Ricordate le condizioni di pace

Ricordate le condizioni di pace

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Clive Martin

Avete mai chiesto a qualcuno di fare pace con voi? Mentre ci pensate, prendete insieme a me per favore Luca capitolo 14. Qui è riportato uno degli esempi che fece Gesù. Proviamo a immaginarci nella scena. Guardando il contesto, Gesù sta parlando di cosa comporta diventare suoi discepoli. E poi al versetto 31 dice: “Qual è quel re [immaginiamoci di essere lui] che, se deve affrontare un altro re in guerra, non si mette prima a sedere e non si consulta con altri per vedere se con 10.000 soldati può sconfiggere quello che viene contro di lui con 20.000?” Leggiamo anche il versetto 32: “Se in effetti non può farcela, mentre l’altro re è ancora lontano gli invia un corpo di ambasciatori per chiedergli la pace”. Cosa avranno detto gli ambasciatori? Qual era il messaggio del re? “Facciamo pace, queste sono le mie condizioni”. Non penso proprio. Piuttosto avrà detto: “Non voglio essere tuo nemico. Per favore, dimmi cos’è che posso fare per ottenere la pace con te”. Con questo in mente, vediamo cosa voleva insegnare Gesù con questa parabola. Andiamo al versetto 33: “Allo stesso modo, dunque, chiunque tra voi non si separi da tutti i suoi averi non può essere mio discepolo”. Questo è quello che abbiamo fatto noi. A un certo punto ci siamo resi conto che non volevamo essere nemici di Geova. Di conseguenza siamo stati disposti a rinunciare a tutto, beni, carriera, una certa posizione sociale, per avere la preziosa opportunità di essere in pace con Geova e diventare discepoli di suo Figlio. E per voi studenti della 150ª classe, il vostro desiderio di essere in pace con Geova vi ha portato a intraprendere il servizio speciale. Ognuno di voi è davvero un ottimo esempio di fede. Sotto molti aspetti mi fate pensare a un popolo menzionato nella Bibbia che letteralmente chiese la pace. La loro storia si trova nel capitolo 9 di Giosuè. Forse avete capito. Stiamo parlando dei gabaoniti. Prendiamo insieme Giosuè capitolo 9. I gabaoniti avevano sentito parlare di quello che Geova aveva fatto a favore degli israeliti e contro i loro nemici, e non volevano essere nemici di Geova. Quindi fecero esattamente quello che fece il re della parabola di Gesù. Mandarono degli ambasciatori. Quali furono le prime cose che dissero? Andiamolo a leggere insieme in Giosuè 9:6: “Siamo venuti da un paese lontano. Stringete, vi preghiamo, un patto con noi”. Gli israeliti non reagirono subito in modo positivo, ma i gabaoniti non si arresero. Versetto 8: “Siamo tuoi servitori”. In altre parole: “Decidi tu le condizioni. Noi vogliamo la pace”. I gabaoniti erano disposti a rinunciare a qualsiasi cosa pur di ottenere la pace con gli israeliti e con il loro Dio. Giosuè e i capi dell’assemblea non la vedevano allo stesso modo, soprattutto quando scoprirono che gli ambasciatori non venivano da un paese lontano come avevano detto. A nessuno piace essere imbrogliato. Quindi i toni diventarono più aspri. Leggiamo insieme il versetto 23, ecco come risposero: “D’ora in poi siete maledetti; sarete per sempre schiavi che raccolgono legna e attingono acqua per la casa del mio Dio”. Quale fu la reazione dei gabaoniti? Leggiamo il versetto 25: “Ora siamo nelle tue mani. Trattaci nel modo che ritieni buono e giusto”. Allora furono decise le condizioni per ottenere la pace. Andiamo al versetto 27: “Quel giorno […] Giosuè stabilì che raccogliessero legna e attingessero acqua per l’assemblea e per l’altare di Geova nel luogo che Egli avrebbe scelto, e questo è ciò che continuano a fare tuttora”. Cosa impariamo da tutto questo? Che ne pensate del compito dato ai gabaoniti? Venne dato loro come punizione. Ma pensiamoci un attimo. Loro non avrebbero fatto gli schiavi nelle case degli israeliti. Con il loro servizio avrebbero sostenuto direttamente la pura adorazione e il popolo di Geova. Questo era un grande privilegio. E, se ci riflettiamo, questo nobile obiettivo è quello che vogliamo raggiungere anche noi nel nostro servizio. Ripensiamo all’incarico dei gabaoniti. Ricevettero forse quell’incarico perché erano persone semplici, persone che non avrebbero saputo fare nient’altro? Prendiamo insieme Giosuè capitolo 10 e leggiamo il versetto 2. Vediamo che tipo di persone erano: “Gabaon era una città grande, come una delle città regali; era più grande di Ai, e tutti i suoi uomini erano guerrieri”. Allora non erano certo degli incapaci. Erano guerrieri. Comunque i gabaoniti avevano capito che non sarebbero riusciti a tenere testa a Israele e che Geova non aveva bisogno di loro per aiutare il suo popolo a completare la conquista della Terra Promessa. La cosa migliore sarebbe stata chiedere a Geova cosa dovevano fare e poi ubbidire. I gabaoniti decisero di fare proprio questo, e fu la scelta giusta. Significa forse che le loro capacità non vennero mai prese in considerazione, che vennero ignorate? Beh, no. Per esempio qualche secolo più tardi troviamo un gabaonita, Ismaia, tra i 30 uomini valorosi del re Davide. Esigenze diverse, capacità richieste diverse. In che modo Ismaia usò le sue capacità? Le usò umilmente per difendere la pura adorazione e il popolo di Geova. Quindi i compiti da svolgere erano diversi, ma lo scopo era lo stesso. Ecco un’altra domanda. Quello dei gabaoniti sarebbe stato un incarico a breve termine? Avrebbero potuto pensare: “Ok, adesso facciamo questo. Quando poi la conquista sarà finita, non dovremo più servire gli israeliti”. Torniamo al versetto 27 del capitolo 9. Ricordate cosa disse Giosuè riguardo all’incarico che aveva dato ai gabaoniti? “Questo è ciò che continuano a fare tuttora”. E non lo fecero solo fino a quando Giosuè scrisse queste parole. Infatti andiamo avanti di circa 900 anni. Tra gli esiliati che per ristabilire la pura adorazione tornarono da Babilonia a Gerusalemme c’erano i servitori del tempio, e forse tra loro c’erano anche i discendenti dei gabaoniti. Quindi questi servitori del tempio furono disposti a lasciarsi ancora una volta tutta la loro vita alle spalle. Furono disposti a mettersi in viaggio per svolgere i loro incarichi e favorire così la pura adorazione. Dovevano apprezzare davvero tanto il loro incarico per fare tutti quei sacrifici, non è vero? Ora da tutto quello che abbiamo visto elenchiamo alcune cose che impariamo. A me ne sono venute in mente 4. Dai gabaoniti e dal re di cui parlò Gesù impariamo che la pace con Geova è molto preziosa. Dobbiamo essere disposti a fare qualsiasi sacrificio per essere in pace con Geova. Questa era la prima cosa che abbiamo imparato. Secondo, le condizioni stabilite da Geova prevedono che lo serviamo umilmente, sostenendo così la pura adorazione e il suo popolo. E noi consideriamo questo tipo di servizio il più grande privilegio in assoluto. Terzo, esigenze diverse, capacità richieste diverse. E questo potrebbe significare che a volte dovrete cambiare incarico. A volte voi, a volte qualcun altro. In ogni caso, non facciamo gare né paragoni. I compiti da svolgere potrebbero essere diversi, ma lo scopo è sempre lo stesso. E quarta cosa, consideriamo preziosi i nostri incarichi. Vogliamo continuare a svolgerli finché Geova lo permetterà. Riassumendo, consideriamo preziosi i nostri incarichi, amiamo il nostro Dio e facciamo tutto il possibile per essere sempre in pace con lui.

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