Se Vadim Papura non fosse stato lì

Se Vadim Papura non fosse stato lì

Saker Italia - 👉 seguici su https://t.me/sakeritalianotizie

2 maggio 2023

"Odessa 2 maggio. Non dimentichiamo, non perdoniamo" - di Federica Vasselli e Elena Begma (olio su tela, 2023)


Ogni anno il mese di maggio si apre con lo sguardo di Vadim Papura. Uno sguardo fiero, coraggioso, diretto.
Vadim è la vittima più giovane della strage di Odessa del 2014, con i suoi 17 anni che continuano a urlare insieme alle altre vittime. Ora lo sappiamo: lui e i martiri della Casa dei Sindacati erano solo l'inizio della tragica "stagione" della guerra in Donbass, gli 8 anni prima dell'inizio dell'operazione militare speciale che hanno falciato 14.000 vite. E ora è già arrivato il tempo in cui piangiamo le vite dei volontari e dei soldati che stanno combattendo contro il regime neonazista di Kiev, sostenuto trivialmente dalla NATO e dalla UE.

Vadim e i 50 martiri di Odessa avrebbero potuto scegliere di non essere lì, di chiudere gli occhi e assecondare gli eventi. Vadim avrebbe potuto lasciare a casa la sua bandiera sovietica, avrebbe potuto rivendicare la sua adolescenza e dare ad altri i pesi della politica, avrebbe potuto accogliere con entusiasmo la nuova dottrina "gioiosa" dell'Occidente. Sarebbe stato facile, legittimo, giustificabile.
Non lo ha fatto.

9 anni dopo, Vadim poteva ancora una volta non esserci. Il suo viso, invece, ha aperto la mostra "ResistenZa", inaugurata a Napoli il 29 aprile. Le opere delle pittrici Federica Vasselli e Elena Begma sono un’alleanza politica – non solo artistica – che ha come esplicita missione il sostegno alla Russia, all'operazione speciale, ai martiri di Odessa e ai martiri dell'aggressione NATO. Contro il mainstream culturale e politico, per raccontare la verità di popoli che resistono e combattono per questa verità.
Sotto lo sguardo di Vadim, l'inaugurazione è stata vandalizzata da un gruppo di provocatori ucraini. Uno schema tattico preciso: prima un gruppetto di quattro minorenni entra nella sala dell'esposizione e comincia a insultare le artiste e le persone presenti, poi arrivano le donne con le bandiere e i loro slogan, ripetendo perfettamente ciò che sentiamo nei "resoconti della verità" della nostra informazione. Volano accuse, insulti, le mani degli "scudi umani" minorenni impugnano telefoni che usano per riprendere i visi dei partecipanti. Uomini apparentemente indifferenti piantonano e controllano la scena, si tengono distanti ma seguono ogni movimento. Arrivano i vigili municipali, accusano gli organizzatori di non aver chiesto le autorizzazioni per la mostra, chiedono documenti, fanno domande. Si voltano e chiedono i documenti ai minorenni e alle urlatrici ucraine: nessuno di loro ne ha. Il più piccolo della spedizione punitiva dichiara di non avere genitori. Il gruppo ucraino parla in ucraino ai funzionari e si rifiutano di parlare in italiano. Minacciano i presenti quando sono sicuri di non essere visti, prendono i nomi, filmano, fotografano. Se ne vanno, da soli, indisturbati e solo quando decidono che la missione è compiuta.
Una manifestazione di disturbo era prevedibile e, per pura fortuna (o forse solo per decisione dei provocatori ucraini), non ci sono stati danni e degenerazioni. Quello che invece non si vuole ancora comprendere è la realtà di guerra non dichiarata che viviamo in Italia. Esistono dei veri commando ucraini, organizzati e strutturati secondo uno schema che si riproduce ogni volta sia richiesto il loro intervento. Ciò che i provocatori ucraini si sono trovati davanti sono stati l'impreparazione organizzativa e psicologica, la superficialità di sottovalutare la situazione, la prassi autoreferenziale che denuncia l'aggressione con un comunicato ma non ne comprende il senso, l'organizzazione, la pericolosità. Sono solo parole che tradiscono la psicosi da battage pubblicitario. L'ufficializzazione che, ancora una volta, il mainstream vince perché la sua logica viene inconsapevolmente riprodotta, ed è una logica forte, conveniente, utile.
Nulla a che vedere con lo sguardo di Vadim che, anche in questo 2 maggio 2023, ci ricorda di combattere con coraggio e fierezza. Scegliendo sempre di esserci.


Elvia Politi per Saker Italia

***

Video dell'azione di disturbo ucraina durante l'inaugurazione della mostra







Report Page