QUALE DESTINO PER IL PARTITO POPOLARE EUROPEO?

QUALE DESTINO PER IL PARTITO POPOLARE EUROPEO?

LIBERTĂ€ E DEMOCRAZIA

🔹️ L’attivismo di Viktor Orban e la formazione del partito europeo dei Patrioti non ha solo come obbiettivo quello di dare corpo ad un gruppo politico nel Parlamento europeo, ma di mettere a dura prova l’asse centrale della politica europea di questi ultimi trent’anni, ossia il Partito Popolare Europeo, sino ad ora egemonizzato dalle formazioni tedesche Csu e Cdu.


🔹️La postura chiaramente sovranista di Orban mette in campo uno dei fattori più potenti di disgregazione della tenuta dell’attuale posizione del Ppe, che tende a riprodurre una politica dell’Unione Europea assolutamente uguale a quella uscita sconfitta dalle elezioni, la quale ha visto il Partito popolare europeo prono alle logiche della tecno-finanza incarnate dai parlamentari dei Socialisti & Democratici e dei Verdi.


🔹️ Ursula Von der Leyen sta cercando di essere rieletta poggiando su Ppe, socialisti e verdi, ossia su una coalizione che ha il significato esatto di un arroccamento e che invia agli elettori un messaggio preciso: votate quel che volete, ma comandiamo noi, dove il noi significa le élite della tecno-finanza.


🔹️ Del pericolo che rappresenta la politica di Orban è segno evidente l’agitarsi dei mandarini europei per i suoi viaggi a Kiev, Mosca, Pechino, al fine di indicare una via che non sia quella dello scontro, ma della possibile mediazione per por fine alla guerra in Ucraina, ma anche di attivare un tavolo multilaterale, una sorta di nuova Yalta. Posizione che contrasta con quelle dell’attuale amministrazione Usa.


🔹️ La sponda americana della tecno-finanza, ossia il Partito democratico dei Clinton e degli Obama, è in crisi esistenziale. Comunque vadano le elezioni in America l’era Clinton-Obama è finita. Non a caso la tecno-finanza si arrocca in Europa, area di riserva. Tuttavia la realtà supera ogni arroccamento e se la partita prevede lo scacco matto al re, ormai nudo, non c’è torre che tenga.


🔹️ L’asse franco tedesco che ha retto trent’anni di politica europea non c’è più. A sbriciolarlo è stata l’America di Obama, innescando, con il colpo di stato del 2014 in Ucraina, guidato da Victoria Nuland e George Soros, la reazione Russa, la quale si è esplicitata fino ad aggredire l’Ucraina. La conseguenza più evidente è la débâcle della Germania, privata del gas russo a poco prezzo e costretta a chiudere i canali con il mercato cinese.


🔹️ Non meno disastrosa la situazione della Francia, dove il pupillo della finanza sta creando una situazione di ingovernabilità, dopo che sinistra da una parte e destra dall’altra sono cresciute e il centro è stato battuto alle elezioni legislative.


🔹️ Anche qui, l’arroganza della tecno-finanza mette a nudo la disponibilità dei socialisti, così come in Europa, all’inciucio costante. Dal cappello del prestigiatore esce, come possibile primo ministro, il trombatissimo Hollande, ma la crisi economica francese è enorme, tanto che Bruno Le Maire, ministro dell’economia, ha tracciato lo scenario di lacrime e sangue dei prossimi anni. 


Silvano Danesi


Articolo integrale ⤵️

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