Scena 15

Scena 15

Peony TM


Lo stato di delirio di Pat mi spaventa ogni secondo che passa. Resisto alla tentazione di premere sull'acceleratore per portare il ragazzo accanto a me in ospedale il più velocemente possibile. Tuttavia, i miei piedi tremano così forte che temo di far ribaltare la macchina prima che possa ricevere delle cure.

Alla fine, tutto quello che posso fare è tenere il volante stretto per avere più stabilità. Guardo avanti e guido a una velocità elevata, ma sicura. Stringo la mano di Pat così forte che posso sentire il suo battito sotto la pelle. Il ritmo pulsante tra le mie dita mi dà un po' di sollievo.

Almeno non sta dormendo. Almeno lui è qui con me.

Accosto all'ingresso non appena arriviamo. Apro la portiera della macchina e aiuto gli infermieri che si precipitano fuori per aiutare Pat a salire sulla barella. I suoi occhi sono quasi chiusi e il retro della camicia è pieno di macchie di sangue. Porto l'auto nel parcheggio come mi suggerisce l'infermiera e corro dietro a Pat fino al pronto soccorso. Nel momento in cui la porta si chiude, piango, il mio cuore si stringe, mandandomi una fitta acuta in tutto il petto. Ho i capelli ritti come se stessi per perdere qualcuno. Scaccio via quei pensieri sciocchi e mi sistemo su una sedia. Fisso i miei palmi aperti, sentendo ancora il calore delle nostre mani che si stringono. Intreccio le dita per riempire gli spazi ormai vuoti e conto numeri nella mia mente per calmare i nervi.

Perché uno come me in questo momento... può solo aspettare.

È passata un'ora da quando ho stretto quelle mani, tremante, davanti al pronto soccorso. Quando il dottore esce, salto in piedi così istantaneamente che vacillo per le vertigini. Per riassumere, Pat ha ricevuto dieci punti e ha bisogno di una TAC. Deve essere ricoverato in osservazione anche per eventuali lesioni interne oltre a quelle esterne. La nuca è una delle parti più vitali e lo so.

E so che non posso incolpare nessuno se è in questo stato... eccetto me. 

"Ehm..."

Sussulto e mi volto di scatto verso la persona ferita sul letto d'ospedale, poi mi precipito in avanti verso di lui. Gli occhi di Pat si aprono, facendomi sorridere. Premo il pulsante di chiamata per l'infermeria e l'équipe medica del turno di notte entra per esaminare e parlare con il paziente. Riassumono tutto per me e ripetono gli esami aggiuntivi di cui avevano parlato prima. Dopo di che, se ne vanno.

Guardo la squadra medica uscire e ritorno vicino a quel letto d'ospedale. 

"Pat."

"Pran..."

Sentendolo chiamare il mio nome, sospiro per il sollievo, sorrido e allungo la mano per prendere la sua. "Come ti senti?"

"Mi sento la testa pesante. Fa male."

"Hai un bel po' di punti. È normale che faccia male." 

"Sono insensibile dappertutto."

"Ecco, bevi un po' d'acqua", dico alzando la testata del letto. Prendo un bicchiere d'acqua, glielo metto sotto il mento e gli avvicino la cannuccia alla bocca.

"Che ore sono…?"

"Cinque del mattino. Hai dormito diverse ore." 

"Perché tu non hai dormito?"

"Come potevo se non avevi ancora aperto gli occhi?"

Sentendo quelle parole, il familiare sorrisetto emerge sul volto di Pat. Lo lascio perdere questa volta, è raggiante e io felice che possa ancora sorridermi.

"Quando ho aperto gli occhi, ho quasi provato a dire: 'Chi sei?'"

Socchiudo gli occhi stancamente. Ha idea di come mi sono sentito nelle ultime ore? 

"Ma avevo paura che non saresti stato al gioco e mi avresti scaricato."

"Se non avessi parlato, ti avrei scaricato." 

"Crudele."

"Un pazzo come te merita un trattamento crudele."

Pat ride di cuore. Si sposta un po' e sussulta per il mal di testa.

"L'hai detto a Par?" La sua voce suona divertita. Probabilmente sta immaginando sua sorella che incrocia le braccia con un'espressione ostile.

"Non ancora. Si preoccuperebbe."

"Bene. Non dirglielo visto che ho solo un graffio alla testa. La mia pelle è spessa come quella di un toro. Lo dico sempre, vero?"

Sospiro e scuoto la testa, non sono dell'umore giusto per accettare la sua battuta.

"Non è divertente, Pat. Hai pensato anche alla situazione peggiore? Il dottore ha detto che hai perso molto sangue. Cosa avremmo fatto se non fossimo arrivati in ospedale in tempo? Non voglio pensarci."

"Pran."

"Detesto che tu veda sempre questo genere di cose come uno scherzo. Puoi abbandonare l’abitudine di fare prima di pensare?"

 "Pran..."

"Almeno dovresti imparare ad avere paura." 

"Ce l’avevo."

"..."

"Avevo paura di perderti."

Stringo le labbra, accigliato, gli occhi fissi sul suo sguardo serio. Ho voglia di piangere. "Non pensi che anch'io avessi paura?"

"Non fare quella faccia." Pat mi tiene la mano. Non so che aspetto abbia la mia faccia, ma ho un'idea, a giudicare dall'espressione preoccupata del ragazzo senza buone maniere. "Mi dispiace di averti spaventato."

"È stata colpa mia."

"Non dire così." Pat cerca di attirarmi a sé, ma è troppo debole per farmi muovere anche di un centimetro. Invece mi chino su di lui. "Voglio andare a casa. Posso essere dimesso adesso?"

Scuoto rapidamente la testa. "No, devi rimanere un altro giorno in osservazione. Il dottore ha detto che ti faranno anche una TAC."

"Che TAC? Non la farò." La sua voce è piena di panico, ripetendo le parole sconosciute. 

"Devi, in caso di lesioni interne. Potresti avere un'emorragia cerebrale." 

"Whoa, assolutamente no. Non voglio farlo. Sto bene, Pran."

"Non puoi farlo per la mia tranquillità?" 

"..."

"Puoi non farmi preoccupare più?"

"..."

"Pat."

"..."

"...Cosa posso dire ora, dopo che hai detto tutto questo?"

Le mie labbra si arricciano, mentre guardo Pat abbassare lo sguardo e tenere il broncio come un bambino arrabbiato. "Hai fame?"

"Sì."

"Scendo a comprare..."

"Ho fame di te. Vieni qui."

"Ancora in vena di scherzare, eh? Uno come te non smetterebbe di essere una spina nel fianco anche in punto di morte."

"Non morirò facilmente. Almeno finché non morirai tu."

Le mie labbra sono strette con forza. Voglio sorridere, ma non voglio che Pat ne sia troppo orgoglioso.

"Riposati", dico e avvicino la sedia al letto. Pat mi prende la mano nella sua. "Sarò qui."

"Non ti lascerei andare da nessuna parte, anche se tu lo volessi."

Rido e mi siedo. Annuisco quando Pat mi guarda con gli occhi socchiusi.

Tengo la mano stretta nella sua e accarezzo il dorso della sua mano con il mio.

Mi addormento subito dopo che il ragazzo ferito entra nel mondo dei sogni. Quando il dottore e le infermiere entrano nella stanza, mi alzo e sveglio Pat, assonnato e irritabile, per fare una TAC. Tutto procede regolarmente con me che gli sto vicino come mi ha chiesto Pat. Chi avrebbe mai pensato che avesse paura degli aghi? Quando il medico gli inietta il mezzo di contrasto in vena, la sua espressione diventa cupa come se il cielo stesse per cadere. La TAC dura solo trenta minuti, ma Pat deve avere l'impressione che duri un giorno intero.

Pat sembra svuotato dopo l’esame, incapace di reggersi in piedi. Dobbiamo riportarlo nella stanza di degenza su una sedia a rotelle. Quando la porta viene spalancata, borbotta di avere la febbre e va dritto in bagno a vomitare senza sosta, sembra così sofferente che mi preoccupa. L'infermiera mi dice che questa è una complicanza comune quando si inietta il mezzo di contrasto e che starà meglio entro un'ora. Quando il risultato viene consegnato, il ragazzo, senza più niente nello stomaco, è profondamente addormentato.

Il risultato della TAC è soddisfacente. Faccio un lungo sospiro dopo che il dottore ha confermato che non c'è niente di sbagliato nella lastra. Pat può tornare a casa dopo un buon riposo. Visto com'è sfinito, probabilmente ce ne andremo in serata.

Toc, toc, toc, toc.

Quattro colpi alla porta. Molto inusuale. Perché bussare così tante volte? Quando apro la porta, è il tizio che mi ha chiamato circa un'ora fa.

"Ancora non è morto, eh?"

Il saluto sgradevole del mio migliore amico mi fa arricciare le labbra. I miei occhi cadono sul cibo da asporto che ha comprato e non riesco a soffocare il mio sorriso.

"Cosa ti ha fatto decidere di venire?"

"Non sono qui per una visita. Sono qui per riprendere la mia macchina", Wai si affretta a correggermi e sbatte il cibo nelle mie mani. "Stavo comprando del cibo mentre tornavo a casa, ma ne ho comprato troppo. Eccone un po' per te."

"Oh, quindi è per me", cantileno con la voce e sbircio nel sacchetto di plastica. "E hai comprato due scatole in più."

"Non fare quella faccia, Pran. Sono ancora arrabbiato perché mi hai nascosto un segreto." 

"Non sembri una persona arrabbiata."

"Chi lo dice? Sono fottutamente irritato. Quegli ingegneri hanno bevuto alcol come se fosse acqua."

"Hai perso?"

"Solo un po'. Vedremo la prossima volta."

Sorrido leggermente, sentendo che qualcosa sta cambiando. "Cosa? Avete anche pianificato un altro round?"

Wai fa spallucce senza rispondere. Oltre ad essere scontroso, è così orgoglioso. "Come sta, a proposito?"

"Sta bene. Ha appena fatto una TAC. Niente di cui preoccuparsi." 

"Capisco. Sta dormendo?"

"Sì, dev’essere stanco." 

"E... quando verrà dimesso?"

"In serata, immagino. Bisogna aspettare che si svegli." 

"Uh-huh, me ne vado, allora. Sono solo passato a trovarti." 

"Molte grazie."

"Ho aiutato te, non lui." 

"Sì, grazie per questo." 

"Ehm, ciao."

"Ehi, non vuoi prendere la chiave della macchina?" Fermo Wai e vado al tavolo per prenderla, ma lui mi zittisce.

"Usa la macchina per portare a casa quell'idiota morto. Verrò a prenderla da te." 

"Hai detto che sei venuto qui per la macchina."

"Me ne vado. Ho fretta."

Sorrido mentre Wai cambia argomento in modo maldestro. Annuisco e lo guardo camminare verso la porta. Prima di chiudere, dice qualcosa che mi fa ridere sommessamente.

"Oh... e non preoccuparti per i ragazzi. Nessuno di noi può permettersi di essere arrabbiato con te."


*****


"Praaan."

"Sì?"

"Mi fa male la testa."

"Come? Hai preso una medicina." Volto la testa dal mio lavoro verso la persona che riposa sul divano. Ha pronunciato il mio nome più e più volte da quando siamo tornati dall'ospedale.

"Ma fa male. Deve essere la ferita. Massaggiami la testa, per favore." 

"L'ho fatto già per mezz'ora. Fammi fare il mio lavoro."

"Posso sdraiarmi sul tuo grembo sul pavimento?"

"Perché vuoi sdraiarti qui? È scomodo. Riposa lì e comportati bene. Non muoverti troppo o le suture si apriranno." 

"Praaan."

"Cosa c’è adesso?" 

"Ho sete."

"La bottiglia è proprio lì." 

"Non riesco a raggiungerla."

"Non hai le gambe?" 

"Sono ferito…"

Sbuffo e metto giù la matita, cedo e guardo il piagnucolone. Gli occhi pretenziosi e imploranti di Pat sono tutt'altro che pietosi. Tuttavia, mi alzo e mi siedo sul bordo del divano. Prendo una bottiglia d'acqua, apro il tappo e gliela porgo, ma il teppista lunatico scuote la testa, rifiutando. Schiude le labbra e aspetta che gli metta la cannuccia in bocca, come ho fatto in ospedale. Combatto l'impulso di sgridarlo dal momento che ha obbedientemente fatto la TAC.

"Come può il mio grembo essere più morbido di un cuscino?" 

"È molto più comodo."

Scuoto la testa mentre Pat sorride ampiamente perché ha preso possesso, con successo, del mio grembo. Mi abbraccia in vita, non permettendomi di portare a termine il mio lavoro. Gli accarezzo la testa e gli massaggio dolcemente le tempie. I miei occhi si posano sui capelli leggermente rasati vicino alla sua nuca.

"Perché non ti tagli i capelli?"

"Perché? Non lo farò."

"Non ti danno fastidio? Non mi piacciono. Mi hanno sempre infastidito."

"Mi piacciono i capelli lunghi. Sono così cool."

"Sono sporchi. Raramente ti lavi i capelli."

"Di solito li lego. Super artistico."

"Non credo che tu sappia cosa significhi 'artistico'. Di sicuro non significa essere sporco e lo sai."

"Credo che significhi figo."

"Ma voglio che ti tagli i capelli."

"E se le ragazze si innamorassero di me visto che sarei ancora più bello con un nuovo taglio di capelli? Saresti esausto per la gelosia."

"Non solo sei stupido, ma sei anche narcisista." 

"Vuoi dire bello e affascinante."

Alzo gli occhi al cielo e smetto di roteare il mio pugno tra le sopracciglia di Pat. "Vai a letto. È tardi. Non sei guarito, quindi hai bisogno di riposare."

"Andiamoci insieme." 

"Devo lavorare."

"Non riesco a dormire senza te al mio fianco." 

"Ti porterò Shabby."

"Fragrant non può sostituirti."

Sospiro. "Sei andato fuori di testa dopo aver preso il colpo?" 

"Sono ferito, Pran..."

"Sei matto?"

"Non sono nelle mie migliori condizioni, quindi voglio che tu mi stia vicino."

Sentendo la sua voce falsa e sommessa, storco le labbra. Qualcuno gli ha detto che questo metodo è una buona idea? Chi gli ha insegnato questa falso atteggiamento?

"Non essere sciocco. Alzati e vai a letto. Adesso devo lavorare. E se non riuscissi a laurearmi?"

"Ti aiuterò domani. Non puoi dormire accanto a me stanotte? Ho persino fatto quella fottuta TAC contro la mia volontà. Non sapevi che sarebbe stata l'inferno? Non mi sono mai sentito morire come in quel momento. Era come se la mia anima venisse risucchiata fuori dal mio corpo."

"Era tutto per il tuo bene." 

"Non mi interessa. Ho fatto tutto per te."

"Sei diventato più esigente." 

"Voglio solo che mi vizi."

Fisso il ragazzo che mi guarda dal mio grembo con occhi testardi e resto fermo. Pat sa di essere irragionevole e sa benissimo quanto sono a corto di tempo. Non ho tempo per il tempo libero. Sono rimasto sveglio diverse notti, anche con tutti quegli allenamenti di basket, perché il mio progetto dev’essere consegnato presto. Sfortunatamente, con questo idiota egoista nella stessa stanza, le mie mille ragioni verranno decisamente spazzate via.

Continuerò il mio lavoro dopo che si sarà addormentato.

Con quel pensiero, annuisco e gli rivolgo un sorriso rassegnato. "Alzati, allora."

"Davvero?"

"Andrai a letto o no? Lavorerò se non lo fai." 

"Mi sto alzando. Ugh!"

"Pat!" Grido quando l'idiota salta improvvisamente in piedi senza preoccuparsi delle sue ferite e delle sue condizioni. "Sei matto ad alzarti in questo modo?"

"Argh, fa male, Pran."

"Sciocco!" ringhio e mi avvicino a lui, con le sopracciglia aggrottate. "Fammi vedere. Si sono aperti i punti?"

Spingo la sua spalla per girarlo. Non vedendo sangue che cola attraverso la garza, sono sollevato. Gli do una pacca sulla schiena perché si giri. Il suo sorriso mi fa rabbrividire.

"Per cos’è quel sorriso?"

"Il mio amante è preoccupato per me. Come posso non sorridere?"

"Sei ancora sfacciato? Ti schiaffeggerò le ferite e le farò a pezzi." 

"Non lo faresti mai."

"Vuoi provare?"

"Mi ami troppo."

"..."

"Stai arrossendo, vero?"

"Stai zitto."

"Sei sempre accigliato quando arrossisci. Non pensare che non l'abbia notato. Ogni volta che mi hai guardato male in passato, è stato tutto perché ti ho fatto arrossire?"

"Vedo che riesci a parlare molto bene. Vai a letto da solo. Vado a lavorare!"

"Ehi, ehi, ehi, sto solo scherzando", borbotta Pat e mi prende la mano. "Andiamo a letto. Ho sonno."

Socchiudo gli occhi al cretino. Pat fa un'espressione colpevole e annuisce ripetutamente per supplicarmi di dormire insieme. Sospiro pesantemente per la millesima volta e comincio a mettere in ordine, poi spengo la luce e porto il bimbo di tre anni ferito in camera da letto. Ho programmato di sgattaiolare fuori per andare al lavoro una volta che si sarà addormentato, ma l'aria fresca dell'aria condizionata, il suo caldo abbraccio e la coperta spessa e soffice mi fanno sentire le palpebre pesanti. Non ho dormito tutto il giorno e tutta la notte per vegliare su Pat e mi sono stancato molto per l'ansia. Di conseguenza, staccarsi dall'abbraccio di questo ragazzo è assolutamente impossibile.




Report Page