Perché la Cina ha chiesto di prestare attenzione alle “ragionevoli preoccupazioni di sicurezza” di Israele?

Perché la Cina ha chiesto di prestare attenzione alle “ragionevoli preoccupazioni di sicurezza” di Israele?

di Andrew Korybko


Martedì, durante una conferenza stampa, la portavoce del Ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha dichiarato che “i legittimi diritti nazionali del popolo palestinese devono essere realizzati e le ragionevoli preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza devono essere prese in considerazione”. Lo ha poi ripetuto in risposta a un giornalista di Bloomberg che gli ha chiesto se avesse sentito bene i suoi commenti in merito. Il motivo per cui hanno chiesto conferma è che questo rappresenta un cambiamento nella percezione popolare della retorica cinese.

Sebbene Mao abbia affermato che “è stata la posizione coerente della Cina”, nell'ultimo anno i media e i funzionari del suo Paese hanno criticato aspramente la campagna militare di Israele a Gaza, nonostante le ragioni di sicurezza alla base della stessa, che Pechino ha ritenuto irragionevoli. Questo approccio tacito ha permesso alla Repubblica Popolare di presentarsi come paladina della causa palestinese e quindi di ottenere maggiore sostegno tra la popolazione a maggioranza musulmana della regione.

I suoi calcoli sembrano ora cambiare dopo i devastanti attacchi di Israele contro Hezbollah dell'ultimo mese, il vice leader del gruppo che per la prima volta ha approvato un cessate il fuoco senza condizionarlo all'interruzione della campagna di Gaza e le notizie di colloqui segreti tra Stati Uniti e Arabi e Iran per un cessate il fuoco regionale. Le dinamiche militari-diplomatiche di quella che ormai può essere descritta come la guerra regionale tra Israele e la resistenza si sono quindi spostate a sfavore di quest'ultima e la Cina rischia di perdere influenza se non ricalibra la sua politica.

Gli osservatori dovrebbero ricordare che la sua retorica precedentemente dura non è mai stata seguita da azioni contro Israele, come ad esempio le sanzioni, e tutto è sempre stato formulato in modo da lasciare aperta la possibilità di cambiare flessibilmente il suo approccio se le circostanze lo richiedevano, come sta ora presumibilmente accadendo. Lo stesso vale per la Russia, i cui media e funzionari hanno criticato aspramente Israele , anche se il Cremlino non l'ha mai sanzionato e non l'ha mai simbolicamente definito un “Paese ostile”.

Entrambi hanno anche parlato in precedenza dell'importanza di garantire la sicurezza di Israele, con l'esempio della Cina qui e della Russia qui, ma tali dichiarazioni sono state finora oscurate dalle loro dure critiche. Nell'ultimo mese, però, le carte in tavola militari-diplomatiche sono cambiate in modo decisivo e i due Paesi non vogliono più essere associati a quella che viene sempre più vista come la parte perdente, poiché ciò potrebbe rendere più difficile l'invito da parte di Israele a eventuali colloqui di pace, se questi si svolgeranno in un formato multilaterale.

L'unico modo per contrastare questa percezione è riaffermare a gran voce la ragionevolezza delle preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza. Cina e Russia hanno legami politici con la Resistenza, anche se l'Iran li supera di gran lunga, e questi gruppi potrebbero volere la loro presenza in qualche modo nei negoziati di pace con Israele, anche se è improbabile che Israele accetti se non è convinto che rispettino i suoi interessi. Dopotutto, ora è in una posizione migliore per dettare le sue condizioni, quindi può essere selettivo su chi partecipa a tali colloqui.

C'è anche la possibilità che Israele negozi bilateralmente con ciascuno dei gruppi della Resistenza che sta combattendo o che si affidi alla mediazione arabo-statunitense, invece di replicare il formato ucraino di multilateralizzazione del processo di pace, tagliando così fuori completamente Cina e Russia. Anche in questo caso, tuttavia, il loro cambio di retorica - o meglio, la riaffermazione a gran voce di dichiarazioni già messe in ombra - sarebbe comunque utile per allinearli più strettamente alla parte vincente, al fine di prepararsi meglio al futuro regionale postbellico.

 

Pubblicato in partnership su One World – Korybko Substack

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

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