Risposta del Ministro ad interim degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov a una domanda posta nel corso del suo intervento (Mosca, 13 maggio 2024)

Risposta del Ministro ad interim degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov a una domanda posta nel corso del suo intervento (Mosca, 13 maggio 2024)

Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana

Domanda: La conferenza sulla questione ucraina indetta dall’Occidente per il mese di giugno in Svizzera rappresenta un potenziale pericolo per gli interessi della Russia sul piano della politica estera? Come intendiamo fronteggiare e contrastare i propositi distruttivi del regime di Kiev e dei suoi curatori occidentali?

Sergey Lavrov: Di questa conferenza sentono parlare già da tempo tutti coloro che stanno cercando di “avere la meglio” sulla Russia “sul campo di battaglia”, senza rinunciare però ai metodi diplomatici (secondo quello che dicono loro). Solo che i loro metodi diplomatici (e la conferenza in Svizzera non fa certo eccezione, poiché non è altro che la prosecuzione del processo che ha avuto inizio con gli incontri svoltisi nel “formato di Copenhagen”) si riducono al voler imporre un ultimatum alla Russia.

Nel gennaio di quest’anno sono stato a New York, e ho preso parte alle riunioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla Palestina e sulla questione ucraina. Il Capo del Dipartimento Federale per gli Affari Esteri della Svizzera, Ignazio Cassis, mi chiese di poter svolgere con lui un incontro individuale. Mi disse quindi che avevano in programma di svolgere questa conferenza e che non dovevamo preoccuparci del fatto che non ci avrebbero chiamato a partecipare, perché prima avrebbero “discusso un po’ tra di loro”, e soltanto dopo avrebbero parlato con noi. Non si può parlare in tal modo a nessuno, né tantomeno alla Russia. Io tutto questo glielo dissi con grande franchezza. 

Di recente, Ignazio Cassis ha dichiarato nuovamente che senza la Russia non ha senso discutere di alcunché. E allora, perché indirla questa conferenza? Zelensky ha detto esplicitamente ciò che il mio collega svizzero mi disse in privato, e cioè che loro prima devono “mettere insieme” un’alleanza e definire una “formula” definitiva, e che soltanto in seguito presenteranno tale “formula” alla Russia. Qui non si parla più di negoziati. E anche se ci invitassero subito a partecipare, sarebbe soltanto per discutere la “formula” di Zelensky.

Molte sono state le proposte avanzate per la risoluzione della crisi: le hanno presentate la Repubblica Popolare Cinese, la Repubblica Sudafricana, il Brasile e i Paesi della Lega Araba, che sono venuti da noi poco tempo dopo l’inizio dell’Operazione Militare Speciale. La proposta cinese è quella più completa e onnicomprensiva, poiché è finalizzata in primo luogo ad analizzare le cause alla base della crisi, per poi lavorare sulla loro risoluzione. Nelle proposte degli altri Paesi si pone invece maggiore enfasi sugli aspetti umanitari della crisi (lo scambio dei prigionieri di guerra, delle salme, e l’accesso logistico da parte delle organizzazioni umanitarie). Tuttavia, l’Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Josep Borrell ha affermato che è in corso la preparazione alla Conferenza di Ginevra, dedicata alla “formula” di Zelensky, e che tutte le altre proposte, invece, sono “uscite di scena”. Ancora una volta, ha deciso lui per tutti gli altri. 

Se i Paesi occidentali vogliono combattere “sul campo di battaglia”, come dicono loro, prego, che facciano pure. Il Presidente della Finlandia qualche giorno fa si è di nuovo pronunciato dicendo che la conferenza in Svizzera è sicuramente importante, ma che è necessario “sconfiggere la Russia in battaglia”, indebolirla, così che non possa più rappresentare una minaccia. Voi sapete bene quali sono le “storielle di paura” che si sono inventati sulla Russia in Occidente e che vengono continuamente riproposte. 

Il fatto che noi siamo disposti ai negoziati viene riconfermato anche ai vertici dal Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in persona, in tutte le occasioni nelle quali egli fa riferimento alla questione ucraina. Il Presidente spiega su quali basi noi saremo disposti ai negoziati, e cioè sulla base del riconoscimento da parte di tutti delle realtà territoriali venutesi a determinare, e quindi anche degli emendamenti apportati alla Costituzione russa. Serve un impegno non solo a parole, ma anche nei fatti. Tutti sanno e ricordano che a Istanbul siamo stati a un passo dal siglare un accordo ufficiale per mezzo del quale avremmo posto fine all’Operazione Militare Speciale. E, come adesso affermano anche i sostenitori del regime di Kiev, a condizioni molto favorevoli per l’Ucraina. Anche i nostri politologi la pensano in questo modo. E io sono d’accordo. 

Quella fu l’ultima occasione nella quale le autorità russe, nonostante i numerosi inganni subiti in precedenza da parte dell’Occidente, decisero di fidarsi e di dare prova della loro buona volontà. Ma ci hanno ingannato di nuovo, costringendoci alla guerra.  

Quali che siano le questioni all’ordine del giorno, la Svizzera ormai non è molto adatta ad ospitare negoziati pacifici. In precedenza era uno Stato neutrale. Sul suo territorio, come sul territorio di altri Paesi neutrali quali l’Austria, la Finlandia e la Svezia, si sono svolte numerose conferenze, dal momento che si trattava di un “terreno” dove tutti si sentivano a loro agio. Adesso invece, Berna si è schierata inequivocabilmente dalla parte dell’Ucraina. In più, non solo sostiene tutte le sanzioni occidentali, ma per alcune questioni addirittura assume quasi il ruolo di un leader. Tra parentesi, faccio notare che la Svizzera iniziò a “prendere la deriva” allontanandosi dalla sua neutralità ben prima dell’attuale crisi in Ucraina. Diversi anni fa, gli americani “tagliarono le gambe” agli svizzeri, e gli svizzeri cominciarono a dover svelare in maniera sostanziale tutti i risvolti legati al loro segreto bancario; risvolti che adesso, in pratica, hanno ormai del tutto rivelato, sebbene il segreto bancario un tempo fosse un emblema di neutralità. 

La nostra è una causa giusta. Se loro vogliono vedersela con noi sul “campo di battaglia”, allora così sarà. Ma guardate adesso come “piagnucolano” di fronte al costante e importante avanzamento delle nostre Forze Armate sul campo.

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