Stop alla plastica nei mari, dall’ENEA nuova idea di riciclo

Stop alla plastica nei mari, dall’ENEA nuova idea di riciclo

Giuseppe Irranca :: Beasy Srl

Dare nuova vita alle retine di plastica utilizzate per le cozze, uno dei rifiuti più frequenti sulle nostre spiagge: lo studio ENEA

Anche le retine di plastica utilizzate per le cozze possono essere riciclate: questa l’interessante novità frutto di ricerche targate ENEA-Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – svolte per l’Associazione Mediterranea Acquacoltori (AMA) di cui fa parte circa il 70% dei miticoltori italiani, per un progetto che gode dei finanziamenti del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo.

I fondi Horizon

L’interesse nei riguardi dell’ambiente, nonostante ci sia ancora molto da fare, sembra coinvolgere in maniera crescente il settore della scienza e della tecnologia dei materiali. Ancora una volta, infatti, è l’innovazione tecnologica a fornire le giuste soluzioni per la salvaguardia dell’ambiente, per la quale l’UE, con il programma Horizon Europe, ha deciso di stanziare ben 100 miliardi di euro.

Il polipropilene: materiale difficile da smaltire

Il polipropilene (PP) che compone le retine utilizzate dai miticoltori per la produzione delle cozze, è un polimero termoplastico che può avere un duplice utilizzo, come plastica o come fibra (è infatti adoperato anche nel settore tessile). Si ottiene dalla polimerizzazione del propilene e presenta ottime performance tecniche, tra cui un’elevata resistenza al calore, bassa densità, caratteristiche meccaniche significative. Tuttavia, il suo smaltimento risulta molto difficile, per cui il suo impatto ambientale è decisamente elevato. Il tempo di degradazione di un oggetto in plastica, ad esempio una bottiglia, oscilla tra i 100 e i 1000 anni. Per smaltire una retina, occorrono più di 200 anni, ma, fortunatamente, polipropilene e polietilene si possono riciclare. Alle soluzioni per il riciclo della plastica si sta lavorando da anni, cercando quanto possibile di evitare lo smaltimento in discarica o l’incenerimento: la strada è ancora lunga ma soluzioni come quelle proposte da ENEA possono fornire il loro prezioso contributo.

Le retine per la miticoltura tra i rifiuti spiaggiati più diffusi

Tra i rifiuti che invadono maggiormente le nostre spiagge ci sono anche le reti adoperate per la produzione di cozze. A tal proposito, uno studio targato ENEA-Legambiente rivela che nel 43% delle spiagge italiane tenute sotto controllo le retine in polipropilene sono tra i rifiuti più diffusi, in particolare in zone vicine agli impianti di produzione. In Italia, stando a quanto diffuso dall’Associazione Mediterranea Acquacoltori, per produrre 1 kg di cozze si utilizzano fino a 1,5 metri lineari di rete. Se si pensa che ogni anno vengono vendute oltre 80mila tonnellate di cozze, sono circa 120mila km/anno le retine adoperate: una cifra incredibile, “fino a tre volte la circonferenza del nostro pianeta”, sottolinea Loris Pietrelli, ricercatore del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’ENEA.

Il riciclo delle retine

Le reti, dopo essere state sottoposte a un preciso trattamento, possono essere riciclate per dare forma a nuovi oggetti oppure essere reintrodotte nella loro stessa filiera industriale. Il polipropilene attraverso il procedimento ENEA viene trasformato in materia prima: può essere così recuperato diventando una risorsa economica. “Il processo che abbiamo sviluppato potrebbe essere applicato anche a tutto il polipropilene derivante da altri settori della piscicoltura e rappresentare il punto di partenza per una gestione sostenibile dei materiali plastici: dal recupero al trattamento, fino al riciclo, un circuito virtuoso in grado di valorizzare le potenzialità dei materiali a fine vita, oggi in massima parte sottovalutate”, afferma Pietrelli.

I vantaggi

Così come ogni best practice legata al riciclo dei materiali, anche quella della trasformazione delle retine delle cozze in qualcosa di completamente nuovo o da reinserire nella filiera produttiva, porta con sé notevoli vantaggi, per l’ambiente e per tutti. In sintesi questo processo consente:

  • di ridurre del 33% i costi per l’acquisto di nuove retine (circa 4,8 milioni di euro);
  • di ridurre la dispersione in mare e lo spiaggiamento delle retine, abbassando quindi i quantitativi di plastica inquinante e con tempi di degradazione molto lenti;
  • incentivare l’economia circolare;
  • contribuire alla sostenibilità ambientale.
Da Teknoring

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