SFRUTTAMENTO OLIMPIONICO

SFRUTTAMENTO OLIMPIONICO

LIBERTÀ E DEMOCRAZIA

A proposito delle olimpiadi dei Brics+ in corso nella città di Kazan, in Russia, il mondo che è solito autodefinirsi "civile" dà l’impressione - con i buoni uffici e la malafede del ‘suo’ mainstream - di snobbare l’evento con la consueta presunzione mentre, di contro, s’appresta a mobilitare la poderosa macchina della propaganda a favore della kermesse parigina dei cinque cerchi. Quella, per intenderci, in cui il neo colonialismo esibirà le sue forme più evolute ed “eleganti” di sfruttamento - nella fattispecie, olimpionico - che presuppone la partecipazione sotto ‘altre’ bandiere di numerosi nuovi talenti dalle carnagione scura, ma non solo, progressivamente ed in vario modo sottratti alla loro terra d’origine. Soprattutto africani, arabi, ucraini e, non certo per caso, quelli provenienti da nazioni storicamente all'avanguardia in ambito agonistico sportivo, come Cuba.


Tutto ciò speculando su ambizioni ed illusioni individuali, carestie e guerre, calamità naturali o indotte, corruzione o complicità finanziarie e politiche, pluridecennale emigrazione forzata di massa, faide intestine e colpi di stato spesso camuffati da finte e colorate ‘rivoluzioni’.


Una volta accolti, allevati, sgrezzati e allenati (bene, in alcuni casi) da singoli preparatori, in genere europei, migliaia di giovani stranieri - molti dei quali di seconda o terza generazione - più dotati sul piano fisico rispetto ai nativi del vecchio continente, diventano atleti di primo piano che assicurano medaglie, denaro e prestigio alle società sportive ma anche alle federazioni, spesso sintonizzate su frequenze politiche o mediatiche. Atletici protagonisti d’oltre confine e d’oltre cortina sono posti in vetrina con l’intento, non dichiarato, di fare del mediocre sciovinismo fornendo alle masse un’appagante immagine dei Paesi d’adozione, altrimenti poveri di talento e qualità umane.


Al contrario, c’è una sorta di malevolo bisbiglio teso a minimizzare il rilevante evento agonistico in terra russa, al quale prendono parte migliaia di atleti.


Ma ciò, a ben guardare, permette di fare luce sull'arrogante cecità dell'imperialismo occidentale, in flagrante e deflagrante decadenza materiale e spirituale; pur se, all’apparenza, incurante della nuova direzione verso cui va spostandosi l'asse terrestre dal punto di vista sociale, economico, produttivo, tecnologico e finanziario.


In realtà, le élites occidentali conoscono bene lo stato dell'arte ed anche i limiti del sistema. È una delle ragioni per cui non disdegnano l’ipotesi di sgretolare il mondo attuale, allo scopo di renderlo più ‘digeribile’ ai loro appetiti insaziabili; ed è ovvio che non vorranno mai rinunciare ai privilegi garantiti dall'impunità del potere.


Fortunatamente, non saranno la tecnologia, l'intelligenza artificiale né i loro sordidi imbrogli, ma soltanto la storia a stabilire il momento della resa dei conti; assai più vicino di quanto pensino, ai piani nobili, quei ‘regnanti’ fuori contesto ed i loro cortigiani gaudenti.


L’amico siberiano

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