ROSSOBRUNISMO: OLTRE LA SINISTRA E LA DESTRA. LA VERITÀ INTERVISTA MARCO RIZZO

ROSSOBRUNISMO: OLTRE LA SINISTRA E LA DESTRA. LA VERITÀ INTERVISTA MARCO RIZZO

La Verità, lunedì 13 maggio 2024

Stralci dell'intervista di Alessandro Rico a Marco Rizzo pubblicata oggi su La Verità


Ma lei è di destra o di sinistra? 

«Destra e sinistra oggi sono due facce della stessa medaglia: quella del totalitarismo globalista e sovranista. Si differenziano per delle quisquilie, ma sulla politica estera, la politica energetica, il modello economico e sociale, la pensano allo stesso modo, in un certo senso tradiscono allo stesso modo i loro elettorati». 

In questa uniformazione dell’offerta politica ha avuto un ruolo il vincolo esterno, alla base del progetto europeo? Ci muoviamo dentro un perimetro circoscritto. 

« L’Italia ha sempre goduto solo di una sovranità limitata. Dopo la fine della prima Repubblica, questa sovranità si è ulteriormente ristretta. Quelli che l’hanno difesa sono pochissimi. E sono finiti male». 

A chi pensa? 

«A uno come Enrico Mattei, che poi è morto in circostanze sospette. A uno come Aldo Moro, che è stato ucciso perché provò a sbloccare il sistema politico italiano. Anche a Bettino Craxi, eh: con la vicenda di Sigonella, fece capire agli americani che l’Italia non era una loro colonia. La pagò con Mani pulite…». 

Nessuno, della seconda Repubblica? 

«Silvio Berlusconi». 

Loda il Cavaliere? 

«È stato un mio acerrimo avversario politico, ma solo un cretino può pensare che il problema di Berlusconi siano state le olgettine. Berlusconi fu fatto fuori perché aveva siglato accordi per il petrolio con Muhammar Gheddafi e per il gas con Vladimir Putin. Questa è la cifra del colpo di Stato che venne organizzato contro di lui». 

Transizione avallata dall’ex comunista Giorgio Napolitano… 

«Comunista? Ricordo le parole che mi disse il mio maestro, Armando Cossutta: “Napolitano era il più americano del Pci”». 

Lei ha aperto un dialogo persino con Gianni Alemanno. Quarant’anni fa sareste stati sul lato opposto delle barricate. 

«Ma il mondo è cambiato completamente. Ci avviciniamo alla guerra mondiale termonucleare: difendere la pace è la priorità, per cui se Alemanno si batte contro la guerra, per me è un alleato». 

La sua lista in quali collegi si presenta? 

«Mi tocca partire dal principio. Democrazia sovrana popolare aveva l’esonero internazionale dalla raccolta firme, perché intrattiene rapporti con diverse forze politiche, dalla lista di Sara Wagenknecht in Germania (fuoriuscita dalla sinistra della Linke, ndr), allo Smer in Slovacchia (il partito del premier Robert Fico, ndr)». 

E invece? 

«Stando alle disposizioni dell’Ue, l’Italia non avrebbe potuto cambiare la legge elettorale dopo il 31 dicembre 2023. Solo che il Parlamento, su indicazione del governo - e probabilmente dei poteri forti, della stessa Europa e della Nato - l’ha cambiata il 27 marzo. Ci hanno chiesto la metà delle firme di solito necessarie, ma ormai eravamo a un mese e mezzo dalla scadenza». 

Com’è finita? 

«Abbiamo comunque raccolto 60.000 firme e saremo presenti nella circoscrizione del Centro, quella della Capitale, che comprende Lazio, Marche, Umbria e Toscana. Qui sarò capolista, qui si batteranno i principali leader politici e perciò la sfida mi solletica». 

Al Sud siete stati esclusi definitivamente? 

«Avevamo presentato 18.000 firme, ma siamo stati messi fuori più o meno con le stesse motivazioni con cui è stato messo fuori Michele Santoro al Nord Ovest e nelle Isole. Solo che lui, col ricorso al Tar, è rientrato; noi, col ricorso al Tar, non ce l’abbiamo fatta». 


«Sono per l’uscita dalla Nato, per l’uscita dall’Ue, per il ripristino della moneta italiana, per non lasciare la nostra sanità pubblica alle mercé dell’Oms. Serve una vera sovranità, condizione per restituire dignità alle classi lavoratrici e al ceto medio, che sta venendo proletarizzato. È questa la nostra novità teorica di Democrazia sovrana popolare». 

Si spieghi. 

«Vogliamo unire il 90% del popolo: dall’operaio, passando per il lavoratore pubblico, fino all’artigiano, al commerciante, al professionista, alle piccole e medie imprese». 

Interclassismo? Ma lei è comunista o democristiano? 

«Il processo di livellamento verso il basso del ceto medio ha trasformato i lavoratori, un tempo divisi, in un unico conglomerato di popolo. Perciò, il nemico non è più il padroncino; il nemico comune sono le multinazionali. La lotta di classe l’hanno vinta i grandi potentati economici». 

Le direttive europee su macchine elettriche e case green? 

«Le stracciamo. Sono state concepite in ossequio a quei signori che vogliono insegnarci come vivere, ma per andare un fine settimana a Davos, con i loro jet privati, consumano tanto quanto 350.000 automobili in un anno». 

Parla più da alleato dei conservatori che dei socialisti. 

«Non ci vedo nulla di male. È già successo con la convergenza tra Robert Fico e Viktor Orbán: insieme, in Ungheria, hanno tenuto un discorso contro l’invio di armi in Ucraina. Una volta c’era il Komintern; noi oggi dovremmo creare un Sovrintern, unendo tutti i Paesi e i partiti che lavorano per la pace e un mondo multipolare, partendo dalla loro sovranità». 

Fonte: La Verità, lunedì 13 maggio 2024


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