Perseverate nelle prove e portate frutto (Luca 8:15)

Perseverate nelle prove e portate frutto (Luca 8:15)

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Seth Hyatt

La regione del Mediterraneo è estremamente rinomata per i suoi splendidi olivi e anche per l’ottimo olio d’oliva. Alcuni dei più vecchi olivi si trovano in Grecia e nel Medio Oriente. Si pensa che alcuni di loro siano addirittura millenari, eppure continuano a portare frutto e perseverano. E lo fanno nonostante le epidemie, nonostante la siccità, e anche se vengono maltrattati o trascurati, ma portano frutto. C’è però una cosa che è essenziale. Perché un olivo possa portare frutto serve l’acqua. Se la siccità dura troppo, di conseguenza, l’olivo non porta frutto. Che lezione impariamo dall’olivo? E questo come si collega alla scrittura di oggi? Aprite per favore la Bibbia in Luca capitolo 8, e leggiamo insieme tutto il versetto 15. Qui Gesù sta concludendo la parabola dell’uomo che ha seminato il seme caduto su diversi tipi di terreno. “Quanto a quello seminato sul terreno eccellente, questi sono coloro che, udita la parola con cuore integro e buono, [innanzitutto] la custodiscono [custodiscono la parola] e [di conseguenza], perseverando, portano frutto”. Siamo felici che Luca abbia incluso un dettaglio che Marco e Matteo non hanno riportato nei loro racconti. Portare frutto come fedeli discepoli di Cristo avrebbe richiesto perseveranza. E qual è il segreto per perseverare? Ce lo dice il versetto. Avete notato? Se ‘custodiamo la parola, perseveriamo e portiamo frutto’. Perciò, proprio come gli olivi, anche noi vogliamo portare frutto. E come gli olivi, anche noi dovremo affrontare difficoltà, prove, delusioni e scoraggiamento a volte. Ma cosa dobbiamo fare per perseverare e portare frutto? Dobbiamo provare amore per la Parola di Geova. Dobbiamo leggerla tutti i giorni e meditarci su, farla nostra, assorbirla per così dire. Perché? Perché la speranza che condividiamo con gli altri è la stessa speranza che sostiene noi e che rafforza la nostra determinazione a continuare a svolgere fedelmente l’opera che Geova ci ha affidato. La Torre di Guardia da cui è tratta la scrittura di oggi parlava di una difficoltà, predicare in un territorio apatico. E questa sì che può essere una difficoltà. Non ho potuto fare a meno di pensare al fratello Georg Lindal. Nella sua biografia leggiamo che viveva in Canada quando conobbe la verità e poco dopo il suo battesimo iniziò a fare il pioniere. E il fratello Lindal aveva un talento, lui sapeva parlare l’islandese. Così, a un certo punto decise di trasferirsi in Islanda. Lo fece nel 1929, quando aveva 40 anni. A quel tempo non aveva idea di quanta perseveranza gli sarebbe servita per continuare a svolgere quell’incarico. Per 18 anni fu l’unico Testimone in tutta l’Islanda. Durante quegli anni nemmeno una delle persone a cui predicò accettò la buona notizia del Regno. Nel 1936, dopo essere stato lì per 7 anni, disse di aver lasciato decine di migliaia di libri. Eppure, niente da fare. Lui scrisse: “Alcuni sembrano contrari alla verità, ma la maggioranza rimane del tutto indifferente”. Ci volle una bella dose di perseveranza, vero? Che ne dite? E questa qualità gli permise di portare fedelmente a termine il suo incarico. Come sappiamo, ci sono anche altre sfide che l’opera di predicazione può presentare. Ad esempio, ci sono diversi fratelli e sorelle nel mondo che stanno affrontando persecuzione e non possono predicare liberamente. In altri posti invece l’opera è vietata. Eppure anche in queste zone i fratelli perseverano e portano frutto. Questo mi fa pensare al fratello Harold King, che insieme a un altro missionario, Stanley Jones, servì in Cina durante gli anni ’50 e nei primi anni ’60. Nel 1958 il fratello King fu condannato a scontare 5 anni in isolamento. Che ne dite? Sembrava ci fossero proprio tutti i presupposti per un lungo periodo di solitudine e forse anche di scoraggiamento. Cosa fece a questo punto il fratello King? Come reagì alla situazione e cosa lo aiutò a perseverare? Fu la conoscenza della Bibbia, una riserva d’acqua che nel corso degli anni aveva accumulato. E proprio come il suo compagno di servizio, il fratello Jones, il fratello King cercava di ricordare tutti i versetti che poteva e così attinse da quella riserva per riuscire a rimanere spiritualmente forte mentre era in carcere. Ricordate il fratello che abbiamo conosciuto grazie al simposio della domenica mattina durante il nostro congresso? Riuscì a scrivere qualcosa come 500 versetti biblici. Quanti ne scriveremmo noi se dovessimo affrontare la sua stessa situazione? Questo ci fa capire l’importanza di costruire la nostra riserva d’acqua. La Torre di Guardia faceva questa interessante domanda: ‘Se questi due cristiani, King e Jones, non avessero fatto un serio e diligente studio della Bibbia prima di andare in carcere, cosa li avrebbe mantenuti forti spiritualmente?’ Questo può esserci d’aiuto, vero? I versetti che il fratello King ricordava lo aiutarono in effetti a continuare a portare frutto. Anche se era in isolamento, dedicava del tempo alla predicazione tutte le mattine, mettendo in scena delle conversazioni immaginarie. Conobbe una certa signora Carter, che dopo alcune visite accettò finalmente di studiare la Bibbia. Nel corso del suo ministero, il fratello King parlava sempre ad alta voce. Perché? In questo modo ascoltava con le proprie orecchie la speranza di cui parlava ai suoi interlocutori immaginari. La Parola di Geova lo sostenne. Se ‘custodiamo la parola’ in questo modo, anche noi possiamo perseverare e portare frutto. Stiamo affrontando con perseveranza anche un’altra prova, la pandemia. Sarete d’accordo che ci ha richiesto di mostrare perseveranza in modi a cui non eravamo abituati. Per esempio, per quanto riguarda il nostro ministero, siamo stati costretti a prendere in considerazione delle forme di servizio che forse non ci attiravano molto. La moglie di un sorvegliante di circoscrizione ha detto una cosa interessante: “La testimonianza telefonica sta producendo risultati straordinari. All’inizio, devo ammetterlo, eravamo un po’ impauriti. Ma è evidente che Geova sta benedicendo questa forma di servizio. Il numero degli studi biblici è quasi raddoppiato e abbiamo più visite ulteriori di quante riusciremmo a farne. È davvero splendido”. È davvero splendido perché Geova benedice l’opera e ci permette di continuare a perseverare e a portare frutto. Nella sua lettera Giacomo scrisse che dovremmo ‘considerarla tutta gioia, quando incontriamo varie prove’. Disse anche che ‘la nostra fede, quando è di provata qualità, produce perseveranza’. E Giacomo continua: “E la perseveranza porti a compimento la sua opera”. Perché? Perché così saremo “completi e integri sotto ogni aspetto, non mancando di nulla”. È quello che vogliamo fare, non è così? Non vorremmo mai evitare un problema facendo qualcosa che Geova disapprova. Siamo determinati a custodire la Parola di Dio e a portare frutto. Sono proprio vere le parole di un nostro cantico: “Non si arrenderà chi ama Geova con lealtà. Noi guardiamo già al nuovo mondo che verrà”. “Chi avrà perseverato salvezza otterrà. Il premio della vita lo vince chi la corsa finirà!” Siamo davvero determinati a essere fra coloro che custodiscono la Parola di Dio e perseverando portano frutto.

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