STALIN

STALIN


Analizzando i fattori materiali, morali e politici che determinano la forza e la potenza dello Stato sovietico, io direi che uno dei fattori principali della potenza dell'Unione Sovietica è rappresentato dalla direzione staliniana. Sono già più di ventun anni che Stalin dirige il nostro partito e il paese. Non è per caso che gli operai, i colcosiani e gli intellettuali, parlano nelle riunioni e ripetono sovente: «Noi vinceremo perché ci dirige il compagno Stalin». Superficialmente ciò potrebbe sembrare il solito pistolotto oratorio, ma in realtà, è una conclusione giusta che il popolo ha tratto sulla base di un'osservazione quotidiana e continua dell'attività della direzione.

La morte strappò Lenin dalla direzione del nostro paese, quando ancora lo Stato sovietico si reggeva appena appena sulle gambe, quando ancora praticamente non era stato risolto nemmeno un compito per la trasformazione socialista del paese. Gli elementi opportunisti ostili volevano approfittare della morte di Lenin per disorganizzare e distruggere il partito e con esso anche lo Stato sovietico. Ma il partito, sotto la direzione di Stalin, debellò gli elementi antisovietici e ostili al partito e si unì in un tutto unico, capace di realizzare gli insegnamenti di Vladimiro Ilic.

All'ordine del giorno si poneva allora il compito di ricostituire l'industria e, in seguito, passare all'industrializzazione del nostro paese. Stalin fu l'animatore di questa grande opera e, sotto la sua guida, il partito e il popolo sovietico hanno assolto brillantemente questo compito.

Stalin è veramente lungimirante nel prevedere il futuro. Fin dall'inizio della industrializzazione del paese egli sollevò la questione della necessità di costruire officine di trattrici. Gli osservatori stranieri consideravano questa misura come un sintomo di preparazione alla guerra. Non v'è dubbio che, naturalmente, il parco trattrici ha una grande importanza nella moderna guerra motorizzata. Ma per Stalin ciò aveva allora una importanza secondaria. Insistendo sulla necessità di costruire delle officine di trattrici egli aveva in vista la collettivizzazione dell'agricoltura e pensava a prepararle una solida base tecnica. Questo complesso e difficile provvedimento aveva un'importanza eccezionale. La collettivizzazione e la meccanizzazione dell'agricoltura non si prefiggevano degli scopi proprio militari, ma solo socialisti e, si capisce, aumentavano la potenza del nostro paese.

Ecco un esempio che caratterizza come Stalin concepisce lo sviluppo della produzione. Nella tappa iniziale dell'industrializzazione i dirigenti dell'industria si lagnavano con Stalin, dicendo che i nostri operai inesperti guastavano le nuove macchine importate dall'estero. Ma Stalin rispondeva invariabilmente che non è possibile insegnare agli operai dei nuovi procedimenti di lavoro su nuovo macchinario, senza che ciò non provochi nessuna spesa. All'inizio essi romperanno, ma dopo impareranno a lavorare su queste macchina, e noi avremo dei buoni quadri qualificati.

Come epilogo al compimento dell'industrializzazione e all'organizzazione di una salda base per tutta la nostra industria, per l'agricoltura e i trasporti, Stalin lanciò la parola d'ordine della preparazione dei quadri. «Bisogna capire una buona volta che di tutti i capitali preziosi che esistono al mondo, il capitale più prezioso e decisivo sono gli uomini, i quadri. Bisogna comprendere che nelle nostre condizioni attuali “i quadri decidono di tutto”. Se avremo dei quadri buoni e numerosi nell'industria, nell'agricoltura, nei trasporti, e nell'esercito, il nostro paese sarà invincibile. Se non avremo questi quadri zoppicheremo da ambedue le gambe»¹.

Ed è appunto l'insieme di tutti questi provvedimenti applicati dal partito sotto la direzione di Stalin che ha reso la nostro industria, l'agricoltura e i trasporti capaci di lottare, contro il più forte nemico del mondo.

Stalin ha speso molte energie per aumentare la potenza dell'Unione Sovietica. Egli comprende, meglio di chiunque, l'importanza di questa potenza, e nondimeno nei suoi discorsi egli sottolinea sempre che non è degno della gente sovietica accontentarsi di quanto si è già ottenuto e inebriarsi dei propri successi. La vittoria ci potrebbe sfuggire se nelle nostre file si manifestasse l'appagamento.

Stalin, il cui lavoro per la potenza dello Stato sovietico è stato già di per se stesso enorme, ha saputo coordinare e fondere in una forza unica tutte le energie dello Stato, animarle e orientarle verso il compito principale e più indispensabile nella situazione attuale: la difesa dello Stato sovietico contro gli invasori fascisti.

La parte più vitale della popolazione dell'URSS, – l'Esercito rosso, – lotta sui campi di battaglia contro il fascismo tedesco. Stalin ha dedicato molte energie alla creazione dell'Esercito rosso, ed ora che esso, passato all'offensiva, batte le truppe fasciste tedesche e le scaccia dalla terra nostra, i generali tedeschi e gli osservatori militari fascisti spiegano ciò affermando che noi, da molti anni, preparavamo delle riserve militari e, di nascosto, mantenevamo un esercito molto numeroso. L'affermazione di questi specialisti si spiega evidentemente col tentativo di giustificare la sconfitta militare dell'esercito tedesco e del suo comando e, di diminuire l'importanza delle capacità dei generali sovietici.

Prima dell'avvento dei fascisti al potere in Germania, il nostro esercito aveva degli effettivi molto modesti; essi cominciarono gradualmente ad accrescersi solo dopo che si venne creando la minaccia di un'aggressione fascista. Ma possiamo affermare con sicurezza ciò che tutto il corso degli avvenimenti militari ha dimostrato, cioè che il nostro esercito si è sviluppato continuamente nel corso della guerra non solo come numero, ma si è perfezionato anche dal punto di vista della qualità. I nostri generali non sono affatto caduti dal cielo, essi erano dei comandanti della tale o tal'altra unità, ma le loro qualità militari, la loro capacità si sono manifestate completamente solo durante la guerra. Adesso tutto il mondo vede che i nostri generali, gli ufficiali ed i soldati hanno delle capacità superiori a quelle dei tanto strombazzati generali, ufficiali e soldati tedeschi.

Le vittorie del nostro esercito sul più forte nemico al mondo, sono il corollario del lavoro svolto da molti anni da Stalin per perfezionare le qualità combattive dell'Esercito rosso. Questo lavoro gigantesco si è manifestato nella superiorità dell'esercito sovietico su quello fascista, cosa che ora non è negata nemmeno dal nemico stesso. Tutti gli sforzi compiuti dalla propaganda tedesca per spiegare le ragioni della sconfitta del suo esercito, affermando che le truppe sovietiche vincono solo grazie alla loro superiorità numerica, sono ridicoli. Effettivamente vi è una superiorità nell'arte e nel talento militare. È comprensibile che, per i nemici, non sia facile dover riconoscere questo, dopo aver gridato a destra e a sinistra che essi lottano contro i barbari orientali. Ma dalla realtà non si scappa.

Nell'Unione Sovietica l'esercito è inseparabile dal paese. Tutto quanto è stato detto più sopra, a proposito dello sviluppo della potenza materiale e spirituale del popolo sovietico, del suo stato politico e morale, si esprime nel valore bellico e nella maestria del nostro esercito. Al cospetto di tutto il mondo l'esercito concentra in se stesso la potenza materiale e spirituale del popolo sovietico; nell'esercito si manifesta, nel modo più brillante, tutta la potenza del popolo. E Stalin, nella sua qualità di Comandante Supremo e con l'arte di un grande capitano, orienta questa forza verso la sconfitta definitiva degli invasori fascisti tedeschi, scacciandoli dalla terra sovietica.



  1. I. V. Stalin, Questioni del leninismo, 1948.

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