Una fede autentica la si esprime!

Una fede autentica la si esprime!

Paolo Castellina

Il laicismo oggi imperante vorrebbe che la fede cristiana fosse relegata "nel privato" come una persuasione "che non disturba" la vita sociale, che dovrebbe essere vissuta, così insiste, secondo altri criteri (quelli del laicismo). Una fede che parte dal cuore, perché vi è radicata, non può in alcun modo essere relegata "nel privato", ma inevitabilmente e spontaneamente confessa pubblicamente Gesù Cristo come Signore, non solo del cuore, ma anche dell'intera vita. Nel testo biblico di oggi (Romani 10:9-12), questo principio è solidamente affermato.

“...poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Col cuore infatti si crede per ottenere giustizia e con la bocca si fa confessione per ottenere salvezza, perché la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui non sarà svergognato». Poiché non c'è distinzione fra il Giudeo e il Greco, perché uno stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano” (Romani 10:9-12).

Si può dire che il discorso che l'apostolo Paolo fa in questa lettera raggiunga il suo culmine proprio nel testo sottoposto oggi alla nostra attenzione. Attentamente pianificati attraverso la storia di Israele e realizzati nella Persona ed opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo, i Suoi generosi propositi di grazia e salvezza raggiungono, attraverso la predicazione dell'Evangelo, al di là di ogni umana distinzione, i Suoi eletti sparsi in tutto il mondo. Dopo averlo udito, essi invocano il Signore ed Egli impartisce loro, attraverso il ravvedimento e la fede in Cristo Gesù, ciò che permette loro di essere liberati dal potere e dalle conseguenze del peccato, la loro personale riabilitazione e l'eterna comunione con Dio. Davvero sono doni di generosa e di inestimabile ricchezza dei quali nessuno sarebbe degno. È così che essi ottengono, ricevono, “la giustizia di Dio”, quella che appartiene a Cristo e che nessuno da sé avrebbe potuto conseguire. Trasformati nel profondo del loro cuore, essi poi confessano apertamente, riconoscenti e senza timore alcuno, di fronte a Dio, al Suo popolo ed al mondo, di aver ricevuto questa grazia e di voler vivere con Lui e per Lui.

Tutti questi elementi fanno parte dell'autentica conversione a Cristo e devono essere necessariamente visibili. Il cuore è stato toccato e trasformato da Dio: ora esso crede in Lui. Ha fatto l'esperienza del ravvedimento e, rinunciando ad ogni umana pretesa, si è affidato senza riserve e per sempre a Cristo come proprio Signore e Salvatore. La sua bocca, di conseguenza, esprime, confessa, apertamente, davanti a tutti, ciò che è avvenuto nella sua vita. Di tutto questo non ne sarà giammai deluso. Infatti, “Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato”.

Come ammette lo stesso apostolo Pietro (il problema non è nuovo!), anche queste parole potrebbero essere equivocate. Infatti, “In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture” (2 Pietro 3:16). Quando l'Apostolo parla di fede e di confessione aperta della fede, non si tratta di un “dipende da noi”, di “una condizione” per la salvezza. Non dobbiamo scivolare indietro, una volta ancora, nel monergismo e fare della fede o della dichiarazione pubblica di fede, un'opera da cui dipende la nostra salvezza. La fede fa parte di ciò che Dio opera quando impartisce la salvezza ai Suoi eletti, come pure ne fa parte necessariamente il ravvedimento. Essa implica un coinvolgimento completo, “esistenziale” della nostra vita che si affida di tutto cuore a Cristo. Fede non è solo un assenso intellettuale. Allo stesso modo, la confessione, la dichiarazione pubblica, l'esplicitazione aperta della nostra fede è qualcosa che sorge spontaneamente dalla persona che è stata autenticamente convertita a Cristo. Questa persona potrà essere più o meno “timida” nell'esplicitare la sua fede in Cristo, ma prima o poi lo sentirà come un'esigenza irresistibile. Lo conferma la testimonianza di tanti credenti che “non possono fare a meno”, vogliono dire, far conoscere a tutti ciò che essi hanno ricevuto in Cristo, vogliono far partecipare gli altri alla loro gioia. 

Questo spirito è lo stesso che spinge l'apostolo Giovanni ad affermare: “...quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa” (1 Giovanni 1:3-4). Quando, così, il nostro testo dice: “...si fa confessione per essere salvati”, non si intende che la confessione di fede sia “condizione” per la salvezza, ma che la salvezza autentica implica necessariamente la confessione di fede, così come “invocare il nome del Signore” prelude alla salvezza. In quest'ultimo caso, la persona è stata così toccata dalla Parola del Signore che da essa sorge spontaneo il grido: “Signore salvami!”. È vero che sono possibili false confessioni pubbliche di fede e fede falsa ed apparente come quella di quegli attori che interpretano in un film la parte di credenti che confessano la loro fede, ma con la quale, nella loro vita, non sono personalmente coinvolti (possono infatti essere indifferenti o persino ostili alla fede cristiana). La fede va verificata nei fatti, deve essere visibile, non solo “a parole” [“Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri" (Giovanni 13:35)]. In ogni caso un cuore che crede ed una bocca che confessa la fede in Cristo fanno parte dell'autentica esperienza di fede di una persona. La cosa potrà magari non essere "conveniente" ai nostri interessi immediati e al laicismo, ma è inevitabile.

Confessiamo apertamente che Gesù è il Signore ed il Salvatore della nostra vita e che Egli è morto e risuscitato per provvederci quella giustizia che ci è necessaria per la nostra eterna salvezza? Quali conseguenze pratiche comporta per noi?

PREGHIERA

Coinvolgimi sempre di più, o Signore, con tutto me stesso, cuore, mente, bocca ed arti tutti nel vivere e confessare, per la Tua gloria, la grazia della salvezza. Ti voglio dire, infine, che Tu mai mi hai deluso e sono sicuro che non mi deluderai mai. Le tue promesse sono veraci. Amen.

Le riflessioni passate

Il portale di Tempo di Riforma

23 Settembre 2018 - Diciottesima Domenica dopo Pentecoste

Proverbi 31:10-31; Salmi 1; Giacomo 3:13-4:8; Marco 9:30-37

Concedici, Signore, di non stare in ansia per le cose terrene ma d'amare quelle celesti; e persino ora che siamo posti fra cose transitorie, di tenerci stretti a quelle che dureranno; per Gesù Cristo, nostro Signore, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre. Amen.

 

 

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