Restare uniti nella clandestinità

Restare uniti nella clandestinità

Interviste e storie di vita > Di fronte alle prove

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Ho servito alla filiale austriaca dalla metà degli anni ’70 al 1990. C’era un piccolo reparto che era incaricato di assistere alcuni paesi dell’Europa orientale. Si occupava di visitare i fratelli che vivevano in paesi in cui l’opera era vietata, portare loro cibo spirituale, incontrarli segretamente e rafforzarli perché potessero far fronte alla persecuzione. Stampavamo libri in miniatura usando la carta della Bibbia. Così facendo, in questi paesi potevano essere portati più libri e pubblicazioni. I corrieri trasportavano le pubblicazioni in questi paesi avvalendosi delle loro stesse auto. Venivano trasportati così centinaia di libri. Al confine, se un corriere veniva scoperto, veniva interrogato. Questi fratelli però erano preparati: sapevano cosa dire per non rivelare alcun segreto e proteggere l’opera. Di solito, dopo un giorno o 2, gli ufficiali permettevano al corriere di tornare al suo paese, ma la macchina veniva confiscata. Perciò, per il viaggio di ritorno, doveva usare i mezzi pubblici. Questi fratelli avevano un grande spirito di sacrificio: erano disposti a correre tutti questi rischi. La maggior parte di loro, comunque, riusciva a passare, e ogni anno migliaia di libri in miniatura venivano trasportati in segreto nell’Europa orientale. E non era solo una questione di astuzia nel nascondere delle cose e nel farle avere ai fratelli: eravamo sempre convinti, e ne avevamo le prove, che questo era possibile grazie allo spirito santo di Geova. Trasportavamo anche matrici, in modo che in questi paesi i fratelli, con dei ciclostili, potessero riprodurre lo stesso materiale. Nella maggior parte dei casi, erano i corrieri che trasportavano segretamente i ciclostili. L’alternativa era quella di costruirli sul posto. Ricordo che c’era un fratello che era un ingegnere molto abile; grazie al suo aiuto, i fratelli decisero di costruire un ciclostile da soli. E così ebbero a disposizione delle macchine da stampa offset. Vari fratelli avevano una tipografia clandestina ricavata sotto la loro casa. Spesso dovevano stampare le pubblicazioni di notte, perché, vivendo in paesi comunisti, erano tenuti a lavorare in una fabbrica o a svolgere un altro lavoro secolare per tutto il giorno. Questa era una dimostrazione di grande spirito di sacrificio da parte dei fratelli: per stampare cibo spirituale di notte, erano pronti a rinunciare a gran parte della loro vita privata, della loro vita familiare. Alcuni dormivano solo per poche ore, ma amavano tanto Geova e i fratelli da fare tutto questo. Non c’erano Sale del Regno. I fratelli si radunavano in segreto in case private, e non potevano arrivare tutti insieme allo stesso orario, perché, se lo avessero fatto, i vicini avrebbero potuto insospettirsi. E perciò, ogni settimana, i fratelli si riunivano per l’adunanza in una casa diversa. Questo li aiutò a proteggere l’opera, a mantenerla segreta. Cantare era una cosa molto importante per i fratelli. Non avevano bisogno del libro dei cantici, perché conoscevano i cantici a memoria: bastava dire il numero, e loro cominciavano a cantare. Questo influiva sui loro cuori, sui loro sentimenti, e come risultato i fratelli erano determinati a restare fedeli. In particolare i fratelli in Romania erano soggetti a moltissima pressione. Il partito comunista provò a minare la fiducia che c’era tra di loro: dei membri del partito incontravano i fratelli separatamente, e dicevano una cosa a uno e una cosa diversa a un altro. A volte succedeva che un ufficiale si spacciasse per una persona interessata, ed era abbastanza astuto da ingannare i fratelli e fingere di fare progressi nella verità, non solo fino al battesimo, ma al punto da diventare anziano di congregazione. Nonostante le apparenze, restava un agente della polizia segreta che aveva lo scopo di scoprire il più possibile sulla nostra organizzazione. Come risultato, alcuni fratelli iniziarono a non avere più fiducia in coloro che erano nominati dalla sede mondiale. Alla fine si separarono dall’organizzazione che Geova usava, e un certo numero restò separato non solo per pochi anni, ma per decenni. Si trattava di un grande gruppo che contava fino a 5.000 proclamatori. Continuavano a radunarsi tra di loro, a predicare e a usare pubblicazioni rimaste dagli anni precedenti, ma facevano molta fatica a ottenere materiale nuovo per lo studio, perché non avevano più contatti con l’organizzazione impiegata dalla sede mondiale. Nel tempo si fecero alcuni tentativi per riportare i fratelli all’organizzazione, ma sembrava che i fratelli del gruppo separato non avessero abbastanza fiducia per tornare. Quando però riferimmo al capo di questo gruppo che sarebbe venuto un membro del Corpo Direttivo, lui ne fu felice, ed ebbe abbastanza fiducia da accettare di incontrarci; organizzammo quindi un incontro per parlare seriamente di una riunificazione. In quell’occasione si presentarono, dal gruppo separato, il fratello Albu, che ne era il capo, e 4 anziani. Come rappresentanti dell’organizzazione, invece, c’erano il fratello Jaracz, un nostro traduttore, e c’ero anch’io. Inoltre erano presenti vari fratelli del comitato che curava l’opera in Romania. Ricordo che quella prima sera volarono molte accuse su quello che gli altri avevano o non avevano fatto, e questo non creò un buon spirito. Noi ci limitammo più che altro ad ascoltare. Comunque fummo tutti d’accordo per rivederci una seconda sera. E in quel secondo incontro fu evidente che Geova voleva una riunificazione: c’era tutto un altro spirito. I fratelli si parlarono apertamente e chiarirono alcune incomprensioni. Alla fine di quella sera, ricordo che il capo del gruppo separato, il fratello Albu, disse: “Facciamolo, perché, se non lo facciamo adesso, potrebbe non esserci più un’altra opportunità”. E così la decisione fu presa. Non succede ogni giorno che 5.000 fratelli tornino nell’organizzazione. Da quel momento in poi ci si occupò di tutti gli aspetti pratici per attuare la riunificazione. Chiedemmo a questi fratelli di unirsi alle congregazioni. Farlo richiese molta umiltà da parte loro, ma lo fecero volentieri. Non avevano mai smesso di essere fratelli nel loro cuore, e amavano la verità. Il processo di riunificazione fu portato a termine, e questa fu una straordinaria vittoria per Geova, e una schiacciante sconfitta per Satana. Riflettendo sull’esperienza vissuta con i fratelli in Romania, comprendiamo che possono sempre nascere dei fraintendimenti, e che ci possono essere lamentele, anche giustificate, a motivo del comportamento sbagliato di alcuni fratelli che hanno incarichi di responsabilità. La cosa importante però è che non perdiamo mai la fiducia nel fatto che questa è l’organizzazione di Geova. È l’organizzazione che Geova sta benedicendo. E lui sa tutto. Geova usa il suo spirito santo per mantenere l’organizzazione unita, e quello che vuole che si adempia, si adempirà. Se cooperiamo con lo spirito santo, Geova benedirà i nostri sforzi, e i buoni risultati che otterremo andranno alla sua lode.

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