Saluti a Policome - Parte I

Saluti a Policome - Parte I

Davide Riccio

[Contesto: rottura del gruppo Policome e polemiche su More Than Two]

Sto raccogliendo più informazioni possibile per poter chiarire l'accaduto e le polemiche che sono state sollevate. Sono state scoperchiate diverse questioni che sobbollivano da tempo e accolgo che se ne parli apertamente. Sto anche parlando con tutte le persone coinvolte per ricavarne qualcosa di convincente, per me stesso innanzitutto.

Sono ovviamente disturbato dallo svolgimento dei fatti, ma l'ho già detto. Un amministratore che rimuove tutti gli altri, fidandosi di un racconto che ha sentito da una parte sola, è il contrario di quello che ho sempre sperato e cercato di costruire per questi spazi.

Vorrei che fosse nota una cosa: non sono mai stato consultato. Lo scrivo in grassetto perché è il tema di cui voglio parlare con questo post, ma ci arrivo con calma.

Sapete che gli amministratori di questo gruppo eravamo io, Jade, Denis, Silvia, Elisa e Matteo. Non tutti gli amministratori erano presenti allo stesso modo nel gruppo, e contribuivamo al progetto in modi diversi.

La mia modalità (e in modo simile quella di Silvia, quando si sentiva di partecipare pubblicamente) era quella di essere parte integrante della comunicazione, in accordo con la mia intepretazione delle linee guida che io e Jade abbiamo steso. L'idea era di fare sempre in modo che chi partecipava alle discussioni più caratterizzanti di questo gruppo, quelle di supporto e confronto emotivo, avesse gli strumenti per esprimersi e comunicare con le altre persone. Si tratta di un gruppo numeroso, e tante persone hanno reazioni emotive molto diverse allo stesso testo. Essere presenti e comunicativi, e prestare orecchio alle sensibilità del gruppo, ha permesso che tanti partecipanti alle discussioni riuscissero a sentirsi ascoltati e toccati. Sono enormemente soddisfatto che questa cosa succedesse davvero, in un gruppo di migliaia di persone.

Non tutto ciò era visibile, perché a volte si traduceva in lunghe discussioni private con le persone che non riuscivano ad entrare in sintonia con le sensibilità presenti nel gruppo, e con lo spirito di comunicazione e accoglienza. Un gran lavoro di sottofondo consisteva proprio nell'avere orecchio per le note che stridevano, e dove possibile rendere disponibili gli strumenti per continuare la comunicazione nel modo più umano e senza giudizio. Gli unici interventi da censori che ci eravamo concessi erano quelli in cui la comunicazione con il gruppo sembrava irrealizzabile, o più semplicemente noi non eravamo in quel momento in grado di aiutare.

Anche perché tutto questo impegno richiedeva molte energie emotive, e di mezzo c'erano le nostre vite quotidiane. Come sapete in molti, la mia vita quotidiana (insieme a quella di Silvia) negli ultimi due anni ha avuto dei carichi emotivi molto pesanti (che comunque mi hanno aiutato a sviluppare sensibilità per una gamma più estesa di vicende umane). L'idea brillante di Jade era che attraverso una chat condivisa degli amministratori potessimo supportarci a vicenda, complice anche il fatto che potevamo comprendere meglio quello che vivevamo.

Non è stato sempre così, e soprattutto non è stato così negli ultimi mesi. Il team di amministrazione ha visto persone entrare e uscire e cambiato varie forme, e nelle ultime configurazioni è mancata rovinosamente la sintonia. Questo ha provocato un calo della motivazione di alcune persone, come Silvia, che già si trovava in difficoltà a esprimersi nella vita pubblica del gruppo. Io mi sono trovato a disagio perché non mi sentivo ascoltato dagli altri admin, e quando questo disagio non poteva essere riconosciuto ho deciso di intraprendere uno "sciopero", un periodo tra novembre e dicembre in cui sono stato assente dalla vita dei gruppi Facebook del poliamore italiani. Sono stato sconfortato perché nemmeno lo sciopero ha sollecitato una discussione sullo stato della comunicazione tra gli admin.

È stato in quel periodo che Jade ha deciso di riprendere attivamente la partecipazione nel gruppo, ha riconosciuto i problemi, e ha proposto una riunione di gruppo che si è svolta su Skype il 19 dicembre. In quella conversazione Denis ha colto l'occasione per risollevare un tema che aveva già proposto il giorno stesso: ha suggerito che fosse opportuno che Jade e io abbandonassimo l'amministrazione del gruppo. La sua preoccupazione era espressa in questi termini: che le questioni legate alla pubblicazione del libro riaprissero dei conflitti tra il nostro gruppo di amministrazione, e le persone associate all'amministrazione dell'altro grande gruppo italiano sul poliamore.

Potrei analizzare per ore la ragione che Denis ci fornì. È uscita in questi termini la mattina quando ce ne ha parlato. È uscita in questi termini nella riunione Skype. È uscita in questi termini in una telefonata durata più ore che io e Denis abbiamo fatto qualche giorno dopo. Il timore che ci è stato espresso era che i conflitti colpissero il gruppo che amministravamo e lo danneggiassero, e che i rapporti con quelle altre persone ne rimanessero compromessi. E che solo attraverso la legittimazione reciproca avremmo potuto salvare il gruppo. Questione di "opportunità politica".

(Ironia su come questi conflitti siano arrivati, in effetti, portati da Denis stesso, conflagrando nel peggiore dei modi)

Quello che Denis non mi ha detto è che credeva che Jade fosse responsabile di qualcosa che considera inaccettabile. Sì, abbiamo tirato fuori la faccenda del libro (ai tempi Denis ha detto che quella faccenda non era il punto per cui voleva che noi lasciassimo l'amministrazione). Ne abbiamo parlato, ma soltanto in termini di "opportunità politica". Toglierci da admin, diceva, sarebbe stata una scelta temporanea, fino a quando le cose si sarebbero nuovamente distese.

Non mi è stato offerto di affrontare il problema strutturale. La sfiducia verso Jade, la sfiducia verso i miei modi di comunicare. Non mi è stata offerta la lettura dei fatti che adesso viene venduta come ufficiale (continuo a essere estremamente critico fin quando non vengono coinvolti gli autori del libro—che spero possano intervenire presto). Non mi è stato offerto di conoscere la "prova" che avrebbe incriminato Jade. Non sono stato reso partecipe di questi fatti, di questi moti. Nessuno mi ha chiesto aiuto per affrontare la questione.

Perché questo mi colpisce? Perché ero nella posizione di poter fare davvero qualcosa. Qualcosa che non fosse devastare un gruppo. Potevo accertare i fatti. Potevo comunicare con le persone coinvolte. Potevo trovare un modo per aprire la discussione al pubblico. Potevo creare nuova comunicazione, invece che il contrario.

Voglio sapere perché. Mi è stato detto che difendo Jade, ma è un'affermazione priva di senso. Chi lo dice presuppone che esista un crimine, ma a me non è mai stato presentato. Qualcuno ha immaginato che io fossi complice di un presunto crimine di cui non ero nemmeno a conoscenza. Dovrebbero suonare tutti i campanelli di allarme e suggerire che c'è qualcosa che non va in questa lettura. Voglio delle spiegazioni molto convincenti.

Oppure voglio che si ammetta che questa situazione è stata gestita malissimo. Che si è agito in fretta, spinti da qualche pressione, che pure questa vorrei fosse spiegata chiaramente.

[Fine di questo episodio. Alla prossima puntata!]

Ho pubblicato la seconda parte di questo articolo qui.


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