Ricordate la vostra Meriba

Ricordate la vostra Meriba

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Trent Lippold

Riconobbe il segnale la prima volta, ma la seconda no, e gli costò la vita. Parliamo di Mosè. La nostra vita è piena di ricordi, simboliche etichette che mettiamo per non dimenticare le lezioni imparate, alcune belle, altre brutte. Alcune etichette le mettiamo noi, altre ce le ha fatte mettere qualcun altro. Tutte queste lezioni possono esserci di aiuto per rimanere fedeli a Geova. Per esempio, consideriamo un avvenimento importante nella vita di Mosè, qualcosa che imparò. Accadde poco dopo aver attraversato il Mar Rosso ed è riportato in Esodo capitolo 17. Gli israeliti si erano radunati nel luogo chiamato Refidim e qui troviamo Mosè presso una roccia, con il suo bastone in mano, di fronte a una nazione che si lamentava. Quello che accadde a Refidim fu una lezione importante per Mosè, qualcosa che avrebbe dovuto salvare nel suo archivio di ricordi. Quindi, per così dire, mise un’etichetta su quell’episodio. Come lo fece? Cambiò il nome di quel luogo da Refidim, che significa “ristorare”, a Meriba, che significa “lite”. Mosè non poteva sapere quanto sarebbe stato importante quel nome per lui. Infatti, 39 anni dopo, in un luogo chiamato Cades, ritroviamo Mosè vicino a una roccia con il suo bastone in mano, e di nuovo di fronte a una nazione che si lamenta. Vediamo quello che successe e quello che Geova disse a Mosè, come riportato in Numeri 20:12, 13. In Numeri 20:12, 13 si legge: “Geova disse poi a Mosè e ad Aronne: ‘Dato che non avete mostrato fede in me e non mi avete santificato davanti agli occhi del popolo d’Israele, non sarete voi a far entrare questa congregazione nel paese che le darò’. Queste sono le acque di Meriba, dove gli israeliti litigarono con Geova, che così si santificò fra loro”. Quello fu un momento importante per Mosè. Anche se non sappiamo esattamente chi diede il nome a quel luogo, Mosè si segnò che quelle erano “le acque di Meriba”, ci mise un’etichetta. Mosè non si sarebbe mai dimenticato quella lezione. Quindi Mosè aveva capito cosa sarebbe successo. Ma allora, da quel momento in poi come si sarebbe comportato? Beh, dal versetto 14 in poi capiamo che Mosè continuò a svolgere il suo incarico, continuò a guidare gli israeliti, li condusse nella battaglia contro Sihon e Og. Si rese conto che Geova li stava aiutando mentre si avvicinavano alla Terra Promessa e sull’onda di questo entusiasmo Mosè fa una richiesta a Geova e si rivolge a lui con le parole riportate in Deuteronomio 3:25, 26. Guardate quello che dice Mosè al versetto 25: “‘Per favore, permettimi di attraversare il Giordano e di vedere il buon paese che è dall’altra parte, questa buona regione montuosa e il Libano’. Ma Geova era ancora infuriato con me per colpa vostra e non mi ascoltò. Anzi, Geova mi disse: ‘Basta! Non parlarmi più di questa cosa’”. “Geova era ancora infuriato con me per colpa vostra”. Mosè si stava riferendo a Meriba, non aveva dimenticato quella lezione. Ma come avrebbe reagito questa volta? E che cosa avrebbe fatto in questo caso? Mosè continuò a svolgere il suo incarico. Non tirò i remi in barca, andò avanti, continuò a guidare la nazione, preparò il suo successore Giosuè e non smise mai di collaborare con Geova fino a quando lui gli disse: “Mosè, è arrivato il momento di salire sulla montagna”. In pratica, fino alla fine della sua vita. Leggiamo quello che Geova disse a Mosè in Deuteronomio 32:51, 52. In Deuteronomio 32 a partire dal versetto 51 leggiamo quello che disse Geova: “Perché mi siete stati entrambi infedeli”, cioè Mosè e Aronne, “Mi siete stati entrambi infedeli fra gli israeliti alle acque di Meriba di Cades nel deserto di Zin, perché non mi santificaste davanti al popolo d’Israele. Vedrai il paese da lontano, ma non entrerai nel paese che sto per dare al popolo d’Israele”. Qui Geova riporta alla mente di Mosè quello che accadde a Meriba. Ma che effetto ebbe su Mosè sentire Geova parlare ancora di quell’avvenimento? Beh, pensate un attimo a questo. Dopo che Geova disse di non voler cambiare la sua decisione, Mosè, come capiamo dal libro di Deuteronomio, continuò a darsi da fare nell’incarico che aveva ricevuto. E se andiamo a vedere cosa accadde subito prima che Geova dicesse a Mosè le parole riportate in Deuteronomio 32, troviamo Mosè che recita un bellissimo canto di lode a Geova. E subito dopo, al capitolo 33, lo ritroviamo mentre pronuncia una benedizione per il popolo d’Israele. Avete capito cosa fece Mosè? Mosè prese nota delle lezioni che aveva imparato nella sua vita, come nel caso di Meriba. Non si fece paralizzare o abbattere dalle delusioni, piuttosto usò ciò che aveva imparato per essere ancora più determinato a servire Geova. Ma cosa l’aiutò a farlo? Come ci riuscì? Ci sono almeno 2 cose che potrebbero averlo aiutato. La prima era la sua stretta amicizia con Geova. Pensate, Mosè chiese a Geova di riconsiderare la sua decisione. Ma come gli venne in mente di fare una richiesta del genere? Beh, perché conosceva Geova profondamente. Sapeva che è un Dio “misericordioso e compassionevole” e che “abbonda in amore leale”. E quando Geova disse che non avrebbe cambiato idea, Mosè non disse nulla, non obiettò. Perché? Perché Mosè sapeva che tutto ciò che fa Geova è perfetto, e che “tutte le sue vie sono giustizia”. Vedete, l’esempio di Mosè ci insegna che più è profonda la nostra amicizia con Geova, più lui potrà insegnarci e aiutarci a crescere. E inoltre, come nel caso di Mosè, sarà più facile superare le delusioni e continuare a servire Geova provando gioia. Consideriamo la seconda cosa che potrebbe aver aiutato Mosè, l’esempio di Giobbe. Se vi ricordate, Mosè scrisse il libro di Giobbe circa nel 1473 a.E.V., più o meno nello stesso periodo in cui avvenne l’episodio alle acque di Meriba di Cades. Sicuramente Mosè ricordava molto bene la vita di Giobbe e come Geova aveva agito con lui. Si sarà ricordato di quello che Geova disse in Giobbe 38:3: “Su, preparati e agisci da uomo; io ti farò domande”. Sapeva anche come Giobbe reagì davanti ai problemi e alla correzione ricevuta da Geova, come quando al capitolo 40 versetto 4 Giobbe disse a Geova: “Mi metto la mano sulla bocca”. E Mosè conosceva anche la vera ragione che stava dietro alle difficoltà di Giobbe. Tutto questo permise a Mosè di vedere i propri problemi e le proprie delusioni attraverso la lente della sovranità universale, e questo gli diede una prospettiva più ampia. Quindi cercate di imparare il più possibile dall’ispirata Parola di Dio. Meditate a fondo sulla vita dei fedeli servitori di Geova, come quella di Giobbe e quella di Mosè. Il loro esempio vi darà una prospettiva più ampia e vi permetterà di andare avanti con gioia. Fratelli, sorelle, teniamo presente che nella nostra vita, come servitori di Geova, potremmo venire trattati ingiustamente. A volte potremmo rimanere un po’ delusi. Non otterremo sempre ciò che ci aspettiamo e capiterà che reagiremo male qualche volta. Imparate da quegli episodi, metteteci un’etichetta, è la vostra Meriba. E se invece, come nel caso di Mosè, è Geova a insegnarvi qualcosa, siatene grati. Non fatevi paralizzare o abbattere dalle delusioni. Come Mosè, concentratevi sull’incarico che Geova vi ha affidato. Usate quelle esperienze, le lezioni che avete imparato per essere sempre più determinati a servire Geova con gioia. Potrete farcela, se vi ricorderete la vostra Meriba. 

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