Famiglia Parrocchiale Novembre 2023

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Segreteria Parrocchia Botricello

Introduzione

Lumen Gentium

[La] Costituzione dogmatica Lumen gentium [..] costituisce la "chiave di volta" di tutto il magistero conciliare. Con essa il Vaticano II ha voluto gettar luce sulla realtà della Chiesa: realtà mirabile e complessa, fatta di elementi umani e divini, visibili e invisibili (cfr. n. 8). Grande merito della Lumen Gentium è di averci ricordato con forza che, se si vuol cogliere adeguatamente l'identità della Chiesa, pur senza trascurare gli aspetti istituzionali, occorre partire dal suo mistero. La Chiesa è mistero, perché innestata in Cristo e radicata nella vita trinitaria. Gesù, il Verbo di Dio fatto uomo, è la "luce" che risplende sul volto della Chiesa (cfr. n. 1).

(Giovanni Paolo II, Angelus, 22 ottobre 1995, online)

La costituzione dogmatica Lumen Gentium (latino, "Luce delle Genti[1] è una delle quattro costituzioni del Concilio Vaticano II, insieme alla Sacrosanctum Concilium, alla Gaudium et Spes e alla Dei Verbum.

Tratta della Chiesa, in particolare riguardo all'autocomprensione che essa ha di se stessa, della sua funzione spirituale e della sua organizzazione.

Fu approvata dal Concilio il 19 novembre del 1964 e promulgata da papa Paolo VI il 21 novembre dello stesso anno.


SOMMARIO


1.Storia

Lumen Gentium, edizione originale in inglese (1965)

Il Concilio Vaticano II iniziò a occuparsi della Chiesa nella prima settimana di dicembre 1962; il primo schema che venne analizzato era stato distribuito in aula il 23 novembre, ed aveva come titolo Aeterni Unigeniti Patris ("Del Padre dell'Unigenito")[2]. L'assemblea conciliare si mostrò subito critica nei confronti di tale schema, tanto che gli organismi responsabili si sentirono in dovere di ritirarlo e di approntarne una nuova formulazione.

Tra il dicembre 1962 e il gennaio 1963 circolarono vari schemi di documento, provenienti ciascuno da precisi gruppi di vescovi: tedeschi, romani, cileni e francesi; ad essi va aggiunto un altro schema che circolava nell'ottobre 1962, attribuito al teologo di Lovanio Gérard Philips, Concilium duce Spiritu ("Il Concilio sotto la guida dello Spirito"): la sottocommissione De ecclesia del Concilio, costituita nel febbraio 1963, deliberò di prendere quest'ultimo come base dei suoi lavori. Il 6 marzo seguente la Commissione Dottrinale del Concilio ratificò la decisione della sottocommissione, e lo stesso fecero la Commissione di Coordinamento e il Papa.


Il nuovo testo inviato ai Padri Conciliari
[3], comprendeva quattro capitoli:

I. Il mistero della Chiesa

II. La struttura gerarchica della Chiesa e in particolare l'episcopato

III. Il popolo di Dio e specialmente i laici

IV. La vocazione alla santità nella Chiesa


Già prima d'essere inviata ai Padri tale schema maturò una prima modifica fondamentale: l'unificazione in un unico capitolo, da collocare subito dopo quello sul mistero della chiesa, di quanto riguardava il popolo di Dio nel primo capitolo e nel terzo: in tal modo sarebbe stato più evidente che il popolo di Dio è l'insieme dei pastori e dei laici, ed è al suo interno che si manifestano i diversi carismi e i ministeri; inoltre, essendo la trattazione del popolo di Dio collocata nella parte generale, si sarebbe inteso che quanto si dice della Chiesa in quel capitolo vale per tutti i membri della Chiesa, pastori, laici o religiosi.

Successivamente si avvertì il bisogno di dedicare ai religiosi anche un capitolo a parte, cosicché i capitoli sarebbero già diventati potenzialmente sei. A questi sei altri ne vennero aggiunti in seguito altri due: quello sull'indole escatologica della Chiesa e sulla comunione della Chiesa pellegrina con quella celeste, e quello sulla beata vergine Maria madre di Dio in relazione a Cristo e alla Chiesa. L'inserimento di quest'ultimo capitolo nella Lumen Gentium fu approvato con una piccola maggioranza assembleare: solo 1114 voti contro 1074.

Furono particolarmente tribolate le vicende di quello che diventò il capitolo terzo, quello sui vescovi. Gravi difficoltà incontrarono soprattutto la definizione della sacramentalità del grado episcopale e la collegialità dei vescovi. Alla dottrina del primato e dell'infallibile magistero del romano pontefice, definita dal Concilio Vaticano I, il Vaticano II si riprometteva di aggiungere, a doveroso completamento, la dottrina sui poteri altrettanto universali ed infallibili del collegio dei vescovi. Tale dottrina veniva espressa sinteticamente nella frase centrale del n. 22:

« L'ordine dei vescovi, che succede al collegio degli apostoli nel magistero e nel governo pastorale, nel quale anzi si perpetua ininterrottamente il corpo apostolico, è pure, insieme col suo capo, il romano pontefice e mai senza di esso, soggetto di suprema e piena potestà su tutta la Chiesa; potestà che non può essere esercitata se non col consenso del pontefice. »

Per arrivare a questo testo erano stati necessari dei voti espliciti in assemblea, giacché la minoranza sentiva la dottrina della collegialità episcopale come un attentato al dogma del primato del romano pontefice. Alla domanda "se il corpo o collegio dei vescovi possiede potere pieno e supremo sulla Chiesa universale" un considerevole gruppo di padri (336) aveva risposto negativamente. Di fronte a questa opposizione notevole, il Concilio si trovò nella necessità di introdurre correzioni e precisazioni tali da salvaguardare il primato del papa, ed accettò alla vigilia dell'ultimo voto sulla costituzione anche la Nota explicativa praevia al terzo capitolo, come guida alla sua interpretazione, tesa a tranquillizzare quanti avevano delle riserve sulla natura della dottrina della collegialità dei vescovi.

Il 19 novembre 1964 venne votato lo schema nel suo complesso, ottenendo ben 2134 placet contro soltanto 10 non placet. Due giorni più tardi la costituzione Lumen gentium fu ufficialmente e solennemente approvata e promulgata con grande gioia da Paolo VI, che aveva seguito con trepidazione e con un apporto personale altamente qualificato la lunga e faticosa elaborazione del testo.

2.Articolazione e contenuto dettagliato

L'inizio del documento

« Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15 ), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa. E siccome la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei precedenti Concili, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la propria natura e la propria missione universale. Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinché tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti dai vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo. »
(Lumen Gentium, 1)


Il documento è costituito da otto capitoli, a cui si aggiungono:


2.1 Capitolo I - Il Mistero della Chiesa

Viene illustrato il mistero della Chiesa e della sua relazione con Cristo.

La Chiesa viene vista nella luce di Cristo, il quale è Lumen gentium, cioè "luce dei popoli", "luce tutta l'umanità", e del suo mistero.

La Chiesa è la realizzazione piena del disegno salvifico della Trinità, concepito dal Padre e messo in atto dal Figlio e dallo Spirito santo, come patto conclusivo con l'umanità.

La Chiesa è posta come primizia del Regno di Dio, come Corpo di Cristo, come realtà complessa, teandrica ("divino-umana"), ad un tempo visibile e invisibile.


2.2 Capitolo II - Il Popolo di Dio

Tratta del Popolo di Dio e del rapporto tra la Chiesa e le altre confessioni religiose o gli atei.

La Chiesa è il nuovo Popolo di Dio; essa comprende tutte le categorie dei credenti, dal papa ai vescovi, ai sacerdoti, ai laici. Questo popolo è prefigurato nell'antico Israele, e si realizza con la nuova Alleanza inaugurata da Cristo, che non rinnega l'antica, ma la rinnova e la continua in maniera più universale e più profonda.

Al suo popolo il Figlio di Dio trasmette i suoi uffici messianici: sacerdozio (sacerdozio universale dei fedeli), profezia e regalità, e lo Spirito santo lo assiste con speciali carismi, ministeriali e liberi.

La Chiesa è sacramento universale di salvezza, destinato ad accogliere tutti i popoli della terra, e pertanto possiede una potente e inesauribile vocazione missionaria.


2.3 Capitolo III - Costituzione gerarchica della Chiesa e in particolare dell'episcopato

In quanto Popolo di Dio, la Chiesa riceve le sue strutture essenziali dal suo fondatore. Questi ha affidato agli apostoli e ai loro successori i compiti di guidare la Chiesa.

La Chiesa possiede al vertice due autorità supreme, il sommo pontefice e il collegio episcopale. Il collegio dei vescovi insieme col suo capo, il romano pontefice e mai senza di lui, è pure soggetto di suprema e piena potestà su tutta la Chiesa, sebbene questa potestà non possa essere esercitata se non in accordo con il romano pontefice.

Ai singoli vescovi competono gli uffici di insegnare, santificare e governare le chiese locali, assistiti in questo triplice ufficio dai sacerdoti e dai diaconi.


2.4 Capitolo IV - I Laici

Descrive il ruolo dei laici nella Chiesa e la loro missione.

Pur godendo di una parità sostanziale con gli altri membri del Popolo di Dio per quanto attiene la dignità e la grazia, i laici svolgono però funzioni particolari: in essi il triplice ufficio messianico, che nel caso della gerarchia è rivolto principalmente al corpo ecclesiale, ha di mira il mondo: la sua santificazione, il governo di esso e la di esso elevazione culturale, sia con la testimonianza che con la parola (funzione profetica).

I rapporti dei laici con la gerarchia devono essere ispirati a filiale umiltà, ma anche a franchezza.

Dai laici i pastori possono ricevere utili suggerimenti e conoscenze per giudicare meglio delle cose temporali, in un clima di mutua comprensione, di obbedienza e di rispetto, di carità.


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