Sulla crisi ucraina

Sulla crisi ucraina

L’Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana

COMUNICATO STAMPA

Ieri, 2 marzo, in due villaggi di confine nella regione russa di Bryansk, sabotatori ucraini hanno commesso un infame atto di terrorismo, che condanniamo fermamente. I terroristi si sono infiltrati in territorio russo, hanno ucciso due civili e ferito gravemente un bambino di 11 anni.

Funzionari ucraini hanno ripetutamente ammesso che tutte le loro azioni sono condotte con l'approvazione e il sostegno degli Stati Uniti e degli altri Paesi della NATO. Gli omicidi nella regione di Bryansk sono stati commessi con armi della NATO. Di conseguenza si pone la legittima questione di qualificare questi Stati come complici di tali crimini e sponsor del terrorismo.

Abbiamo tratto le debite conclusioni da quanto accaduto. Le autorità investigative russe hanno avviato un'indagine. Questo crimine non resterà impunito.

Il 26 febbraio è stato il nono anniversario dell'inizio della "primavera di Crimea", culminata con un referendum e la successiva riammissione della penisola alla Russia.

Il punto di partenza di questi eventi storici è stato il colpo di Stato armato anticostituzionale a Kiev, orchestrato dall'Occidente e guidato da ultranazionalisti che non fecero mistero delle loro bellicose aspirazioni anti-russe. Una volta al potere, hanno iniziato a imporre il proprio ordine e la propria ideologia. Tutti coloro che non erano d'accordo venivano sottoposti a severe punizioni. Per esempio, la notte del 21 febbraio 2014, nei pressi di Korsun-Shevchenkivsky, nella regione Cherkassky, i militanti di “Pravyj sektor” hanno attaccato gli autobus che trasportavano 300 partecipanti alle manifestazioni anti-Maidan di ritorno da Kiev alla Crimea. Le persone sono state brutalmente picchiate, cosparse di benzina e minacciate di essere bruciate vive. Già allora era chiaro cosa potevano aspettarsi la penisola e i suoi abitanti.

Naturalmente, i cittadini della Crimea non hanno voluto sopportare il dilagare degli ultranazionalisti e si sono opposti alle nuove autorità. Il 26 febbraio 2014, i leader del cosiddetto Mejlis del popolo tataro di Crimea, che sostenevano i golpisti di Kiev, hanno radunato una folla violenta a Simferopoli e hanno tentato di occupare il Soviet Supremo di Crimea. "Il governo di "Maidan" ha inviato in aiuto agli estremisti i "treni dell'amicizia" con combattenti di organizzazioni nazionaliste, al fine, come ha dichiarato il leader di “Pravyj sektor”, D. Yarosh, di annegare la Crimea nel sangue russo. Tuttavia, i "treni" non sono arrivati in Crimea e gli ultranazionalisti hanno avuto paura di scendere sul suolo crimeano.

Grazie agli stessi abitanti della penisola che hanno difeso le loro case e ai militari russi della Flotta del Mar Nero, legalmente di stanza in Crimea, giunti in loro aiuto, è stato possibile evitare un'escalation di tensioni dalle conseguenze imprevedibili.

Nel referendum del 16 marzo 2014, gli abitanti della Crimea hanno votato quasi all'unanimità per il ritorno al porto natio. La questione dell'appartenenza della penisola alla Russia è stata risolta una volta per tutte.

Oggi, il regime di Kiev continua a pianificare la conquista militare della Crimea e gli attacchi contro di essa, senza preoccuparsi della vita dei civili russi. L'altro giorno, in occasione di un evento del Carnegie Centre, il vicesegretario di Stato Nuland ha definito le strutture militari della Crimea russa come "obiettivi legittimi" per l'Ucraina. Sembra che Washington speri di guadagnare nella "campagna di Crimea" punti extra per le prossime elezioni.

Tra le dichiarazioni aggressive della leadership ucraina riguardo alla Crimea, i media hanno riferito che le autorità di Kiev starebbero considerando di mettere i cittadini russi e bielorussi, che si trovano in Ucraina, di fronte a una scelta: combattere all’interno delle Forze Armate Ucraine o essere deportati. Ovviamente, la questione prima o poi era destinata a presentarsi. Pensiamo che anche i seri russi e i bielorussi di Ucraina lo abbiano capito. Siamo pronti ad accogliere in Russia tutte le vittime del regime di Kiev.

Il 26 febbraio sono stati pubblicati nuovi elenchi di sanzioni ucraine contro cittadini e organizzazioni russe. Tra questi figurano l'uomo d'affari E.V. Prigozhin, i suoi parenti e le società ad esso collegate, oltre a una serie di enti di beneficenza e organizzazioni pubbliche russe, atleti e funzionari sportivi e commissari per i diritti dei bambini. A quanto pare, Kiev è in competizione con gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali per vedere chi inserisce più russi in queste liste. È interessante notare che il regime di Kiev sempre più spesso impone misure restrittive "per 50 anni", il che evidentemente riflette la sua previsione sulla durata del conflitto.

I rappresentanti del regime di Kiev hanno commemorato l'anniversario dell’avvio dell'operazione militare speciale con un'altra serie di dichiarazioni russofobiche. Il primo ministro Dmytro Shmygal, in un'intervista al quotidiano tedesco Focus, ha dichiarato che l'Ucraina non potrà riconciliarsi con la Russia per i prossimi 100 anni. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha definito la presenza della Russia nel Consiglio di Sicurezza la più grande "frode diplomatica del XX secolo". Allo stesso tempo, Zelensky continua a promuovere la sua cosiddetta "formula di pace", che in realtà non mira a stabilire la pace, ma a saldare la coalizione anti-russa.

Washington e i suoi alleati della NATO continuano a perseguire coerentemente i loro piani geopolitici per distruggere la Russia e, a questo fine, gonfiano sempre più l’Ucraina di armi, addestrano le forze armate ucraine e aiutano i loro assistiti kieviani a individuare gli obiettivi e colpire i bersagli.

In occasione dell'anniversario dell'inizio dell'operazione, le autorità statunitensi hanno annunciato un altro pacchetto di aiuti del valore di 2 miliardi di dollari, che comprenderà diversi tipi di APR, tra cui il drone kamikaze “Switchblade 600” aggiornato, il sistema aereo “CyberLux K8”, munizioni per i lanciarazzi multipli “HIMARS” e sistemi missilistici a guida laser, proiettili da 155 mm, attrezzature per lo sminamento e apparecchiature per la difesa elettronica. Washington non nasconde che queste attrezzature saranno appositamente commissionate ai produttori, il che significa che il processo di rafforzamento delle Forze Armate Ucraine è calcolato in una prospettiva a lungo termine. Come conferma anche la disponibilità a continuare ad addestrare le forze armate ucraine negli Stati Uniti e in altri Paesi della NATO "per tutto il tempo necessario".

Fornendo armi ad alta tecnologia all'Ucraina, gli Stati Uniti e gli altri Paesi della NATO la stanno trasformando in un laboratorio personale e in un poligono dove testare i loro sviluppi.

Abbiamo notato la recente decisione di Washington di inasprire il sistema di controllo delle forniture di armi statunitensi all'estero, secondo il quale queste non devono essere utilizzate per commettere atti di genocidio, crimini contro l'umanità o violazioni del diritto umanitario internazionale. Tuttavia, se tali armi vengono utilizzate nell'interesse degli Stati Uniti in Ucraina, Washington chiude un occhio. Nell'area dell'operazione militare speciale, le formazioni armate ucraine usano le armi americane per colpire i civili, usarli come scudi umani e sparare ai prigionieri.

In tutti questi anni, l'"Occidente collettivo", che ha nutrito il regime neonazista di Kiev, lo ha trasformato in uno strumento obbediente, con cui cerca invano di infliggere una sconfitta strategica alla Russia. Oggi i Paesi occidentali esigono che Kiev continui le sue azioni offensive e l'occupazione di nuove regioni russe, pur comprendendo che tali piani sono destinati a fallire. Non si preoccupano del fatto che il prezzo di questa politica sia la vita di migliaia di persone innocenti.

È chiaro che l'operazione militare speciale continuerà finché non saranno completati i compiti di denazificazione e smilitarizzazione dell'Ucraina e l'eliminazione delle minacce alla sicurezza provenienti dal suo territorio.


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