Tour delle mostre di Warwick: “La Bibbia e il nome divino”

Tour delle mostre di Warwick: “La Bibbia e il nome divino”

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La Bibbia per noi oggi è un tesoro. Rivela l’appagante verità su Dio, la vita e il futuro. Oltre a questo, contiene un altro tesoro inestimabile: il nome proprio di Dio, Geova. La storia di come Geova ha preservato il suo nome nelle Sacre Scritture nonostante tutti i tentativi di cancellarlo è affascinante. Questa storia è raccontata qui nella mostra sulla Bibbia, presso la sede mondiale a Warwick. Visitiamola insieme. All’ingresso della mostra, si trova il nome divino in varie lingue riprodotto 7.216 volte. Questo è il numero di volte che compare nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture. Geova ha da sempre fatto conoscere il suo nome, sin dai tempi dei primi esseri umani. Quando nacque Caino, Eva disse: Anche in periodi successivi, le persone conoscevano e usavano il nome di Dio. Il più antico esempio del nome divino in lettere ebraiche si trova sulla Stele moabita, datata al IX secolo a.E.V. Il re moabita Mesa si vanta di quello che ha fatto contro Israele: “Ho preso da lì i recipienti di Geova e li ho offerti davanti a Chemos”. Ci sono anche prove che nei tempi antichi il nome di Dio veniva usato nella vita quotidiana. Questo rotolo d’argento del VII secolo a.E.V. riporta la più antica iscrizione documentata di un passo biblico contenente il nome di Dio. Vi si legge: “Geova ti benedica e ti custodisca. Geova faccia splendere su di te il suo volto”. Cosa ancora più importante, il nome di Dio era presente in copie antiche del testo biblico. Il papiro Fouad, datato al I secolo a.E.V., è un frammento della Settanta, la prima traduzione in greco delle Scritture Ebraiche della quale si abbia notizia. Qui compare Deuteronomio 32:3: Anche se il testo è in greco, il nome divino è scritto in ebraico. Gli ebrei di lingua greca ai tempi di Gesù usavano la Settanta. Quindi, quando Gesù leggeva e insegnava le Scritture, la gente lo sentiva usare il nome divino. Purtroppo, però, già nel III secolo il nome di Dio era stato tolto dalla Settanta e sostituito con il titolo “Signore”. Ad esempio, il codice Vaticano, del IV secolo, include il testo della Settanta greca ma non contiene il nome di Dio. Qui Deuteronomio 32:3 dice: “Dichiarerò il nome del SIGNORE”. Ma Geova non avrebbe permesso che il suo nome fosse dimenticato. Non fu mai tolto dalle copie ebraiche della Bibbia. Il codice di Aleppo venne copiato da scribi ebrei intorno all’anno 930. Lo stesso versetto, Deuteronomio 32:3, in ebraico dice: “Dichiarerò il nome di Geova”. Comunque, per secoli la maggioranza delle persone non ebbe una Bibbia nella propria lingua, né tanto meno una che contenesse il nome di Dio. La Vulgata latina, tradotta intorno all’anno 405, ometteva il nome divino. Diventò la traduzione ufficiale della Chiesa Cattolica, e rimase tale per oltre 1.000 anni. Ma grazie a una nuova invenzione la Bibbia sarebbe presto stata disponibile a più persone e prodotta in nuove traduzioni che ripristinavano il nome di Dio al suo giusto posto. Intorno al 1453, Johann Gutenberg produsse un’importante edizione della Vulgata latina. Fu la prima Bibbia prodotta con la stampa a caratteri mobili. Questa è una pagina originale della Bibbia di Gutenberg. Ne furono stampate solo circa 180 copie, ma quell’invenzione segnò una svolta. Appena 20 anni dopo, Anton Koberger stampava fino a 1.000 Bibbie alla volta; per la prima volta la Bibbia era prodotta in serie. La mostra presenta una copia originale della seconda edizione della Bibbia in latino di Koberger, datata al 1477. Agli inizi del 1500, i biblisti iniziarono a interessarsi nuovamente alle lingue bibliche originali. Per la prima volta vennero stampate insieme le Scritture Ebraiche e Greche nelle lingue originali. Questa è la Poliglotta Complutense, stampata tra il 1514 e il 1517. Un libro poliglotta è un libro con il testo in più lingue disposto in colonne. Nella Poliglotta Complutense compare il testo biblico in latino, ebraico, aramaico e greco. Confrontando il testo ebraico con quello latino, gli studiosi potevano individuare i punti in cui la Vulgata latina aveva sostituito il nome di Dio con “SIGNORE”. Vedere il nome divino nell’originale ebraico avrebbe portato i traduttori della Bibbia a ripristinarlo nelle loro traduzioni? In alcuni casi fu così. Nel 1551 Sébastien Castellion pubblicò la sua traduzione della Bibbia in latino. A quanto pare fu il primo a usare il nome di Dio in modo sistematico in una traduzione in latino delle Scritture Ebraiche. Anche traduzioni in altre lingue usarono il nome di Dio. Nel 1530 William Tyndale pubblicò la sua traduzione in inglese dei libri da Genesi a Deuteronomio. Per la prima volta il nome divino comparve in una Bibbia inglese. La famosa versione spagnola Reina-Valera fu pubblicata nel 1602. Contiene il nome divino in tutte le Scritture Ebraiche. Questa è una rara copia della prima edizione della “Bibbia del re Giacomo”, pubblicata nel 1611. Usa il nome Geova solo in 4 punti. Comunque la “Bibbia del re Giacomo” diventò il libro più stampato al mondo. Circa 200 anni dopo, il pastore Benjamin Boothroyd, un ebraista, decise di fare una revisione della “Bibbia del re Giacomo”. La sua traduzione del 1817 fu la prima Bibbia inglese a usare il nome divino in tutte le Scritture Ebraiche. Nel frattempo, i missionari delle chiese stavano portando la Bibbia in nuovi paesi. Ma senza la presenza del nome divino, le persone non capivano la differenza tra il Dio della Bibbia e i loro falsi dèi. Quindi le traduzioni bibliche in molte lingue di Asia, Africa, isole del Pacifico e Americhe inserirono il nome di Dio. La Chinese Delegates, del 1854, è un esempio di Bibbia cinese usata da missionari che contiene il nome di Dio in tutte le Scritture Ebraiche. Ma c’era un posto in cui il nome di Dio non era ancora stato ripristinato: le Scritture Greche Cristiane. Questa è la Poliglotta di Norimberga, pubblicata da Elias Hutter nel 1599. Contiene le Scritture Greche Cristiane in 12 lingue, incluso l’ebraico. In questo punto del Vangelo di Giovanni viene citato Salmo 118:26: “Benedetto colui che viene nel nome di Geova!” Nella sua traduzione in ebraico del Vangelo, Hutter conservò il nome divino in questa citazione dei Salmi. Fece questo in molti altri punti delle Scritture Greche. I traduttori avevano ora un precedente per usare il nome di Dio nelle Scritture Greche Cristiane laddove erano citati punti delle Scritture Ebraiche che lo contenevano. Questa è la sesta edizione, del 1864, della traduzione del Nuovo Testamento di Herman Heinfetter. È probabilmente la prima Bibbia inglese a usare il nome di Dio in più di 100 punti delle Scritture Greche Cristiane. La prima edizione della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture fu pubblicata tra il 1950 e il 1960. I suoi traduttori beneficiarono del lavoro degli eruditi che, prima di loro, avevano scelto di conservare il nome di Dio nelle loro traduzioni della Bibbia. Oggi la Traduzione del Nuovo Mondo è disponibile per intero o in parte in oltre 170 lingue. Il nome di Dio, Geova, è parte integrante delle Sacre Scritture che lui stesso ispirò. Questa mostra presenta solo alcune delle tantissime prove che lo dimostrano. La Bibbia è un prezioso dono di Dio, grazie al quale conosciamo le sue opere, le sue qualità e il suo meraviglioso proposito per l’umanità. Dio invita ognuno di noi a leggerla, avvicinarsi a lui e a conoscere il suo santissimo nome, Geova.

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