“Tenete saldo ciò che avete finché non verrò” (Riv. 2:25)

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Kenneth Cook

Durante tutto il suo ministero qui sulla terra, Gesù espresse e mostrò gratitudine. Vediamo quello che possiamo imparare sulla gratitudine da ciò che disse e da ciò che fece. Innanzitutto, le preghiere di ringraziamento di Gesù ebbero un profondo effetto sugli altri. Pensiamo a cosa accadde il giorno dopo che Gesù sfamò miracolosamente migliaia di persone vicino a Betsaida, lungo il Mar di Galilea. Giovanni 6:23 dice che “delle barche provenienti da Tiberiade arrivarono vicino al luogo in cui avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie a Dio”. Questa espressione, “dopo che il Signore aveva reso grazie a Dio”, dev’essere lì per una ragione. Il racconto non dice soltanto che delle barche arrivarono vicino al luogo in cui era avvenuto un miracolo il giorno prima, ma dice anche che quelle barche arrivarono vicino al luogo in cui il Signore aveva reso grazie a Dio. E questo fatto venne messo per iscritto sotto ispirazione molti anni dopo dall’apostolo Giovanni. Questo ci mostra che i veri discepoli di Gesù videro e ricordarono più del miracolo in sé. Ascoltarono e ricordarono la sentita preghiera di ringraziamento di Gesù. E senza dubbio i discepoli di Gesù seguirono il suo buon esempio. Vediamo 2 delle tante belle qualità che i cristiani che imitano il buon esempio di Gesù mostrano, vale a dire il coraggio e l’umiltà. Iniziamo con il coraggio. Il profondo senso di gratitudine di Gesù lo spingeva a mostrare un grande coraggio. Perché possiamo dirlo? Lo capiamo, ad esempio, da qualcosa che disse in un momento molto critico della sua vita. Ricorderete che nel giardino di Getsemani Gesù pregò perché era molto preoccupato per il biasimo che la sua morte, con l’accusa di essere un bestemmiatore e sovversivo, avrebbe recato sul suo Padre celeste, Geova. Per questo Gesù implorò Geova che questo tipo di morte si allontanasse da lui. Nonostante provasse sentimenti così intensi, disse: “Non come voglio io, ma come vuoi tu”. Cosa permise a Gesù di fare questa coraggiosa affermazione pur sapendo a cosa avrebbe portato? Troviamo la risposta in Ebrei 12:2, dove si dice di Gesù che “per la gioia che gli era stata messa davanti ha sopportato il palo di tortura senza curarsi del disonore”. Cosa aiutò Gesù ad accettare quello che Dio voleva per lui? “La gioia che gli era stata messa davanti”. Quella gioia includeva la sua speranza, sì, ma soprattutto il suo privilegio di onorare Geova mantenendo la sua integrità. Anche se i suoi nemici si opponevano a lui, lo deridevano o cercavano di biasimare lui e il suo Padre celeste, Gesù non permise che questo lo distraesse. Non si curò del disonore e provò gioia. “Per la gioia che gli era stata messa davanti” accettò con gratitudine e coraggio il privilegio di anteporre la volontà di Dio alla sua. “Non come voglio io, ma come vuoi tu”, disse. Oggi i servitori di Dio imitano l’esempio di gratitudine e coraggio dato da Gesù? Assolutamente sì! I veri seguaci di Gesù fanno la volontà di Dio nonostante minacce di arresto, pene detentive, torture, violenza verbale, perdita del lavoro e così via. E quando i nostri fratelli vengono ingiustamente imprigionati, facciamo tutto quello che possiamo per loro, incluso difenderli in tribunale e naturalmente pregare per loro. Come Gesù, la gratitudine per il privilegio di conoscere e adorare Geova e per il dono che abbiamo di servirlo in questo suo meraviglioso popolo dovrebbe spingerci ad avere e mostrare coraggio nel fare la volontà di Dio. Noi non ci curiamo del disonore, piuttosto lasciamo che la gratitudine metta radice nel nostro cuore. La seconda qualità è questa: i cristiani che mostrano gratitudine sono umili. Ancora una volta vediamo l’esempio di Gesù. Ogni volta che Gesù compì un miracolo e ogni volta che trasmise un insegnamento ai suoi discepoli, lui mostrò umiltà. Gesù non cercò mai di attirare l’attenzione su sé stesso. Invece come si comportava? Mostrava gratitudine per il privilegio che aveva di servire gli altri ed era grato di vedere come quello che diceva e faceva toccava il cuore delle persone. E lui poteva leggere il cuore delle persone. Con questo in mente, pensate a ciò che accadde durante l’ultima sera di Gesù con i suoi fedeli apostoli, quando le loro imperfezioni furono lampanti, si potrebbe dire. Per esempio, tra tutti loro solo Gesù prese l’iniziativa per lavare i piedi degli altri. Eppure, nonostante questo, cosa vide Gesù nel loro cuore? Vide del buono in loro e si sentì spinto a fare qualcosa di straordinario per loro. Notate ciò che Gesù vide in quegli uomini fedeli. Leggiamo Luca 22:28, 29. Gesù disse agli apostoli queste parole: “Comunque, voi siete quelli che sono rimasti con me nelle mie prove; e come il Padre mio ha fatto un patto con me, io faccio un patto con voi per un regno”. Che cosa spinse Gesù a fare questo per loro? La gratitudine. Gesù vide il buono che c’era in ognuno di loro e se ne ricordò. “Voi siete quelli che sono rimasti con me nelle mie prove”, disse. Che dono meraviglioso stava offrendo loro invitandoli a regnare insieme a lui in cielo! E che straordinaria umiltà mostrò nel farlo! Gesù non si considerava così grande e così importante da poter dare per scontato il buono che c’era nei suoi discepoli. Era umile, li apprezzava davvero e “li amò sino alla fine”. Mostriamo anche noi umiltà e gratitudine di fronte alle imperfezioni dei nostri fratelli? Ricordiamo che Gesù non reagì mai male davanti agli sbagli evidenti dei suoi discepoli. Invece era grato per il loro sostegno. Cercò sempre e trovò il buono in loro. Dovremmo voler fare lo stesso l’uno per l’altro, tutti noi ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno dei nostri fratelli ora più che mai. La gratitudine che proviamo per essere parte della pura adorazione dovrebbe sempre spingerci a cercare il buono negli altri fratelli. Oltre a questo, dovrebbe spingerci a prendere l’iniziativa nell’incoraggiarci l’un l’altro in ogni modo possibile. Questo include fare lodi sincere, motivate dalla gratitudine. Come disse Gesù: “Voi siete quelli che sono rimasti con me nelle mie prove”. Li stava lodando, stava riconoscendo il buono che c’era in loro e ne era grato. Anche noi dovremmo lodare sinceramente gli altri quando è appropriato e dovremmo farlo spinti dalla gratitudine, lodi che vengono dal cuore. Quindi, cosa abbiamo considerato questa mattina? Abbiamo visto come le sincere preghiere di ringraziamento di Gesù furono ricordate a lungo dai suoi discepoli. In effetti le sue preghiere furono ricordate tanto quanto i suoi miracoli. Come altro esempio, pensate a quello che si legge in Giovanni 11:41 dove, quando risuscitò Lazzaro, Gesù pronunciò una preghiera iniziando con le parole: “Padre, ti ringrazio di avermi ascoltato”. Certo, quella risurrezione fu a dir poco straordinaria! Ma anche la preghiera di ringraziamento di Gesù lasciò il segno. Abbiamo anche visto che le qualità cristiane come il coraggio e l’umiltà nascono da un cuore grato. Abbiamo anche considerato i modi in cui possiamo mostrare queste qualità. E il popolo di Geova lo sta sicuramente facendo. Il numero di quelli che ora partecipano alle nostre adunanze è la prova dello spirito di gratitudine che c’è tra il popolo di Dio e anche tra quelli che ritornano da Geova finché c’è ancora il tempo di farlo. Noi non sappiamo quando finirà l’attuale sistema di cose malvagio, ma sappiamo questo: che il proposito di Geova non verrà meno. Geova e suo Figlio faranno in modo che tutte le cause del male scompaiano per sempre. E non siamo forse grati di questo? Ecco il nostro compito. Dobbiamo assicurarci di essere pronti a cogliere ogni opportunità che abbiamo per fare la volontà di Geova prima della fine di questo sistema di cose. Questo include fare tutto quello che possiamo per aiutare gli altri a schierarsi dalla parte di Geova. Il coraggio e l’umiltà, qualità che derivano da uno spirito di gratitudine, ci aiuteranno a farlo.

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