Rimaniamo sulla ruota del Vasaio (Gios. 1:1, 2)

Rimaniamo sulla ruota del Vasaio (Gios. 1:1, 2)

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Mark Noumair

Vi è mai capitato di fare fatica ad accettare un cambiamento a livello organizzativo? Forse questo cambiamento ha avuto anche un impatto negativo su di voi personalmente. Ma perché avvengono questi cambiamenti? E qual è il modo migliore in cui noi possiamo reagire anche quando questi cambiamenti sembrano andare a nostro discapito? Apriamo la Bibbia in Numeri capitolo 27 ed esaminiamo un interessante racconto che ci aiuterà a rispondere a queste domande. In questo capitolo si narra dell’occasione in cui Geova disse a Mosè che di lì a poco sarebbe morto e che c’era bisogno di un uomo che prendesse l’incarico che aveva lui. Prendiamo Numeri capitolo 27 e iniziamo a leggere dal versetto 15. Qui leggiamo: “Mosè allora disse a Geova: ‘O Geova, Dio dello spirito di ogni persona, costituisci sull’assemblea un uomo che esca ed entri davanti a loro e che li conduca fuori e li faccia entrare, così che l’assemblea di Geova non diventi come un gregge che non ha pastore’”. Ma perché qui Mosè quando si rivolge a Geova lo definisce così, lo chiama “Dio dello spirito di ogni persona”? Perché la vita di tutte le persone dipende dal Creatore, Geova, e questo Mosè lo sapeva. E sapeva anche che quando un servitore di Dio muore, “Geova, Dio dello spirito di ogni persona”, sceglie un altro dei suoi servitori per fare ciò che è necessario all’interno della sua organizzazione, proprio come lui ritiene opportuno. Quindi cosa fa Geova adesso? Prendiamo il versetto 18: “Geova disse dunque a Mosè: ‘Prendi Giosuè, figlio di Nun, uomo dal giusto spirito, e poni la tua mano su di lui’”. Quindi Geova scelse Giosuè. Giosuè era un uomo spirituale, aveva dimostrato la sua lealtà e ubbidienza per anni. Comunque Giosuè non sarebbe diventato, per così dire, un secondo Mosè. Per guidare la nazione Geova non si sarebbe più servito di un solo uomo. Quindi Giosuè avrebbe ricoperto un nuovo ruolo all’interno dell’organizzazione. Vediamo quale. Leggiamo adesso i versetti 19 e 20: “Poi fallo stare [Giosuè] davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a tutta l’assemblea, e lo devi investire dell’incarico davanti ai loro occhi. Devi conferirgli parte della tua autorità [notate, non tutta l’autorità, ma parte], così che tutta l’assemblea degli israeliti lo ascolti”. Qui risulta chiara la differenza fra il ruolo di Mosè e quello di Giosuè. Giosuè non sarebbe stato come Mosè, che Geova conosceva molto bene. E non tutta l’autorità di Mosè sarebbe stata trasferita sulle spalle di Giosuè, ma soltanto una parte, quella necessaria affinché il popolo lo rispettasse. E ora notate cosa dice il versetto 21: “E si presenterà al sacerdote Eleazaro, che chiederà in suo favore il giudizio degli Urim davanti a Geova”. Questo versetto è interessante. Avete notato la differenza? Ora Giosuè, per comprendere la volontà di Dio, doveva collaborare con il sommo sacerdote. Giosuè era certamente un uomo capace, ma non era solo un uomo capace che temeva Dio. Era un uomo umile, era modesto e accettò questo cambiamento organizzativo. In realtà Giosuè per ben 40 anni era già stato modellato dal grande Vasaio durante la peregrinazione di Israele nel deserto. E questo anche se lui non aveva fatto niente per meritare questa disciplina. E ora, accettando questo cambiamento organizzativo, avrebbe continuato a essere modellato. In che modo? Adesso Geova stava usando 2 uomini imperfetti, cioè un capo e un sommo sacerdote, perché si compensassero e facessero in modo che si realizzasse la sua volontà. Quindi 2 uomini imperfetti facevano in modo che si realizzasse la perfetta volontà di Dio, ecco il cambiamento. Per esempio, nel periodo in cui in Israele governavano i re, quando il re Uzzia fece qualcosa che non era autorizzato a fare, fu il sommo sacerdote Azaria a rimproverarlo per il grave errore che aveva commesso. E quando il sommo sacerdote Abiatar si dimostrò sleale, fu il re Salomone a rimuoverlo dall’incarico di sacerdote. Quindi 2 uomini imperfetti si compensavano. Quando uno era debole, l’altro si dimostrava forte. Cosa impariamo? Impariamo che il nostro Creatore Geova, definito “Dio dello spirito di ogni persona”, non fa affidamento solo su una persona, o nel caso della Betel non fa affidamento su un solo reparto. Questo è il motivo per cui noi collaboriamo insieme. E questo è il motivo per cui promuoviamo rapporti amichevoli e calorosi fra i vari reparti, perché abbiamo bisogno gli uni degli altri. Quindi ognuno di noi deve essere abbastanza umile da chiedere aiuto, ma anche abbastanza altruista da mettere a disposizione le proprie risorse affinché altri riescano a compiere l’opera di Geova. E oggi vediamo chiaramente quello che Geova sta facendo affinché si compia la sua opera e vediamo quali risultati sta ottenendo. Geova sta continuando a servirsi di uomini qualificati per pascere e per guidare il suo popolo come ritiene opportuno. E per quanto riguarda i sorveglianti della sede mondiale o i membri dei Comitati di Filiale, i sorveglianti di reparto e i sorveglianti delle costruzioni, questi uomini sono proprio come Giosuè. Sono disposti a collaborare insieme e a rimanere sulla ruota del Vasaio per continuare a essere modellati da lui. E perché? Così che non diventiamo, come dice il versetto 17 di Numeri 27, ‘come pecore che non hanno pastore’. E a dire il vero tutti noi, che abbiamo una posizione di responsabilità o meno, vogliamo che Geova, il grande Vasaio, ci modelli e continui a farlo. Comunque a volte non è facile rimanere sulla ruota del grande Vasaio. È una sfida evitare che le imperfezioni degli altri ci buttino giù. Ed è una sfida non permettere ai cambiamenti organizzativi di farci cadere da questa ruota. Per esempio, vediamo che di continuo vengono apportati dei cambiamenti, perché Geova continua a raffinare la sua organizzazione. E forse per questo il nostro incarico viene cambiato. E noi allora ci rimaniamo davvero male. Oppure ci rimaniamo male per il modo in cui viene apportato questo cambiamento. A volte potrebbe capitarci che ci sentiamo feriti da un cambiamento che avviene all’interno dell’organizzazione e che ci tocca personalmente. Oppure, più nello specifico, sentiamo che viene applicata una pressione su di noi mentre stiamo girando sulla ruota del grande Vasaio. Questo è il momento di supplicare Geova. Chiediamogli di aiutarci a rimanere come argilla umida, chiediamogli di aiutarci a rimanere malleabili in questo processo di modellamento. Possiamo dirgli: “Geova, io non ce la faccio”. Diciamogli come ci sentiamo: “Per favore, aiutami Geova. Voglio essere modellato da te”. E poi è importante essere pazienti e cercare di vedere il quadro generale. Vedere il quadro generale significa riconoscere che Geova sta usando persone imperfette che collaborano con persone imperfette, è quello che ha al momento. E riconoscere che Geova ci sta insegnando qualcosa, ci sta insegnando ad accettare l’imperfezione. Vedere il quadro generale significa vedere quanto Geova riesce a fare con così poco. Quando riflettiamo su questo, possiamo capire quanto è importante collaborare. E quando collaboriamo insieme, Geova riesce a ottenere i risultati migliori in assoluto. Quindi questa è la realtà, le persone che vengono usate nell’organizzazione di Dio cambieranno e continueranno a cambiare. Che questo sia dovuto alla morte o ad altre circostanze, ci saranno cambiamenti. Eppure questi cambiamenti non fermano l’opera. Perché? Perché è l’opera di Geova, non quella dell’uomo. Quindi possiamo avere fiducia che Geova, come abbiamo letto prima, “Geova, Dio dello spirito di ogni persona”, continuerà a scegliere uomini umili, imperfetti sì, ma umili, come sorveglianti per guidare e pascere il suo popolo come lui ritiene opportuno. E possiamo essere sicuri che Geova continuerà a guidare la sua organizzazione, la sua organizzazione mondiale, affinché raggiunga gli obiettivi spirituali che lui ha in mente.

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