Servite Geova con gioia

Servite Geova con gioia

Gajus Glockentin - JW Broadcasting > Discorsi

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JW Broadcasting, febbraio 2020

Per cominciare, vorrei riflettere insieme a voi su questo invito: “Servite Geova con gioia”. Ci viene rivolto in Salmo 100:2. Ma voi servite sempre Geova con gioia? Penso che siamo tutti d’accordo nel dire che essere felici non è sempre facile. Ma allora è davvero così importante servire Geova con gioia? E cosa comporta? In altre parole, cos’è la gioia che Geova vuole che proviamo? E come possiamo servire Geova con gioia e mantenere un atteggiamento positivo? Perché possiamo dire che servire Geova con gioia è importante? Pensiamo all’obiettivo che abbiamo: imitare la sua personalità. In 1 Timoteo 1:11 viene definito il “felice Dio”. Quindi è logico che Geova desideri che lo serviamo con gioia, vero? In Deuteronomio, al capitolo 28, è riportato quello che Geova disse agli israeliti. Geova li avvertì di quello che sarebbe successo se fossero stati disubbidienti e se avessero smesso di servirlo con gioia. Leggiamo Deuteronomio 28, a partire dal versetto 45: “Tutte queste maledizioni verranno certamente su di te, ti perseguiteranno e ti raggiungeranno finché tu non sia stato annientato, perché non avrai ascoltato la voce di Geova tuo Dio osservando i comandamenti e i decreti che ti ha dato”. Geova aveva fatto davvero tanto per gli israeliti, eppure non erano felici. E a lui questo atteggiamento non piaceva per niente. Quindi capiamo che servire Geova con gioia è molto importante. Anche Gesù diede risalto a questo. Per esempio, nel Discorso della Montagna, aiutò le persone che lo ascoltavano a capire come essere felici. Leggiamo le sue parole in Matteo 5, dove si trovano quelle che a volte vengono chiamate le 9 felicità. In seguito, l’apostolo Paolo parlò del “frutto dello spirito”. La gioia è una delle qualità che fanno parte di questo frutto. Essere gioiosi è importante e, attraverso il suo spirito, Geova ci aiuta a servirlo con gioia.

Ma è realistico pensare di poter essere sempre sorridenti e canticchiare allegramente tutto il giorno? Ovviamente Geova non si aspetta questo. Non siamo tutti uguali e abbiamo modi diversi di esprimere la nostra felicità. E poi, ci sono momenti nella vita in cui ci sentiamo tristi o delusi. E Geova sa bene che alcuni di noi hanno problemi di salute, mentre altri lottano con la depressione, e quindi a volte non riescono proprio a esprimere gioia in questo modo. Eppure Geova ama ognuno di noi e ci apprezza moltissimo. Allora che tipo di gioia si aspetta che proviamo? Cosa significa esattamente avere un atteggiamento positivo, o gioioso? Qui in Deuteronomio si parla della “allegrezza”, cioè “il sentimento interiore e la manifestazione esteriore di gioia”. E si parla anche della “gioia di cuore”. Il cuore si riferisce a quello che siamo dentro. La nostra persona interiore, che si rivela in tutto quello che facciamo, nei nostri desideri, affetti, sentimenti, passioni, pensieri, e così via. Quindi la gioia viene da dentro.

Ma la gioia di cui stiamo parlando dipende dalle circostanze in cui ci troviamo Facciamo un esempio. Penso che a tutti noi piaccia quando c’è il sole. Ma come si sente un contadino che sta aspettando la pioggia di cui ha bisogno, e questa invece non arriva? Probabilmente sarebbe più felice se piovesse. In questi ultimi giorni è difficile, se non impossibile, trovarsi in circostanze perfette, senza problemi. Quindi sarete d’accordo con me nel dire che servire Geova con gioia non dipende dalle circostanze. E qui su JW Broadcasting e nelle nostre pubblicazioni abbiamo visto molti esempi di fratelli che non hanno perso la gioia nel servizio nonostante affrontassero situazioni difficili, come un problema di salute o l’opposizione.

Ma allora cosa fa di noi una persona felice? Per rispondere a questa domanda, vi va di fare un piccolo esperimento con me? Chiudete gli occhi per un momento. Li avete chiusi? Ok, ora pensate a una mela. Potete riaprire gli occhi. Vi faccio una domanda: “Avete immaginato una mela rossa, una mela verde o una mela gialla?” Ma come fate a rispondere a questa domanda? Vi ho solo chiesto di pensare a una mela. Sapete rispondere perché noi pensiamo in termini di immagini. Sono infinite le immagini a cui pensiamo ogni giorno. E dopo averci pensato le impiliamo come se fossero delle fotografie. Quando poi ripensiamo a qualcosa è come se riprendessimo l’immagine legata a quel pensiero e la rimettessimo in cima. Se non portiamo alla mente quel pensiero, più passa il tempo, più l’immagine si troverà in fondo alla pila e più sarà difficile ricordarla. Ecco, questa pila di immagini fatta di pensieri rappresenta il nostro subconscio. Queste immagini determinano il nostro stato d’animo. Determinano se siamo tristi o felici, se siamo annoiati o emozionati, e così via. Geova, il nostro Creatore, è consapevole di quanto i nostri pensieri siano legati alle immagini. Prendete con me 2 Re capitolo 6 e vediamo un esempio di come Geova usa questo nostro processo mentale. Qui si parla dell’episodio in cui il re di Siria voleva catturare Eliseo. Ricordate come si sentiva il servitore di Eliseo? Leggiamo 2 Re capitolo 6, a partire dal versetto 15: “Il servitore dell’uomo del vero Dio si alzò di buon’ora e, quando uscì, vide la città accerchiata da un esercito con cavalli e carri da guerra. Subito disse: “Oh, mio signore! Che facciamo?”” Il servitore aveva paura. Forse pensava al fatto che non c’era via di fuga e si immaginava già nelle mani dell’esercito siro. Eliseo sarebbe riuscito a confortare il suo servitore? Versetto 16: “Ma Eliseo rispose: “Non aver paura! Quelli che sono con noi sono più numerosi di quelli che sono con loro””. In altre parole Eliseo disse: “Pensa a qualcos’altro. Pensa a tutti quelli che sono con noi”. Ma funzionò? A quanto pare il servitore non riusciva a spostare la sua attenzione su questi pensieri rassicuranti. Non riusciva a visualizzare l’immagine di Geova che li proteggeva. Cosa fece Geova per aiutarlo? In 2 Re 6:17 leggiamo: “Poi pregò dicendo: “O Geova, ti prego, apri i suoi occhi perché veda”. E Geova aprì gli occhi del servitore, che fu in grado di vedere. Ed ecco, la regione montuosa era piena di cavalli e di carri da guerra di fuoco, tutt’intorno a Eliseo”. Geova lo aiutò usando le immagini. I carri e i cavalli catturarono l’attenzione del servitore. In questo modo riuscì a spostare i suoi pensieri sul fatto che Geova era con loro e aveva tutto sotto controllo. Nella sua mente riusciva già a vedere la vittoria di Geova, e questo lo tranquillizzò. Si sentì felice. Quello che vide influì sui suoi pensieri e modificò il suo stato d’animo. I pensieri hanno un grande potere! E che gesto premuroso da parte di Geova! Perché, se ci pensiamo, Geova non aveva bisogno di carri e cavalli. Infatti salvò Eliseo e il suo servitore colpendo l’esercito siro con la cecità. Eliseo e il servitore provavano sentimenti diversi. Ma perché? Cosa fece la differenza? La situazione era la stessa per entrambi, ma furono i loro pensieri a fare la differenza. Cosa c’entra tutto questo con il nostro argomento: “Servite Geova con gioia”? Finora abbiamo visto che Geova vuole che siamo felici, giusto? Abbiamo capito che i nostri pensieri sono come delle immagini che determinano chi siamo e come ci sentiamo. Le immagini e i pensieri sono strettamente collegati. Ecco perché l’apostolo Paolo sottolineò l’importante ruolo che hanno i nostri pensieri. In Romani 12:2 leggiamo: “Siate trasformati rinnovando la vostra mente”. E in Efesini 4:23 ribadì quanto è necessario ‘continuare a rinnovarsi nel modo di pensare’. Entrambi i versetti mettono in risalto l’importanza dei pensieri e quanto questi possano influire su di noi. Inoltre l’apostolo Paolo sapeva che possiamo cambiare il nostro modo di pensare. Leggiamo insieme 2 Corinti capitolo 10 e vediamo cosa ci incoraggia a fare. In 2 Corinti 10:5 Paolo disse: “Noi abbattiamo i ragionamenti e tutto quello che si innalza contro la conoscenza di Dio, e prendiamo prigioniero ogni pensiero per renderlo ubbidiente al Cristo”. Questo è esattamente quello che dovremmo fare noi: controllare i nostri pensieri. Non dobbiamo soffermarci su pensieri che indeboliscono la nostra fede e ci rendono meno determinati a servire Geova. Abbiamo detto che i pensieri sono come immagini che rimangono dentro di noi. Non possono essere cancellate e influiscono sul nostro stato d’animo.

Ma allora cos’altro possiamo fare? Siete pronti per un secondo esperimento? Chiudete di nuovo gli occhi e provate a non pensare a una mela. Potete riaprire gli occhi. Siete riusciti a non pensare a una mela? Se sì, probabilmente avete dovuto sforzarvi di pensare a qualcosa di diverso. Siamo fatti per pensare. Quindi per servire Geova con gioia non basta evitare i pensieri negativi; dobbiamo soffermarci su pensieri positivi. In Filippesi, al capitolo 4, ne troviamo alcuni. Leggiamo il versetto 8: “Infine, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose degne di rispetto, tutte le cose giuste, tutte le cose caste, tutte le cose amabili, tutte le cose di cui si parla bene, tutte le cose virtuose e tutte le cose degne di lode, continuate a considerare queste cose”. o a pensarci, a meditarci su. Quindi considerando o meditando su queste cose, creiamo immagini nella nostra mente che ci aiutano a provare gioia mentre serviamo Geova. Servire Geova con gioia dipende da noi. La felicità non dipende dalle nostre circostanze, ma dipende dal fare le cose come piace a Geova. Se controlliamo i nostri pensieri, riusciamo a creare nuove immagini positive. E anche se in passato abbiamo vissuto esperienze che ci rendono difficile esprimere gioia, col tempo, quelle immagini tristi, quei pensieri verranno seppelliti dalle cose di cui parla Filippesi 4. Un po’ alla volta ci sentiremo più sereni, soddisfatti e felici, e questo sarà evidente anche agli altri. Per Geova, il nostro felice Dio, è importante che lo serviamo con gioia, e lui apprezza ogni sforzo che facciamo per riuscirci.

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