Risposte di Oleg V. Syromolotov, Viceministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, alle domande dei media sulla risoluzione adottata dal Parlamento europeo che riconosce la Federazione Russa come "Stato sponsor del terrorismo"
Ambasciata Russa in ItaliaDomanda: Cosa pensa della risoluzione del Parlamento europeo che riconosce la Federazione Russa come "Stato sponsor del terrorismo"?
Risposta: I tentativi di accusare la Russia di presunto "terrorismo di Stato" sono iniziati molto prima dell'operazione militare speciale (SSO) della Federazione Russa in Ucraina. Com’era prevedibile,“pioniere” di tale retorica è stata Kiev, che ha lanciato tali accuse fin dal 2014, quando le autorità ucraine "post-Maidan" hanno iniziato a etichettare le milizie della DNR e della LNR come "terroristi”. L'operazione punitiva scatenata contro la popolazione del Donbass è stata definita "antiterroristica" e l'Ucraina, che senza fondamento accusava la Federazione Russa di "finanziare il terrorismo" nell'allora sud-est ucraino, ha avviato il relativo procedimento legale presso la Corte internazionale di giustizia.
Negli ultimi mesi, questa retorica è stata ripresa dagli organi legislativi di alcuni altri Paesi a noi ostili: il 10 maggio di quest'anno, la Russia è stata "riconosciuta come Stato che sostiene il terrorismo" dal Seimas della Lituania. (nel novembre 2014, in un'intervista radiofonica la presidente lituana D. Grybauskaite ha definito la Russia "Stato terrorista"); il 28 luglio di quest'anno è stata adottata dal Senato degli Stati Uniti una risoluzione che chiede al Dipartimento di Stato americano di riconoscere il nostro Paese come "Stato sponsor del terrorismo"; l'11 agosto, il 18 ottobre e il 15 novembre di quest'anno i parlamenti rispettivamente di Lettonia, Estonia e Repubblica Ceca hanno adottato dichiarazioni che accusano la Russia di "sponsorizzazione del terrorismo". Non è rimasta a guardare la Polonia, il cui parlamento, il 26 ottobre di quest'anno, ha "riconosciuto" la Russia come "regime terroristico". Ma è stata l'Ucraina a spingersi più avanti degli altri: il 14 aprile di quest'anno, la VerkhovnaRada ha approvato una legge che etichetta la Russia come "Stato terrorista". Inoltre, il 13 ottobre di quest'anno l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha adottato una risoluzione per "riconoscere" la Russia come "Stato sponsor del terrorismo" e lo stesso ha fatto l'Assemblea parlamentare della NATO il 21 novembre. E ora, il 23 novembre di quest'anno, il Parlamento europeo ha "accusato" la Federazione Russa di "sponsorizzare il terrorismo".
Questo passo ostile fa parte di una campagna mediatica e politica su misura condotta dall'Occidente contro il nostro Paese e non ha nulla a che vedere con la situazione reale della lotta al terrorismo internazionale. Vale la pena ricordare che la Russia ha proposto più volte alla comunità internazionale di unire gli sforzi in questo settore, anche negli anni '90, quando ha condotto un'operazione antiterrorismo nel Caucaso settentrionale. Ma è stato proprio l'Occidente a sponsorizzare i criminali che operano sul territorio del nostro Paese, a ospitarli e a fornire loro armi e munizioni, promuovendo contemporaneamente una campagna di informazione sulle presunte violazioni dei diritti umani nel nostro Paese.
La Russia ha sempre dimostrato di essere un attore responsabile nella lotta al terrorismo. Se i singoli Paesi o il Parlamento europeo vogliono cercare i veri terroristi, suggeriamo loro di guardare più attentamente e di scavare più a fondo in ciò che è accaduto non molto tempo fa nel Mar Baltico e nel Mar Nero, piuttosto che partecipare alla parata di risoluzionimelodrammatiche.
Domanda: Nelle circostanze attuali, la Russia dovrebbe dare all'Ucraina la qualifica legale appropriata?
Risposta: Durante l'operazione militare speciale, il regime di Kiev ha commesso palesi violazioni del diritto umanitario internazionale, tra cui attacchi terroristici alle infrastrutture civili, bombardamenti di aree residenziali, cattura di ostaggi, uso di “scudi umani”, reclutamento di mercenari stranieri, torture ed esecuzioni senza processo di prigionieri di guerra russi.
La Federazione Russa ha sempre sostenuto con coerenza la sua politica di rifiuto della dottrina del "terrorismo di Stato", che a volte è stata sfruttata da alcuni Stati senza scrupoli per giustificare l'interferenza in questioni che rientrano nella giurisdizione interna di altri Stati, in violazione dell'articolo 2, punto7, della Carta delle Nazioni Unite.
Sono proprio i Paesi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, a usare etichette come "Stato terrorista", "regime terroristico" o "Stato sponsor del terrorismo" per designare rivali sgraditi, al fine di legittimare misure coercitive unilaterali contro di loro, in contrasto con il principio di uguaglianza sovrana. In effetti, solo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha il potere esclusivo di imporre misure coercitive contro uno Stato sovrano. Da parte nostra, abbiamo sempre sostenuto la necessità di rimanere fedeli alla Carta delle Nazioni Unite e l'inammissibilità nelle relazioni internazionalidi illegali misure coercitive unilaterali.
Vorremmo sottolineare che il terrorismo, in quanto reato ordinario, comporta una responsabilità penale individuale. Di conseguenza, solo concrete persone fisiche (e in alcun modo gli Stati) complici del terrorismo possono essere responsabili di questo tipo di reato ed essere perseguite penalmente. Inoltre, la dottrina della "responsabilità penale dello Stato", oggetto di discussione dopo la Prima guerra mondiale da parte di alcuni ininfluenti giuristi internazionali, non è nota né al diritto internazionale moderno né al diritto internazionale storico.
Pertanto, una nostra valutazione del comportamento degli Stati ostili alla Federazione Russa con le categorie dell'antiterrorismo sarebbe in gran parte pseudo-simmetrica e giuridicamente imprecisa, dimostrerebbe che ci lasciamo guidare dai nostri avversari, copiando sconsideratamente i loro strumenti terminologici, che tanto critichiamo. Su questa base, riteniamo che sarebbe un errore seguire gli approcci antigiuridici di altri. Non faremo come coloro che violano il diritto internazionale.