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The Lego Movie Recensione

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Emmet Brickowski � un cittadino felice di una ridente metropoli fatta di Lego di cui rispetta tutte le regole: segue la musica trasmessa dalla tv, � gentile con gli altri e si reca diligentemente al lavoro (costruire palazzi) esattamente come gli viene detto di fare dalle "istruzioni". Proprio al cantiere un giorno incontra una ragazza e per errore casca in una voragine nella quale entra in contatto con un pezzo speciale, oggetto del desiderio di una setta di ribelli di cui Emmet non conosceva l'esistenza. La sua vita viene cos� trasformata in quella di un avventuriero e, nonostante non ne abbia le qualit�, l'aver ritrovato il pezzo speciale lo rende "il prescelto". Scopre cos� che il sindaco della sua citt� � in realt� un dittatore di diversi mondi (fantasy, west, spazio ecc. ecc.) dotato di un piano per cambiare l'universo come lo conoscono. Dovrebbe essere il simbolo della mancanza di idee ad Hollywood un film sui Lego, in realt� � l'esatto contrario: un tripudio di trovate come non ne vediamo di frequente, portate avanti con una comicit� molto intelligente che non usa solo la voce ma anche il "corpo" dei personaggi.




E' tutto giocato su un doppio livello The Lego movie, pensato con finalit� commerciali, veicolo per la casa di giocattoli e ulteriore lancio della loro linea di mattoncini (se ne vedono quasi tutte le diverse tipologie di "set") ma anche opera tra le pi� interessanti e autoriali della Hollywood mainstream, affidata alla coppia che negli ultimi anni ha ridefinito la comicit� di grosso incasso. Nella storia infatti ogni evento e personaggio ha un doppio significato comprensibile solo alla fine, ma anche dal punto di vista realizzativo sembra di intuire che le finalit� fossero duplici. Phil Lord e Christopher Miller, come gi� in Piovono polpette, girano un film sul valore del caos, enfatizzando ancora di pi� la componente anarchica del loro pensiero grazie a un protagonista che vive una vita spensierata, senza accorgersi di essere in realt� disperato e distratto dai media di un regime autocratico capace di tarpare ogni gioia attraverso le "regole". L'elogio della devianza sociale e la conseguente condanna di tutto quanto sia un prodotto industriale per l'intrattenimento (comicamente effettuato in un film che rientra a pieno in questa categoria) vive per� solo per met� film.




Nella seconda parte infatti The Lego movie pare quasi contraddirsi per come cambia, svelando una seconda natura (si cambia mondo e si scopre l'esistenza di un'altra realt�) decisamente pi� a favore delle "istruzioni". Alla stessa maniera anche la realizzazione � doppia. L'animazione stop motion realizzata con veri pupazzi Lego in veri ambienti costruiti solo con mattoncini, � infatti il 50% dell'opera, poich� in moltissimi punti (a partire dalle espressioni facciali) � in digitale che si � lavorato per animare. La fusione � perfetta perch� unendo le due tecniche Lord e Miller ottengono un'esplosione di tutte le possibilit� connaturate all'animazione di veri pupazzi (e nei primi piani si nota il loro essere di plastica reale) che indirizzano sempre verso una comicit� originale. Il risultato � che dopo una prima mezz'ora letteralmente folgorante, capace di unire le gag potentissime a una maniera molto sottile di raccontare la vita vuota di una persona come molte, apparentemente integrata nella societ� ma in realt� svuotata di umanit� da essa, il film lentamente si spegne.




Da opera che sembra prendere le mosse da quel film geniale (sempre in stop motion) che era Panico al villaggio, per superarlo attraverso il coraggio di contraddire molti assunti del cinema per l'infanzia (dal melenso "sii te stesso" all'esigenza di "conformarsi alle regole"), il film di Lord e Miller diventa una parabola pi� canonica che scioglie ogni contraddizione di fronte a una generale armonia dei buoni sentimenti. Inoltre, pur non rinunciando alle sue fortissime gag (non solo ben distribuite fino alla fine ma anche il vero grande punto di forza del film), l'intreccio di The Lego movie non ha il fiato per arrivare finio alla fine, non riesce a mantenersi sempre appassionante e quindi a tenere sempre il ritmo migliore. Nonostante un buon colpo di scena anche la chiusa sembra portata eccessivamente per le lunghe, come se gli autori non volessero mai mollare il film. Disponibile su Google PlayTitolo originale: The Lego Movie Emmet, anonimo omino Lego ("minifig"), è un tranquillo operaio nella società organizzata da Lord Business.




Come tutti, è ignaro che Business sta tramando l'ordine definitivo con una temibile arma: la colla, che bloccherebbe il caos della combinazione sfrenata dei pezzi Lego. Una coincidenza porta la ribelle Wyldstyle a ritenere che Emmet sia il "prescelto" per fermare la minaccia di Business: incredulo, il nostro eroe si unisce a lei e a una compagnia variegata che comprende anche la versione Lego di Batman. Le costruzioni Lego, inaugurate dal danese Ole Kirk Christiansen nel lontano 1949, si sono difese e sono state difese dai terremoti nell'intrattenimento dei più giovani, sopravvivendo a un mondo che cambia. La Lego si è difesa attivamente concedendo la licenza dei suoi inimitabili mattoncini a videogiochi di grandissimo successo, nonché legando proprie linee di confezioni a licenze cinematografiche. E' stata però anche difesa spontaneamente da clienti affezionati, giovani e meno giovani, che hanno usato le mitiche minifig per i cosiddetti "brickfilm" amatoriali in stop-motion, in giro per la rete.




Insomma, la Lego ormai più che un marchio è un moderno mezzo di espressione creativa alla portata di tutti, e il film degli autori di Piovono Polpette, Phil Lord & Chris Miller, ha proprio l'intenzione di celebrarne questo aspetto a 360°: dai videogiochi e dalle licenze pesca l'uso postmoderno della Lego per rileggere con humor i miti, mentre dai brickfilm attinge l'estetica dei movimenti a scatti e delle gag lunari. La missione è compiuta, anche se non ci sentiamo di condividere gli sperticati entusiasmi d'oltreoceano. La dimensione comica infatti funziona in alcune gag slapstick ma meno sul piano dei dialoghi, dove urla, smorfie, recitazione isterica e ritmo esasperato rendono faticosa la progressione narrativa. Sicuramente è più apprezzabile il commosso e sincero messaggio che regge la vicenda, ma bisogna anche ammettere che quindici anni fa il secondo Toy Story della Pixar aveva trasmesso gli stessi concetti in modo più sottile. Sul piano dell'immagine, The Lego Movie invece è totalmente inattaccabile, rappresentando uno degli usi più raffinati della CGI e del 3D mai portati sul grande schermo.

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