Riepilogo dellʼarticolo di Engels
Engels inizia il suo articolo con la tesi che il lavoro non è solo la fonte di tutta la ricchezza, come affermava lʼeconomia politica borghese classica. “Lo è, accanto alla natura, che offre al lavoro la materia greggia che esso trasforma in ricchezza”, scrive Engels. “Ma il lavoro è ancora infinitamente più di ciò. È la prima, fondamentale condizione di tutta la vita umana; e lo è invero a tal punto, che noi possiamo dire in un certo senso: il lavoro ha creato lo stesso uomo”¹.
Engels prosegue presentando argomenti a favore di una concezione dellʼorigine biologica e storica dellʼuomo e della società, nota agli studiosi moderni come teoria del lavoro dellʼantroposociogenesi. Prendendo come punto di partenza i principi fondamentali della visione dialettico-materialista della storia e basandosi sulle scoperte scientifiche del suo tempo, egli segue Darwin nella ricostruzione di unʼipotetica razza di scimmie ominidi molto sviluppate che abitava regioni equatoriali e subtropicali nelle vicinanze dellʼOceano Indiano. Le insuperabili leggi dellʼevoluzione biologica ponevano questa razza di fronte a un dilemma: morire o adattarsi alle mutate condizioni. La sua esistenza era legata alla rottura con il mondo animale.
Engels non discute le cause della crisi del precedente stile di vita di queste scimmie; a quel tempo la scienza non conosceva la genetica, le radiazioni e i loro effetti sugli organismi viventi e sullʼereditarietà, le rotture della crosta terrestre in Africa orientale, i ripetuti spostamenti dei poli magnetici terrestri, ecc. Egli sottolinea che lʼevoluzione dei nostri antenati scimmieschi è stata determinata da condizioni naturali; non è necessario invocare forze divine o esterne. Il fattore biologico principale, secondo Engels, è stato il passaggio a una postura eretta, che ha liberato gli arti anteriori – le braccia – dallʼuso della locomozione e ha reso possibile impiegarli per provvedere ai bisogni vitali. Anche le mani divennero i primi strumenti di lavoro (dopo i denti). Lʼandatura eretta divenne abituale per queste scimmie, che si impegnarono in una manipolazione sempre più intensa degli oggetti, compresi quelli commestibili, presenti nel loro ambiente. Si rafforzò lʼistinto di gruppo e gli individui allʼinterno del gruppo compirono azioni coordinate. Tutto ciò diede impulso allʼulteriore sviluppo del cervello e del suo prodotto, il linguaggio. Come nota Engels, il linguaggio è biologicamente legato allʼevoluzione della laringe e dellʼintero apparato vocale dei nostri antenati zoologici, ma va ben oltre la mimica pappagallesca dei suoni. È condizionato dal bisogno degli individui di comunicare tra loro.
Questo è uno dei principali punti di differenza tra la posizione di Engels e quella di Darwin e soprattutto dei naturalisti della sua scuola. Engels non si limita ai fattori biologici per spiegare la comparsa dellʼuomo sulla terra, ma analizza a fondo anche gli aspetti sociali di questo processo.
Engels dà particolare rilievo allʼemergere dellʼuomo da antenati scimmieschi che erano, soprattutto, animali sociali. Vivevano e cercavano il cibo in gruppo. Si univano per difendersi dai nemici e per cacciare. Dobbiamo supporre che in situazioni critiche si aiutassero a vicenda e proteggessero le loro femmine e i loro piccoli. In una parola, gli istinti zoologici che avevano in comune con tutti gli altri animali erano stati integrati, attraverso la selezione naturale, dallo sviluppo della tolleranza reciproca e dalla capacità di fare dellʼazione comune e del comportamento di gruppo una caratteristica del loro stile di vita. Questo tratto distintivo assunse unʼimportanza cardinale nellʼevoluzione dei nostri antenati scimmieschi in creature di transizione qualitativamente diverse, anche se geneticamente simili, che andarono poi, in condizioni favorevoli, ad acquisire sempre più caratteristiche umane. Engels osserva che la transizione dalla scimmia allʼuomo, sotto lʼinfluenza dei processi lavorativi emergenti, si è svolta in un periodo prolungato. La sua analisi delle forze motrici dellʼantroposociogenesi e delle sue fasi applica le leggi fondamentali della dialettica materialista: lʼunità e lʼantagonismo degli opposti, la transizione del cambiamento quantitativo in qualitativo e viceversa, la negazione della negazione.
Engels sottolinea inoltre lʼunità dialettica dei processi attraverso i quali sono sorti lʼuomo e la società. Egli considera la società come qualcosa di più di un semplice aggregato di individui “pronti allʼuso” che stipulano una sorta di accordo tra gentiluomini (come direbbe Rousseau) per rispettare gli interessi reciproci. La società, nella teoria marxista, è un aggregato di relazioni sociali. Come percepito da Engels, il nucleo, la “crisalide”, da cui si dipanano queste relazioni è il lavoro. È il lavoro che in ultima analisi distingue la società umana da un branco di scimmie. E lʼinizio del lavoro, come credeva Engels e come dimostra la scienza moderna, sta nella costruzione di utensili.
Engels scrive che i primi utensili erano allo stesso tempo armi, il che ha portato allo sviluppo della caccia e della pesca. Questo, a sua volta, ha permesso alla nascente razza umana non solo di allontanarsi ulteriormente dal regno vegetale, ma anche di elevarsi al di sopra degli animali. Il passaggio a una dieta carnivora, che forniva più calorie, favorì lo sviluppo del cervello e portò anche allʼuso del fuoco e allʼaddomesticamento degli animali.
“Il dominio sulla natura iniziatosi con lo sviluppo della mano, con il lavoro, ampliò, ad ogni passo in avanti che veniva fatto, lʼorizzonte dellʼuomo”², afferma Engels. Lʼinsediamento dellʼumanità in tutte le regioni della terra e lʼaccelerazione dello sviluppo delle forze produttive si basarono anche sul perfezionamento e sulla diversificazione del lavoro. Comparvero lʼagricoltura, la filatura e la tessitura, la ceramica, la navigazione, il commercio, i vari mestieri, le arti e le scienze. “Si svilupparono il diritto e la politica, e con essi si sviluppò il riflesso fantastico delle cose umane nella mente umana: la religione”³.
Engels procede poi ad analizzare la differenza fondamentale nel modo in cui lʼuomo e gli animali interagiscono con la natura. Gli animali, per selezione naturale, sono spinti dai ritmi biologici della natura, mentre lʼuomo si è in qualche modo liberato dalla dura morsa degli elementi. Ma questa libertà, come insegna Engels, non significa affatto che lʼuomo si sottragga al corso dei processi naturali. Egli inizia a percepire e a studiare le leggi che governano tali processi e a impegnarsi in attività mirate. Engels sostiene che la finalità che caratterizza lʼattività umana non è affatto un prodotto astratto del funzionamento del cervello, della coscienza. È condizionata, in ultima analisi, dalle relazioni tra le persone nel processo di produzione dei beni materiali. Finché queste relazioni rimangono antagoniste e sono dirette a obiettivi immediati (portare un raccolto, un profitto, ecc. oggi, domani, o tra un anno o due), esiste un potenziale pericolo ecologico per il futuro remoto delle attività umane. Quando i cicli naturali che hanno preso forma nel corso di milioni di anni vengono sconvolti, a volte possono verificarsi danni ecologici irreparabili. Engels cita molti casi di questo tipo in formazioni socio-economiche antagoniste.
Nel frammento conclusivo dellʼarticolo Engels sottolinea i limiti storici dellʼeconomia politica classica, la scienza sociale della borghesia, che “si occupa soprattutto degli effetti sociali immediatamente visibili dellʼattività umana rivolta alla produzione e allo scambio”⁴. Ricordando la crisi economica mondiale del 1873, i cui effetti si fecero sentire in Germania, egli dimostra la miopia dellʼeconomia politica borghese nei confronti delle remote conseguenze sociali della gestione capitalistica dellʼeconomia. Così “la proprietà privata basata sul lavoro personale porti come necessaria conseguenza del suo sviluppo alla mancanza di ogni proprietà per i lavoratori, mentre tutti i possessi si concentrano sempre di più nelle mani di chi non lavora; che… ”⁵.
A questo punto il manoscritto si interrompe.
Questo, in sintesi, è il disegno logico del lavoro di Engels. I problemi metodologici e teorici che solleva saranno esaminati in seguito dal punto di vista della loro influenza sulla visione del mondo dellʼepoca. Alcuni di essi saranno confrontati con le scoperte della scienza moderna.
Un tale approccio allo studio dellʼopera di Engels è chiaramente superiore a quello di un semplice commento; esso mette in risalto il potere creativo ed euristico della visione dialettico-materialista della storia. Il significato metodologico di questʼopera, scritta più di un secolo fa sulla base di dati relativamente limitati, non si è esaurito, anzi è cresciuto. I principi gnoseologici fondamentali formulati dal grande compagno dʼarmi di Marx nel suo studio sullʼantroposociogenesi sono una bussola affidabile per gli studiosi moderni nellʼoceano tempestoso delle recenti scoperte scientifiche in questo campo del sapere e in altri ad esso collegati.