VACCINI. IL CTS MENTIVA SAPENDO DI MENTIRE

VACCINI. IL CTS MENTIVA SAPENDO DI MENTIRE

Fabio Amendolara, La Verità, 8 maggio 2024

Nelle interviste Abrignani escludeva reazioni fatali. Però con i PM ha ammesso: «Se il virus circola poco, è più pericolosa l'inoculazione dell'infezione»


Il 7 maggio 2021 il Comitato tecnico scientifico, il trust di cervelli che avrebbe dovuto salvare l'Italia durante la pandemia di coronavirus, si confrontava ancora sulle fasce d'età da sottoporre al vaccino AstraZeneca. Un mese prima della morte di Camilla Canepa, la diciottenne di Sestri Levante stroncata dalla Vitt (trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino) il lo giugno 2021, proprio dopo l'assunzione del vaccino AstraZeneca, Franco Locatelli e Silvio Brusaferro erano lì a snocciolare le percentuali. «Il 36% l'ha ricevuto (il vaccino AstraZeneca, ndr) sotto i 60 anni», ricorda Locatelli. «Il 62% sopra i 60». Poi, riferendosi a quel 36%, ricorda: «L'hanno ricevuto come personale scolastico, forze dell'ordine e via discorrendo prima della raccomandazione per un uso preferenziale sopra i 60 anni». Il discorso, però, finisce subito sul rapporto tra rischi e benefici e sugli effetti avversi legati al vaccino del tipo non mRna, ormai più che riscontrati. Cinzia Caporale, per esempio, fa presente che «le persone non sono così, come dire, sprovvedute come delle volte si pensa nei consessi di esperti [...]. E più rinneghiamo cioè neghiamo l'informazione e più ci saranno sospetti che l'informazione vera cioè Nelle interviste, Abrignani escludeva reazioni fatali. Però con i pm ha ammesso: «Se il virus circola poco, è più pericolosa l'inoculazione dell'infezione» che il dato disaggregato dei vaccini sia come dire non comunicabile...». E arriva al punto: «Quindi io penso che su AstraZeneca ci siamo concentrati probabilmente eccessivamente sul dato della sicurezza che invece forse andrebbe ridimensionato anche con una discussione pubblica anche come atteggiamento della politica eccetera, però insomma non si può negare che sull'efficacia ci sia una differenza e questi dati per quanto preliminari e per quanto come dire illustrati qui nel segreto assoluto del nostro del nostro consesso però insomma è un fatto e c'è una lesione dei diritti delle persone più avanti con gli anni se, diciamo, questi vaccini hanno oggettivamente una efficacia diversa... Cioè io capisco la necessità di utilizzare tutti i vaccini che si hanno li abbiamo comprati, però attenzione perché alla fine le persone, poi cioè la stampa è libera i commenti ci sono altri studiosi fanno anche loro analisi sui dati, quindi non è che possiamo restare come dire ancorati a un disegno ideale che ci figuriamo se poi il dato contrasta con questo». Parole che forniscono una fotografia nitida dell'atteggiamento ideologico che si respirava nel Cts, che pure presentava delle voci fuori dal coro. All'esterno, però, tutti i componenti si muovevano al passo di una falange macedone. Proprio in concomitanza con la morte di Camilla, il Cts analizza i risultati di uno studio dell'Agenzia europea per i medicinali, che evidenziava come «il numero dei casi di trombosi nella fascia di età 2049 anni era pari a 1,93» ogni 100.000 vaccinati, cioè quasi il doppio rispetto all'intera popolazione. Un'informazione importante che non è entrata nel verbale del Cts. Il più cauto su AstraZeneca sembra Sergio Abrignani, che in un passaggio dei verbali precisa, parlando del vaccino anglosvedese e di Johnson&Johnson: «Tutti e due adenovirus, tutti e due inducono lo stesso tipo di problematica di trombosi trombocitopenica». Mentre successivamente aggiunge che sarebbe preferibile attendere l'arrivo dei vaccini a mRna per evitare «anche un solo morto per una cosa che può essere ritardata di dieci giorni...». E passa ad analizzare i «casi reali» che «sembrerebbero esserci in Germania o in Norvegia, che stanno aumentando» e che «si riferiscono a eventi registrati in trombosi associata alla vaccinazione non a morti». Qui, secondo Abrignani, «hanno imparato a curarle perché gli fai il didimero subito se c'è trombocitopenia gli dai immunoglobuline e cortisone e probabilmente le morti scenderanno tantissimo». Abrignani si dice anche «in tremenda difficoltà». Come un Giano Bifronte, però, proprio Abrignani ripeteva un mantra diverso nelle interviste: «I vaccini sono sicuri e proteggono dalla morte da Covid. La domanda non è quando riapriremo tutto, ma quando ci vaccineremo tutti». In Italia, dopo tre decessi di fila, era stata appena sospesa la somministrazione di un lotto di AstraZeneca. E Abrignani se ne uscì con queste parole: «Se il vaccino in sé provocasse reazioni avverse fatali, i decessi registrati dovrebbero essere centinaia, se non migliaia. Penso quindi che non ci sia nessuna relazione causale fra vaccinazione e le morti di cui discutiamo. La valutazione del rischio e dei benefici dei vaccini anti Covid è enormemente in favore di questi ultimi. È giusto quindi sospendere il lotto incriminato, ma non dobbiamo temere che i vaccini non siano sicuri». In Procura, invece, proprio Abrignani aveva risposto così: «In un contesto epidemiologico da circolazione virale bassa, che era quella che c'era a fine maggio [...] c'è più rischio che beneficio». Quando Camilla è stata vaccinata, ovvero il 25 maggio 2021, insomma, il pericolo di morire di coronavirus era meno serio rispetto alla possibilità di una trombosi. In una intervista, invece, il ricercatore fa il fenomeno: «Vogliamo evitare una o due trombosi sicure. Se siamo sfortunati ce ne troviamo tre, ce lo dice ancora la statistica». Solo poche settimane dopo, all'ennesima riunione, Giorgio Palli se ne esce con questa affermazione: «Per un principio etico diciamo di massima precauzione non possiamo permetterci il rischio neanche di una morte». In Procura fa addirittura lo spadaccino: «Come virologo conoscevo bene il meccanismo di azione che gli adenovirus portavano...». Ai magistrati ricorda anche di aver sottoposto ai colleghi degli studi. Nelle interviste, invece, sentenzia: «L'evidenza scientifica di un nesso causa-effetto al momento non c'è». Alla fine della lettura di tutti i verbali del Cts, però, non si riesce a comprendere come si sia arrivati ad autorizzare la vaccinazione con AstraZeneca agli under 60 (bambini compresi). Solo dopo il 12 maggio 2022, spiegherà ai magistrati Locatelli, «sono intervenuti fattori che hanno portato a rafforzare l'uso preferenziale in soggetti anziani in cui il rapporto benefici/rischi è più elevato e il rischio di trombosi più basso. Punto». Alla riunione del 9 giugno 2021, invece, si deve ancora decidere se cambiare vaccino a coloro che, avendo meno di 60 anni, come prima dose hanno fatto AstraZeneca. Locatelli avverte tutti dell'importanza di quanto stavano deliberando ma instrada la decisione. «Allora io direi che ci accordiamo in questi termini è un parere straordinariamente delicato da scrivere». L'avvocato Sergio Fiorentino, consapevole del peso del verbale che avrebbe dovuto stilare, precisa: «Io comincio a preparare un primo draft, cortesemente lo riguardate tutti e scusate, non mi avete mai sentito usare questi termini, ma stavolta li uso, pretendo o un assenso o proposte di correzione. Non mi va bene il silenzio assenso in questo caso specifico». E ricapitolando, ricorda che il primo tra i punti salienti sarà «che il rapporto benefici rischi del vaccino di Astrazeneca sono in rapporto allo scenario epidemiologico». A questo punto risulta certo che sui rischi di AstraZeneca il Cts sapeva di mentire. Ma le omissioni non erano solo pubbliche. È ancora Fiorentino a parlare: «Colgo l'occasione per rappresentarvi che ieri per esempio il Tar del Lazio ci ha ordinato di depositare due verbali rispetto a un ricorso del Codacons [...]. Non c'entrano niente con quel ricorso che parla di ristoranti ma comunque insomma se noi mettiamo queste informazioni nel verbale prima o poi verranno fuori quindi ometterei tutta questa parte di dibattito». Al Cts la trasparenza non era proprio di casa.


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