Speriamo nella risurrezione (Ebr. 11:13)

Speriamo nella risurrezione (Ebr. 11:13)

David Splane

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Ebrei 11:3

"Nella fede morirono tutti questi, anche se non ricevettero le cose promesse, ma le videro da lontano e le salutarono e dichiararono pubblicamente di essere stranieri e forestieri nel paese in cui vivevano".


Vi invito a prendere l’opuscolo Esaminiamo le Scritture. Concentriamoci sulla penultima frase del commento. C’è molto su cui riflettere qui. Leggiamo il commento dell’8 novembre, la penultima frase. Dice: “Abele, Enoc, Noè, Abraamo e altri credevano nella risurrezione dei morti e aspettavano con ansia di vivere sulla terra sotto il Regno di Dio, ‘la città che ha reali fondamenta’”. Molte informazioni in una sola frase. Esaminiamola e vediamo perché possiamo dire che ogni affermazione che contiene è vera. Che dire della prima? “Abele, Enoc, Noè, Abraamo e altri credevano nella risurrezione dei morti”. È un’affermazione molto forte. Nel libro di Genesi non si parla in modo diretto della risurrezione. Ma il fatto che in Genesi non si menzioni la risurrezione non significa che questi uomini fedeli del passato non ne fossero a conoscenza. L’apostolo Paolo dice che tutti loro aspettavano una ricompensa, una ricompensa che avrebbero ricevuto non durante la loro vita, ma in futuro. Quindi per riceverla avrebbero avuto bisogno della risurrezione. Il commento menziona Enoc. Cosa sappiamo di lui? Aprite la Bibbia in Ebrei al capitolo 11 e lasciatela aperta lì, perché leggeremo molti versetti dal libro di Ebrei. Ebrei 11. Ebrei 11:5, dice: “Per fede Enoc fu portato via in modo da non vedere la morte, e non fu più trovato perché Dio l’aveva portato via; infatti prima che fosse portato via [ovvero appena prima di morire] ebbe la conferma di essere gradito a Dio”. Quindi alla fine della sua vita ebbe la prova di essere gradito a Dio. E poi? Nessuna ricompensa? Non avrebbe senso. Il clero della cristianità non crede che Enoc abbia bisogno di essere risuscitato perché non crede che sia morto. Si concentra sulle parole di Paolo secondo cui Enoc fu portato via e non vide la morte. Ma il fatto è che Enoc morì. Come lo sappiamo? Lo dice Paolo. Guardate il versetto 5; si parla di Enoc. Al versetto 7 si parla di Noè, al versetto 8 di Abraamo e al versetto 11 di Sara. Ora leggete il versetto 13: “Nella fede morirono tutti [tutti] questi”. Perciò sarebbe incluso anche Enoc, giusto? Quindi Enoc morì. Quando si dice che “fu portato via” significa forse che dopo la morte andò in cielo? Ma quando si battezzò Enoc? Non poteva andare in cielo senza essersi battezzato. E quando si battezzò Abraamo? E Noè? Mosè? Gesù disse: “Nessuno può entrare nel Regno di Dio a meno che non nasca d’acqua e di spirito”. E sappiamo che nessuno di questi uomini fedeli si battezzò. Nessuno di loro nacque d’acqua e di spirito, quindi nessuno di loro poteva andare in cielo. Ciò conferma la seconda parte del nostro commento che dice: “Aspettavano con ansia di vivere sulla terra sotto il Regno di Dio”; e questo perché non erano nati di nuovo. Quindi sarebbero vissuti sulla terra. Abbiamo esaminato le prime 2 parti del nostro commento e abbiamo capito che questi uomini credevano nella risurrezione e che sarebbero stati risuscitati sulla terra. Un momento però; come sappiamo che credevano nella risurrezione? Leggiamo di nuovo il versetto 13. Questa volta daremo risalto a un’altra parola. Il versetto 13 dice: “Nella fede [nella fede] morirono tutti questi”. Che definizione dà Paolo della parola “fede”? Nello stesso capitolo dice che la persona che ha fede ‘crede che Dio ricompensa quelli che lo cercano assiduamente’. Perciò, quando Paolo dice che ‘tutti questi morirono nella fede’ intende dire che quando morirono stavano aspettando una ricompensa, che sarebbe venuta da Dio. E perché questo potesse accadere dovevano essere risuscitati, non credete? Che dire di Abraamo? Credeva nella risurrezione anche se non ne vide mai una. Paolo ne parla nei versetti da 17 a 19. Paolo dice: “Per fede Abraamo, quando fu messo alla prova, praticamente offrì Isacco. L’uomo che aveva accolto con gioia le promesse tentò di offrire il suo unico figlio, benché gli fosse stato detto: ‘È tramite Isacco che verrà quella che sarà chiamata “tua discendenza”’. Ma lui concluse [concluse] che Dio era anche capace di risuscitare Isacco dai morti [concluse che Dio era anche capace di risuscitare Isacco dai morti]; e da lì lo riebbe, con un significato simbolico”. Ma come sappiamo che Abraamo credeva nella risurrezione? Perché Paolo poté dire che Abraamo ‘concluse che Dio era capace di risuscitare Isacco’? Come rispondereste? La risposta è al versetto 18. Dio disse ad Abraamo: “È tramite Isacco che verrà quella che sarà chiamata ‘tua discendenza’”. In altre parole, la discendenza di Abraamo sarebbe venuta tramite Isacco, e quando Abraamo tentò di sacrificarlo, Isacco non aveva figli. La Parola di Dio doveva adempiersi. Dio disse: “È tramite Isacco che verrà [la] ‘tua discendenza’”. Questo doveva avverarsi. Quindi se Dio avesse permesso ad Abraamo di sacrificare Isacco, poi avrebbe dovuto risuscitarlo perché ‘Dio non può mentire’. Ora concentriamoci sulla terza parte del nostro commento, dove leggiamo che il Regno di Dio è “la città che ha reali fondamenta”. Ma da quando una città è anche un regno? Come giungiamo a questa conclusione? Se ci pensate, anche oggi ci sono nazioni indipendenti o regni che sono città: Monaco, Singapore, Gibilterra, Città del Vaticano. Anche nella Bibbia troviamo molte città che erano regni. Si parla del re di Salem, del re di Sodoma e del re di Gomorra. Erano tutte città, ma queste città avevano dei re. Perciò quando Paolo parlò della “città che ha reali fondamenta”, chi ascoltava o leggeva le sue parole avrebbe capito che si trattava di un regno. Al versetto 35 Paolo fa un’altra affermazione che ci aiuta a capire se questi uomini fedeli dell’antichità credessero nella risurrezione. Al versetto 35 dice: “Ci furono donne che riebbero i loro morti per risurrezione, mentre altri furono torturati perché rifiutarono la liberazione offerta loro, al fine di ottenere una risurrezione migliore”. Ha senso, non vi pare? Perché qualcuno accetterebbe di essere torturato e ucciso se non credesse in una vita migliore? Quindi questi uomini furono disposti a essere perseguitati e torturati perché aspettavano qualcos'altro, una vita migliore; e per ottenerla dovevano essere risuscitati. Quindi siamo pienamente d’accordo con tutti i punti considerati nella penultima frase del commento di oggi: “Abele, Enoc, Noè, Abraamo e altri credevano nella risurrezione dei morti e aspettavano con ansia di vivere sulla terra sotto il Regno di Dio, ‘la città che ha reali fondamenta’”. 

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