Famiglia Parrocchiale Novembre 2023 - pag.2

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Segreteria Parrocchia Botricello


2.5 Capitolo V - Universale vocazione alla santità nella Chiesa

La chiamata universale alla santità

« Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore: "Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste" (Mt 5,48 )[4]. Mandò infatti a tutti lo Spirito Santo, che li muova internamente ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente, con tutte le forze (cfr. Mc 12,30 ), e ad amarsi a vicenda come Cristo ha amato loro (cfr. Gv 13,34; 15,12 ). I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l'aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto. Li ammonisce l'Apostolo che vivano "come si conviene a santi" (Ef 5,3 ), si rivestano "come si conviene a eletti di Dio, santi e prediletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di dolcezza e di pazienza" (Col 3,12 ) e portino i frutti dello Spirito per la loro santificazione (cfr. Gal 5,22 ; Rm 6,22 ). E poiché tutti commettiamo molti sbagli (cfr. Gc 3,2 ), abbiamo continuamente bisogno della misericordia di Dio e dobbiamo ogni giorno pregare: "Rimetti a noi i nostri debiti" (Mt 6,12 )[5]. »
(Lumen Gentium, 40)


Il tema dominante è la chiamata di tutti i cristiani alla santità.

La vocazione alla santità è vocazione del Popolo di Dio nel suo insieme, ma anche di tutti i suoi membri. Il dovere di santificarsi, secondo l'espressa volontà di Dio, è comune a tutti i fedeli, gerarchia, religiosi e laici. La santità è possibile a tutti perché a tutti Dio elargisce lume e grazia.

I coniugati si santificano vivendo la vita matrimoniale alla luce del mistero di Cristo unito alla sua sposa, la Chiesa. I celibi possono tendere alle altezze della castità integrale e della carità eroica. La vita del Corpo Mistico è una tensione continua alla perfezione.


2.6 Capitolo VI - I Religiosi

Nell'ambito dell'universale chiamata alla santità i religiosi scelgono la via dei consigli evangelici (povertà, castità, obbedienza), che essi si obbligano ad osservare con voti; tali voti sono riconosciuti dalla sacra gerarchia in modo che la condizione dei religiosi stessi assuma un carattere di stabilità e di ufficialità.

I religiosi non occupano un grado distinto nella gerarchia, intermedio tra i sacri ministri e i laici, potendo tutti, consacrati e non consacrati, partecipare allo stato religioso costituito.


2.7 Capitolo VII - Indole escatologica della Chiesa Peregrinante e sua unione con la Chiesa Celeste

Tratta del carattere escatologico della Chiesa. Questo capitolo chiarisce i rapporti della Chiesa col Regno di Dio e quelli con la Chiesa celeste.

La Chiesa peregrinante è distinta dal Regno e dalla Chiesa Celeste senza esserne separata. Infatti la Chiesa è il Regno di Dio in via di sviluppo, ma la pienezza del Regno si realizzerà al di là del tempo.

Anche la Chiesa peregrinante e la Chiesa celeste sono distinte ma non separate, come due fasi e due momenti della stessa realtà.

La comunione dei santi è radicata sulla unione vitale tra le due Chiese, che sono una cosa sola in Cristo. La Chiesa terrena continua la vita e la passione di Cristo redentore, la celeste trionfa con Cristo glorioso.


2.8 Capitolo VIII - La Beata Maria Vergine Madre di Dio nel Mistero di Cristo e della Chiesa

Presenta il mistero sublime di Maria, ad un tempo madre e figlia della Chiesa, viene illustrato determinando la sua funzione nella storia della salvezza e definendo il suo posto in seno al nuovo Popolo di Dio.

In primo luogo sottolinea la connessione tra Maria e l'incarnazione del Verbo per la salvezza degli uomini. Poi afferma la conseguente connessione di Maria con la Chiesa, di cui è splendida figura, perché come Maria cooperò con l'onnipotenza divina concependo e generando in modo singolare il Cristo, così la Chiesa coopera con Cristo nel generare i fedeli che formano il suo Corpo Mistico.

Certamente l'opera della redenzione è tutta fondata su Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini, ma la Vergine che ha dato Cristo al mondo e ne ha condiviso le vicende della vita non può rimanerne estranea. Ella ha veramente cooperato con il suo Figlio alla nostra salvezza. Maria è anche modello della Chiesa perché realizza in sé quella perfezione a cui la Chiesa tende nei suoi figli.

Viene infine confermata la legittimità e l'utilità del culto a Maria: certamente esso non può essere della stessa natura dell'adorazione che si deve a Dio solo, ma è culto singolare, superiore a quello dei santi.


3.Caratteristiche e temi fondamentali

La Lumen Gentium non produce nuove definizioni dogmatiche e non ricorre a formule teologiche tecniche e rigorose, ma fa largo uso di un linguaggio semplice di stile biblico; in tal modo riesce a tracciare un quadro sostanzialmente completo e assai affascinante della Chiesa, assegnando ad ogni singola parte l'importanza, il ruolo, il significato che le compete.

Nella nuova immagine della Chiesa delineata dal Concilio Vaticano II acquistano grande rilievo aspetti che l'ecclesiologia post-tridentina aveva disatteso o completamente ignorati, come gli aspetti comunionale, carismatico, culturale, ecumenico: tutti di grande importanza, alcuni carichi di significato per la dimensione divina, altri per la dimensione umana e storica della Chiesa.

« Nella storia della Chiesa il giorno che ha segnato la promulgazione della costituzione Lumen Gentium apparirà in avvenire certamente come inizio di un'era nuova. La costituzione Lumen Gentium costituisce innegabilmente, a mio parere, una svolta nell'ecclesiologia cattolico-romana. Si può dire che siamo passati da una Chiesa-istituzione ad una Chiesa-comunità, da una Chiesa-potenza ad una Chiesa povera e pellegrina. »
(Georges Dejaifve, 1973, 87-88)


Nel seguito[6] lo stesso Dejaifve riassume nei seguenti punti i tratti più originali dell'ecclesiologia del Vaticano II:

  • la distinzione tra Regno di Dio e Chiesa: la Chiesa è soltanto l'inizio, il "germe" e non ancora la piena attuazione del Regno;
  • la comunionalità: c'è parità essenziale tra tutti i membri della Chiesa, in quanto tutti godono tutti delle stesse grazie fondamentali e degli stessi doveri;
  • la sacramentalità, che investe non soltanto alcuni segni particolari ma la chiesa stessa nella sua natura profonda;
  • la cattolicità, intesa come attitudine ad abbracciare il molteplice e a far spazio al diverso;
  • la politicità, ossia attenzione per i problemi socio-politici che interessano l'umanità:


Joseph Ratzinger
dal canto suo delinea i seguenti temi fondamentali della Lumen Gentium[7]:


Gérard Philips
, uno dei maggiori ideatori e promotori della costituzione Lumen gentium, di cui pubblicò un ottimo commento[9], afferma che con il Concilio Vaticano II l'ecclesiologia quanto alla sostanza

« è rimasta identica, ma i modi di espressione non sono più gli stessi. Si è verificata una giravolta, o piuttosto un ritorno al pensiero storico e biblico a spese degli schemi concettuali statici. Il rispetto della verità rivelata non solo non ne soffre, ma anzi risulta accresciuto e la forza salvifica della parola divina è esaltata. Se l'antica chiesa ci mostra un volto nuovo, è precisamente grazie ad una raddoppiata fedeltà alla sua origine e all'asse immutabile della sua evoluzione. » (p. 619)

Philips riassume in sette punti le caratteristiche dell'ecclesiologia del concilio[10]:

  • la comunionalità, cioè l'accento sulla Chiesa-comunità;
  • l'apertura agli altri, cioè l'universalità, la cattolicità;
  • il ritorno alle fonti bibliche e patristiche;
  • il personalismo, sia nella comprensione della Chiesa, non più trattata come una "cosa", sia nell'attenzione per tutti i membri della stessa, anche i più umili;
  • il dinamismo: "la Chiesa non può essere statica: essa non accetta mai di vederci inattivi e ci lancia senza posa su tutte le strade del mondo";
  • la dimensione storica: il mistero della Chiesa è visto nella sua dimensione storica; la fede non poggia su assiomi sapienti ma astratti; è stata la presa di coscienza della dimensione storica della salvezza e quindi della Chiesa ad indurre i padri conciliari a privilegiare il modello del Popolo di Dio sul modello del Corpo mistico[11]
  • La sintesi centrata sul mistero della salvezza operata da Cristo e destinata da Dio a chiunque crederà; centrando tutto su questo mistero, la dottrina rivelata riguardo alla Chiesa prende forma e unità: Trinità, creazione, caduta, incarnazione del Figlio redentore, diffusione del messaggio e raduno del popolo eletto mediante lo Spirito santo, sorgente di grazia e di vita eterna con i mezzi di salvezza che sono i sacramenti, le virtù e la vita secondo i precetti di Cristo, e tutto questo grazie alla virtù del pane eucaristico.


Sebbene la Lumen Gentium rappresenti una pietra miliare della rinnovata ecclesiologia, sarebbe un grave errore ridurre le acquisizioni ecclesiologiche del Vaticano II a questo solo documento: molti aspetti importanti della Chiesa sono stati ripresi e approfonditi in altri documenti, in particolare nell'Ad Gentes, nella Gaudium et Spes, nella Unitatis Redintegratio.


Note

  1. L'espressione è riferita a Cristo: Lumen gentium cum sit Christus, "Essendo Cristo la luce delle genti".
  2. Giovanni Battista Mondin (1986) 141.
  3. L'incipit di tale schema era già nella forma che sarebbe rimasta nella versione definitiva del documento: Lumen gentium cum sit Christus, "Essendo Cristo la luce delle genti".
  4. Cfr. Origene, Commento ai Romani 7,7: PG 14, 1122B. Pseudo Macario, De Oratione, 11: PG 34, 861AB. San Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae II-II, q. 184, a. 3.
  5. Cfr. Sant'Agostino d'Ippona, Retractationes II, 18: PL 32, 637s. Pio XII, Enciclica Mystici Corporis, 29 giugno 1943: AAS 35 (1943), p. 225.
  6. P. 91-93.
  7. http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20000227_ratzinger-lumen-gentium_it.html
  8. Tale formula, non facile da tradurre, ha trovato le spiegazioni più contraddittorie:
    - ad un estremo si sostiene che essa esprime la singolarità della Chiesa Cattolica unita al Papa;
    - all'altro estremo si sostiene che l'espressione equipara la Chiesa Cattolica a tutte le altre Chiese cristiane, cosicché la Chiesa cattolica avrebbe abbandonato la sua pretesa di specificità.
  9. La chiesa e il suo mistero, Milano 1982.
  10. Gérard Philips (1982) 619.625-626.634.
  11. Afferma Philips:
    « Nell'immagine di un popolo in marcia c'è forse più dinamismo, soprattutto se si tratta di una tribù nomade in cerca della sua residenza definitiva, attraverso steppe e deserti, verso la Terra promessa. Anche noi marciamo in questo gruppo, più o meno entusiasti, più o meno affaticati, più o meno colpevoli, ma sempre pieni di speranza, a causa della forza dello Spirito Santo che si manifesta attraverso la nostra impotenza. »
    (La chiesa e il suo mistero, p. 626)
Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica


4.Approfondimento


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don Rosario Morrone

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