Potete superare gli ostacoli e rendere “completa testimonianza”

Potete superare gli ostacoli e rendere “completa testimonianza”

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JW Broadcasting, settembre 2020

Provate a immaginare quanto saranno stati sorpresi gli apostoli. Gesù è stato risuscitato e si trova davanti a loro sul Monte degli Ulivi. Poco prima di salire al cielo e sparire dietro le nuvole, Gesù fa un’importante dichiarazione riportata in Atti 1:8: “Ma riceverete potenza quando lo spirito santo sarà arrivato su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa, e fino alla più distante parte della terra”. Che incarico enorme! Avrebbero dovuto predicare la buona notizia del Regno di Dio in tutta la terra. Avranno pensato che era un’impresa troppo grande per loro e si saranno chiesti come avrebbero fatto a svolgere quell’incarico, visto che erano in così pochi. 10 giorni dopo, come promesso, ricevettero lo spirito santo e si misero subito all’opera. È vero, affrontarono molte difficoltà, ma non lasciarono che questo li fermasse. E nella Bibbia leggiamo che 3 anni dopo si iniziò a predicare anche ai non ebrei. Troviamo questo entusiasmante racconto in Atti capitolo 10. Prima, un angelo appare a Cornelio, un ufficiale dell’esercito che temeva Dio. Poi lo spirito santo fa capire a Pietro che deve andare a casa di Cornelio e parlare con lui. 

Una volta lì, Pietro insegna le verità riguardo a Gesù, e non solo a Cornelio, ma anche alla sua famiglia e ai suoi amici. A un certo punto, prima di concludere, Pietro spiega che aveva ricevuto l’incarico di predicare alle persone. Leggiamo Atti 10:42 e notate quali sono 2 obiettivi dell’opera di predicazione iniziata da Gesù: “Inoltre ci ordinò di predicare al popolo e di testimoniare in modo completo che egli è colui che Dio ha costituito giudice dei vivi e dei morti”. Prima di tutto Gesù comandò ai discepoli “di predicare al popolo”. Inoltre dovevano “testimoniare in modo completo”. I discepoli dovevano andare alla ricerca delle persone dal cuore ben disposto. Questo significava predicare a quante più persone possibile. Nonostante una violenta persecuzione, i cristiani del I secolo ubbidirono al comando di Gesù di predicare e dare completa testimonianza. Presero così a cuore quell’incarico che intorno al 60, cioè 30 anni dopo aver ricevuto quel comando, Paolo scrisse alla congregazione di Colosse che la buona notizia era stata “predicata in tutta la creazione che è sotto il cielo”. Questo dimostra chiaramente quanto sia potente lo spirito di Dio, e quanto fossero forti la fede, lo zelo e la determinazione di quei discepoli. Verso la fine del 1800, un piccolo gruppo di Studenti Biblici raccolse la sfida di rendere completa testimonianza. Un articolo della Torre di Guardia di Sion dell’aprile del 1881 si intitolava “Occorrono 1.000 predicatori”. Oggi i Testimoni di Geova predicano in ben 240 paesi. Quest’opera però non è sempre facile. Quali ostacoli potremmo incontrare? E cosa possiamo fare per superarli? Molti fratelli devono fare i conti con lunghe distanze, condizioni climatiche estreme, strade in cattive condizioni e luoghi difficili da raggiungere. In alcune zone è difficile anche solo incontrare persone a cui parlare. E un’altra difficoltà è quella di cui parla Rivelazione 14:6 che dice che la buona notizia deve essere predicata “a ogni nazione, tribù, lingua e popolo”. Questo può voler dire imparare una nuova lingua e comprendere religioni, culture e mentalità diverse dalla nostra o adattarsi a condizioni di vita difficili o a territori in cui le persone non fanno cambiamenti o sono apatiche. Gesù avvertì inoltre che alcuni avrebbero cercato di ostacolare o fermare l’opera di predicazione. Di sicuro anche il territorio in cui state predicando presenta delle sfide. Non possiamo elencare la soluzione di ogni singolo ostacolo che affrontiamo oggi, ma vedendo come altri affrontano le loro sfide, ognuno di noi può riflettere e cercare le soluzioni che permettono di affrontare le proprie sfide. Analizziamo insieme 3 princìpi che impariamo dalla Bibbia che ci aiuteranno a svolgere al meglio il nostro ministero. 

In che modo avere fiducia in Geova può aiutarci? Vediamo un esempio. Negli anni ’90 in Francia, i media si sono accaniti contro i Testimoni di Geova con una valanga di notizie diffamatorie. A motivo di questi attacchi alcuni fratelli hanno perso il lavoro, i bambini a scuola venivano presi di mira e in alcune zone predicare era diventato estremamente difficile. Cosa hanno fatto i nostri fratelli? La svolta è arrivata nel gennaio del ’99. Il Corpo Direttivo aveva approvato una campagna speciale per distribuire un volantino formato rivista che dimostrava che le accuse mosse contro i Testimoni erano false. Dalle prime ore di un venerdì mattina e continuando per tutto il fine settimana, i fratelli ne hanno distribuite 12.000.000 di copie. Questa campagna ha ravvivato l’entusiasmo per il ministero e ha ridato coraggio ai nostri fratelli. Nei successivi 19 anni c’è stato un continuo incremento nel numero di proclamatori. E così anche per i pionieri regolari. Oggi ci sono oltre 15.000 pionieri in Francia! Se nella vostra zona i media parlano male dei Testimoni di Geova, pensate che anche da voi serva una campagna speciale per difendere la verità? Non necessariamente. Anche se quella campagna ha generato entusiasmo, i nostri fratelli e sorelle in Francia hanno detto che ciò che ha dato loro forza e coraggio sono le parole di 2 Cronache 32:8. Leggiamole. “Con lui c’è la forza dell’uomo, ma con noi c’è Geova nostro Dio, per aiutarci e per combattere le nostre battaglie”. E il popolo fu rafforzato dalle parole di Ezechìa, re di Giuda”. Qui ci troviamo al tempo di Ezechia, re di Giuda. Il popolo era scoraggiato per le continue umiliazioni e minacce degli assiri. Cosa li rafforzò? Riferendosi al re d’Assiria, il re Ezechia disse queste parole: Quale fu il risultato? Il re Ezechia ricordò a quegli ebrei che Geova li avrebbe aiutati, e questo diede forza a tutti loro. Geova intervenne e mandò un angelo a distruggere l’esercito nemico. Anche oggi Geova usa i suoi angeli per aiutarci. Notate quello che dice Rivelazione 14:6: “E vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo e aveva un’eterna buona notizia da annunciare agli abitanti della terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo”. Cercate di capire quando gli angeli e lo spirito santo di Dio vi stanno guidando. Se vi sentite spinti a suonare a quell’ultima casa o a parlare a quella persona vicino a voi sull’autobus, fatelo, non trattenetevi. Chissà se un angelo non vi stia guidando da qualcuno che ha la giusta disposizione per ricevere la vita eterna. Consideriamo ora il secondo principio che ci aiuterà a rendere completa testimonianza: essere flessibili. A volte può essere difficile perfino riuscire a parlare con le persone. E per superare questo ostacolo dobbiamo essere flessibili. 

Takanori e Yumi Takahashi hanno servito in territori molto diversi, come il giorno e la notte. Poco tempo fa sono venuti a trovarci. Facciamoci raccontare cosa hanno fatto per dare completa testimonianza nonostante le sfide che si sono presentate.

Takanori, Yumi, benvenuti nel nostro studio! Grazie di averci invitato. Siamo contenti di avervi qui con noi. Takanori, io e te ci conosciamo da una vita. È vero. Mi ricordo ancora quando sei arrivato alla Betel del Giappone nel 1977. Abbiamo anche servito nella stessa congregazione per diversi anni. Ma poi nel ’90 c’è stato un grande cambiamento, vero? Ci racconteresti cos’è successo? Sì, certo. A quel tempo alla Betel serviva anche mio fratello gemello, Nobuaki. E per nostra sorpresa, siamo stati mandati come missionari in Papua Nuova Guinea. Però, un bel cambiamento! E così vi siete ritrovati a predicare tra i villaggi della Papua Nuova Guinea. Nei 25 anni che hai trascorso lì, so che hai servito in vari modi: nel campo missionario, nella circoscrizione e anche alla Betel. E poi Yumi, voi due vi siete sposati. Sì, io e Takanori ci siamo sposati nel settembre del 1993 e così ho iniziato anch’io il servizio missionario. Adattarsi a territori sperduti come quello che vediamo non è stato facile. Quindi quali ostacoli avete dovuto superare per riuscire a dare completa testimonianza? In Papua Nuova Guinea le persone sono gentili e hanno molto rispetto per quello che dice la Bibbia. Quando predicavi avevi la persona davanti, potevi parlarci tranquillamente, leggere qualche versetto della Bibbia e ragionarci su. Ma questi a me non sembrano degli ostacoli. Ce ne sono stati alcuni? Sì, quando predicavamo nei villaggi, spesso la reazione delle persone al messaggio dipendeva da come aveva reagito il capo del villaggio. Se ci ascoltava lui, ci ascoltava praticamente tutto il villaggio. Ma se la sua reazione era negativa, vedevi le persone sparire e nascondersi nella foresta. E quindi cercavamo sempre di essere rispettosi e di parlare prima di tutto col capo del villaggio. E di solito questo ci permetteva di essere accolti bene. Nelle città c’era un grosso problema ed era la criminalità. Non era prudente che andassimo a predicare da soli in certi quartieri o che tornassimo spesso nella stessa zona. Per questo chiedevamo a chi studiava con noi di venire alla Sala del Regno prima dell’adunanza per fare lo studio. In questo modo potevamo anche incoraggiarli a restare per le adunanze. Si vede che vi è piaciuto molto servire in Papua Nuova Guinea. Ora servite come pionieri speciali nella congregazione di Maihama, a 20 minuti dal centro di Tokyo. Quindi siete passati da un paese in cui le persone hanno un profondo rispetto per la Bibbia, a un paese in cui meno dell’1% della popolazione si definisce cristiano. Ci raccontereste quali altre differenze avete riscontrato tra il territorio in cui servite ora e quello in cui servivate prima? Eh, sono completamente diversi. Nel nostro territorio c’è Tokyo Disneyland e il 70% degli edifici residenziali sono sorvegliati e protetti da sistemi di sicurezza. Quindi ti ritrovi nell’ingresso davanti a un portiere, premi un bottone e parli a una videocamera. Venendo dalla Papua Nuova Guinea ci è sembrato un territorio un po’ difficile in cui predicare. Eravamo abituati a parlare con le persone guardandole negli occhi. Adesso invece guardiamo solo la lente di una videocamera. Ma abbiamo imparato a vedere quella videocamera come nostra amica. Come vostra amica? Per molti di noi predicare rivolgendosi a una videocamera è un po’ difficile. Come ci riuscite? Dato che appena suoniamo il campanello nell’appartamento si accende uno schermo su cui appare la nostra faccia, ci mettiamo a circa mezzo metro dalla videocamera, così che le persone ci possano vedere bene. E poi parliamo ad un volume adatto, tenendo anche in considerazione il portiere e altre persone che potrebbero ascoltare. Iniziamo a parlare circa 2 secondi dopo che abbiamo suonato il campanello, perché a quel punto forse qualcuno ci sta già guardando. Salutare gentilmente e con un bel sorriso coinvolge la persona come se stessimo parlando direttamente con lei. Prepariamo un’introduzione interessante e mostriamo rispetto. Teniamo anche conto delle circostanze del padrone di casa. Chi vive nel nostro territorio vuole essere visto come una persona di successo, non come una persona che ha problemi. Quindi parliamo con loro di argomenti positivi, e cerchiamo di cambiarli spesso, così chi ci ascolta non sente parlare sempre della stessa cosa. Come un po’ a tutti, ai giapponesi non piace sentirsi in imbarazzo. Quindi invece di fare una domanda e aspettare che la persona risponda, usiamo il metodo che usano anche i nostri volantini e gli diamo 3 possibili risposte tra cui può scegliere. E quali risultati avete avuto predicando in questo modo per videocitofono? Da quando predichiamo usando questo metodo, il numero degli assenti è diminuito molto. E una cosa curiosa è che a volte per strada incontriamo qualcuno che ci dice che ci conosce, perché ci ha visto attraverso il videocitofono. Che bei risultati! Grazie Takanori e Yumi per averci raccontato come avete superato le difficoltà che avete incontrato predicando in territori così diversi. 


Leggiamo ora 1 Corinti 9:22, 23: “Per i deboli sono diventato debole, per guadagnare i deboli. Sono diventato ogni cosa per persone di ogni tipo, per salvarne alcune a qualsiasi costo. Ma faccio tutto per la buona notizia, per trasmetterla ad altri”. ‘Diventare ogni cosa’, ‘fare tutto’. In altre parole, essere flessibili. È importante seguire i consigli della Guida per l’adunanza, conoscere bene tutti gli strumenti del Kit dell’insegnante e vedere come li stanno usando i proclamatori più esperti e i pionieri. Inoltre dovremmo comprendere i sentimenti e le circostanze delle persone. In uno stesso territorio, potremmo dover cercare modi diversi per iniziare conversazioni. Per esempio, nel territorio in cui predicano i coniugi Takahashi, non si può entrare in circa il 40% degli edifici, quindi predicano in modo informale o svolgono la testimonianza pubblica. Adesso soffermiamoci sull’ultimo dei 3 princìpi, rimanere concentrati. In Matteo 6:22 Gesù disse: “La lampada del corpo è l’occhio. Se dunque il tuo occhio è concentrato su una cosa sola, tutto il tuo corpo sarà luminoso”. Tenere l’occhio concentrato su una cosa sola significa avere una vita semplice per concentrarsi sulle cose spirituali. Le distrazioni ci tolgono il tempo e le energie che dovremmo dedicare all’incarico di rendere completa testimonianza. Ma per insegnare a quelli che hanno “la giusta disposizione per ricevere la vita eterna”, dobbiamo prima trovarli. Facciamo tutto il possibile per parlare con le persone a casa loro, per strada, nei parchi, nei negozi e sul posto di lavoro. Predicare non è come un turno che inizia e finisce. Dovremmo essere sempre in modalità predicazione, pronti a dare testimonianza. Non solo sfruttiamo ogni occasione per predicare, ma cerchiamo anche di creare l’occasione per farlo. E se, nonostante gli sforzi, non troviamo persone disposte ad ascoltarci? Beh, Gesù non disse che tutte le persone sarebbero diventate discepoli prima della fine. Disse piuttosto che la fine sarebbe arrivata dopo che la buona notizia fosse stata predicata in tutta la terra e che fosse stata resa testimonianza a tutte le nazioni. L’apostolo Paolo rimase concentrato sul suo ministero. Imitiamo il suo atteggiamento positivo, quello che traspare dalle parole di Atti 20:24: “Tuttavia non considero la mia vita di alcuna importanza per me, purché possa portare a termine la mia corsa e il ministero che ho ricevuto dal Signore Gesù: rendere completa testimonianza alla buona notizia dell’immeritata bontà di Dio”. L’incarico di “rendere completa testimonianza” presto avrà fine. Usiamo al meglio il tempo rimasto per cercare le persone dal cuore ben disposto e insegniamo loro la verità. Imitate la fede di Ezechia e abbiate fiducia in Geova. Imparate dall’apostolo Paolo e siate flessibili. Ubbidite alla guida di Gesù e rimanete concentrati. Così anche voi potrete superare gli ostacoli e “rendere completa testimonianza”. 

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