Sul “Gruppo dei sette”

Sul “Gruppo dei sette”

Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana

A Hiroshima, in Giappone, si è concluso il vertice del cosiddetto "Gruppo dei Sette". Il risultato principale è stato un insieme di dichiarazioni piene di passaggi inamissibili di natura anti-russa e anti-cinese. Ancora una volta, quindi, l'incontro del G7 si è tradotto in decisioni politicizzate volte a tracciare linee di demarcazione nelle relazioni internazionali.

Un tempo il G7 era un'associazione i cui membri coordinavano le proprie posizioni su diversi temi dell'agenda mondiale, ma ora è degenerato irreversibilmente.

È diventato un "incubatore" dove, sotto la guida degli anglosassoni, maturano iniziative distruttive che minano la stabilità globale. Iniziative che vengono poi imposte ai membri filoamericani di NATO, UE e di altri satelliti di Washington.

L’inconsistenza delle pretese del G7 di essere il garante globale della stabilità finanziaria ed economica si è definitivamente palesata negli anni della crisi del 2008-2009. Come dimostrano gli eventi internazionali degli ultimi anni, anche nella sfera politica e diplomatica il G7 non è più in grado di offrire nulla di costruttivo. Il timor panico provocato da un oggettivo processo di formazione della multipolarità e dell’abbattimento di quell'egemonia americano-centrica che ha permesso all'Occidente di sfruttare il mondo, costringe i membri del gruppo a indirizzare tutte le energie ad alimentare l'isteria russofoba e sinofoba.

Il G7 si è letteralmente "fissato" sullo scontro globale con la Russia. Grazie agli sforzi degli Stati Uniti, ha assunto la funzione di quartier generale della pianificazione delle misure sanzionatorie e di altri elementi della guerra "ibrida" contro il nostro Paese, compresa la determinazione dell'entità e dei tempi delle forniture militari occidentali al regime di Kiev. Questa è oggi la ragion d'essere dell'associazione. I risultati del vertice lo confermano. Ostinandosi a dimostrare la loro intenzione di infliggere una "sconfitta strategica" alla Russia, i leader dei Paesi del G7 hanno portato all’incontro il capo, da loro controllato, del regime di Kiev e hanno infine trasformato l'evento di Hiroshima in uno spettacolo di propaganda.

Washington, in collaborazione con Londra, non solo sta attuando l'agenda distruttiva del G7 verso l'esterno, ma sta anche imponendo ai suoi alleati di solidarizzare con decisioni per loro dannose. Non solo li sta costringendo ad aumentare le già considerevoli spese militari per rifornire di armi il regime di Kiev, ma scarica sugli Stati della UE il peso della responsabilità di ospitare i rifugiati, li rende dipendenti dal gas americano e persegue una politica apertamente protezionistica volta a trasformare i partner del G7 in un'appendice secondario nella sfera dell’alta tecnologia.

I soci europei del G7 hanno perso completamente la loro autonomia e hanno riconosciuto la supremazia degli anglosassoni cedendo loro il controllo del consesso. I governi europei hanno definitivamente perso di vista gli interessi delle loro popolazioni.

Il meccanismo delle sanzioni collettive creato dal G7 ha causato una crisi alimentare ed energetica globale. La decisione, concordata nel 2022, di introdurre i cosiddetti "tetti al prezzo" (price cap) sulle forniture marittime russe di petrolio e prodotti petroliferi a Paesi terzi, provoca gravi squilibri nelle piattaforme commerciali globali, mina le basi del funzionamento del mercato dell'economia mondiale, in diretto contrasto con il WTO e il diritto internazionale, a cui l'Occidente è pronto ad appellarsi quando gli fa comodo. A soffrire per le barriere erette dai Paesi del G7 alla fornitura di prodotti alimentari russi sono proprio i Paesi più bisognosi.

Gli esperimenti "dei sette" sulla transizione energetica e l'introduzione di tecnologie verdi, per la loro inaffidabilità, non consentono di raggiungere un equilibrio energetico sostenibile. I Paesi ad alto reddito possono permettersi tali innovazioni. Imporle a nazioni che, anche così, hanno da tanto tempo fame di energia, significa minare le basi per una crescita sostenibile delle economie nazionali.

Ciascuno dei Paesi del G7 si vanta di difendere i valori democratici. In realtà, però, nessun membro di questo club può vantare una reputazione trasparente per quanto riguarda il rispetto dei diritti e delle libertà internazionali. La storia di tutti questi Stati è costellata dall'oppressione e dalla negazione dei diritti altrui. I membri eurasiatici dei sette sono ex potenze coloniali o conquistatrici che hanno costruito la loro prosperità sullo sfruttamento e sull'espropriazione delle ricchezze altrui. Per quanto poi riguarda gli Stati Uniti e il Canada, i loro nativi hanno vissuto sulla propria pelle decenni di emigrazioni forzate, erosione dell'identità culturale, abusi e genocidi.

I membri del G7 dovrebbero nei fatti dare un esempio di democrazia, invece di contrapporre media controllati e ONG a governi "non compiacenti". Vediamo quanto "umanamente" viene gestita la questione migratoria e come vengono "pacificati" i disordini sociali in Europa, o come gli Stati Uniti trattano l'opposizione. Per anni, l'Occidente ha patrocinato il regime nazista di Kiev e ha chiuso gli occhi su tutti gli orrori da lui commessi.

Abbiamo chiesto più volte come questo si possa coniugare con gli ideali europei di umanesimo e di valori democratici. Dall’Occidente non è pervenuta nessuna risposta.

Le regole caldeggiate dal G7 sono la loro ideologia e il loro sistema di valori, al servizio dell’interesse privato e non di quello pubblico della comunità internazionale.

Le politiche indipendenti di Paesi terzi sono viste dal G7 come una minaccia al famigerato "ordine basato sulle regole". Contro i “non sottomessi” vengono adottate misure che vanno dalla coercizione economica e dall'aggressione mediatica al ricatto, alle minacce e all'intervento militare.

I Paesi del G7 non solo si sono sporcati le mani con interventi militari illegali contro Stati sovrani e con la preparazione di colpi di Stato. Le loro imprese continuano a sottrarre risorse all'Est e al Sud del mondo, anche senza tener conto dell'impatto ambientale e in violazione delle norme internazionali sul lavoro. I relativi fatti sono ben noti.

Parallelamente, si sta facendo di tutto per politicizzare le attività dei formati multilaterali, in particolare il forum più rappresentativo e realmente leader della cooperazione economica globale, il G20. I tentativi dei Paesi del G7 di presentarsi come campioni di legalità e giustizia negli affari internazionali sono una presa in giro della storia e del buon senso.

La scelta cinica e sacrilega di Hiroshima come sede merita una menzione speciale nel contesto del vertice appena terminato. Tokyo e Washington si rifiutano ostinatamente di accettare la responsabilità sia della guerra aggressiva in Estremo Oriente sia dei barbari bombardamenti atomici sulle città giapponesi, che non erano necessari dal punto di vista militare, ma sono stati voluti dagli americani per testare le armi nucleari. Alla vigilia del vertice del G7, l'amministrazione statunitense ha sostenuto con arroganza che Biden non aveva intenzione di scusarsi per quelle azioni. Come se ci fosse qualche dubbio al riguardo.

In questo quadro, le argomentazioni dei vertici statunitensi sulla "leadership" nel controllo degli armamenti e nella non proliferazione appaiono ipocrite. Così come i lamenti dei membri del G7 sulla necessità di combattere la leggendaria minaccia nucleare russa. Abbiamo ripetutamente sostenuto, argomentandolo, da dove proviene realmente la minaccia. Non da Mosca, ma da Washington, Londra e altre capitali dell'"Occidente collettivo".

In uno scenario così deplorevole, i Paesi del G7 non esitano a flirtare con gli Stati non occidentali per attirarli dalla loro parte e impedire loro di sviluppare legami con Russia e Cina. Al contempo, è evidente che il G7 è il principale fattore di inasprimento dei problemi globali.

Non può certo riflettere gli interessi di altri centri di sviluppo, soprattutto quelli della regione Asia-Pacifico, dell'Asia meridionale, del Medio Oriente, dell'Africa e dell'America Latina.

☝️Siamo convinti che la nostra valutazione del “Gruppo dei sette” e delle sue azioni distruttive sia condivisa dalla maggioranza della comunità globale.

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