Quanto uranio c'è nel mondo?

Quanto uranio c'è nel mondo?

Avvocato Atomico
Uranio minerale appena estratto

Post originale su FB: https://www.facebook.com/AvvocatoAtomico/posts/114614576871408

Se tutto il mondo dovesse iniziare a sfruttare l'energia nucleare, ci sarebbero abbastanza riserve di combustibile?

Chi fa queste domande solitamente prende per buono un dato largamente circolante secondo cui la durata delle attuali riserve di Uranio potrebbe essere di massimo 100-130 anni (20-30 sfruttando tutte le miniere conosciute e altri 80-100 estraendo Uranio dai fosfati), e questo solo conteggiando i consumi odierni. Viene quindi giustamente da chiedersi se quintuplicando o decuplicando i consumi non esauriremmo il combustibile molto in fretta.

La risposta è ovviamente NO, e il dato è largamente misinterpretato. Vediamo il perché:

Negli anni '70 si iniziò a parlare per la prima volta di un possibile esaurimento delle risorse petrolifere: il prezzo del greggio schizzò alle stelle (chiunque abbia la più basilare infarinatura di economia sa che la scarsità di un bene determina l'esplosione del suo prezzo) e si trainò dietro i prezzi dell'energia elettrica e dei carburanti. Proprio in quella fase diversi stati ritennero prudente diversificare le loro fonti energetiche, da cui lo sviluppo ad esempio del programma nucleare francese.

Il petrolio però non è esaurito negli anni '70, perché?

Perché l'aumento del prezzo rese economicamente conveniente andare a cercare il petrolio in aree del pianeta dove prima non si era mai cercato, e utilizzare tecniche estrattive che prima non si utilizzavano, in quanto troppo costose - è chiaro a tutti che se il procedimento di estrazione costa 50 dollari al barile, quello che estrai lo devi vendere perlomeno a 51.

Una situazione simile si è ripetuta nel 2013-2014: tutti ci ricordiamo il caro-benzina del 2013 (si era arrivati sopra i 2 euro al litro per la verde, 1.86 per il Diesel). Col prezzo del greggio così alto, molti stati (soprattutto gli USA) avevano iniziato a sperimentare il metodo del fracking, che consiste nell'iniettare nel giacimento aria (o altro fluido) ad alta pressione per spaccare le rocce e favorire la fuoriuscita del greggio, sfruttando molto meglio i giacimenti. Il problema è che il fracking è un procedimento costoso, quindi conviene farlo solo quando il prezzo del petrolio è sufficientemente alto.

Nel 2014 i paesi produttori di petrolio si misero d'accordo per abbassare sensibilmente il prezzo del greggio, per scoraggiare l'utilizzo del fracking da parte degli USA (che sono ovviamente un paese importatore di primo piano) - tra gli effetti collaterali questo causò una crisi economica notevole nei paesi produttori di gas, come la Russia (il rublo perse due terzi del suo valore in un anno), perché ovviamente la caduta del prezzo del petrolio lo rese più competitivo rispetto al gas.

Oggi la crisi del CoVid ha portato il prezzo del petrolio ad un nuovo minimo storico, per via del calo della domanda: questo fa sì che molti pozzi stiano venendo chiusi nonostante i giacimenti siano ancora sfruttabili, il che potrebbe provocare una crisi energetica legata alla scarsa disponibilità di greggio. Ma questo dipenderà unicamente dal prezzo troppo basso, non dalla carenza di risorse.

Il discorso per l'Uranio è molto simile. Al momento il prezzo dell'Uranio è inferiore a 60 dollari al Kg, ovvero bassissimo, considerato che la resa energetica dell'Uranio è ventimila volte più alta di quella dei combustibili fossili. Inoltre di Uranio se ne consuma poco: nel mondo al momento sono in funzione 442 reattori, e tutti assieme non arrivano a consumare 60.000 tonnellate annue (per confronto: ogni anno si consumano circa dodici miliardi di tonnellate di combustibili fossili).

Questo fa sì che ad oggi la ricerca di nuovi giacimenti sia del tutto ferma e che anzi alcune miniere ancora potenzialmente sfruttabili siano state chiuse, semplicemente perché l'estrazione è diventata anti-economica.

D'altronde se l'orizzonte temporale, coi consumi attuali, è di 130 anni, non c'è alcuna fretta di cercarne altro: nessuna azienda - e non mi riferisco solo al settore minerario o energetico - fa i suoi investimenti su tempi più lunghi di qualche decennio.

Ma se nel giro di qualche anno ci fosse una forte conversione energetica verso il nucleare che spingesse in su il prezzo del combustibile allora sicuramente riprenderebbero le prospezioni e le ricerche, e, come è successo per il petrolio, si troverebbero sicuramente nuove risorse, o si inizierebbero a sfruttare nuove tecniche.

Tra le nuove tecniche già note vi è ad esempio l’estrazione di Uranio dagli oceani: l'Uranio, in effetti, è idrosolubile, e si può trovare disciolto in piccole quantità nell'acqua di mare. Le tecnologie per estrarlo sono già state sviluppate (si tratta di particolari “spugne”), ma al momento non conviene utilizzarle, se non per fini di ricerca scientifica.

Se però un domani l’estrazione dell’Uranio dall’acqua di mare diventasse conveniente, si stima che gli oceani ne contengano una quantità sufficiente ad alimentare l'intero pianeta per alcune migliaia di anni.

Un altro esempio di tecnologia nota, ma non sfruttata? Sappiamo che i reattori autofertilizzanti a neutroni veloci sfruttano il combustibile molto meglio, bruciando quasi tutto il fertile, e quindi non lasciando scorie.

Quando ne parlo ne parlo sempre come della quarta generazione, ovvero come del futuro, ma in realtà reattori simili esistevano già in passato: in effetti sono stati tra i primi a venire sviluppati (https://telegra.ph/SMR-03-25).

Solo che costavano un sacco, rispetto ai reattori moderati e raffreddati ad acqua, e quindi sfruttare il 98% del combustibile finiva con l'essere meno conveniente che sfruttarne lo 0.7%. Anche oggi il prezzo dell’Uranio è talmente basso da rendere l’acquisto di quantità molto maggiori di combustibile più conveniente rispetto alla costruzione di reattori raffreddati a sodio che sfruttino molto meglio quantità di combustibile inferiori.

Una volta terminato l'Uranio si può poi iniziare col Torio, che si stima essere 5 volte più abbondante in Natura dell'Uranio stesso e che ha anche una resa energetica superiore, il che colloca il limite teorico di esaurimento delle risorse energetiche dell'umanità ben oltre i 10.000 anni (https://telegra.ph/Torio-03-25).

Considerato che la civiltà esiste da meno tempo, direi che possiamo smetterla di considerare la carenza di combustibile una preoccupazione.

-Luca

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