Siete graditi a Geova

Siete graditi a Geova

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Robert Luccioni

Il tema che tratteremo questo mese è “Siete graditi a Geova”. È molto interessante. Tutti noi amiamo Geova e desideriamo dargli il meglio. Vogliamo che tutto quello che facciamo gli sia gradito. Quindi potremmo cercare di fare quante più cose è possibile, cogliendo tutte le opportunità che ci si presentano nell’organizzazione. Ma vi sentite mai scoraggiati o magari in colpa o frustrati pensando a quello che fate per Geova? In alcuni casi potrebbe capitarvi di essere così impegnati nelle tante attività teocratiche, da non riuscire a dedicare il giusto tempo ai vostri bisogni spirituali, personali o familiari. Oppure il contrario, vi trovate nella situazione opposta. Vi sentite scoraggiati perché non riuscite a fare quello che vorreste o che magari riescono a fare altri. Forse eravate molto impegnati nelle attività teocratiche, ma inaspettatamente le vostre circostanze sono cambiate per un problema di salute o magari altri problemi che vi hanno, per così dire, spezzato le ali. Una situazione del genere potrebbe portarvi a chiedervi: “Cosa si aspetta Geova da me? Cosa vuole davvero?” Prenderemo in esame 3 punti al riguardo. Il primo è... Stabiliamo le giuste priorità. Il secondo è... Non paragoniamoci agli altri e il terzo... Ricordiamo cosa è importante per Geova. Iniziamo con il primo punto. Geova si aspetta che ognuno di noi stabilisca le giuste priorità. Ma come possiamo farlo? Un passo biblico che mi ha aiutato tanto è 2 Corinti 8:12. Quando Paolo scrisse questa lettera i cristiani in Giudea stavano affrontando molte difficoltà. Alcune di queste erano una carestia, la persecuzione, ed erano anche stati derubati dei loro beni. Avevano bisogno di aiuto. In precedenza, nella sua prima lettera, Paolo aveva incoraggiato i corinti a mettere da parte qualcosa per aiutare i fratelli che erano in Giudea. Non molto tempo dopo, quando Paolo scrisse la sua seconda lettera ai Corinti, li incoraggiò a preparare il loro dono. Quindi dal contesto capiamo che si parlava di dare, fare sacrifici, aiutare gli altri. Con questo in mente leggiamo 2 Corinti 8:12: "Se infatti c’è la prontezza, allora il dono è gradito secondo ciò che si possiede, e non secondo ciò che non si possiede". Qui Paolo fa una differenza fra doni che sono graditi a Geova e doni che invece non sono graditi a Geova. Che cosa voleva dire? Immaginate questa scena. Provate a pensare a una famiglia che vive a Corinto. Il padre, la madre e i figli. Il padre ha sentito la lettera di Paolo che è stata letta alla congregazione. Si rende conto che c’è bisogno di aiuto e non vede l’ora di dare una mano ai fratelli della Giudea. Allora riunisce la sua famiglia e valuta il da farsi insieme alla moglie. Dice: “Abbiamo qualche risparmio che pensavamo di usare per fare dei lavori in casa. E poi stavamo mettendo da parte qualcosa per comprare un altro asino. Però non sarebbe bello se donassimo questi soldi ai nostri fratelli di Gerusalemme?” Cosa ne pensate? Quello sarebbe un sacrificio gradito a Dio? Certo è un sacrificio, perché la famiglia offre del denaro per aiutare altri, ed è gradito perché lo fa secondo ciò che possiede. Quel sacrificio avrebbe un grande valore agli occhi di Geova. E tutta la famiglia sarebbe più che felice di sostenere quella decisione. Ma adesso immaginiamo un’altra famiglia della stessa congregazione. In questo caso il marito dice alla sua famiglia: “So che non abbiamo nessun risparmio, ma sapete cosa? Vorrei usare i soldi che abbiamo messo da parte per comprare da mangiare per le prossime 2 settimane e donarli ai fratelli di Gerusalemme che ne hanno bisogno”. Cosa ne pensate? Direste che è un sacrificio gradito a Dio? Stesse buone intenzioni, stesso motivo e forse anche la stessa somma di denaro. Ma è gradito a Dio? No. Perché? Perché non è fatto secondo ciò che si possiede. Geova non vuole che un padre privi i figli del cibo. Ve lo immaginate questo padre che deve spiegare alla famiglia la sua decisione? Lui ha davanti a Dio la responsabilità di dare da mangiare alla sua famiglia. Paolo dice: “Dai in base a quello che possiedi”. Cosa capiamo da questo? Come può aiutarci questo principio a mantenere l’equilibrio e a stabilire le giuste priorità? Beh, i nostri sacrifici sono graditi a Geova se diamo in base a quello che abbiamo. Ma i nostri sacrifici non sarebbero graditi a Geova se cercassimo di andare oltre le nostre possibilità. Cosa significa questo? Significa che certe cose per Geova non sono negoziabili. Quali sono alcune di queste cose? Una è senza dubbio la nostra amicizia con lui. Geova si aspetta che manteniamo forte la nostra amicizia con lui dedicando del tempo a cose importanti come pregare, leggere la Bibbia e meditare, assistere e partecipare alle adunanze e impegnarci facendo del nostro meglio nel ministero. Quindi non dovremmo mai permettere che gli incarichi che svolgiamo nell’organizzazione soffochino le attività spirituali che ci aiutano a rimanere vicini a Dio, perché a quel punto il nostro sacrificio non gli sarebbe gradito. Parliamo adesso delle nostre responsabilità familiari. Geova si aspetta che ci prendiamo cura della nostra famiglia, non solo dal punto di vista materiale e fisico, ma anche dal punto di vista spirituale e emotivo. Quindi dobbiamo dedicare del tempo all’adorazione in famiglia, dobbiamo predicare con la nostra famiglia e dobbiamo svagarci con la nostra famiglia. Non possiamo assolutamente lasciare che i nostri incarichi teocratici ci privino del tempo di cui abbiamo bisogno per prenderci cura dei nostri cari. In quel caso il nostro sacrificio non sarebbe gradito a Geova. Un terzo punto è la nostra salute. Geova vuole che lo serviamo con tutta l’anima. Questo significa dare il massimo in base al nostro stato di salute. Quindi dobbiamo prenderci cura della nostra salute mangiando bene, dormendo a sufficienza e facendo regolarmente attività fisica. Anche in questo caso, non dobbiamo permettere che i nostri incarichi teocratici ci facciano trascurare la nostra salute. Altrimenti il nostro sacrificio non sarebbe gradito a Geova. Avete colto il punto? Cosa può aiutarci a stabilire le giuste priorità? Dobbiamo ricordare il principio di 2 Corinti 8:12. Qui Geova in pratica ci dice: “Dammi soltanto quello che hai, non darmi quello che non possiedi. E allora il dono che mi darai sarà gradito”. Comunque sappiamo che anche se siamo riusciti a stabilire le giuste priorità, è molto difficile mantenere l’equilibrio. Una volta trovato devi impegnarti costantemente per mantenerlo. È un po’ come un equilibrista che deve di continuo calcolare e ricalibrare i suoi movimenti per mantenersi in equilibrio. Ed è lo stesso quando cerchiamo di mantenere l’equilibrio nella nostra vita. Per me ad esempio è una continua sfida e sono sicuro che anche molti di voi si sentono così. Nelle nostre pubblicazioni abbiamo articoli molto belli che danno consigli su come gestire il tempo. Eccone 2. In Svegliatevi! dell’aprile 2010 a pagina 7 c’è un articolo intitolato “Venti modi per avere più tempo”. E in Svegliatevi! di febbraio del 2014 c’è un altro articolo intitolato “Come gestire bene il tempo”. Questi articoli vi aiuteranno ad approfondire l’argomento e a capire come stabilire le giuste priorità e mantenere l’equilibrio. Un’altra cosa che può aiutarci a mantenere l’equilibrio è questa, evitiamo di fare inutili paragoni. Ci sarà sempre qualcuno che nel servizio a Geova farà più di noi. E se iniziamo a paragonarci con gli altri o pensiamo che il loro servizio sia in qualche modo più gradito a Geova potremmo perdere non solo il nostro equilibrio, ma anche la gioia. Parlando di questo argomento, cioè di non paragonarsi agli altri, mi vengono in mente i profeti Daniele, Ezechiele e Geremia. Come vi ricordate, questi profeti erano contemporanei, ma ognuno di loro viveva circostanze diverse. Daniele ad esempio si trovava alla corte del re a Babilonia. È vero che ha dovuto affrontare la persecuzione o altre difficoltà nella sua vita, ma tutto sommato era un funzionario del re. Aveva ricevuto una formazione speciale, quindi forse per certi versi la sua vita era più facile. Ezechiele viveva in una comunità di israeliti esiliati come lui, presso il fiume Chebar. Dopotutto, la situazione era abbastanza tranquilla lì. Gli ebrei in esilio godevano di una certa libertà, si costruivano case, avevano figli, si erano sistemati bene. Si erano anche specializzati in alcuni settori lavorativi. Quindi sembrerebbe che avessero una vita relativamente stabile. E poi c’è Geremia, che era Gerusalemme. Sembra che ci fosse sempre qualcuno che volesse ucciderlo. Il più delle volte o doveva nascondersi o era stato imprigionato. Quindi pensateci bene, le diverse circostanze che avevano mentre svolgevano i loro incarichi indicavano forse che Geova amasse uno più di un altro? No. Erano semplicemente incarichi diversi. Geova voleva un profeta a Gerusalemme, ne voleva un altro con gli esiliati in Babilonia e voleva che ci fosse un profeta alla corte del re. Erano solo incarichi diversi in luoghi diversi. Riuscite per un attimo a immaginare quanto sarebbe stato controproducente per questi 3 uomini valutare sé stessi in base all’incarico ricevuto o magari paragonarsi agli altri 2? Se ci pensiamo, poteva succedere. Ezechiele e Geremia avrebbero potuto paragonarsi a Daniele e pensare: “Lui è a stretto contatto con il re. Vive dove si prendono tutte le decisioni importanti. È da lì che parte tutto. Lui può usare la sua posizione per aiutare il popolo di Geova. Che grande privilegio! Vorrei essere al posto suo”. Oppure Daniele e Geremia avrebbero potuto paragonarsi a Ezechiele e desiderare di essere al suo posto. “Se fossimo lì potremmo godere di una certa libertà insieme agli esiliati. Avremmo la possibilità di incoraggiare altri servitori di Geova. Potremmo aiutare altri a conoscere Geova”. O Daniele ed Ezechiele si sarebbero potuti paragonare a Geremia. “Beh, sappiamo che la situazione lì è difficile, ma è lì che vorremmo essere. Lui è in prima linea. Rischia la vita per Geova e per la nazione. Lui è al centro dell’azione”. Incarichi diversi, circostanze diverse e posti diversi. Ma per Geova erano tutti e 3 importanti. Cosa impariamo da questo? Impariamo che dobbiamo stare attenti a non fare inutili paragoni, a non paragonarci agli altri. Facciamo bene a imitare gli altri e a seguire il loro buon esempio, ma dobbiamo stare attenti a non iniziare a valutare quello che stiamo facendo per Geova usando come metro di misura quello che stanno facendo altri. Altrimenti potremmo perdere la gioia, perdere l’equilibrio e rischieremmo di fare le cose per i motivi sbagliati. Questo ci porta all’ultimo punto. Nella vita le nostre circostanze cambiano. Come abbiamo detto prima, forse in passato eravamo molto impegnati per Geova, ma a motivo della situazione mondiale o di altre circostanze forse non riusciamo più a fare quello che facevamo prima. Ma questo influisce sui sentimenti che Geova prova per noi? No. Come lo sappiamo? Cos’è davvero importante per Geova? Cosa rende ciascuno di noi gradito a Geova? Beh, leggiamo insieme Atti 10:34, 35: "Allora Pietro iniziò a parlare, dicendo: “Ora capisco veramente che Dio non è parziale, ma in ogni nazione accetta chi lo teme e fa ciò che è giusto". Temere Geova, fare ciò che è giusto, ubbidire ai suoi comandamenti. Proprio così, è questo che ci rende davvero graditi a Geova. A volte noi complichiamo un po’ le cose e usiamo le nostre responsabilità, il nostro incarico, il luogo in cui serviamo, per stabilire quanto valiamo. Ma Geova vede le cose in modo diverso. Un passo biblico che mi ha aiutato è quello di Ecclesiaste 3:10: "Ho visto l’occupazione che Dio ha dato ai figli degli uomini per tenerli occupati". “L’occupazione” si riferisce alle nostre attività, alle cose che facciamo. E Geova ci ha dato delle attività per tenerci occupati. Ogni volta che leggo questo passo biblico penso a dei genitori con i loro figli. Magari un giorno li portano in spiaggia, gli danno dei giocattoli e li fanno giocare. Perché? Per tenerli occupati. E in un certo senso questo è quello che Geova fa con noi. Se ci pensiamo Geova non ha bisogno di noi per compiere la sua volontà. Può farlo benissimo anche senza di noi. Ma ci dà dignità e ci permette di avere una parte in tutto questo. Ci dà delle attività importanti da svolgere. Notate come va avanti il ragionamento al versetto 13 di Ecclesiaste al capitolo 3: "E che ogni uomo mangi, beva e provi piacere per tutto il suo duro lavoro. È il dono di Dio". Le attività che svolgiamo sono un dono di Geova. Secondo voi Geova ci darebbe mai un dono che ci causa stress o che ci crei dei problemi? No, lui desidera che proviamo soddisfazione in quello che facciamo. Noi a volte ci teniamo tanto a classificare in ordine di importanza i vari privilegi o i luoghi in cui serviamo, i giocattoli con cui giochiamo o il punto in cui ci troviamo sulla sabbia. Ma cos’è davvero importante per Geova? La risposta la troviamo in Ecclesiaste 12:13: "La conclusione dell’argomento, dopo aver ascoltato ogni cosa, è: temi il vero Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è tutto ciò che l’uomo è tenuto a fare". Temi Geova, osserva i suoi comandamenti. Pensiamo a servire Geova. Facciamo tutto quello che possiamo. Manteniamo l’equilibrio. Diamo in base a ciò che abbiamo. Queste sono le cose importanti. E se le faremo, a prescindere dalle circostanze in cui ci troviamo, continueremo di sicuro a essere graditi a Geova. 

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