Saluti al poliamore in Italia - Parte II

Saluti al poliamore in Italia - Parte II

Davide Riccio

Flash news: sono stato espulso dal gruppo Poliamore e altre non-monogamie etiche, uno dei due più grandi gruppi Facebook in lingua italiana intitolato al poliamore, che conta oltre 2800 utenti iscritti.

L'altro dei grandi gruppi, con oltre 2300 utenti, si chiama Policome - Gruppo di confronto e supporto sul poliamore. Sono stato parte del team di amministrazione di questo gruppo, e uno degli utenti più attivi, dagli inizi fino al 6 febbraio 2017. Il gruppo si caratterizzava per l'adozione di linee guida nonviolente, e per l'intervento attivo degli amministratori nella conversazione per facilitare la comunicazione. In quella data, Denis Bon, un altro degli amministratori del gruppo, ha rimosso non consensualmente me e tutti gli altri amministratori dal team di amministrazione. È rimasto unico in carica, e ha poco dopo nominato una persona a lui gradita. Ha rifiutato di darmi personalmente spiegazioni. In quei giorni ho pubblicato alcuni appunti sulla questione.

In entrambi gruppi, in questo momento, è in atto una censura delle proteste. Le persone che hanno protestato, me compreso, sono state prima insultate, e poi censurate. Diversi post che ponevano dubbi sull'operato dei nuovi amministratori sono stati cancellati.

Non sono nella posizione di spiegare per quali ragioni gli amministratori di questi gruppi hanno deciso di attuare censura e repressione. Le scelte di queste persone, che pure mi danneggiano, possono essere motivate solo da quelle stesse persone, che hanno a disposizione una platea di 2-3000 persone, ottenuta forzosamente, per poter esaltare le loro ragioni senza contraddittorio.

Quello che posso raccontare, invece, è che cosa queste persone vogliano censurare. Lo spiegherò in breve, perché per esaminare l'intero corpo dei fatti evidenti ci saranno altre occasioni. Quali sono le cose che voglio dire, ma che non si possono più dire.

1) C'è in atto un tentativo di controllo sul nome "poliamore"

Le persone coinvolte in questa censura reagiscono e hanno sempre reagito violentemente tutte le volte che si propone questa lettura, che io continuo a riproporre da anni. Alcuni personaggi, tra i quali Luca Boschetto occupa una posizione di prima visibilità, agiscono nelle comunità sviluppate intorno al poliamore con intenzioni varie che posso soltanto supporre che spazino intorno ai privilegi di cui immediatamente godono. Il principale privilegio è quello di poter dichiarare il poliamore come stile di vita eticamente superiore, e quindi usarlo come strumento di redenzione dei propri peccati. Tutto questo mancando di rispetto per chi vive situazioni di maggiore difficoltà nelle proprie relazioni, che in genere viene liquidato come "poco etico". Questo privilegio di porsi come arbitri morali, perché contemporaneamente in controllo della definizione di moralità e nella posizione di giudizio, dà a queste persone anche una grande visibilità, purtroppo.

In che modo beneficino di questa visibilità è un altro discorso, ma mi è stato più volte ribadito che non intendono rinunciarci, e non intendono lasciare spazio ad altre persone che vogliono fare attivismo, se questo significa mettere in discussione la loro visibilità. Purtroppo questo si traduce in uno spazio perennemente ingombrato, in cui soltanto loro e i loro amici hanno la possibilità di realizzare qualcosa in nome del "poliamore". A tutti gli altri rimangono soltanto canali alternativi, che non sono sempre sensibilizzati sul tema della non-monogamia, come gli ambienti BDSM, LGBT e queer, ma per fortuna sono culturalmente ricchi.

Un'unica persona, Boschetto, controlla il sito Poliamore.org, il marchio commerciale "Poliamore Italia", ed è presidente della prima associazione sul poliamore, Associazione Relazioni ETIche non-monogame. I due più grandi gruppi Facebook sul poliamore adesso sono controllati da persone pronte a tutto per difendere la reputazione di questa persona. Stessa persona che, mi risulta, ha chiesto a Denis Bon di eliminare gli altri amministratori dal nostro gruppo e impossessarsene.

Primo oggetto di censura: non si può dire che il nome del "poliamore" è sotto attacco.

2) Un libro internazionale è stato abusato per interessi personali

Franklin Veux e Eve Rickert, due autori nordamericani, conosciuti per i molti contenuti che da anni producono sul tema del poliamore, hanno pubblicato nel 2014 il testo More Than Two: A Practical Guide to Ethical Polyamory. Il libro ha avuto molto interesse internazionale, grazie anche ad una buona campagna di crowdfunding, forse perché dopo The Ethical Slut non ci sono stati molti testi orientati al grande pubblico sul tema. Esattamente come era successo per Slut, c'è stato rapidamente interesse in Italia per produrre un'edizione tradotta di More Than Two.

C'è una persona, coinvolta in ogni dettaglio di questa storia, che si era proposta per la traduzione sia del primo libro che di quest'ultimo. In entrambi i casi (così come per un terzo caso affine, Sex at Dawn), nessun editore ha accettato un traduttore inesperto quale Boschetto. Lo stesso editore italiano, Odoya, ha prodotto un'edizione italiana per ciascuno di questi tre testi, coinvolgendo professionisti per la traduzione italiana. Ma per l'edizione italiana di More Than Two, Boschetto, che si era fatto conoscere aiutando a ospitare in Italia gli autori per la presentazione del libro, ha ricevuto l'offerta per scrivere una prefazione di questo libro. Quale occasione migliore per fare pubblicità al proprio sito sul poliamore, alla propria associazione e sventolare il proprio ruolo nella creazione di tutto questo, con tanto di nome sulla copertina di un libro?

Purtroppo (e per fortuna) gli autori di More Than Two non hanno mai autorizzato questa edizione italiana. La prefazione è stata aggiunta dall'editore Odoya senza aver consultato gli autori, che non hanno nemmeno potuto leggerla in anticipo. La storia è dettagliata in un lungo post della coautrice del libro Eve Rickert (in inglese e in italiano). Risulta che i due autori sono sempre stati sospettosi dell'invadenza di Boschetto; e che dopo che l'edizione è andata in stampa e ha cominciato a essere distribuita Boschetto abbia fatto resistenza nonostante il rifiuto secco degli autori. Maggiori dettagli sono stati esposti in una discussione su Facebook iniziata sotto un post del coautore Franklin Veaux, nella quale viene evidenziata l'insistenza anche al costo di negare l'evidenza, e il rifiuto netto di Boschetto di ritornare sui propri passi e riparare alla situazione.

Ad oggi, esistono tuttora in distribuzione copie del libro italiano, senza l'autorizzazione degli autori, che non percepiscono i diritti per questo prodotto editoriale. È una copia abusiva a tutti gli effetti.

Secondo oggetto di censura: non si può denunciare l'abuso e la mistificazione dei fatti intorno alla pubblicazione di questo libro.

3) Non tutti hanno una buona reputazione

Sembra una banalità: persone che hanno una vita complessa, esposte al pubblico, rischiano di essere giudicate dal pubblico per fatti minori e irrilevanti. Le dinamiche di massa dell'esposizione al pubblico possono glorificare una persona un secondo, e cinque minuti dopo accusarla per ragioni di poco conto. È una ragione di stress che rende parecchio complicata la vita di personaggi celebri e personalità politiche, e che non risparmia gli esponenti più visibili dell'attivismo.

Il mondo del poliamore premia la trasparenza più di quanto succeda in altri contesti, e questo ha delle implicazioni forti. La prima è che la mancanza di trasparenza è vista con molto sospetto (e, in quanto persona che espone poco del proprio privato, sono stato bruciato più volte da questa cosa). La seconda è che, una volta espresse le cose in trasparenza, è molto facile che siano perdonate.

Il già menzionato post di Eve Rickert ha sollevato dei sospetti intorno alla trasparenza di Boschetto. Ha descritto il comportamento di questo come "abusante", ha usato la parola "abusatore" per identificarlo, e ha menzionato come alcune testimonianze corroborassero la sua impressione descrivendo ulteriori comportamenti manipolatori. Boschetto ha respinto la definizione di "abusatore"; ma non ha respinto che esistano queste testimonianze e le ha circostanziate suggerendo che è verosimile che qualche ex partner possa sostenere di aver vissuto abuso durante le relazioni con lui ma, cito le parole che ha pubblicato in risposta, "chi è senza peccato scagli la prima pietra".

Tutto questo non prova che Boschetto sia un abusatore, ma non è necessario provarlo per non fidarsi, soprattutto se si è stati esposti alla manipolazione e si conoscono le testimonianze di altre persone. Dato di fatto: ci sono persone che sono entrate in contatto con Boschetto e mantengono diffidenza. Tra queste, il sottoscritto, come è evidente dall'amarezza delle mie parole.

Ma, forse per retaggi culturali italiani, esiste anche una strenua difesa della reputazione. Ha ancora diffusione l'idea che mantenere una reputazione candida sia l'unico modo per portare avanti un progetto politico. L'assurdità di questo sacro oggetto che chiamiamo reputazione è che, di fronte al sospetto di macchie, sia preferibile ignorarle per proteggere il politico. E pur di ignorarle si preferisce zittire chi in prima persona si lamenta, e chi vorrebbe che se ne parlasse.

La via di uscita a volte è banale: basterebbe dichiarare "sono consapevole di quello che ho fatto, e mi sto prendendo cura del male che posso avere causato, e di quello che dentro di me mi ha portato a comportarmi in questo modo". È banale, ma è estremamente doloroso arrivarci e fare pace con i propri spettri—o almeno, questa è stata la mia esperienza, quando io stesso mi sono esposto in questo modo, e ho ottenuto enorme comprensione da chi mi ha ascoltato.

Terzo oggetto di censura: non è possibile esporre le proprie esperienze di abuso subite da un personaggio in vista, perché sono trattate come attacchi.

"Davide, stai inventando tutto e sei pericoloso!"

È vero, sono pericoloso. Dico cose fastidiose. Se non le dicessi non sarei un attivista. Se mostrare le cose per come le vedo non creasse disagio, mi preoccuperei di stare parlando a vuoto.

Parlare di consenso, privilegio e abuso è garantito che crei disagi. Mi sono dilungato sul punto 3 perché è il più importante: mostra che esiste ancora una cultura che preferisce negare le esperienze di abuso delle persone piuttosto che attaccare oggetti sacri quali la "reputazione".

La reazione quando qualcuno tira fuori i fatti menzionati in questo articolo è sempre di cercare di zittire. Per "ripristinare la serenità", per il "bene della comunità". Ossia per poter difendere il proprio privilegio, grazie al quale possono continuare a sostenere una narrativa delle relazioni non-monogame che li purifichi dai peccati, ignorando qualunque profondità dell'emotività umana.

Hanno prima provato a ridicolizzare e non prendere sul serio, ma hanno visto che le cose erano serie (ad esempio quando gli autori del libro sono intervenuti e hanno mostrato di sapere di cosa stavano parlando). Allora hanno provato a dire che chi parlava era bugiardo, ma sono usciti i fatti (come nei commenti sotto il post di Franklin Veaux). Allora hanno cominciato a censurare i riferimenti fattuali, ma hanno avuto paura di non riuscire a tenere tutto sotto controllo. Quindi tagliano fuori le persone, con espulsioni e ulteriori censure.

I saluti.

Cercare di mettere il proprio nome su qualunque libro di autori stranieri venga pubblicato, mantenere attraverso siti web, canali Facebook, Twitter, marchi registrati, posizionamento su Google, ecc., sono tutte vie che ingombrano spazi e non lasciano modo ad una comunità di crescere organicamente e diventare più robusta. A maggior ragione se le persone coinvolte si rifiutano di rendere conto e piuttosto si adoperano per zittire e invalidare e censurare chi si lamenta. A maggior ragione se c'è il sospetto che queste censure coprano situazioni di abuso endemico e giustifichino una cultura del mancato rispetto della consensualità.

Personalmente mi allontanerò da qualunque cosa che porti il nome "poliamore" in Italia, da qualunque gestione di qualunque risorsa. Perché disgustato, e perché la mia stessa presenza diventa ingombrante. Continuerò a supportare gli attivisti e gli organizzatori che vogliono creare iniziative in rete. Continuerò a restare in contatto con la comunità internazionale. Ma soprattutto cercherò sempre modi nuovi per aumentare la consapevolezza della violenza e dell'abuso, tenendomi a debita distanza dalle strutture troppo organizzate e che attirano personaggi affamati di controllo. Scriverò articoli, e ascolterò le voci delle persone. Lontano dal potere.

Tanti saluti.

Aggiornamento 4 marzo ore 12:50. Ho postato questo articolo sul gruppo Policome e come prevedibile è stato censurato dopo qualche minuto.

Denis, l'amministratore che ha cancellato il mio post, mi scrive che rispetta il mio sentire (un estremo rispetto), ma non lo dimostra in nessun modo e non si pone mai in una posizione di ascolto. Invece dichiara i contenuti di questo articolo "disinformazione", come atteso.

Mi spiega poi meglio che la ragione per cui ha censurato è che anche Veaux e Rickert hanno censurato le repliche. Questo aspetto è fallato per più ragioni:

  1. Veaux e Rickert hanno riconosciuto Boschetto come un abusatore da cui prendere le distanze, dopo che questo non ha voluto rispettare il loro consenso sull'edizione del libro (vedi punto 2 qua sopra, sull'abuso del libro). Hanno dichiarato di voler implementare la politica di No Platform for abusers, ossia non permettere che i propri spazi siano usati per sostenere ulteriore manipolazione.
  2. Ciononostante, Veaux e Rickert hanno permesso che ci fosse una conversazione con le persone coinvolte, e Veaux ha ospitato questa conversazione sulla propria pagina. In quella conversazione Boschetto ha avuto ampio spazio per argomentare, e ha ricevuto molte risposte. A questa conversazione viene negata visibilità sistematicamente, nonostante vengano rivelati dei fatti utili a comprendere le dinamiche. In questa conversazione non mi risulta sia mai stata applicata nessuna censura.

I fatti esposti sono le uniche testimonianze dirette, e gli unici che permettono di comprendere cosa sia successo. Ma a questi fatti si unisce tutto quello di verificabile che ho già esposto in questo articolo. Se si riduce tutto a una questione di "parti opposte" si perde di vista che i pericoli in atto sono 1. controllo sul nome "poliamore"; 2. singoli episodi di abuso come quello del libro; 3. strenua difesa del concetto di attivismo fondato sulla reputazione dei singoli.

È una magra soddisfazione vedere che un articolo che denuncia censura sia censurato nel luogo stesso in cui la censura è in atto. È ovvio, ed è stata ricevuta come provocazione (come dicevo prima: anziché come espressione di problemi continuati). Non chiederò quindi a Denis di ospitare il mio articolo nel gruppo, né di ospitare altri saluti della mia pericolosa persona.

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