Prefazione

Prefazione


In questʼora di afflizione, quando tutti noi ci rendiamo conto con il più profondo dolore personale di aver subito una perdita irreparabile, sorge il ricordo luminoso e vivo di colui che ha rivelato, nella grande guida, il grande uomo. Lʼarmonia della grandezza, come dirigente e come uomo, era impressa nei lineamenti di Lenin, e “lo racchiuse per sempre nel grande cuore del proletariato mondiale”, quel destino glorioso assegnato da Marx ai combattenti della Comune. Perché gli operai, quelli sacrificati alla ricchezza che, come i canadesi della poesia di Seume, sono inconsapevoli della “civiltà di superficie del vecchio mondo” – aggiungiamo noi, le menzogne e le ipocrisie convenzionali del mondo borghese –, distinguono con una sensibilità fine e istintiva tra il genuino e il falso, tra lʼautentica grandezza e la prepotente presunzione, tra lʼamore disinteressato e fecondo e il desiderio di popolarità che non riflette altro che vanità.

Mi è difficile rendere pubbliche le questioni personali. Tuttavia, sento il dovere di pubblicare alcuni estratti dal tesoro dei miei ricordi personali del nostro indimenticabile dirigente e compagno. Dovere verso di lui, che ci ha insegnato, con la teoria e con lʼazione, che la volontà rivoluzionaria può plasmare consapevolmente ciò che è storicamente necessario e maturo. Dovere nei confronti di coloro che amava e per i quali lavorava: il proletariato, i creatori, gli sfruttati, gli oppressi del mondo, per le cui sofferenze il suo cuore era pieno di compassione, e nei quali riconosceva con orgoglio i combattenti rivoluzionari, i costruttori di un ordine superiore della società.


C.Z.

Gennaio, 1924


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