“Presta costante attenzione […] al tuo insegnamento” (1 Tim. 4:16)

“Presta costante attenzione […] al tuo insegnamento” (1 Tim. 4:16)

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Donald Gordon

“Presta costante attenzione […] al tuo insegnamento”. Quando usciamo in servizio, facciamo visite ulteriori o conduciamo studi biblici è molto importante ascoltare davvero. Di sicuro ascoltiamo chi studia con noi, ma ascoltiamo anche noi stessi quando insegniamo? Facciamo un esempio, immaginate di essere alla Sala del Regno e il vostro studente vi è seduto vicino e sta assistendo all’adunanza per la prima volta. State seguendo il discorso pubblico e ascoltate ogni punto, ogni frase, ogni parola e vi chiedete come suoni agli orecchi del vostro studente. A volte ci sentiamo un po’ a disagio al posto suo. Altre volte pensiamo: “Ben detto. Bel punto, questo è perfetto per lui”. Reagiamo così perché conosciamo chi studia con noi, sappiamo cosa capisce, cosa no, quali argomenti toccano la sua sensibilità, e così via. Pensando a queste cose ascoltiamo l’oratore mettendoci nei panni dello studente. Ma quando siamo noi a tenere uno studio biblico, possiamo ascoltare noi stessi e metterci nei panni dello studente? Stiamo prestando attenzione al nostro insegnamento pensando a come suona agli orecchi di chi studia con noi? Se ci ascoltiamo bene, di quali problemi potremmo accorgerci? Due sorveglianti di circoscrizione esperti che amano accompagnare i fratelli quando conducono studi, hanno fatto dei commenti su alcune difficoltà che hanno notato. Eccone uno: “Una debolezza che noto spesso è che i proclamatori non invitano altri quando conducono studi oppure portano sempre la stessa persona”. Un altro: “A volte chi insegna si dimentica che lo studente non sempre capisce tutto, e pensa che tutto quello che insegna venga recepito”. Un altro ancora: “Chiedere più spesso perché aiuta gli studenti a ragionare”. E infine: “Molti fratelli parlano troppo o si soffermano troppo sui paragrafi introduttivi del libro Puoi vivere felice per sempre”. Forse nel prestare attenzione a noi stessi ci siamo ritrovati a dover affrontare alcune di queste difficoltà o anche altre. Cosa può aiutarci? Per migliorare nel ministero spesso abbiamo parlato dell’eccellente esempio che ci hanno dato Aquila e sua moglie Priscilla quando aiutarono Apollo. Apriamo la Bibbia e impariamo ancora da loro. Leggiamo insieme Atti 18, dal versetto 24. Atti 18:24. Dice: “Ora arrivò a Efeso un giudeo di nome Apollo, nativo di Alessandria, uomo eloquente e ferrato nelle Scritture. Quest’uomo era stato istruito nella via di Geova e, siccome era fervente nello spirito, riferiva e insegnava con accuratezza le cose riguardanti Gesù; tuttavia conosceva solo il battesimo di Giovanni. Apollo cominciò a parlare con coraggio nella sinagoga. Priscilla e Aquila, dopo averlo ascoltato, lo presero con loro e gli spiegarono con maggiore accuratezza la via di Dio”. Questo esempio ci dimostra chiaramente quanto sia importante avere qualcun altro che ci ascolti quando insegniamo, qualcuno che sia disposto ad aiutarci, che ci aiuti a migliorare. Beh, ricordate uno dei commenti che abbiamo appena letto? “Una debolezza che noto spesso è che i proclamatori non invitano altri quando conducono studi oppure portano sempre la stessa persona”. Capiamo perché questo può essere una debolezza. Ma non in questo caso. Aquila e Priscilla ascoltarono Apollo nella sinagoga e con delicatezza lo presero da parte e lo aiutarono. In questo episodio viene menzionata anche Priscilla e nella Bibbia se ne parla sempre con molto rispetto, collabora col marito e assiste Apollo. Riusciamo a percepire che era una donna che dava il suo meglio a Geova. Anche oggi ci sono delle moderne Priscilla. Nelle nostre congregazioni e qui alla Betel abbiamo davvero tante sorelle dalla mentalità spirituale, con tanta esperienza. Sono delle persone profonde, una vera benedizione. E quando si tratta di insegnare la Bibbia alle visite ulteriori o agli studi biblici si impegnano tanto perché il loro insegnamento sia di qualità e ottengono ottimi risultati. Quindi ho fatto ad alcune sorelle una domanda: “Mentre svolgi il tuo ministero, come stai ‘prestando costante attenzione al tuo insegnamento’?” E meno male che l’ho fatto, perché ho ricevuto delle risposte bellissime. Eccone alcune. Per iniziare, tutte si preparano avendo in mente i bisogni di chi studia e mettono in pratica quello che imparano all’adunanza infrasettimanale. Nello specifico, una sorella in particolare ha fatto un commento sul valore della preparazione. Ha detto: “Tutto comincia dal prepararsi bene per una visita ulteriore o uno studio, forse anche più del necessario. Così quando sono davanti alla persona non mi concentro sul materiale e non sono distratta pensando a quello che devo trattare dopo, ma posso davvero concentrarmi su di lei. La osservo, osservo la sua faccia, i suoi occhi. Sembra confusa? È forse a disagio? O i suoi occhi sembrano forse dire ‘Wow’?” Questa sorella, avendo il materiale così chiaro in mente, è in grado di concentrarsi su chi studia la Bibbia e guardando la sua reazione ascolta, per così dire, il proprio modo di insegnare. Un’altra sorella ha detto qualcosa di simile. “Una cosa che mi aiuta è prepararmi pensando alla persona a cui parlerò. Mi chiedo, cosa vorrei ascoltare se fossi nella sua situazione e se avessi il suo retaggio? Questo mi aiuta a capire come insegnare e cosa insegnare”. Perciò quando si prepara la sorella si prende il tempo di ascoltare, in un certo senso, il materiale pensando a come verrà recepito dalla studente. A quel punto sa qual è il modo più efficace per trasmetterlo. E come può aiutarci avere qualcun altro insieme a noi? Ecco cosa ha detto una sorella: “Ho visto che avere qualcuno che dopo lo studio possa analizzare insieme a me la conversazione mi aiuta ad accorgermi di cose che mi sono sfuggite. Chiedo a chi è con me cosa pensa che potrei dire la prossima volta, come potrei dirlo o cosa evitare. Questo è di enorme aiuto per me”. E quindi portiamo con noi i nostri Aquila e Priscilla, magari tanti Aquila e Priscilla, come consigliava il sorvegliante menzionato prima. E per ribadire il punto, l’analisi di cui parlava la sorella non era per chi studia, ma era per sé stessa. È per noi. “Come posso migliorare? Diventa i miei orecchi. Ascoltami, presta attenzione al mio modo di insegnare”. Che splendido esempio! E infine, sentite cosa ha detto un’altra sorella su quello che fa per cercare di essere un’insegnante migliore. Prima di tutto, e questo non ci stupisce, anche lei ha menzionato l’importanza della preparazione. Ma poi ha aggiunto: “Per me è molto importante concedere a chi studia il tempo di esprimersi. Il silenzio che si crea quando una studente pensa non mi preoccupa più. Non deve sentirsi costretta a dare una risposta qualsiasi, voglio che risponda con il cuore”. Che bello! È molto importante dare il tempo a chi studia di rispondere con il cuore alle nostre domande. E poi continua: “Cerco di prendermi cura di chi studia e di ricordare che quello è il loro tempo, è il loro studio. Tenere questo a mente mi motiva a fare del mio meglio come insegnante per continuare ad aiutarli”. È il loro tempo, è il loro studio. Teniamolo a mente, ci motiverà. Queste parole, questi commenti, mi fanno capire che le nostre sorelle danno davvero il loro meglio nell’insegnare la Parola di Dio. Care sorelle, ve lo diciamo col cuore. Siamo orgogliosi di tutte voi che prestate costante attenzione al vostro insegnamento. Ora, i commenti che vi ho appena letto sono di tre sorelle che conosco di persona. Ma pensate, in tutto il mondo ci sono milioni di nostre sorelle che predicano e insegnano la buona notizia del Regno con abilità. Senz’altro questo incoraggia moltissimo tutti noi a prestare costante attenzione al nostro insegnamento.

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