Un popolo unito in un mondo diviso

Un popolo unito in un mondo diviso

Interviste e storie di vita > Di fronte alle prove

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Mia madre diceva sempre: “Geova non voleva che ci assomigliassimo tutti”. In quei giorni andavamo a predicare in ogni casa della contea; andavamo da famiglie nere, bianche, di tutti i colori. A scuola ci facevano molta pressione perché partecipassimo ad attività contro il razzismo. Sentivamo parlare spesso di questi problemi. I media ne parlavano in continuazione. Tutti sapevano cosa succedeva negli stati del Sud. Alcuni potrebbero chiedersi: “Com’è possibile che il nostro popolo, i Testimoni di Geova, neri e bianchi, riuscissero a rimanere uniti mentre il mondo intorno a loro era così diviso?” Sono cresciuto nel cuore dello stato di New York, a Utica. Ricordo che nel Ministero del Regno del ’56 alcuni articoli incoraggiavano ad andare a servire dove c’era più bisogno. E nel Sud c’era bisogno di proclamatori neri. Io e mio marito Earl McGee ci siamo sposati il 2 giugno 1956. In quel periodo il fratello Sullivan fece un discorso al congresso di Hallandale e parlò di servire dove c’era più bisogno. Era un discorso rivolto non solo alle famiglie, ma anche alle coppie appena sposate. Ci mettemmo a disposizione, e mio marito scrisse alla filiale. Fummo mandati in Florida. E poi, nel ’62, iniziammo a servire in una circoscrizione in Alabama, dove c’era la segregazione. Io e mia moglie Edna siamo stati mandati a servire come pionieri in molte zone. L’ultimo incarico che abbiamo ricevuto era nel North Carolina, e da lì siamo partiti come ministri viaggianti. Dopo la prima circoscrizione, che comprendeva la Georgia, il North e il South Carolina, siamo stati invitati a Galaad. Mi sono sposato il 23 aprile 1949. Io e mia moglie siamo nel servizio a tempo pieno da 70 anni. Abbiamo servito in una circoscrizione dell’Alabama. Il mio primo incarico come sorvegliante di circoscrizione è stato in Mississippi. Era considerato lo stato dove c’erano più conflitti razziali. Ricordo che, quando arrivammo, vennero uccisi 3 attivisti di un movimento per i diritti civili a Philadelphia, in Mississippi, nel territorio della nostra circoscrizione. E questo era il clima di quel periodo. Ci davamo da fare nel ministero, e quindi non pensavamo troppo a queste cose. I neri predicavano ai neri, e i bianchi ai bianchi. Ma semplicemente per ubbidire alle leggi sulla segregazione. La situazione era instabile e le persone erano molto ostili. Se c’erano manifestazioni o tensioni lì in Alabama dove servivamo, non svolgevamo la testimonianza pubblica in centro il sabato pomeriggio, ma restavamo nel nostro quartiere, dove non c’erano disordini e le cose erano più tranquille. C’erano molti attivisti del movimento Freedom Riders (i viaggiatori per la libertà), gente che viaggiava in autobus verso il Sud, e gente che manifestava per il diritto di voto. Nacquero alcune organizzazioni per i diritti civili e divennero piuttosto forti. E visto che noi andavamo di casa in casa, loro pensavano che li avremmo aiutati parlando dei diritti civili nel ministero. Uno dei nostri compagni della 27ª classe di Galaad era un fratello nero ed eravamo diventati molto amici. Dopo la Scuola partimmo per gli incarichi che avevamo ricevuto e ci fermammo a un congresso in Alabama. Al congresso i neri dovevano stare seduti da una parte, e i bianchi dall’altra. Fu davvero molto triste e molto doloroso non poter stare insieme al nostro caro amico. Ci venne chiesto di partecipare a un talk-show televisivo. Fui invitato insieme al sorvegliante di circoscrizione, a un prete cattolico e a un ministro episcopale. Il ministro episcopale, che era un ragazzo bianco, ci chiese se sostenevamo le marce per i diritti civili. Forse pensava di sì perché eravamo neri. Gli dissi che non le sostenevamo. Questo mostrò quanto la vedessimo diversamente. Loro non fermavano le loro marce per aiutarci a predicare la buona notizia, e noi non smettevamo di predicare la buona notizia per sostenere le loro marce. I fratelli si interessavano sempre gli uni degli altri. Sia che la congregazione fosse di fratelli neri o bianchi, provavamo lo stesso sentimento di fratellanza per tutti. La legge non ci permetteva di riunirci insieme, e infatti non lo facevamo. Ma potevamo parlarci, e potevamo andare a casa l’uno dell’altro. Perciò, sia da parte dei fratelli neri che bianchi, c’era sostegno reciproco in quel periodo. Ad esempio, se per i fratelli neri era difficile trovare un posto per le adunanze, a volte intervenivano i fratelli bianchi ad aiutarli. In sostanza, ci aiutavamo a vicenda. Quando cambiarono alcune leggi, potemmo riunirci insieme. Tenemmo una grande adunanza con tutti gli anziani e prendemmo decisioni su come gestire i territori e tutto ciò che era necessario fare per favorire il processo di integrazione. Alcuni fratelli pensavano, e forse giustamente, visto il periodo, che la nostra integrazione avrebbe portato a manifestazioni di violenza. Probabilmente ci furono casi di Sale del Regno danneggiate e cose del genere. Ma il fatto è che il processo di integrazione stava andando avanti in altri contesti, come le scuole, le università, ecc. Se ce la facevano loro, a maggior ragione ce l’avremmo fatta noi. Il nostro processo di integrazione, beh, fu un successo, perché... perché avevamo la guida di Geova! Bianchi e neri, avevamo la stessa cosa in comune: amavamo Geova. Lui, nonostante la nostra imperfezione, ci ha uniti. E da allora abbiamo mantenuto quell’unità. La nostra unità era evidente a tutti. Un giorno un fratello stava predicando di casa in casa sia a bianchi che a neri, e una donna bianca gli aprì e gli disse che era felice di vedere che eravamo così uniti. Disse che era da tanto tempo che aspettava di vedere una cosa del genere. Grazie all’aiuto di Geova e allo spirito santo, facciamo parte di una famiglia mondiale. Certo, abbiamo i nostri difetti, ma siamo una famiglia, ed è qualcosa di meraviglioso. Cominciammo a renderci conto di quella che sapevamo essere una cosa vera: facciamo tutti parte di una stessa organizzazione. Iniziammo a provarlo di persona, a viverlo. Amavamo Geova e amavamo i fratelli, questa era la cosa importante. Come si può non essere uniti quando è Geova che ci ha attirati tutti? Satana vorrebbe che le persone fossero divise. Gesù invece è morto per tutti, per l’umanità intera, nessuno escluso.

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