"Pompo La Cinefila" di Takayuki Hirao

"Pompo La Cinefila" di Takayuki Hirao

SSSS. Danielinon

Gene Fini è un giovane aspirante regista, un ragazzo con una passione sfrenata per il cinema, ormai inadatto alla società che lo circonda a causa del suo aver dedicato da sempre la vita unicamente a quel mondo che tanto ama, finendo così per lavorare alla Peterzen Films come assistente al servizio di Joelle Davidovich Pomponette, in arte Pompo, nipote del leggendario Producer J. D. Peterzen, da cui ha ereditato la casa di produzione, nonché produttrice straordinaria a sua volta, con l’insolita tendenza di produrre unicamente film di serie B, non importa quanto assurde o deliranti possano essere le premesse, lei e il suo staff riescono sempre a tirarne fuori un successo.

Dopo la conclusione di uno di questi film, però, Pompo fa leggere a Gene una sceneggiatura, la sua prima sceneggiatura, "Meister", una storia drammatica su un celebre musicista trovatosi, improvvisamente, a dover scegliere se sacrificare l’amore della sua vita o la passione che ha fatto di lui ciò che è, il tutto attraverso un viaggio tra le alpi svizzere con una ragazzina che lo aiuterà a trovare la sua risposta.

Gene rimane da subito folgorato da questa sceneggiatura, sperando di vederla al più presto prendere vita sul grande schermo, sentendosi dire di tutta risposta da Pompo che succederà, e che a firmarne la regia sarà proprio lui, oltre a rivelargli che a interpretare i due protagonisti saranno Natalie Woodward, aspirante attrice disposta a tutto pur di realizzare il suo sogno, e Martin Braddock, unanimemente ritenuto il migliore attore al mondo di ritorno sul grande schermo dopo una pausa durata più di un decennio.

Fu così che Gene, appassionato convinto di aver fermamente bisogno di scoprire sempre di più sul mondo che ama, si trovò ad avere sulle spalle le responsabilità del progetto più ambizioso di una delle produttrici più celebri di sempre, della carriera di un’attrice alle prime armi e del ritorno sulla scena dell’attore più amato di tutti i tempi.

Questa è, in teoria, la storia proposta da "Pompo La Cinefila", dico “in teoria” in quanto questo film è prima di tutto la storia di Takayuki Hirao, un regista tormentato, che ha fatto della sua ardente passione il suo più grande punto di forza e, allo stesso tempo, la sua peggiore condanna.

Figlio di anni di esperienza e influenze in MADHOUSE prima e in ufotable poi, Hirao ha sempre dedicato anima e corpo ai progetti a cui metteva mano, che si trattasse dei suoi episodi in "Texhnolyze", "Highschool Of The Dead" o altri progetti in casa MADHOUSE o che si trattasse dei suoi primi lavori da regista in casa ufotable come "Kara No Kyoukai 5", "Gyo" o "Majokko Shimai No Yoyo To Nene", Hirao ha sempre messo avanti a tutto, salute fisica e mentale sue e di chi lo circondava incluse, la sua visione artistica.

Ciò rovinò definitivamente la sua carriera nell’ormai lontano 2015, anno di uscita di "God Eater", serie in cui Hirao decise di lavorare interamente a ogni singolo storyboard e all’intera sceneggiatura, portando presto la produzione al collasso.

Lui divenne mal visto un po’ da chiunque nello studio, e dopo il fallimento della serie prese la sofferta decisione di abbandonare ufotable e, in generale, il ruolo da regista per qualche anno. 

Fu solo dopo qualche sporadico lavoro da key animator e storyboarder in serie come "Kabaneri" o "Attack On Titan" per conto del suo amico Tetsuro Araki e dopo la fondazione di CLAP e la raccomandazione del web manga "Eiga daisuki Pompo-san" (il cui autore, Shougo Sugitani, con grande sorpresa dello stesso Hirao, era già suo fan dai tempi di "Yoyo e Nene") che decise di tornare in cabina di regia.

Questo lungo preambolo immagino renda chiaro quanto Hirao possa aver messo di sé all'interno di questo film, "Pompo La Cinefila", infatti, è una enorme lettera d’amore al cinema tutto, anche grazie a un gran quantitativo di citazioni, e a tutte quelle persone che hanno dedicato anima e corpo alle loro passioni. Al contempo, però, si dimostra sempre estremamente serio nel mostrare le mille difficoltà e problematiche del mondo del cinema e quali sacrifici può richiedere, in generale, dedicare sé stessi alle proprie passioni. Sacrifici che non tutti possono essere disposti ad accettare e che possono non rappresentare, per qualsiasi persona, la strada migliore da intraprendere.

Il film, allo stesso tempo, si dimostra estremamente imparziale nel mostrare i punti di vista e il modo in cui tutti i personaggi vivono la propria vita.

Troviamo Pompo che ritiene Gene un artista dalle grandi potenzialità date dell’assenza di una vera luce negli occhi, un senso di inadeguatezza verso la società e insicurezza verso il futuro che, a detta della produttrice, spinge le persone come lui a creare un mondo ideale nella loro testa per fuggire dalla realtà, rendendole dei perfetti candidati come registi o, in generale, creatori. 

Passando per il punto di vista di personaggi che hanno rinunciato a una passione a cui dedicarsi in favore di una vita più conveniente e dal successo assicurato, i quali si sono trovati, però, a vedere, negli occhi spenti e vuoti di una persona come Gene, più vita di quanta i loro stessi occhi ne possano mai riflettere.

Infine in un Gene che è, più di chiunque altro, l’incarnazione stessa dell’Hirao dei tempi, talmente dipendente dalla sua passione da rinunciare anche al più basilare dei bisogni. Tutti punti di vista di cui vengono sempre mostrati il fascino ma anche i mille problemi, senza mai una presa di posizione vera e propria.

Per quanto facile possa essere intuire a quale di questi punti di vista il regista sia più vicino, dunque, il film non perde mai la sua forte imparzialità, figlia proprio di un Hirao che, semplicemente, ancora non ha trovato nemmeno una sua risposta concreta, preferendo lasciare a ogni spettatore la possibilità di trovare la sua, concentrandosi, invece, a fare un film in cui chiunque possa riuscire a rivedersi.


L’enorme immedesimazione di Hirao è palpabile anche guardando all’imponente componente tecnica del film. "Pompo La Cinefila", infatti, nel primo quarto sembra quasi un grande sfogo creativo del regista, che, dopo anni di silenzio, si butta a capofitto nel mostrare, in ogni modo, tanto nella gestione di regia e storyboard quanto del montaggio, figlio di anni di esperienza a contatto col compianto Satoshi Kon e conseguente forte ispirazione, la sua visione creativa.

Mi è impossibile, in tal senso, non citare una scena, dove Gene, nel vedere per la prima volta Natalie saltare su una pozzanghera, immagina la fotografia migliore per immortalare quell’immagine. I suoi occhi si trasformano, ai nostri, in un obbiettivo, e, quando questo momento di magia finisce, il regista decide di giocare col montaggio per gestire a suo piacere il tempo, trasformando il passaggio del bus in una transizione per viaggiare avanti nel tempo dritti alla scena successiva.

Key Animation: Naohiro Osugi

Un altro esempio della geniale gestione del montaggio di Hirao può essere una scena in cui Natalie sta lavorando sotto la pioggia, mentre richiama un’auto finisce per scivolare, e dalla sua caduta in mezzo alla strada, tra pioggia e auto, si passa al comfort della sua stanza, dove lei si è appena buttata a letto.

Key Animation: Kanako Maru e Yuu Yamashita

Trovate di questo tipo sono onnipresenti, e, soprattutto durante i primi 20 minuti di film, si susseguono a una velocità impensabile, finendo per trovare ancor più una loro identità con l’avanzare della pellicola. il tutto viene poi avvalorato da tanti momenti di altissima animazione e soprattutto da un lavoro di fotografia, figlio della stessa moglie di Hirao, Emi Chiba, semplicemente straordinario.

Per concludere questo post "Pompo La Cinefila" è un enorme agglomerato di tutto l’amore e la passione che Hirao e il suo staff provano per l’animazione, il cinema e, in generale, un’opera volta a far ricordare a chiunque la potenza della passione stessa, così come Gene vede se stesso all’interno di "Meister", allo stesso modo Hirao ha visto se stesso all’interno di Gene, e ha dato alla luce un’opera con lo scopo di permettere a chiunque, in qualche modo, di rivedersi alla stessa maniera, ricordando di conseguenza quello che forse è il più grande potere dell’uomo, quello di sognare e amare.

MV della ending del film: "Mado Wo Akete" di CIEL

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