“Vi do la mia pace” (Giov. 14:27)

“Vi do la mia pace” (Giov. 14:27)

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Mark Sanderson

Cosa intendeva dire Gesù quando in Giovanni 14:27 disse: “Vi do la mia pace”? Di che tipo di pace stava parlando Gesù con i suoi discepoli? Sentite che bellissima definizione dà la Torre di Guardia del 15 ottobre 2009, a pagina 9, nello spiegare quest’espressione: “La pace che Cristo lascia ai suoi discepoli è la calma interiore che essi provano quando sanno di essere amati e approvati da Geova Dio e dal suo diletto Figlio”. Avete notato questa definizione? “La calma interiore che essi provano quando sanno di essere amati e approvati da Geova Dio e dal suo diletto Figlio”. Che belle parole! E pensate a che splendido dono è questa pace che Gesù decide di dare a tutti quelli che sono i suoi veri discepoli! Ma forse potremmo accorgerci che stiamo perdendo questa pace interiore. In questo caso cosa possiamo fare per riottenerla e per non perderla di nuovo? Sono domande molto importanti e per questo stamattina vogliamo parlare di 3 cose che potrebbero farci perdere questo regalo meraviglioso che ci fa Gesù, la pace interiore. Ecco la prima: dubitare che Geova ci ami veramente, che ci approvi. Quando passiamo periodi di scoraggiamento o forse momenti in cui siamo particolarmente ansiosi potremmo cominciare a pensare che nessuno ci ami veramente, che nessuno ci apprezzi. E rischiamo di pensarlo anche di Geova. Potremmo dire: “Beh, credo che non mi ami più neanche Geova”. Questo è esattamente quello che Satana il Diavolo vuole che pensiamo, perché, se ci convinciamo del fatto che Geova non ci ama e che non ci approva, beh allora finiremo per arrenderci, smetteremo di correre la nostra corsa per la vita. Come possiamo combattere questo pensiero negativo? Dobbiamo convincerci del fatto che Geova ci ama veramente, ci apprezza. Dobbiamo avere la certezza di essere preziosi ai suoi occhi. Facciamo un ragionamento molto semplice che può incoraggiarci al riguardo. Prendiamo la Bibbia in 1 Cronache capitolo 28. Leggeremo il versetto 9. 1 Cronache 28:9. Leggiamo dalla metà del versetto. Qui dice: “Geova scruta tutti i cuori e discerne ogni inclinazione dei pensieri”. Pensateci un attimo. Se Geova scruta tutti i cuori che sono su questo pianeta, riuscite a immaginare quante cose orribili vede? Ma cosa succede quando Geova scruta un cuore come il vostro, quando vede un cuore che lo ama, quando vede un cuore che lo teme? Provate a pensare alla felicità che prova Geova quando vede un cuore come il vostro. Ma qualcuno potrebbe comunque dire tra sé e sé: “Io non sono importante, non faccio niente di straordinario. Perché Geova dovrebbe notarmi?” C’è un altro pensiero semplice ma molto incoraggiante. Lo troviamo in Malachia al capitolo 3, leggeremo il versetto 16. Notate cosa viene detto qui: “Allora quelli che avevano timore di Geova parlarono tra loro, gli uni con gli altri, e Geova prestava attenzione e ascoltava. E fu scritto davanti a lui un libro di memorie per quelli che avevano timore di Geova e per quelli che meditavano sul suo nome”. Pensate a quello che abbiamo letto nel versetto. Vi sembra che quelli che Geova aveva notato stessero facendo qualcosa di straordinario, di incredibile, di eclatante? Il versetto dice semplicemente: “Quelli che avevano timore di Geova parlarono tra loro”. E non è forse quello che facciamo sempre anche noi? Magari lo facciamo su Zoom, ma il fatto è che parliamo in continuazione tra di noi del nostro amore per Geova. Quindi Geova presta attenzione, e poi cosa fa? Il versetto continua dicendo che scrive i nomi di ‘quelli che hanno timore di lui’ e di ‘quelli che meditano sul suo nome’. Scrive i loro nomi in un “libro di memorie”, che sarebbe il “libro della vita”. È proprio bello pensare che Geova si prende il tempo di notare quello che facciamo! Quindi qual è il punto? Fratelli, non dovete fare niente di straordinario o di eclatante. Se temete Geova, se lo amate, lui vi ama. Geova vi considera preziosi. Quindi accettatelo, accettate l’amore di Geova, non rifiutatelo. Non pensate a tutti i motivi per cui Geova potrebbe non amarvi. Accettate il suo amore. E quando questi pensieri negativi affollano la vostra mente ‏e iniziate a dubitare del vostro valore, cominciate a pensare: “Non sono degno, non sono prezioso agli occhi di Geova”, seguite il consiglio che si trova qui in Filippesi al capitolo 4. È un versetto noto, ma dobbiamo leggerlo e rileggerlo, è l’antidoto contro questi pensieri. Filippesi 4:6, dice: “Non siate in ansia per nessuna cosa, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio con preghiere e suppliche accompagnate da ringraziamenti”. Cosa impariamo da questo versetto? Vedete, fratelli, durante questo periodo con la pandemia stiamo affrontando talmente tante prove e difficoltà che potremmo sentirci sempre più ansiosi. Dobbiamo esprimere a Geova tutto quello che proviamo. Quindi non basta dire a Geova: “Sono preoccupato, mi sento ansioso”. Dobbiamo prenderci tutto il tempo per pregare Geova, per esprimergli come ci sentiamo. Diciamogli tutto quello che ci preoccupa, le nostre paure, i nostri timori. Però avete notato? Il versetto 6 dice anche “accompagnate da ringraziamenti”. Dobbiamo prenderci il tempo di ringraziare Geova per tutto quello che fa per noi. Vedete, se in preghiera iniziamo a ringraziare Geova per tutte le belle cose che abbiamo, ci metteremo un bel po’, perché di motivi per ringraziarlo ne abbiamo tanti, abbiamo molte cose per cui essere grati a Geova. E cosa succede nel momento in cui facciamo tutto questo? Il versetto 7 dice che proveremo “la pace di Dio”, quella pace interiore che calmerà la nostra ansia. Qual è la seconda cosa che può privarci della nostra pace interiore? È quella di paragonare sé stessi ad altri. Questo potrebbe essere un altro modo in cui mettiamo in dubbio l’amore che Geova ha nei nostri confronti. È come se dicessimo: “Penso che Geova ami quel fratello più di quanto ami me. Vedo che quel fratello o quella sorella hanno incarichi che io non ho. Questo significa che forse Geova non mi ama come ama loro”. Di certo questo tipo di paragone ci può fare solo del male. Forse siamo cresciuti in un ambiente dove venivamo sempre paragonati ad altri. Magari i nostri genitori dicevano cose tipo: “Perché non sei come tuo fratello?” o “Perché non sei come il figlio di quell’anziano?” Beh, se siamo cresciuti ascoltando sempre frasi del genere, forse adesso abbiamo la tendenza a paragonarci ad altri. Ma non dimentichiamo il principio che troviamo in Galati 6:4. Qui si dice che dobbiamo ‘esaminare il nostro operato, e allora troveremo motivo di soddisfazione in noi stessi, e non nel paragonarci con qualcun altro’. Cosa impariamo? Poniamoci delle mete personali, senza pensare a quelle degli altri. E proviamo gioia e soddisfazione nel raggiungere quegli obiettivi. Vogliamo concentrarci su quello che Geova ha dato a noi e poi usare quello che ci ha dato per rafforzare, incoraggiare ed edificare gli altri. Se facciamo questo, smetteremo di paragonarci agli altri e riusciremo a provare gioia per quello che noi abbiamo e per quello che noi possiamo dare a Geova e ai nostri fratelli e sorelle. E grazie a questo proveremo pace interiore. Ecco un ultimo aspetto: riempire la mente con informazioni negative. È vero che, come disse Gesù, dobbiamo vigilare, ma oggi i media ci bombardano con informazioni che trasmettono tristezza, rabbia, odio e che tendono a dividere. Se ci esponiamo troppo a queste notizie, potremmo indebolirci. E potremmo cominciare a sentire che stiamo perdendo la pace interiore a causa di tutte queste informazioni negative. Cosa vogliamo fare in questo caso? Dobbiamo porci un limite, dobbiamo stare attenti a quanto tempo dedichiamo a queste notizie. Piuttosto, dobbiamo riempire la nostra mente con pensieri positivi e incoraggianti. Nel Salmo 94 Geova fa una promessa, ve la ricordate? Salmo 94:19. Concludiamo con questo pensiero. “Quando ero sopraffatto da inquietanti pensieri, tu mi consolavi e mi coccolavi”.

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