Possiamo rallegrarci nonostante... la persecuzione

Possiamo rallegrarci nonostante... la persecuzione

Interviste e storie di vita > Di fronte alle prove

🏠 MENU 🎬 VIDEO

Una mattina le forze speciali russe fecero irruzione in casa mia. Mi ammanettarono e perquisirono la mia abitazione. Mi portarono alla stazione di polizia per interrogarmi. E 2 giorni dopo mi misero in custodia cautelare. Non sapevo come mi avrebbero trattato in prigione e avevo paura. Mi dissero che se non volevo peggiorare la mia situazione avrei dovuto dichiararmi colpevole e fare i nomi dei miei compagni d’opera. E poi mi mancava tanto mia moglie. Era così difficile senza di lei. Per 2 mesi non ebbi nessuna pubblicazione e nemmeno la Bibbia. E allora decisi di farmene una io. Mia moglie mi spedì un quaderno. E così ogni giorno mi scrivevo i versetti che sapevo a memoria; dopo aver scritto circa 500 versetti, ricevetti una Bibbia. Avevo tanta fame spirituale che la lessi tutta in 4 mesi. In quel periodo scrissi lettere a mia moglie e agli amici e parlai delle cose interessanti che stavo leggendo. Le lettere che ricevetti dai miei amici e dalla mia cara moglie mi fecero sentire i fratelli e le sorelle così vicini a me. Era come se si trovassero accanto alla mia cella. Non ero solo. Era come se i miei amici fossero lì accanto a me. Il carcere isola una persona dalla società, ma niente e nessuno può isolare una persona da Geova. Durante il giorno pregavo tantissime volte Geova, ma aspettavo con ansia  il momento di andare a dormire. Quando gli altri erano a letto, e abbassavano le luci, potevo parlare con Geova per tutto il tempo che volevo. C’erano volte in cui restavo da solo in cella e lì naturalmente cercavo di sfruttare la situazione. Mi mettevo in ginocchio e pregavo Geova, tra le lacrime, letteralmente. Decisi di scrivere le mie richieste a Dio su un pezzo di carta e poi di spuntare quelli a cui lui aveva risposto. Non avevo dubbi, Geova mi era davvero vicino. E poi durante il giorno cantavo i cantici e le canzoni sottovoce, ma quando ero solo cantavo a squarciagola. Cercavo anche di cogliere ogni occasione per dare testimonianza. Parlavamo un po’ di tutto: dai tatuaggi al “re del nord”. Tutte le mie paure e preoccupazioni erano infondate. Sono stato in carcere 343 giorni, e ‘nemmeno un capello della mia testa è andato perduto’. È stato l’anno della mia vita in cui ho imparato di più: una scuola che mi ha permesso di raffinare le mie qualità spirituali. Non mi sono mai sentito tanto vicino a Geova. Per me è stato un grande onore poter sostenere la sovranità di Dio in questo modo.

Report Page