva dell’azione salvifica del Redentore, sottolineando il suo ruolo singolare nella missione della Chiesa.

Per tale ragione tratta del legame tra mariologia e liturgia nella seconda Costitutio del Concilio Vaticano II.

Promulgata il 21 novembre del 1964 da papa Paolo VI, la Costitutio dedica il capitolo VIII al culto mariano, e conferma l’importanza della Madonna nell’economia della salvezza, per la sua spontanea adesione al piano salvifico di Dio.

La sua obbedienza, la sua fiducia in Dio e la sua maternità sono riconosciute dalla Chiesa come esempi di accettazione e di collaborazione alla realizzazione dei progetti divini, nonché modello di fede, di speranza, di carità, di silenzio orante e di umiltà, a cui i fedeli possono guardare per trarne ispirazione.

Essere Madre del Redentore Gesù Cristo, rende Maria "Madre della Chiesa" e “Madre dei viventi”, per cui il culto per la Vergine Maria va incoraggiato, evitando però, le indebite esagerazioni, affinché si continui a promuovere il suo corretto ruolo di intercessione.


Marialis Cultus

Esortazione apostolica pubblicata dal papa Paolo VI il 2 febbraio 1974.

Il suo fine era quello di riportare al retto ordinamento e sviluppo il culto della vergine Maria.

 Nel periodo compreso tra il 1964 e il 1974, decennio in cui si realizzò la Riforma liturgia, si verificò un calo preoccupante del culto a Maria.
Il popolo continuò a coltivare il suo amore per la Madre di Cristo, mentre il clero visse un tempo di disaffezione nei confronti della Madonna, che quasi scomparve dai testi teologici e dalla maggioranza delle predicazioni.

Paolo VI

Papa Paolo VI allora decise di puntualizzare, ancora una volta, l’importanza corretta del culto alla Vergine Maria emanando l’Esortazione Marialis cultus.

Dopo una lunga introduzione, in cui rivisita pubblicazioni sull’argomento, Paolo VI, sottolinea che gli esercizi di pietà dedicati alla Vergine Maria, debbano essere permeati di riferimenti trinitari e cristologici.

La devozione a Maria deve tendere sempre alla valorizzazione, alla conoscenza di Gesù Cristo, nonchè a quella dello Spirito Santo, che ha reso Maria una nuova creatura, trasformandola in ”Palazzo del Re, Talamo del Verbo,Tempio o Tabernacolo del Signore, Arca dell'Alleanza o della Santificazione “. In quanto tale, grazie all’opera dello Spirito Santo, Ella:

· collabora alla rigenerazione e formazione spirituale della Chiesa;

· -stimola tutti gli uomini a giungere “alla conoscenza della verità (cfr 1Tm 2,4), alla sua cura per gli umili, i poveri, i deboli, nel suo impegno costante per la pace e per la concordia sociale, nel suo prodigarsi perché tutti gli uomini abbiano parte alla salvezza, meritata per loro dalla morte di Cristo.”(cfr26 Marialis Cultus)

Il Papa Paolo VI

Nella seconda parte dell’Esortazione il Papa dà degli orientamenti da tenere presenti nel riordinare i pii esercizi dedicati alla Vergine Maria.

  • Orientamento biblico
    Le preghiere, il canto, i simboli dei pii esercizi mariani, devono essere impregnati dei grandi temi del messaggio cristiano della Bibbia
  • Orientamento liturgico
    I pii esercizi devono essere in armonia con la Liturgia e trarre ispirazione da essa; non si tratta di oscurare i pii esercizi o di eliminarli: bisogna migliorarli e valorizzarli, evitando di introdurre “nella stessa celebrazione del Sacrificio Eucaristico, elementi propri di novene o altre pie pratiche, col pericolo che, il memoriale del Signore non costituisca il momento culminante dell'incontro della comunità cristiana”, e col risultato di ottenere celebrazioni ibride.
  • Orientamento ecumenico

La pietà verso la Madre del Signore deve essere mezzo per unire i cattolici con chiese ortodosse, anglicane, che nutrono per Maria una particolare venerazione che li spinge a definirla “Speranza dei cristiani” e a vedere in Lei un mezzo, per raggiungere la tanto agognata unità dei cristiani.

Pertanto “la Chiesa cattolica esige che in tale culto, non sia modificato il carattere singolare, ma che sia abolita qualunque esagerazione, che possa forviare gli altri fratelli cristiani circa la vera dottrina della Chiesa cattolica.

E’ ritenuto necessario evitare ogni manifestazione cultuale, che possa ostacolare l'unione dei cristiani, che secondo i nostri fratelli nella fede, “appartiene specificamente all'ufficio della spirituale maternità di Maria.
Difatti, quelli che sono di Cristo, Maria non li generò e non poteva generarli se non in un'unica fede e in un unico amore: che forse «è diviso il Cristo?» (1 Cor 1,13); dobbiamo, invece, tutti insieme vivere la vita del Cristo, per poter in un unico e medesimo corpo fruttificare per Iddio (Rm 7,4).

Maria, donna come tutte noi
  • Orientamento antropologico

Il Papa invita a tenere presente che la figura di Maria è difficile da inquadrare nella società contemporanea in tutti i suoi aspetti: domestico, lavorativo, politico e in quello sociale.
La visione attuale della donna privilegia la parità di diritti e doveri, che a volte erroneamente, va a ledere l’immagine di Maria, vista come donna antiquata.
Ella non è innalzata e valorizzata dalla Chiesa come modello di donna sottomessa, quieta e rinunciataria ma per la sua fedeltà alla Parola e alla volontà di Dio.

Bisogna sottolineare che la scelta dello stato verginale di Maria, non è un atto di rifiuto dello stato matrimoniale, ma una scelta coraggiosa, per consacrarsi tutta a Dio e per cooperare ad un’opera grandiosa, quella dell’Incarnazione, che conduce alla salvezza dell’umanità di tutti i tempi.

Infine il Papa condanna, come fece il Concilio, il massimalismo e il minimalismo, la falsa esagerazione ma anche la grettezza di mente. Egli propone un culto mariano che sia:

- solido nel suo fondamento
- obiettivo nell’inquadramento storico per cui deve essere eliminato ciò che è manifestamente leggendario o falso
- adeguato al contenuto dottrinale, donde la necessità di evitare una presentazione unilaterale della Vergine
- limpido nelle sue manifestazioni per cui sarà tenuto lontano ogni meschino intere.


Indicazioni circa i pii esercizi dell'Angelus Domini e del Santo Rosario

La Marialis cultus suggerisce di mantenere la recita dell’Angelus senza modificarla, perché semplice, breve, incisiva, stimolante alla contemplazione del mistero dell’Incarnazione.

L'Angelus ferma tutto e invita ad una breve preghiera meditativa

Esprime, poi, grande stima per la pratica e il valore del Rosario, che ripercorre con i misteri la tappe della vita di Cristo.

Lo definisce preghiera di orientamento nettamente cristologico, perché la ripetizione dell’Ave Maria, da molti criticata, conduce alla meditazione dei Misteri: “il Gesù che ogni Ave, Maria richiama, è quello stesso che la successione dei misteri ci propone, di volta in volta, Figlio di Dio e della Vergine, nato in una grotta di Betlemme; presentato dalla madre al tempio; giovinetto pieno di zelo per le cose del Padre suo; Redentore agonizzante nell'orto; flagellato e coronato di spine; carico della croce e morente sul Calvario; risorto da morte e asceso alla gloria del Padre, per effondere il dono dello Spirito.

È noto che, appunto per favorire la contemplazione e far corrispondere la mente alla voce, si usava un tempo – e la consuetudine si è conservata in varie regioni – aggiungere al nome di Gesù, in ogni «Ave Maria», una clausola che richiamasse il mistero enunciato. (Marialis cultus)

I misteri del Rosario ripercorrono le tappe dela vita di Gesù

Pone all’attenzione la raccomandazione “Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità (Mt 6,7).
E ripete che non è bene recitare il rosario durante una liturgia, perché, come insegnano i principi della Costituzione Sacrosanctum Concilium, “le celebrazioni liturgiche e il pio esercizio del Rosario, non si devono né contrapporre né equiparare.

Ogni espressione di preghiera riesce tanto più feconda, quanto più conserva la sua vera natura e la fisionomia che le è propria. Riaffermato quindi il valore preminente delle azioni liturgiche, non sarà difficile riconoscere come il Rosario sia un pio esercizio, che si accorda facilmente con la Sacra Liturgia.
Come la Liturgia, infatti, il Rosario ha un'indole comunitaria, che si nutre della Sacra Scrittura e gravita intorno al mistero di Cristo"

  • L’Esortazione fa notare come il rosario abbia una struttura organica:
    Contemplazione dei Misteri della salvezza, recita del Padre nostro preghiera per eccellenza insegnata da Cristo, la ripetizione dell'Ave, Maria, composta dal saluto dell'angelo alla Vergine (cfr Lc 1,28) e da quello di Elisabetta (cfr Lc 1,42), a cui segue la supplica ecclesiale Santa Maria. Tutto ha un autentico sapore biblico. 
    Nella Conclusione, l’Esortazione si sofferma sul valore teologico e pastorale del culto della Vergine Maria.
    «La pietà della Chiesa verso la Vergine Maria è un elemento rispettoso della fede e del culto cristiano.
    La venerazione che la Chiesa ha reso alla Madre di Dio in ogni luogo e in ogni tempo, è una validissima testimonianza,
    La norma di preghiera della Chiesa è un invito a ravvivare nelle coscienze la vera fede;
    «La pietà verso la Madre del Signore è per il fedele occasione di crescita nella grazia divina: scopo ultimo, questo, di ogni azione pastorale.

 La Vergine Maria aiuti ad acquistare “una visione serena della vittoria e della speranza sull'angoscia, della comunione sulla solitudine, della pace sul turbamento, della gioia e della bellezza sul tedio e la nausea, delle prospettive eterne su quelle temporali, della vita sulla morte."


Clicca qui se vuoi leggere per intero l'Esortazione Marialis Cultus
ttp://www.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_exhortations/documents/hf_p-vi_exh_19740202_marialis-cultus.html


Lettera Enciclica Redemptoris Mater del sommo pontefice Giovanni Paolo II sulla beata vergine Maria nella vita della chiesa in cammino


  • Schema
Introduzione
   I - Maria nel mistero di Cristo
Piena di grazia
Beata colei che ha creduto
Ecco la tua madre
  II - La madre di Dio al centro della chiesa in cammino
La Chiesa, Popolo di Dio radicato in tutte le nazioni della terra
Il cammino della Chiesa e l'unità di tutti i cristiani
Il «Magnificat» della Chiesa in cammino
III - Mediazione materna
Maria, Serva del Signore
Maria nella vita della Chiesa e di ogni cristiano
Il senso dell'Anno Mariano
Conclusione


Nell’enciclica Redemptoris Mater di san Giovanni Paolo basilare è il concetto di mediazione salvifica di Maria Madre di Dio, concetto già trattato durante il Concilio Vaticano.
La mediazione (salvifica) di Maria viene delineata come mediazione materna, perché la maternità di Maria si rivela e si realizza in tutte le tappe della storia di Cristo.

Il Concilio Vaticano afferma che il titolo di mediatrice deve essere chiaro e ben compreso in modo da non togliere nulla né nulla aggiungere alla dignità ed efficacia dell’unico Mediatore Gesù Cristo.

Durante il Concilio tre sono le tendenze relative all’uso del titolo mediatrice.

Maria Mediatrice

Due sono contrarie: la prima ha proposto di non utilizzare mai questo termine, perché esso può essere di ostacolo al dialogo ecumenico e può anche essere causa di interpretazioni erronee sia da parte di alcuni cattolici, che da parte dei fratelli separati.

La seconda corrente ha voluto che il Concilio proclamasse un nuovo dogma mariano, proprio servendosi di questo termine, giustificandolo con il fatto che Maria è la madre di Gesù Cristo.

Si è sostenuto che, ripercorrendo le tappe della vita di Maria e di Gesù, ad iniziare dal suo Si all’annuncio dell’Angelo, si evince che Maria è sempre presente e coopera alla salvezza, anzi che accetta di farne parte prima che Gesù nascesse.

La terza tendenza propone l’uso del termine mediatrice in modo marginale, inserito tra i molti titoli mariani, i quali esprimono la fede e la pietà mariana della Chiesa.
Esso dovrebbe essere usato senza attribuirgli un significato più specifico e ‘tecnico, in modo da non scontentare quelli che non condividono l’uso di questo termine nei confronti di Maria. Alla fine il Concilio Vaticano II accetta quest’ultima tendenza.

Nel tempo post-conciliare, infatti, si registra una tensione teologica tra le opposte tendenze della mariofobia e del mariocentrismo. La prima tende a parlare poco di Maria, mentre la seconda tende ad isolare e ad accentuare le verità mariane, racchiudendole in un sistema chiuso in sé stesso, oppure valorizzandone fortemente alcuni aspetti tipici della pietà popòolare come le apparizioni mariane.

Nella sua terza parte, in modo particolare, l’enciclica affronta la questione della cooperazione di Maria alla salvezza. La dimostrazione di questo concetto si sviluppa sul ripercorrere tutte le tappe della vita di Maria e di Gesù, in cui la Vergine ha svolto un ruolo determinante.

Secondo l’enciclica, la prima parola che definisce Maria in rapporto con Gesù, con la Chiesa e con tutti gli uomini è il termine Madre, quindi la mediazione salvifica di Maria viene, quindi, definita e letta prima di tutto come mediazione materna; la cooperazione salvifica della Madre di Dio è mediazione speciale e subordinata alla mediazione di Cristo.

Gesù e Maria sempre uniti

Nella cooperazione di Maria si deve riconoscere, prima di tutto, la grazia divina, cioè l’iniziativa di Dio che si spiega come benedizione, elezione e filiazione, cioè un’effusione dell’amore trinitario, che si è compiuto in Cristo per tutti.

L’enciclica, evitando alcuni malintesi, spesso sottolinea che, la funzione materna di Maria verso tutti gli uomini non consiste tanto in una mediazione esercitata accanto a Cristo, ma è sempre una mediazione subordinata e partecipata in Cristo.

La posizione di Maria nella storia della salvezza è sostenuta dallo Spirito Santo, che, come adombrò la vergine Maria dando in lei inizio alla maternità divina, così ne sostiene di continuo la sollecitudine verso i fratelli di suo figlio.
Di questa maternità Maria non si è mai inorgoglita, ma è rimasta sempre sottomessa alla volontà di Dio.
Questo suo atteggiamento di "obbediente" è dimostrato nei tre paragrafi intitolati; Piena di grazia, Beata colei che ha creduto, Ecco tua madre. Nonostante fosse la Madre di Dio, Ella è sempre rimasta umile anche nei suoi interventi di intercessione presso il Figlio.
Maria, presentata a Cana come madre di Gesù, mostra umilmente il duplice significato del suo ruolo: quello di intercedere e quello di portavoce di Gesù.

D’altra parte, presso la croce Gesù proclama il suo testamento: Maria diventa la madre di Giovanni, che qui rappresenta la Chiesa, in quanto comunione degli uomini bisognosi di salvezza.
La maternità di Maria, quindi, continua in maniera permanente nella Chiesa e mediante la Chiesa e viene concepita come eredità trasmessa all’uomo, tramite il prolungamento della maternità divina nella storia della salvezza.

Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Redemptoris Mater ha fatto un passo in avanti importante nello svolgimento della questione mariana.

L’enciclica testimonia che l’insegnamento del Concilio apre a nuove riflessioni, e non vuole essere la conclusione finale di un dibattito o di un processo.
Il Santo Padre, tramite questa enciclica, ha recuperato il termine mediazione materna e partecipata, reintroducendolo nel discorso teologico sulla cooperazione di Maria alla salvezza.

La mediazione materna di Maria – concepita nell’enciclica come una partecipazione alla mediazione dell’unico Mediatore – deve essere letta nel contesto storico salvifico, riconoscendo una sola mediazione materna, cioè universale, di Maria che si svolge nelle sue fasi diverse, dalla vita di Gesù alla intercessione dell’Assunta.


Clicca qui per leggere interamente l'Enciclica di Giovanni Paolo II
http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_25031987_redemptoris-mater.html


Dal Catechismo della Chiesa Cattolica 

  • Paragrafo 6. Maria - Madre Di Cristo, Madre Della Chiesa

963 
Dopo aver parlato del ruolo della beata Vergine Maria nel mistero di Cristo e dello Spirito, è ora opportuno considerare il suo posto nel mistero della Chiesa. « Infatti la Vergine Maria è riconosciuta e onorata come la vera Madre di Dio e del Redentore. Insieme però è veramente "Madre delle membra" (di Cristo), perché ha cooperato con la sua carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra ». 523 « Maria, Madre di Cristo, Madre della Chiesa ». 524

Madre di Dio e della chiesa

I. La maternità di Maria verso la Chiesa

  • Interamente unita al Figlio suo...

964 
Il ruolo di Maria verso la Chiesa è inseparabile dalla sua unione a Cristo e da essa direttamente deriva. « Questa unione della Madre col Figlio nell'opera della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla morte di lui ». 525 Essa viene particolarmente manifestata nell'ora della sua passione:

« La beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette ritta, soffrì profondamente col suo Figlio unigenito e si associò con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata; e finalmente, dallo stesso Cristo Gesù morente in croce fu data come madre al discepolo con queste parole: "Donna, ecco il tuo figlio" (cf 1 Gv 19,26-27)».526

965 
Dopo l'ascensione del suo Figlio, Maria « con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa».527 Riunita con gli Apostoli e alcune donne, « anche Maria implorava con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l'aveva già presa sotto la sua ombra nell'annunciazione».528

Assunzione di Maria
  • ...anche nella sua Assunzione...

966 
« Infine, l'immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore esaltata come la Regina dell'universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, il Signore dei dominanti, il vincitore del peccato e della morte ». 529 L'assunzione della santa Vergine è una singolare partecipazione alla risurrezione del suo Figlio e un'anticipazione della risurrezione degli altri cristiani:

« Nella tua maternità hai conservato la verginità, nella tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della Vita, tu che hai concepito il Dio vivente e che con le tue preghiere libererai le nostre anime dalla morte ». 530

  • ...Ella è nostra Madre nell'ordine della grazia

967 
Per la sua piena adesione alla volontà del Padre, all'opera redentrice del suo Figlio, ad ogni mozione dello Spirito Santo, la Vergine Maria è il modello della fede e della carità per la Chiesa. «Per questo è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa» 531 «ed è la figura (typus) della Chiesa».532

968 
Ma il suo ruolo in rapporto alla Chiesa e a tutta l'umanità va ancora più lontano. « Ella ha cooperato in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la Madre nell'ordine della grazia ». 533

969 
« Questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell'annunciazione, e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna. [...] Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice ». 534

970 
« La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce l'unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia. Infatti ogni salutare influsso della beata Vergine sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia ». 535 « Nessuna creatura infatti può mai essere paragonata col Verbo incarnato e redentore; ma come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato dai sacri ministri e dal popolo fedele, e come l'unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l'unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata dall'unica fonte ». 536

La funzione materna di Maria

II. Il culto della santa Vergine

971 
« Tutte le generazioni mi chiameranno beata » (Lc 1,48). « La pietà della Chiesa verso la santa Vergine è elemento intrinseco del culto cristiano ». 537 La santa Vergine « viene dalla Chiesa giustamente onorata con un culto speciale. In verità dai tempi più antichi la beata Vergine è venerata col titolo di "Madre di Dio", sotto il cui presidio i fedeli, pregandola, si rifugiano in tutti i loro pericoli e le loro necessità. Questo culto , sebbene del tutto singolare, differisce essenzialmente dal culto di adorazione, prestato al Verbo incarnato come al Padre e allo Spirito Santo, e particolarmente lo promuove »; 538 esso trova la sua espressione nelle feste liturgiche dedicate alla Madre di Dio 539 e nella preghiera mariana come il santo Rosario, « compendio di tutto quanto il Vangelo ». 540


III. Maria - icona escatologica della Chiesa

972 
Dopo aver parlato della Chiesa, della sua origine, della sua missione e del suo destino, non sapremmo concludere meglio che volgendo lo sguardo verso Maria per contemplare in lei ciò che la Chiesa è nel suo mistero, nel suo « pellegrinaggio della fede », e quello che sarà nella patria al termine del suo cammino, dove l'attende, nella « gloria della Santissima e indivisibile Trinità », «nella comunione di tutti i santi» 541 colei che la Chiesa venera come la Madre del suo Signore e come sua propria Madre:

« La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell'anima, è l'immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura, così sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino ». 542


In sintesi

973 
Pronunziando il 
« Fiat » dell'annunciazione e dando il suo consenso al mistero dell'incarnazione, Maria già collabora a tutta l'opera che il Figlio suo deve compiere. Ella è Madre dovunque egli è Salvatore e Capo del corpo mistico.

974 
La santissima Vergine Maria, dopo aver terminato il corso della sua vita terrena, fu elevata, corpo e anima, alla gloria del cielo, dove già partecipa alla gloria della risurrezione del suo Figlio, anticipando la risurrezione di tutte le membra del suo corpo.

975 
« Noi crediamo che la santissima Madre di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in cielo il suo ruolo materno verso le membra di Cristo
 ». 543


Allegati

Alleghiamo per coloro che vogliono approfondire totalmente il mistero di Maria nella Storia della fede cattolica, due strumenti:

  • un Power point sui dogmi Mariani
  • Un lungo allegato sui dogmi Mariani in tutti i documenti ufficiali della Chiesa. Questo allegato riporta, in un ordine logico ed ordinato, l'insieme degli insegnamenti del Magistero della Chiesa su Maria lungo l'arco della sua storia con introduzione storiche e note (Denzinger).
    Il valore e l'utilità di questo allegato sta nel riproporre i documenti originali con due trascrizioni: la prima riporta, seguendo le migliori edizioni critiche esistenti, il documento secondo il testo originale; la seconda offre un'accurata e diligente traduzione italiana.
    Così il lettore ha davanti i testi nella lingua originale con la possibilità di verificare la stessa traduzione.


  • Clicca qui per il Power point in video:

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don Rosario Morrone

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