VPT ed elezione a sorte

VPT ed elezione a sorte

Un caso di studio.

Roberto Soccoli

Recentemente ho discusso più volte di elezione a sorte e mi sono stati presentati alcuni studi che ne parlano come un rimedio alle oligarchie generate da un uso distorto dei partiti politici.

Ho scritto che le recenti leggi elettorali hanno tutte la caratteristica di poter assicurare dei posti alle dirigenze dei partiti e della necessità di ridare il controllo ai cittadini, ora aggiungo qualche altra considerazione.

Nelle elezioni è divenuta normale una disaffezione dei cittadini che spesso non votano oppure votano solo per protesta rendendo il voto meno significativo.

Con il voto attuale si parla di percentuale dei votanti ma se calcoliamo la percentuale sugli elettori i numeri sono molto inferiori.

Aggiungo che non si parla mai di voti validi al posto di votanti e quindi la percentuale è pure inferiore a causa dell'alto numero di schede bianche o nulle.

Qualcuno asserisce che non si può governare con una forza inferiore a 1/4 degli elettori ma è già successo.

Una soluzione interessante, che esamineremo di seguito, è di eleggere con il voto in proporzione ai voti validi e completare i posti vacanti con l'elezione a sorte.

La rielezione a sorte deve essere esclusa.

Ovviamente si può fare ma è necessario analizzare il problema per trovare le lacune e risolverle.

Ad un primo esame ho trovato due difficoltà che ho risolto come descritto in seguito.

  1. La ripartizione dei posti tra i due metodi elettivi.
    Nella ripartizione serve un arrotondamento al posto della normale troncatura di solito rappresentata da una soglia.
    Dapprima ho pensato di calcolare con Droop il valore di soglia, utilizzando gli elettori al posto dei voti validi, ma non si riesce a mantenere la proporzionalità con l'elezione a sorte.
    È necessario scorporare prima i posti da assegnare a sorte in proporzione ai voti validi e va fatto con l' arrotondamento matematico.
    Per esempio se gli elettori sono 46604897 ed i voti validi sono 32907295, il 70,61%, su 630 seggi abbiamo 445 posti da eleggere con il voto e 185 posti da eleggere a sorte.
    Nel caso dei collegi plurinominali piccoli il calcolo si fa separatamente per ogni collegio.
  2. Il bacino da cui trarre gli eletti a sorte.
    Ci sono alcune considerazioni sui candidati:
    - sono volontari quindi devono candidarsi;
    - devono almeno presentarsi, che in pratica è come fare campagna elettorale;
    - devono ottenere la fiducia di un numero sufficiente di elettori.
    Evidentemente le candidature sono simili a quelle del voto che conosciamo.

Le soluzioni

Ripresento anche in questo caso quanto scritto per le primarie o meglio le selezioni.

Per raccogliere le "firme", che rappresentano voti di fiducia degli elettori, possiamo inserire nella legge elettorale un meccanismo di selezione utilizzando il voto negativo via web con autenticazione SPID.

Per voto negativo si intende un voto singolo, che può essere positivo o negativo, disponibile per ogni elettore.

Le selezioni devono durare tutta la campagna elettorale meno il tempo necessario per stampare le schede.

Ogni candidato sarà eleggibile se otterrà alle selezioni un numero di voti sufficiente valido per entrambi i metodi di voto ma sulle schede elettorali si metteranno un numero fisso di candidati in base ai maggiori voti.

Nei collegi plurinominali piccoli, da circa 4 posti, propongo di inserire i 20 candidati dai maggiori voti posizionandoli casualmente sulla scheda elettorale.

Alle votazioni si elegge la quota di candidati in proporzione ai voti validi ed i restanti posti saranno ricoperti a sorte tra i non eletti.

Ho cominciato a modificare VPT per introdurre questa possibilità e proseguire con delle prove pratiche.

Le selezioni per collegio e l'elezione a sorte sono applicabili anche ai candidati senatori.


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