Sezione II

Sezione II


Dunque, la sovrastruttura svolge un ruolo attivo al servizio della base che l’ha creata.

La natura attiva della sovrastruttura può manifestarsi nella difesa e nella protezione di una base obsoleta o di un sistema sociale e della sua classe dirigente. Questa è precisamente la funzione svolta dalla sovrastruttura nell’attuale società capitalista, dove protegge dalla rovina il sistema sociale completamente decaduto e superato; essa svolge un ruolo ruolo reazionario, ritardando lo sviluppo delle forze produttive.

Come sistema economico, il capitalismo ha seppellito completamente se stesso. I rapporti di produzione capitalistici sono diventati da tempo un grosso ostacolo allo sviluppo delle potenti forze produttive. Le periodiche crisi economiche e devastanti guerre imperialiste nascono dalla natura stessa del sistema capitalistico e manifestano la sostanza reazionaria della base capitalistica.

La sovrastruttura reazionaria e capitalista e, soprattutto, lo Stato borghese e le opinioni, le idee e le teorie politiche e borghesi sono chiamate a difendere – e di fatto difendono – la base capitalista; la proteggono e ne fanno l’apologia.

Insieme alla transizione dal capitalismo premonopolistico al capitalismo monopolistico, cioè all’imperialismo, c’è stato il passaggio dalla democrazia borghese alla reazione imperialista. È una caratteristica distintiva del capitalismo attuale quella di rinunciare persino alla democrazia borghese ridotta, decaduta, falsa e corrotta, e passare al fascismo, a una dittatura terroristica sul popolo lavoratore. Con il terrore, la violenza e le guerre predatorie, la borghesia reazionaria cerca di preservare le fondamenta del capitalismo, di salvaguardare dal crollo le basi capitalistiche e l’intera società borghese. È proprio questa l’essenza del ruolo reazionario della sovrastruttura borghese.

Nell’articolo Il fallimento della Seconda Internazionale Lenin scriveva che “qualsiasi classe dominante ha bisogno, per conservare il suo dominio, di due funzioni sociali: quella del boia e quella del prete”¹. Il boia, cioè lo Stato sfruttatore, deve sopprimere e reprimere, con la forza, la protesta e la ribellione delle masse oppresse e sfruttate. Il ruolo del prete, cioè tutti gli ideologi della borghesia, compresi i suoi lacchè socialisti di destra, consiste nel dipingere per le masse oppresse prospettive illusorie; avvelenare e depravare il loro spirito, riconciliarle con il sistema borghese esistente, per indebolire la loro determinazione nella lotta contro il capitalismo e il loro spirito rivoluzionario; distruggere la loro fiducia nella propria forza e nella loro capacità di rovesciare il potere capitalista, di realizzare una rivoluzione socialista e costruire una società in cui non ci siano sfruttamento e oppressione. Questa è la funzione sociale della sovrastruttura borghese. Il suo ruolo attivo consiste nel difendere con tutti i mezzi possibili il sistema economico del capitalismo, il sistema della schiavitù salariale e dello sfruttamento sfrenato del popolo lavoratore.

La sovrastruttura socialista, sorta in URSS su base socialista, svolge un ruolo fondamentalmente diverso.

La sovrastruttura socialista e, soprattutto, lo Stato socialista guidato dal Partito Comunista, ha fatto di tutto per eliminare la vecchia base e le classi sfruttatrici e per assicurare il trionfo della nuova base socialista e del nuovo sistema sociale.

“Nel corso degli ultimi trent’anni”, scrive Stalin, “è stata liquidata in Russia la vecchia base capitalistica e una base nuova, socialista, è stata costruita. Parallelamente, è stata liquidata la sovrastruttura della base capitalistica e creata una nuova struttura corrispondente alla base socialista. Le vecchie istituzioni politiche, giuridiche, ecc., sono quindi state soppiantate da istituzioni nuove, socialiste”².

La sovrastruttura socialista svolge la funzione di difendere, consolidare e sviluppare ulteriormente la base socialista.

Pertanto, la legge storica generale che si manifesta nel ruolo determinante della base nei confronti della sovrastruttura e nel ruolo attivo della sovrastruttura nei confronti della base rimane pienamente valida nella società socialista. La sovrastruttura socialista si basa sulla propria base socialista ed è determinata da essa.

La dittatura del proletariato e il Partito Comunista come forza guida del suo sistema sono sorti prima della base socialista e hanno costituito un fattore decisivo per la sua vittoria. La dittatura del proletariato è sorta prima dell’instaurazione del sistema economico socialista, nel processo di disgregazione dei rapporti di produzione capitalistici, la base capitalistica. Questo rivela una caratteristica peculiare della rivoluzione socialista rispetto alla rivoluzione borghese, una caratteristica peculiare della formazione della base socialista rispetto alla formazione della base capitalista e, di conseguenza, il ruolo speciale giocato dallo Stato socialista come sovrastruttura politica principale nel compito di creare una base socialista.

La base economica capitalista è maturata spontaneamente nel seno del feudalesimo. Questo è stato possibile perché sia il capitalismo che il feudalesimo si basano sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. L’origine della base economica socialista è altra cosa. La base socialista non poteva e non può sorgere spontaneamente nel seno del capitalismo, poiché rappresenta la sua antitesi assoluta, la sua negazione più radicale e rivoluzionaria.

Sono solo le forze produttive materiali necessarie alla creazione della base socialista a sorgere spontaneamente all’interno del capitalismo. Il socialismo sarebbe stato impossibile senza la vasta socializzazione del lavoro realizzata nella società capitalista su scala nazionale e mondiale. Ma questa socializzazione del lavoro si realizza nella società capitalista sulla base della proprietà privata capitalista. È solo uno dei prerequisiti materiali del socialismo, della base socialista. L’emergere di questa base, tuttavia, presuppone la rivoluzione socialista, l’espropriazione forzata degli espropriatori e l’instaurazione della dittatura del proletariato come prerequisito decisivo. La dittatura del proletariato è il mezzo politico decisivo per creare e plasmare l’economia socialista e garantirne il suo trionfo.

Lo Stato sovietico è stato in grado di svolgere il suo ruolo epocale di eliminazione delle basi capitalistiche e di fondazione dell’economia socialista perché si è appoggiato alla legge economica secondo cui i rapporti di produzione devono necessariamente corrispondere allo stato delle forze produttive. La classe operaia aveva bisogno dello Stato socialista per far coincidere i rapporti di produzione con il livello delle forze produttive, per promuovere la formazione delle base socialista e, alla fine, dopo il trionfo di questa base, di favorirne il consolidamento e lo sviluppo.

Lo Stato socialista, la sovrastruttura socialista nel suo complesso, svolge questa specifica missione perché il sistema socialista si basa sulla proprietà comune e socialista e sull’economia nazionale pianificata. Il sistema economico socialista è incompatibile con i processi elementari e spontanei. Nel sistema capitalista, basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, le leggi economiche funzionano spontaneamente, mentre il sistema socialista procede dall’applicazione consapevole di leggi economiche oggettive entro il quadro della gestione pianificata e centralizzata dell’intera dell’economia nazionale. È lo Stato socialista a svolgere la funzione di guida e organizzazione.

Ma, nonostante questa funzione specifica della sovrastruttura nel socialismo, in ultima analisi il ruolo determinante della base in relazione alla sovrastruttura è conservato. Lo Stato socialista si è sviluppato e ha cambiato la sua forma e le sue funzioni in conformità con i mutamenti che avvenivano nella base economica della società sovietica. Il rafforzamento della base socialista, dei rapporti di produzione socialisti, è servito come base per il consolidamento della coscienza socialista e della nuova prospettiva socialista di decine di milioni di persone.

Quando i marxisti parlano di sovrastruttura intendono l’insieme dei suoi elementi costitutivi: le opinioni politiche, giuridiche, estetiche e filosofiche, nonché le istituzioni corrispondenti.

La formazione e il consolidamento della complessa e vasta sovrastruttura socialista non si è affatto compiuta con l’instaurazione del potere sovietico. È continuata nel corso degli ultimi tre decenni. Anche ora, durante il periodo di transizione dal socialismo al comunismo, il Partito Comunista, lo Stato sovietico e tutti i progressisti della società socialista della società socialista, devono combattere le sopravvivenze del capitalismo nelle menti del popolo sovietico, l’atteggiamento non socialista nei confronti del lavoro, l’atteggiamento negligente nei confronti della proprietà socialista e i residui delle vecchie usanze della morale borghese ancora vivi tra i settori arretrati della popolazione.

Questo testimonia il fatto che la coscienza è in qualche modo in ritardo rispetto all’essere sociale e al progresso della vita materiale, compresa la base socialista.

Nel definire la sovrastruttura, il marxismo considera primarie le visioni politiche, giuridiche e di altro tipo. Le istituzioni politiche, giuridiche e di altro tipo derivano e dipendono da queste opinioni politiche, giuridiche, ecc. Ciò è conforme al corso storico degli eventi.

Nel processo di sviluppo sociale sorgono prima nuove e avanzate concezioni politiche, giuridiche e sociali che riflettono le esigenze della vita materiale della società, e poi appaiono le istituzioni corrispondenti. Le contraddizioni del modo di produzione capitalistico e la relativa lotta di classe, così come lo sviluppo del pensiero scientifico, hanno alimentato l’idea marxista, l’insegnamento marxiano della dittatura del proletariato; facendo presa sulle masse, quest’idea si è poi trasformata in una forza materiale e quindi, come risultato della rivoluzione socialista, si è affermata la dittatura del proletariato e le sue istituzioni.

La sovrastruttura è sempre formata dallo sforzo cosciente delle persone, a differenza della base, che (prima del socialismo) nasceva e prendeva forma spontaneamente. Come è noto, la vecchia sovrastruttura obsoleta, presa nel suo insieme, viene abbattuta nei periodi di rivoluzione, quando lo sforzo cosciente delle masse rivoluzionarie prende il posto dello sviluppo sociale spontaneo.

La classe rivoluzionaria distrugge e sostituisce consapevolmente la vecchia sovrastruttura con una nuova sovrastruttura, fondata sulla nuova base emergente. Le singole componenti della nuova sovrastruttura (le nuove concezioni politiche, giuridiche e filosofiche, le idee avanzate) prendono forma. prima ancora della rivoluzione. Ma la nuova sovrastruttura – l’insieme delle idee politiche, giuridiche e di altro tipo e delle corrispondenti istituzioni politiche, giuridiche e di altro tipo – nasce proprio al momento della rivoluzione. Nell’articolo di Lenin Contro il boicottaggio si legge: “L’alto apprezzamento dei periodi rivoluzionari nello sviluppo dell’umanità scaturisce da tutto l’insieme delle concezioni di Marx: è proprio in tali periodi che si risolvono le innumerevoli contraddizioni che vengono lentamente accumulate nei periodi di cosiddetto sviluppo pacifico. È proprio in tali periodi che si manifesta con la massima forza la funzione diretta delle varie classi nella determinazione delle forme della vita sociale e si creano le basi della «sovrastruttura» politica, la quale si regge poi a lungo sulla base dei rinnovati rapporti di produzione”³.

Nel corso della rivoluzione socialista in Russia, la classe operaia, guidata dal Partito Comunista, ha posto le basi della nuova sovrastruttura politica e ha istituito e consolidato la dittatura del proletariato. La nuova sovrastruttura politica, lo Stato sovietico, è stata la leva decisiva per rimodellare la vecchia economia e creare una nuova economia socialista.

I rapporti di produzione socialisti sono una base reale e solida per la sovrastruttura socialista: le concezioni politiche, giuridiche, filosofiche ed estetiche e le corrispondenti istituzioni politiche, giuridiche e di altro tipo della società socialista.

Alcuni docenti e autori di pamphlet marxisti popolari di solito consideravano senza riserve tutte le forme di coscienza sociale, comprese tutte le sfere della scienza, come parte della sovrastruttura. Spesso la sovrastruttura era concepita in modo troppo ampio e si pensava erroneamente che comprendesse anche il linguaggio. Questo è stato un errore grossolano che ha avuto le sue tristi conseguenze nella linguistica.

In primo luogo, tutte le scienze, sia naturali che sociali, hanno in comune lo scopo di fornirci, e ci forniscono, la verità oggettiva che esiste indipendentemente dall’uomo e dall’umanità. Sia le scienze naturali che quelle sociali sono chiamate a scoprire le leggi che regolano i processi che avvengono indipendentemente dalla volontà dell’uomo. In secondo luogo, la scienza progredisce dall’ignoranza alla conoscenza, da verità meno complete a verità più complete, e da verità relative a quelle assolute. Quindi, c’è continuità e interconnessione nello sviluppo di tutte le scienze, e ogni nuova generazione di scienziati porta avanti il lavoro dei suoi predecessori. Questo processo governato dalla legge è insito in egual misura in tutte le sfere della conoscenza. In virtù di ciò, le relazioni specifiche di tutte le scienze naturali e sociali con la base e la sovrastruttura differiscono da quelle di altre forme di coscienza sociale. Nel definire questo tratto comune dobbiamo però tenere presente la differenza tra scienze naturali e sociali.

La differenza degli oggetti di studio determina la differenza tra scienze sociali e naturali, il loro diverso rapporto con la produzione, la base, la sovrastruttura e le classi. “Se gli assiomi della geometria urtassero gli interessi degli uomini”, scriveva Lenin, “si sarebbe probabilmente cercato di confutarli”⁴. Se. Ma questi assiomi, insieme a molte leggi meccaniche, fisiche e chimiche della natura, in genere non toccano direttamente gli interessi di classe e possono quindi servire diversi modi di produzione e obiettivi opposti. Questo non è il caso delle scienze sociali. Qui l’oggetto di studio – i rapporti di proprietà, i problemi del lavoro e dei salari, i problemi dello Stato del diritto, ecc. – influisce direttamente sugli interessi di classe.

Le scienze sociali sono l’enunciazione teorica degli interessi di una o dell’altra classe, l’esposizione e la fondatezza della sua ideologia politica. Così, l’economia politica borghese, la sociologia borghese e le teorie dello Stato e del diritto esprimono l’ideologia politica della classe borghese. Esse nascono sulla base del capitalismo e sono, quindi, una componente della sovrastruttura borghese. Tuttavia, non è per la conoscenza scientifica di leggi economiche o sociali oggettive che fanno parte della sovrastruttura; l’economia politica, la sociologia e le teorie dello Stato borghesi ignorano queste leggi oggettive. Fanno parte della sovrastruttura, o sono trattate come parte di essa, perché esprimono le opinioni politiche, giuridiche e filosofiche della borghesia.

Marx ed Engels, gli ideologi della classe operaia, hanno sottoposto a una critica devastante l’economia politica borghese, la sociologia idealista borghese e le teorie politiche e giuridiche borghesi. Al loro posto, e in opposizione ad esse, Marx ed Engels crearono l’economia politica proletaria e il materialismo storico e dialettico.

Come ogni altra scienza sociale, l’economia politica è partigiana dall’inizio alla fine, poiché coinvolge gli interessi cardinali e vitali delle classi in lotta. Nella sua prefazione a Il Capitale, Marx scriveva: “Nel campo dell’economia politica la libera ricerca scientifica non incontra soltanto gli stessi nemici che incontra in tutti gli altri campi. La natura peculiare del materiale che tratta chiama a battaglia contro di essa le passioni più ardenti, più meschine e più odiose del cuore umano, le Furie dell’interesse privato. Per esempio, la Chiesa alta anglicana perdona Piuttosto l’attacco a trentotto dei suoi trentanove articoli di fede, che l’attacco a un trentanovesimo delle sue entrate in denaro. Oggi perfino l’ateismo è culpa levis, in confronto alla critica dei rapporti tradizionali di proprietà”⁵.

L’economia politica borghese, scriveva Marx, poteva in una serie di questioni rimanere scientifica solo fino a quando la lotta di classe del proletariato contro la borghesia era ancora latente e si manifestava in casi isolati. Ma quando la lotta di classe pratica e teorica condotta dal proletariato cominciò ad assumere forme sempre più marcate e a minacciare l’economia borghese, “per la scienza economica borghese quella lotta suonò la campana a morte. Ora non si trattava più di vedere se questo o quel teorema era vero o no, ma se era utile o dannoso, comodo o scomodo al capitale, se era accetto o meno alla polizia. Ai ricercatori disinteressati subentrarono pugilatori a pagamento, all’indagine scientifica spregiudicata subentrarono la cattiva coscienza e la malvagia intenzione dell’apologetica”⁶.

Lenin scrisse che non ci si può fidare nemmeno di una sola parola dei professori borghesi di economia politica “quando si passa alla teoria generale dell’economia politica. Poiché quest’ultima, nella società contemporanea, è una scienza di parte, come la gnoseologia. In complesso i professori di economia politica non sono altro che dotti commessi al servizio della classe capitalistica, e i professori di filosofia non sono altro che dotti commessi al servizio dei teologi”⁷.

Ciò che Marx e Lenin hanno detto sull’economia politica borghese si applica in pieno a tutta la sociologia, la storiografia e la giurisprudenza borghesi, che non sono altro che pseudoscienza. La scienza sociale borghese nasce sulla base capitalistica. È stata creata da essa, e serve a protegge il suo procreatore.

Riferendosi alla scienza sociale borghese, Lenin scriveva: “una scienza sociale «imparziale» non può esistere in una società fondata sulla lotta di classe. In un modo o nell’altro, tutta la scienza ufficiale e liberale difende la schiavitù del salariato, mentre il marxismo ha dichiarato una guerra implacabile a questa schiavitù. Pretendere una scienza imparziale nella società della schiavitù del salariato è una stolta ingenuità, quale sarebbe pretendere l’imparzialità da parte degli industriali nel considerare se occorre aumentare il salario degli operai diminuendo il profitto del capitale”⁸.

Il marxismo, l’autentica scienza sociale, è stato fondato da Marx ed Engels e ulteriormente sviluppato da Lenin e Stalin. È l’enunciazione scientifica degli interessi vitali della classe operaia e ne costituisce l’ideologia politica scientifica. Questa scienza di parte è nata come negazione della base capitalista e della sua sovrastruttura. Nel socialismo, le concezioni politiche, giuridiche, estetiche e filosofiche marxiste costituiscono la sovrastruttura della base socialista, che riflettono e per il cui ulteriore consolidamento e sviluppo lavorano. Il marxismo è nato come risultato del progresso della scienza, compresa la filosofia, nel periodo precedente. Ha preso il nocciolo razionale (elementi della teoria del valore del lavoro) dell’economia politica borghese classica inglese, il nocciolo razionale della dialettica (la teoria dello sviluppo e del cambiamento) dal sistema filosofico di Hegel, ecc. Nel frattempo, la scienza sociale borghese, cioè le varie teorie sociali e politiche borghesi destinate a proteggere e servire la base capitalistica, viene eliminata insieme all’eliminazione di quest’ultima.

Per quanto riguarda le speciali indagini economiche e storiche borghesi, il marxismo si avvale solo del loro ricco bagaglio di materiale fattuale, scartando le teorie pseudoscientifiche borghesi intrinsecamente opposte al marxismo.

La scoperta e l’utilizzo delle leggi economiche e sociologiche che riguardano gli interessi delle classi incontrano la frenetica opposizione delle forze reazionarie, mentre le classi progressiste promuovono la scoperta e l’utilizzo delle leggi oggettive dello sviluppo sociale.

Le scienze sociali sono uno strumento della lotta di classe. Non possono essere neutrali nei confronti delle classi e della lotta di classe, ed essendo l’incarnazione e la concretizzazione delle opinioni politiche e legali, dell’ideologia delle classi, svolgono funzioni di sovrastruttura.

Diverso è il caso della scienza della natura. Riflesso della natura, scienza che tratta delle sue forze e dei suoi processi regolati dalla legge, è nata dalle esigenze di produrre ricchezza materiale, di sviluppare la tecnologia e di sottomettere alla società le forze elementari della natura.

Definendo il legame tra scienza naturale e produzione, Engels scriveva: “La successione dello sviluppo dei singoli rami delle scienze naturali è da studiare. Dapprima astronomia, assolutamente necessaria già a motivo delle stagioni tanto per i popoli dediti alla pastorizia quanto per quelli dediti all’agricoltura. L’astronomia si può sviluppare solo con l’ausilio della matematica. Si diede mano quindi anche a quest’ultima. Infine la meccanica, a un certo grado di sviluppo dell’agricoltura e in certe regioni (innalzamento di acqua per l’irrigazione in Egitto) e in modo particolare con il sorgere delle città, dei grandi edifici, e con lo sviluppo della manifattura. Presto divenne un bisogno anche per la navigazione e la guerra. Anch’essa ha bisogno dell’ausilio della matematica e stimola così il suo sviluppo. Così, sin dall’inizio, il sorgere e lo svilupparsi delle scienze è condizionato dalla produzione”⁹.

Questo era il caso del mondo antico. Il declino e la caduta della società schiavista furono accompagnati da un declino della cultura e della scienza. I primi secoli del feudalesimo videro la persecuzione del pensiero scientifico e il completo dominio dell’oscurantismo religioso, della teologia e della scolastica, ma, scrive Engels, dopo le tenebre del Medioevo la scienza rinasce con rinnovato vigore, e ancora una volta è alla produzione che dobbiamo questo miracolo.

L’idrostatica di Toricelli nasce dall’esigenza pratica di regolare i corsi d’acqua di montagna in Italia (Lombardia), dalla necessità di progetti idrotecnici.

Il vero progresso dell’elettricità iniziò dopo che questa era già stata utilizzata nella pratica per le esigenze della produzione. È la domanda di progresso tecnico che stimola lo sviluppo delle scienze naturali e dell’ingegneria, direttamente connesse alla produzione.

È quindi una delle caratteristiche della scienza naturale – l’insieme delle conoscenze delle leggi della natura, delle proprietà fisiche, chimiche e di altro tipo – che, distinta dalla sovrastruttura, è connessa alla produzione e ai suoi processi non solo attraverso la base, ma anche direttamente.

A differenza dell’artigianato medievale, la grande industria moderna – sia nella società capitalista che in quella socialista – si basa sull’applicazione cosciente delle scienze naturali e dei frutti della scienza. Non potrebbe vivere un solo giorno senza impiegare la scienza. Questo è particolarmente vero per le industrie metalmeccaniche, elettrotecniche, chimiche, belliche, carbonifere, petrolifere, ecc.

Le scienze sociali e la comprensione delle leggi dello sviluppo sociale permettono alla classe operaia, in quanto classe avanzata della società, di esercitare un’influenza consapevole sul corso dello sviluppo sociale con l’obiettivo di realizzare una rivoluzione socialista e, successivamente, di costruire il socialismo e il comunismo. Riflettendo le leggi della natura, la scienza naturale permette alla società di governare le forze elementari della natura: il vento, il calore, il vapore e l’elettricità; di utilizzare l’energia atomica e le proprietà meccaniche, fisiche e chimiche della materia.

La scienza naturale, che comprende la meccanica, la fisica, la chimica e l’agrobiologia, ha riassunto la ricchezza dell’esperienza produttiva pratica accumulata dall’umanità.

Marx definiva la scienza il prodotto spirituale universale dello sviluppo sociale, o il prodotto dello sviluppo storico generale espresso nel suo risultato astratto. Mentre l’esperienza pratica del lavoro dell’artigiano o del contadino è molto limitata, primitiva e routinaria, incarnata in pratiche lavorative, abitudini e costumi che si trasmettono di generazione in generazione, di padre in figlio, la scienza concentra e generalizza scientificamente le migliori conquiste dell’intera umanità.

Una delle caratteristiche della scienza avanzata, basata sul pensiero teorico, è che non solo riassume l’esperienza passata dell’umanità, ma apre nuovi sentieri sulla base di questa esperienza sia nella scienza stessa, sia nella tecnologia, sia nelle forze produttive nel loro complesso. La scoperta della dell’energia a vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica, di nuovi elementi chimici, di nuovi giacimenti di minerali e delle loro utili proprietà fisiche e chimiche, tutto ciò dimostra la potenza della scienza avanzata e il suo ruolo nello sviluppo delle forze produttive.

Descrivendo lo sviluppo della produzione capitalistica, Marx scrisse: “Di pari passo con questa centralizzazione ossia con l’espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi, si sviluppano su scala sempre crescente la forma cooperativa del processo di lavoro, la consapevole applicazione tecnica della scienza”¹⁰.

Nel capitalismo monopolistico, i monopoli pongono ostacoli al progresso scientifico e impediscono l’utilizzo delle invenzioni che non portano all’arricchimento dei capitalisti. Ma la produzione su larga scala anche nell’epoca dell’imperialismo non può esistere senza l’applicazione di dati scientifici nell’industria e nell’agricoltura. L’aumento della produzione di plusvalore dipende anche dal progresso della scienza e della tecnologia. E la produttività del lavoro, scriveva Marx, è legata al progresso della scienza e della tecnologia.

Particolarmente importante è il ruolo e l’applicazione della scienza sotto il socialismo e nel periodo di transizione al comunismo. Tutta la società, dalla produzione materiale e dalla base economica alla sovrastruttura, si costruisce e si sviluppa con l’applicazione consapevole di tutte le conquiste della scienza, delle leggi di sviluppo della natura e della società.

Una delle caratteristiche della sovrastruttura è quella di fornire alla società idee definite e di creare istituzioni corrispondenti. Anche la scienza naturale elabora idee e teorie, studia e definisce le leggi e i principi che riflettono le relazioni e le connessioni reali tra le cose e i fenomeni. Ma le scienze naturali, le scienze tecniche applicate – meccanica, ingegneria meccanica, fisica, chimica, pedologia e agrobiologia – e tutte le altre scienze applicate alla produzione, non solo danno origine a idee e principi teorici, ma aiutano a progettare nuove macchine, nuovi tipi di prodotti, nuove varietà di piante e animali. I geologi rilevano e scoprono nuove ricchezze minerarie, depositi di minerali e metalli preziosi, e li mettono al servizio dell’uomo. Secondo Marx, ogni progresso nel campo della chimica moltiplica il numero di sostanze utili e di applicazioni utili delle sostanze già conosciute.

Con l’aiuto della scienza moderna, che promuove costantemente il suo progresso, gli scienziati e gli ingegneri sovietici hanno costruito centinaia di nuovi tipi di macchine, utensili e turbine; i chimici sovietici hanno scoperto nuovi tipi di materie prime (alcuni tipi (alcuni tipi di plastica), e sostitutivi che non si trovano allo stato naturale.

La chimica moderna è riuscita a convertire il combustibile solido (carbone) in combustibile liquido; dal petrolio si ottengono centinaia di prodotti utili. L’umanità deve tutto questo alla scienza progressista.

Nel campo dell’agrobiologia il grande Mičurin, i suoi allievi e seguaci, hanno evoluto nuove varietà di piante, cercando di aumentare la resa delle colture agricole. Promuovendo la scienza progressista, gli esperti sovietici del suolo cercano di aumentarne la fertilità.

La transizione dal capitalismo al socialismo implica la massima cooperazione tra scienza e produzione.

I principali scienziati sovietici combattono l’isolamento della scienza dalla produzione e dall’esperienza pratica e si adoperano per creare il più stretto legame possibile tra scienza e produzione.

Qualsiasi divario tra scienza e produzione è anomalo. Il capitalismo applica le leggi della scienza naturale nell’industria su larga scala e in parte nell’agricoltura per intensificare lo sfruttamento della classe operaia, ma in virtù della sua natura antagonista e della sempre continua antitesi tra lavoro intellettuale e fisico, esso allarga costantemente il divario tra il popolo lavoratore, principale forza produttiva della società, e la scienza.

Solo il socialismo e il comunismo sono in grado di colmare questo divario, realizzando una stretta alleanza tra scienza e lavoro e innalzando il livello culturale e professionale e dei lavoratori.

Lo sviluppo della produzione e delle forze produttive della società socialista e il progresso delle scienze naturali hanno molto in comune: entrambi mirano a sottomettere le forze elementari della natura agli interessi del progresso sociale e al loro utilizzo da parte della società. Nella formazione sociale antagonista del capitalismo, la produzione emerge come produzione di plusvalore, e la scienza naturale serve il capitalista e la causa della produzione di maggiore plusvalore.

Nel socialismo, invece, dove l’antagonismo e l’antitesi tra intellettuale e fisico sono eliminati, l’unità tra scienza e produzione si manifesta pienamente.

Questo legame diretto delle scienze naturali con l’ingegneria e la produzione rivela la distinzione tra queste branche della scienza e la sovrastruttura ideologica che serve la base ed è solo indirettamente connessa con la produzione attraverso la base.

La scienza naturale e le sue leggi possono servire allo stesso modo sia alla produzione capitalista che a quella socialista; sia agli scopi dello sfruttamento capitalista e del perseguimento dei profitti capitalisti, sia l’obiettivo di accrescere il benessere materiale del popolo lavoratori e di soddisfare le loro esigenze materiali e culturali in costante aumento; sia i disegni distruttivi degli aggressori imperialisti e l’opera creativa e socialista del popolo sovietico.

Nel Paese sovietico la grande scoperta di Pasteur serve a combattere le malattie e le epidemie, mentre nelle mani degli imperialisti americani che stanno preparando una guerra batteriologica, è un mezzo per sterminare migliaia e milioni di persone.

La geometria di Euclide, sviluppata nella società degli schiavi, serve allo stesso modo sia alla produzione capitalista che a quella socialista. In questo la scienza naturale assomiglia in qualche modo all’ingegneria e alle macchine. Sotto il capitalismo la scienza naturale, come le macchine, si pone dinanzi ai lavoratori come una forza ostile, una forza esercitata dai capitalisti. Marx disse che la divisione del lavoro nel capitalismo trasforma il lavoro intellettuale e fisico in nemici mortali: “Come nell’organismo naturale mente e braccio sono connessi, così il processo lavorativo riunisce lavoro intellettuale e lavoro manuale. Più tardi, questi si scindono fino all’antagonismo e all’ostilità”¹¹.

La grande industria isola la scienza dal lavoro come potenziale indipendente della produzione e la mette al servizio del capitale. Di conseguenza, Marx descrive la scienza come una delle forze della produzione, una delle sue potenziali, in virtù della natura antagonista del modo di produzione capitalistico, come una forza indipendente e ostile ai lavoratori.

Il capitale impiega le macchine, l’ingegneria, le invenzioni scientifiche e la scienza come mezzi per assoggettare la classe operaia, come strumenti di sfruttamento e di dominio.

La scienza è destinata ad alleggerire il lavoro e le condizioni di vita di milioni di persone, di estendere il loro potere sulla natura e sulle sue forze elementari, e ampliare il loro campo intellettuale. Sotto il capitalismo, tuttavia, la scienza nelle mani della borghesia è diventata una forza di asservimento, sfruttamento e distruzione.

Marx scrisse: “Sembra che l’uomo, nella misura in cui assoggetta la natura, si assoggetti ad altri uomini o alla propria abiezione. Perfino la pura luce della scienza sembra poter risplendere sullo sfondo tenebroso dell’ignoranza. […] Questo antagonismo fra l’industria moderna e la scienza da un lato e la miseria moderna e lo sfacelo dall’altro; questo antagonismo fra le forze produttive e i rapporti sociali della nostra epoca è un fatto tangibile, macroscopico e incontrovertibile”¹².

Le scoperte epocali nei settori della scienza naturale dovrebbero servire a creare e sviluppare le forze produttive, per aumentare al massimo la ricchezza dell’umanità.

Oggi l’imperialismo bellicoso cerca di utilizzare le grandi scoperte scientifiche, frutto del genio dell’uomo, come mezzo per distruggere le conquiste della cultura mondiale. Il campo reazionario e imperialista, guidato dagli Stati Uniti, minaccia le nazioni con la bomba atomica. È dovere dei popoli del mondo amanti della pace frenare i guerrafondai e creare relazioni sociali che mettano le supreme conquiste del genio umano, le grandi scoperte scientifiche, al servizio del popolo per la produzione di ricchezza materiale a scopi pacifici.

Solo nel socialismo la scienza è al servizio dell’intero popolo. Solo nella società socialista viene abolita l’antitesi tra lavoro intellettuale e fisico e la scienza illumina la strada verso un’elevazione culturale e professionale di decine di milioni di persone.

Sulla base dei rapporti di produzione socialisti, le forze della natura sono soggette alla volontà di uomini liberi. La profonda profezia dei fondatori del marxismo si sta avverando: gli uomini sarebbero diventati i veri padroni della natura solo dopo essere diventati padroni dei propri rapporti sociali.

In URSS le ultime conquiste della scienza e dell’ingegneria sono utilizzate per la costruzione di ulteriori centrali idroelettriche giganti che forniscono energia elettrica a basso costo all’industria e all’agricoltura.

La scienza, prigioniera e schiava del capitalismo, viene liberata dalle sue catene nella società socialista e per la prima volta nella storia è una forza libera e vigorosa riunita al lavoro fisico. Di conseguenza, il ruolo della scienza è aumentato enormemente e crescerà ancora di più. In URSS la scienza viene introdotta su scala sempre maggiore in tutte le sfere della produzione e in tutti i campi della vita sociale.

Il futuro dell’industria socialista risiede nella conversione delle fabbriche e degli impianti in enormi laboratori scientifici in cui milioni di lavoratori della società comunista, avendo raggiunto il livello di ingegneri e tecnici, applicheranno le migliori conquiste della conoscenza umana per far funzionare vasti sistemi di macchine altamente produttive; essi produrranno un’abbondanza di ricchezza materiale e contemporaneamente apriranno nuove strade nella scienza e nell’ingegneria. Già attualmente possiamo osservare numerosi germogli di comunismo, che si moltiplicano di giorno in giorno.

Ma non solo gli impianti e le fabbriche socialiste, le fattorie collettive e le aziende agricole statali, assumeranno nuove proporzioni. Anche i laboratori fisici, chimici, biologici e di altro tipo si trasformeranno in imprese su larga scala, dotate di macchinari complessi e gestite da un esercito di scienziati che strapperanno alla natura segreti sempre nuovi e scopriranno un numero sempre maggiore di leggi.

Nella società borghese, in cui gli impianti di produzione vengono utilizzati solo in parte, dove le fabbriche e gli impianti chiudono, le superfici coltivate si riducono e i raccolti vengono distrutti, i capitalisti sono interessati a sviluppare la scienza e a costruire nuove macchine e strumenti di maggiore produttività solo per estendere i profitti; al contrario, se i nuovi macchinari non promettono un aumento dei profitti, il capitalismo si oppone alle innovazioni e ricorre al lavoro manuale. Nei Paesi borghesi è soprattutto il perseguimento del profitto capitalistico che che stimola il progresso della scienza.

Oggi lo sviluppo della scienza nei Paesi capitalisti è determinato dalla legge economica di base del capitalismo moderno. Le caratteristiche e i requisiti principali di questa legge sono l’assicurazione del massimo profitto capitalista attraverso lo sfruttamento, la rovina e l’impoverimento della maggioranza della popolazione del Paese in questione, attraverso la riduzione in schiavitù e la rapina sistematica dei popoli di altri Paesi, soprattutto di quelli arretrati, e, infine, attraverso le guerre e la militarizzazione dell’economia nazionale, che vengono utilizzate per ottenere i massimi profitti.

Il socialismo ha creato opportunità illimitate per lo sviluppo a tutto tondo della scienza e delle forze produttive. Nella società socialista la scienza è al servizio del popolo. È è inseparabilmente connessa con il popolo e tutto il popolo è interessato al suo progresso. Per questo motivo in URSS non solo gli scienziati professionisti ma anche milioni di di operai e contadini collettivi partecipano allo sviluppo della scienza.

Sotto il socialismo, il progresso della scienza, come tutto lo sviluppo sviluppo sociale, è subordinato alla legge economica di base del socialismo, le cui caratteristiche ed esigenze essenziali sono quelle di assicurare la massima soddisfazione dei bisogni materiali e culturali, in costante aumento, dell’intera società attraverso la continua espansione e il perfezionamento della produzione socialista sulla base di tecniche superiori.

Nella misura in cui la scienza naturale fornisce la conoscenza delle leggi oggettive della natura, che sono indipendenti dalla volontà dell’uomo, essa non contiene elementi di classe o di parte. Non c’è nulla che faccia pensare a tali elementi di tali elementi, per esempio, nei termini della geometria euclidea, o nelle leggi scoperte da Lomonosov o Mendeleev.

Tuttavia, oltre alle leggi oggettive e alle verità oggettive verificate e dimostrate nella pratica, la scienza contiene anche la loro interpretazione teorica e le deduzioni filosofiche generali tratte da queste leggi: in breve, vi sono anche i principi filosofici e ideologici della scienza. Queste deduzioni teoriche e filosofiche generali, così come l’interpretazione delle leggi, esprimono direttamente la visione del mondo delle classi, e possono essere materialistiche e scientifiche, cioè vere, o idealistiche e metafisiche, ovvero non scientifiche.

La scienza progressista e vera è sempre stata materialista e radicalmente opposta all’idealismo e alla religione. A causa del decadimento del capitalismo, la tendenza dominante della scienza dell’attuale società borghese è reazionaria e procede dai principi reazionari della filosofia idealista. La borghesia e i suoi dotti lacchè infondono nella scienza misticismo e idealismo.

È comunemente noto che una scoperta fisica così eccezionale come l’elettrone è una delle innumerevoli conferme dell’infinità della conoscenza umana. Questa scoperta fornisce un’ulteriore prova della autenticità del materialismo dialettico. I fisici reazionari borghesi, tuttavia, hanno cercato di farsi apprezzare dal clero attingendo al machismo, un sistema filosofico idealista, per trarre conclusioni non scientifiche e idealistiche da questa grande scoperta scientifica. Essi davano a credere che testimoniava, per così dire, la soggettività della conoscenza, l’inesistenza di leggi oggettive, la “scomparsa della materia” e simili. Altrettanto idealisti nell’interpretazione della teoria della relatività di Einstein, i fisici reazionari borghesi coronano la loro follia con affermazioni sulla finitezza della materia e sulla libertà di volontà dell’elettrone.

Analizzando la crisi della fisica nella società borghese, Lenin ha scritto: “In una parola, l’idealismo «fisico» dei nostri giorni, così come l’idealismo «fisiologico» di ieri, significa soltanto che una scuola di scienziati in un ramo delle scienze naturali è caduta nella filosofia reazionaria per non aver saputo elevarsi, direttamente e di colpo, dal materialismo metafisico al materialismo dialettico. Questo passo la fisica contemporanea lo fa e lo farà, ma essa si avvia verso il solo metodo giusto e verso la sola filosofia giusta delle scienze naturali, non seguendo una linea retta, ma a zig-zag, non consapevolmente, ma istintivamente, senza veder chiaramente il suo «scopo finale», ma avvicinandosi ad esso a tentoni, oscillando e talvolta indietreggiando. La fisica contemporanea ha le doglie del parto. Essa partorisce il materialismo dialettico. Parto doloroso. L’essere vivo e vitale è inevitabilmente accompagnato da qualche prodotto morto: scorie destinate all’immondezzaio. Tutto l’idealismo fisico, tutta la filosofia empiriocriticista, insieme all’empiriosimbolismo, all’empiriomonismo, ecc. ecc., fanno parte di queste scorie”¹³.

Allo stesso tempo, Lenin sottolineò che la crisi della fisica non era solo una conseguenza dell’avanzamento della scienza e della rottura dei vecchi concetti, ma che si trattava anche di una crisi provocata dalla decadenza del capitalismo e dall’influenza perniciosa della filosofia reazionaria e idealista dominante nella società capitalista.

Laddove la classe operaia e la società socialista utilizzano comunque le scoperte degli scienziati borghesi nella sfera della fisica e della chimica, gettano via ogni elemento estraneo, reazionario e metafisico introdotto nella scienza dagli scienziati borghesi. Lenin ha scritto: “Neppure una parola di nemmeno uno di questi professori – capaci di produrre le opere più preziose in campi particolari della chimica, della storia, della fisica – può essere creduta quando si passa alla filosofia”¹⁴.

Come vediamo, il marxismo ci insegna a distinguere nella scienza borghese, e in particolare nella scienza naturale borghese, i dati specifici, verificati e dimostrati nella pratica, la conoscenza oggettiva degli effettivi fenomeni naturali governati dalla legge, dai principi filosofici idealistici che pervadono tale scienza.

Non c’è alcuna connessione interna tra la vera scienza e le sue scoperte, da un lato, e l’idealismo, dall’altro. Sono agli antipodi. Solo i reazionari borghesi e gli oscurantisti cercano di stabilire un legame interno tra le scoperte scientifiche, ad esempio in fisica, e le sciocchezze idealistiche. La vera scienza è stata, e sarà sempre, internamente connessa solo con il materialismo: intrinsecamente non può che essere materialista.

In virtù dei suoi principi filosofici e ideologici, la scienza naturale, e non solo le scienze sociali, è di natura classista e partigiana in una società di classe. La fisica moderna, la chimica, la fisiologia, la biologia e perfino una scienza esatta come la matematica, sono quindi diventate campo di un’aspra battaglia tra scienza progressista e reazionaria e i loro rispettivi rappresentanti, una battaglia del materialismo contro l’idealismo, di dialettica contro metafisica. In ultima analisi, questa lotta riflette la lotta di classe.

La lotta dei biologi mičurinisti sovietici guidati da T. Lysenko contro i mendelisti-morganisti, dei seguaci di I. Pavlov contro le scuole reazionarie e idealistiche di fisiologia, dei fisici sovietici contro le vacillazioni idealistiche di alcuni loro colleghi, e la lotta contro la teoria idealistica della risonanza in chimica – tutto questo è una lotta contro l’influenza dell’ideologia reazionaria borghese, una lotta per sostenere l’ideologia socialista e la scienza progressista. Il materialismo dialettico è l’unico fondamento filosofico affidabile, stabile e autentico della scienza naturale moderna. Solo questa filosofia scientifica mostra la giusta strada del progresso scientifico. Lo dimostrano le eccezionali scoperte di fisici, biologi, microbiologi e fisiologi sovietici. Esse confermano in modo definitivo la profonda verità dell’infinità della conoscenza umana.

Il Partito Comunista, che ispira gli scienziati sovietici ad audaci imprese rivoluzionarie nella scienza, insegna che la scienza sovietica progressista deve servire il popolo, e non chiudersi al popolo.

La scienza progressista sovietica, consapevole del significato delle tradizioni storiche, le utilizza abilmente nell’interesse dello sviluppo della scienza. Allo stesso tempo, seguendo l’esempio di Marx, Engels, Lenin e Stalin, questi grandi uomini di scienza, gli scienziati sovietici non sono schiavi di queste tradizioni consolidate. Con coraggio rompono tradizioni, ingiunzioni, formule e postulati obsoleti, e aprono nuovi sentieri nella scienza. Lo testimoniano anche le scoperte fatte dagli scienziati sovietici in fisica, biologia e agrobiologia.

Quale conclusione si può trarre allora sulla scienza come forma di coscienza sociale?

La scienza naturale emerge dalle esigenze della produzione, della pratica e della tecnologia. Si sviluppa con la produzione, è connessa alla produzione e ne influenza direttamente il progresso. Questa scienza può servire allo stesso modo sia la produzione capitalista che quella socialista. Non si distrugge con la scomparsa della vecchia base e l’emergere di una nuova base. È necessario, quindi, combattere tutti i semplificatori e i volgarizzatori che affermano che sia la geometria di Euclide, sia la meccanica e l’ingegneria, abbiano un carattere di classe, e che una geometria proletaria debba sostituire la geometria schiavista e feudale, e la fisica proletaria sostituire la fisica borghese. Questo è stato propagandato dal machiano Bogdanov e dai suoi seguaci, che negavano la verità oggettiva e ritenevano che la verità non fosse altro che l’esperienza sociale organizzata e armonizzata; e che, dal momento che l’esperienza della borghesia e del proletariato differivano, anche la loro verità e la loro scienza differissero.

I machiani sono nemici del socialismo. Il Partito Comunista ha combattuto una lotta implacabile e inconciliabile contro di loro. Attualmente non ci sono machiani in Unione Sovietica, ma i volgarizzatori e i talmudisti, i dogmatici e i semplificatori non sono ancora estinti. È contro di loro che il Partito Comunista porta avanti una lotta ideologica. Il problema appena discusso, della scienza e del suo rapporto con la produzione, la base e la sovrastruttura, e del suo ruolo nella vita sociale, è di importanza cardinale sia teorica che pratica. L’atteggiamento nei confronti dell’eredità scientifica del passato dipende da una corretta valutazione teorica della connessione tra scienza, da una parte, e produzione, base e sovrastruttura, dall’altro. Questo atteggiamento può essere anarchico, nichilista, machiano-bogdanoviano o marxista-leninista.

La società socialista eredita, assimila e conserva le grandi conquiste dell’umanità nel regno della scienza e ne favorisce l’ulteriore sviluppo. Ogni scienza, tuttavia, comprese le scienze naturali, ha il suo fondamento filosofico e ideologico, le sue interpretazioni teoriche delle leggi esistenti e le conclusioni da esse tratte. Questo fondamento teorico e filosofico può essere materialista e progressista, oppure idealista e reazionario. Questo “aspetto” della scienza è di carattere sovrastrutturale e di classe.

La scienza sovietica accetta la legge di gravità di Newton, ma scarta le sue affermazioni sull’impulso primario divino. La scienza sovietica difende la teoria di Darwin dagli attacchi di oscurantisti, dei reazionari americani e britannici e del clero, ma rifiuta quegli elementi che sono infusi nell’ideologia borghese (elementi di malthusianesimo, ecc.).

Le attuali teorie biologiche morganiste-mendeliste sono ben lontane dall’essere una scienza; non sono altro che congetture idealistiche e metafisiche di oscurantisti borghesi. Queste congetture e sedicenti teorie sono respinte dalla scienza sovietica come pseudoscientifiche.

La forza delle scoperte di Mičurin risiede nel loro beneficio per la pratica, la produzione e lo sviluppo delle forze produttive. La teoria weismannista-morganista-mendelista, invece, è assolutamente sterile.

È dovere vitale degli scienziati sovietici combattere senza compromessi tutte le teorie e le influenze idealistiche e metafisiche reazionarie della borghesia.



  1. V.I. Lenin, Il fallimento della Seconda Internazionale, 1915.
  2. I.V. Stalin, Il marxismo e la linguistica, 1950.
  3. V.I. Lenin, Contro il boicottaggio, 1907. [Pag. 30]
  4. V.I. Lenin, Marxismo e revisionismo, 1908.
  5. K. Marx, Il Capitale, 1867.
  6. Ibidem.
  7. V.I. Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo, 1909.
  8. V.I. Lenin, Tre fonti e tre parti integranti del marxismo, 1913.
  9. F. Engels, Dialettica della natura, 1882. [Pag. 473]
  10. K. Marx, Il Capitale, 1867.
  11. Ibidem.
  12. K. Marx, Discorso per l’anniversario del People’s Paper, 1856. [Pag. 656]
  13. V.I. Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo, 1909.
  14. Ibidem.


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