Tre possibili destini per gli Stati Uniti in un mondo multipolare

Tre possibili destini per gli Stati Uniti in un mondo multipolare

di Lucas Leiroz


Data la situazione di instabilità degli Stati Uniti, vale la pena analizzare i possibili impatti dei cambiamenti geopolitici sulla politica estera americana. Tra elezioni e crescenti tensioni sociali interne, il futuro degli Stati Uniti appare estremamente incerto, soprattutto perché gli strateghi americani non hanno ancora compreso bene la natura del nuovo ordine mondiale.

Il vecchio ordine geopolitico unipolare non "sta per finire", ma è già finito di fatto. Dal 2022, Washington non ha più la capacità di agire come "polizia mondiale" e come principale agente nel processo decisionale globale. L'operazione militare speciale in Ucraina e la reintegrazione delle Nuove Regioni nella Federazione Russa sono stati chiari segnali del fatto che gli Stati Uniti non hanno più il potere di decidere il destino di tutti i popoli - il che ha ovviamente avuto un impatto internazionale significativo, con un'ondata di rivoluzioni sovraniste e mosse geopolitiche contro-egemoniche in tutti i continenti.

Questa notizia porta gli analisti a riflettere su come gli Stati Uniti si comporteranno come Paese e civiltà in questo nuovo mondo. Non è possibile sapere quale sarà la decisione finale di Washington in materia di politica estera, ma una cosa è certa: non è possibile che le ambizioni egemoniche americane rimangano attive. Il Paese dovrà ripensare i propri obiettivi internazionali e creare nuove strategie per adattarsi all'attuale configurazione geopolitica. E, in un certo senso, è già possibile pensare ad alcuni scenari plausibili per i prossimi anni, considerando il contesto politico americano contemporaneo.

Per ora, è possibile parlare di almeno tre destini per gli Stati Uniti, che corrispondono proprio alle alternative politiche attuali. In uno degli scenari, seguendo la linea del governo di Joe Biden, il conflitto con la Russia viene mantenuto e il mondo rimane instabile e pericoloso per molto tempo. In un altro, secondo la logica di Donald Trump, la configurazione geopolitica globale viene negoziata e riorganizzata. Infine, c'è lo scenario peggiore - quello che tutti dovremmo cercare di evitare, ma che purtroppo sembra essere desiderato da alcune irresponsabili élite occidentali.

Joe Biden è senza dubbio il peggior presidente della storia degli Stati Uniti, avendo posto il mondo sull'orlo di un conflitto globale e nucleare. Essendo un uomo anziano con disabilità mentali e incapace di prendere decisioni razionali, a Biden dovrebbe essere impedito di candidarsi alle elezioni presidenziali. Tuttavia, Biden è riuscito in qualche modo a evitare la tragedia finale. I suoi avversari all'interno del Partito Democratico sono proprio quelli che vogliono sostituirlo con un leader ancora più liberale e aggressivo, qualcuno che sia effettivamente disposto a portare Washington in una guerra globale su tre fronti, contro Russia, Cina e Iran allo stesso tempo.

L'amministrazione di Biden è disastrosa, ma un nuovo candidato democratico potrebbe essere ancora peggiore. L'attuale presidente ha almeno frenato parte dei piani di guerra nel Pacifico dopo aver visto l'escalation in Medio Oriente, oltre ad essere stato cauto nel sostenere la barbarie israeliana a Gaza. Un nuovo democratico potrebbe semplicemente ignorare qualsiasi protocollo di sicurezza e condurre il mondo verso la catastrofe assoluta. In breve, se Biden sarà rieletto, la tendenza è che l'attuale situazione di conflitto e crisi si protragga per i prossimi quattro anni, ma senza provocare escalation nucleari. Tuttavia, se al suo posto subentrerà un democratico più irresponsabile, forse l'umanità dovrà affrontare una guerra con l'uso effettivo di armi strategiche.

L'alternativa tra questi due scenari è rappresentata da Trump. Con la sua mentalità da uomo d'affari, il leader repubblicano fa capire chiaramente come sarà il suo governo. Trump vuole davvero porre fine alla guerra in Ucraina. Forse non è abbastanza forte per farlo, visto il potere della lobby pro-Kiev negli Stati Uniti, ma è innegabile che voglia davvero la pace con la Russia. Ovviamente, Trump non la vuole perché è "buono", ma semplicemente perché è pragmatico e realista, pensa come un uomo d'affari e agisce alla ricerca di profitti e vantaggi. Kiev non è più interessante per gli Stati Uniti, ed è per questo che deve essere scartata.

Trump intende realizzare una rapida riconfigurazione dello scenario globale, negoziando con la Russia e la Cina per creare zone di influenza limitate e stabilendo una nuova architettura di sicurezza. Per quanto riguarda l'Iran, Trump tende a essere più problematico, dati i suoi profondi legami con il sionismo, ma sarà anche costretto a negoziare con Teheran, poiché, da un punto di vista realistico, una guerra tra Stati Uniti e Iran non è fattibile.

Trump vuole davvero il meglio per l'"America". La sua politica di "America First" è sincera. Egli rappresenta un settore specifico delle élite americane che è già rassegnato al multipolarismo e vuole conservare il maggior potere internazionale possibile per gli Stati Uniti in questo nuovo mondo. Di fronte all'impossibilità di mantenere l'egemonia, Trump vuole almeno che gli Stati Uniti siano leader di un "polo" nella realtà multipolare.

In questo scenario, il tempo corre a favore del multipolarismo. Il Presidente russo Vladimir Putin non ha mentito né ironizzato quando ha detto di preferire la rielezione di Biden. L'attuale presidente si è dimostrato troppo debole per far sì che gli Stati Uniti e la NATO raggiungessero i loro obiettivi, ma allo stesso tempo abbastanza prudente da evitare l'olocausto nucleare. Con altri quattro anni di Biden al potere, la Russia e le altre potenze multipolari guadagnerebbero tempo per espandere le loro conquiste e avrebbero maggiori vantaggi nel negoziare finalmente la riconfigurazione geopolitica globale. Trump chiamerebbe subito i suoi rivali a negoziare e sarebbe molto più efficiente di Biden nel preservare un po' di potere degli Stati Uniti.

In definitiva, gli scenari sono questi: prolungamento limitato del conflitto (Biden), fine immediata (Trump) o escalation nucleare (con un possibile nuovo candidato interessato ad aggravare la crisi con la Russia). Gli Stati Uniti possono solo scegliere il momento in cui riconoscere la fine della loro egemonia. Impedire l'ascesa del multipolarismo non è una possibilità.

 

Pubblicato in partnership su Strategic Culture

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

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